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Non voglio andare fuori tema qui. |
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a chi si dirige l'opera? |
Scusatemi non riesco ad impostare tutto il discorso e a rispondere come vorrei, provo una risposta veloce tanto per vedere se si capisce almeno qualcosa.
Prendo spunto dalla domanda di William. Proviamo a pensare che nella vita comune abitiamo in una palude nebbiosa e putrida. Anche nella palude in certi punti entrano dei raggi di sole, crescono dei fiori etc... I raggi di sole (e i fiori cioè la loro concretizzazione) sono i barlumi di altro che riusciamo ad intravedere ogni tanto. Siamo completamente immersi nel Nero. Nella nebbia, mentre ci muoviamo possiamo andare a sbattere contro un ramo che non vedevamo, ma anche se stiamo fermi un colpo di vento ci può far arrivare un ramo addosso. Ma ci sono altri pericoli, altri incidenti di percorso. Che cosa possiamo fare per migliorare la nostra vita? Beh i barlumi ci fanno capire che c'è qualcosa che par meglio, basta mettere una mano su un raggio di sole dopo essere stati mesi nell'umido e semibuio della palude per accorgersi della differenza. Quindi, come ho detto diverse volte, prima possiamo accorgerci che questo nero esiste, che non è l'unica condizione possibile, anche se è inevitabile sia perchè ci nasciamo che per altri motivi che vedremo poi. Quindi il primo moto di un uomo della palude che scopra che c'è altro qualce sarà? Sarà quello di uscire da quella melma. Mentre cammina per trovare quello che cerca potrà appoggiarsi ad un ramo (lo stesso ramo che gli arriva addosso all'improvviso dandogli un colpo) ma non andrà in cerca di rami, lui cerca di uscire, punto. Proviamo ora a pensare che questo uomo sia già uscito (mi tocca per cercare di far vedere una cosa a Nike, ma questa già non è più l'Opera al Nero) ed è in un bel campo coltivato a ridosso della palude. Sapete vero che la palude, iniziando con le erbacce, poi piante etc.. volendo può allargarsi e prima lambire e poi prendersi il campo coltivato? In sostanza nell'Opera al Nero, l'alchimista separa il puro (campo coltivato) dall'impuro (palude) e nell'Opera al Bianco mantiene il frutto del suo lavoro sapendo che se molla la palude si rimangerà tutto. Per questo dico che il Nero non finisce mai, anche i Santi ne hanno a che fare.... E' solo nell'Opera al Rosso (e accenno solo per l'amico Nike che scalpita, se mi promette poi di non mischiare tutto boccaccia:) che l'Alchimista integra palude e campo coltivato, conoscendo così un bel prato "spontaneo". Quando comprenderà perfettamente come la palude lavora, lascerà che questa svolga i suoi compiti utili cioè la rigenerazione dei cicli in modo che il prato "spontaneo" (continuo a virgolettare, perchè visto da un certo punto di vista non è così spontaneo, ma c'è un lavoro diverso sotto) possa vivere senza dover concimare per esempio. Se non esistessero le paludi, non potrebbero esistere neanche i campi coltivati ed i prati. Due precisazioni. Palude, campi coltivati e prati sono dentro e fuori di noi. Sebbene chi abbia compiuto L'Opera al Rosso sia in grado di usare direttamente anche mezzi del Nero, raramente, se non mai, lo farà. Prima dell'aver compiute le tre Opere si potrà credere di usare il Nero direttamente, ma sarà sempre lui ad usarci se gliene daremo modo. Il massimo che possiamo fare è usarlo indirettamente (e qui Nike tornerà a battere la sua icon_mrgr:). Provo un esempio semplice, sperando che non sia preso alla lettera. Sono pigrissimo e ingordo, mangio troppo. Potrei sfruttare la pigrizia per non prepararmi da mangiare a volte. Altre volte invece potrei sfruttare la fame per costringermi a prepararmi da mangiare e quindi vincere la pigrizia. Il trucco sta nel prendere bene coscienza di ciò che riesco a fare sfruttando l'istinto ( cioè uno degli strumenti del Nero). Quando ne ho preso coscienza a pieno (cosa che difficilmente riuscirà in un colpo solo, almeno all'inzio dell'Opera) sarò in grado di compiere l'azione che voglio anche senza il pungolo del Nero. Mi fermo... ma ci andremo in pensione con qualcuno. Ho ancora in sospeso la cosa del foglio, non me ne sono dimenticato. |
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Una cosa che mi domandavo...ho visto in altre discussioni che durante l'opera al nero è necessario anche avere una sorta di bolla, in modo da impedire la fuga degli elementi in putrefazione, mantenerli in circolo. In qualche modo questa bolla ha relazioni con la forma che abbiamo e che vogliamo rompere, nel senso che espreimere, vivere a pieno quella forma può creare, pur con le soferenze , un aggregato in grado di tenere unite le sostanze volatili? |
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Quindi Uno ricapitolando, nasciamo nella melma, nella palude, e non lo sappiamo. Il primo passo è rendersi conto della palude intorno per poi iniziare piano piano a capirne l'organizzazione. Lo spiraglio di luce solare che passa ci fa rendere conto che c'è un qualcosa a cui aspirare di meglio, ma appunto è un barlume. Maggiore attenzione si pone nell'osservare e capire l'organizzazione della palude più facile sarà trovare la via per uscirne fuori.
Ma allora l'unico vero tuffo, se già siamo nella palude, è la presa di coscienza totale, completa e globale di dove esattamente siamo. La presa di coscienza e consapevolezza di tutti i nostri meccanismi ed istinti meccanici in un'unico momento che potrebbe si far impazzire. E' la distruzione delle maschere in un momento solo? Non sei più nessuno, non sai più chi sei. Potrebbe essere devastante per la mente. Se è questo ci vuole si la volontà di farlo. |
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E' chiaro che solo dopo il tuffo si prenderà coscienza di cosa davvero è la palude in tutte le sue sfacettature... prima ci troviamo immersi ma la badiamo quel tanto che serve per sopravviverci e per il resto pensiamo al campo se l'abbiamo intravisto. |
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Si.. però mi manca qualcosa che non riesco a definire. |
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Per il resto, nella palude ci sguazzo da anni, in modo insofferente, anche se con vari tentativi di anestetizzare questa sofferenza; il campo per intravederlo l'ho intravisto (credo), ora si tratta di concentrarmi solo sulla palude coscientemente,comprenderla più che posso, in attesa che questo mi consenta anche una rottura di forma, come si diceva più sopra. Poi , a mio avviso, più conosciamo come opera in noi il Nero più ci conosceremo anche noi , indirettamente, vedremo quale è la nostra vera calligrafia scrivendo sul foglio, all'inizio nonsarà granchè però più scriviamo noi più si potrà migliorare. |
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Il coraggio! Ho preso spunto da questo post...e credimi non è diretto a te..ma oserei dire più un impeto del mio essere... ....nei miseri confronti del mio non essere... |
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Ebbeh no che non lo è immediata. Dietro la preparazione è lunga. Ma se mi tuffo nel mare è per guardare da dentro l'ambiente marino come vivono i pesci. Ma non sono sicura per cui ci sto ragionando sopra. |
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Il guaio è che, mentre nel campo a fatica ma si può tenere a bada la palude intorno, quando si è nella palude (anche se in una delle zone migliori) non c'è niente da fare e si tornerà a sprofondare ancora. Credo sia importante questa presa di coscienza per decidersi ad uscire del tutto, altrimenti non se ne uscirà mai. Citazione:
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Cioè tu dici che ogni singolo istinto dell'uomo, qualunque esso sia, può essere sfruttabile per altro? E il tuffo nella metafora della palude dove si colloca esattamente? Per dirla alla Matrix, è quando Neo prende la pillola rossa e si sveglia nel mondo reale? |
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Allora intanto la cd. mappatura dell'intera opera alchemica e' molto utile a mio avviso perche' da' un'idea di dove si deve arrivare e attraverso cosa . Piu' chiaramente il nero e' la condizione naturale e la vita si esprime prevalentemente attraverso il nero . Salvo i barlumi di bianco che si intravedono . Questo serve , sempre a mio avviso a far dire che il materiale del nero va separato ma non eliminato perche' andra' prima tinto di bianco e poi di rosso . Senza quel materiale che e' il corpo , la mente ma anche l'estraneo a noi , non c'e' vita e quindi sempre con quel materiale dobbiamo fare i conti e per questo ci impegnamo a trasformarlo . Poi il barlume , hai fatto un post assai lungo e non potevi soffermarti di piu' ma quel barlume e' assai importante perche' e' quello che muove tutto e consente la conoscenza del nero , la presa d'atto del nero ( se fossimo solo al buio non potremmo accorgerci che c'e' altro ), cioe' il cd. tuffo che poi da' la determinazione ad arrivare al bianco . Quindi noi non possiamo che usare il nero e quel barlume di bianco che si intravede per avere una direzione . La dinamica di : nero e spinta in avanti grazie ai riflessi di bianco e le insidie del trovarsi a meta' tra il nero ed il bianco scambiando il ruolo dell'uno e dell'altro e' ancora tutta da esaminare . E' il barlume di bianco che da' il senso della perdita di energia che proviene dal nero . Mi fermo dopo aver raccolto e analizzato . Salvo errori et omissioni icon_mrgr: . |
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Mi sono fatta un'idea:
noi siamo immersi nel nero, ma l'0pera al Nero consiste nel cambiare completamente punto di vista. Prima di tutto vedere il mondo come interno a noi e non più esterno. Secondo imparare a non prendersela più con l'esterno che non "esistendo" esso è parte del nostro mondo interno e ogni avvenimento fa parte di ciò che noi stessi creiamo e che ci porta a tenere all'interno la sofferenza che noi stessi ci mettiamo davanti per imparare a superarla. Non a reprimerla ma a viverla da soli non coinvolgendo gli altri, tipo ambasciator non porta pena per capirci. Dobbiamo imparare a non fare uscire niente anche perchè non sarebbe giusto, se abbiamo deciso volontariamente di entrare in un'azienda a lavorare abbiamo il dovere di farlo se no si è sempre liberi di andarsene. Il problema è ricordarsene, rimanere concentrati su se stessi. Ho idea che se entra questo concetto del mondo interiore, ma deve entrare e divenire parte di noi/me il resto è più facile. |
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Le maschere saranno ancora lì, finchè sei nella palude, in un certo senso nella metafora sono anche esse nebbia. La stessa nebbia e finzione che ti impedisce di vedere arrivare i colpi ti protegge in parte Citazione:
E' il passo necessario per poter poi essere qualcuno Citazione:
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Quando Neo torna indietro, Ray, l'opera al Nero è già compiuta, sta lavorando già per l'Opera al Bianco. Citazione:
Le basi sono necessarie per comprendere gli argomenti avanzati. Citazione:
Un cieco attraverso una operazione acquista la vista e con questa prende la patente ed impara a guidare l'auto. Un giorno con l'auto diventa uno stuntman, quelli che mettono le auto in obliquo in corsa, hai presente? Come fai al cieco a spiegarli che significa prima guidare l'auto e poi metterla in obliquo se non ha neanche mai visto un auto? Conosce vagamente l'auto perchè comunque ce l'hanno portato sopra, come noi nel Nero possiamo vedere i barlumi.... Poi capita (spesso) che se provi a raccontargli comunque tutto il percorso che farà, magari pensa, quando portato in auto prende una curva secca e si sente attirato su un lato, di essere già lo stuntman con l'auto in obliquo Citazione:
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E' altresì vero, vediamo se riesco a tradurre quello che volevi dire, che l'energia che ci arriva dal barlume se usata male invece che per contrastare indirettamente, viene usata per reprimere e quindi "va persa" (in realtà si perde la circolazione dell'energia, con il conseguente ristagno e tutti i disturbi...) |
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Stavo pensando che il lavoro esterno alchemico, quello fatto coi fornelli cioè, pur non essendo obbligatorio , si rivela essere utile anche in questi frangenti , nei quali non si sa bene dove si è , in quale fase.
Magari uno pensa di essere già nella fase al Nero ed invece non lo è ancora o viceversa, con la parte fisica dell'OPera si potrebbero avere dei riscontri, delle controprove un pò più "tangibili", sia in questa sia nelle altre fasi, per esempio il concetto della Cauda Pavonis. Non ho particolare dimestichezza coi fornelli, non so manco cucinare, perciò credo che mi asterrò dalla fase esterna, anche perchè tra indecisoni e ritardi vari il gas potrebbe finire o potrebbe arrivarmi una bolletta spropositata :wow: |
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Bene , e' possibile che il cieco alla prima curva in controsterzo si senta uno stuntman, secondo logica e' possibile ma e' anche possibile che invece dopo aver visto qualche film o da racconti di altri , si accorga che ancora e' molto lontano da quelle prestazioni di stuntman e da li' in avanti sia in grado dui immaginare di poter prolungare quella curva in controsterzo per 200 metri e poi di farne un altra di altri 200 metri nell'altro verso . Non sara' uno stuntman ma comincera' a farsi un'idea di quanto lontano sia e di quello che occorra fare per diventarlo . Pur con tutte le riserve per gli errori possibili . L'impostazione esclusivamente intellettuale/logica chiude qualche spazio che spetta all'intuizione MI PARE . Quindi insisto e mi espongo : il nero , il bianco ed il rosso sono simboli di una realta' sconosciuta forse ineffabile ma tuttavia ritenuta importante anzi determinante per la propria esistenza ( scopiazzo da jung la definizione ). In quanto simboli vivi di per se' concorrono a comunicare qualcosa di sconosciuto anche quando si comincia il viaggio dell'opera alchemica . Il nero ( istinto )opera su corpo mente e mondo esterno rendendo indistinguibile anche nel valore che devono avere le realta' su cui opera . Il bianco ottenuto col lavoro opera sulle medesime realta' escludendo quell'istinto attraverso un'astensione . Astensione che rende la realta' non piu' immersa nel nero ma ugualmente indistinta nel valore che deve avere : e' il chiarore che abbaglia e non consente di vedere . E' pratica per la quale non e' necessario essere in un monastero , si puo' praticarla anche da casa . Il rosso opera sulla stessa realta' : corpo mente e mondo esterno ma con partecipazione attiva del soggetto su quelle realta' , prima sublimate dal bianco , che ora sono distinte chiare anche nel loro valore intrinseco ed accentuate dal colore rosso . E' il ritorno nel mondo con nuovo atteggiamento spontaneo . Allora non e' il nero che si tinge di bianco o di rosso ma e' il mondo che assume nuovo significato conforme ai simboloi rappresentati dal bianco e dal rosso . Detto questo non ho certo la presunzione di dire di essere al rosso ne' al bianco ma dico solo che non e' inutile spingersi in avanti con l'intuizione stando attenti a non prendere cantonate . Ma se anche le prendessi son qua proprio per spingermi in avanti e cambiare idea se devo . Un'ultima cosa e questa e' una mia esperienza diretta della quale sono sicuro : appena appena uno comincia a muoversi e quindi gli e' appena appena visibile quel bagliore di bianco , gia' trasferisce nel nero una parvenza di quel simbolo del bianco e l'esperienza del nero nel quale e' ancora immerso gia' non sara' piu' la stessa , perche' pur ricercando nel posto sbagliato quello che gli manca , quel bagliore non gli consentira' piu' di essere totalmente preda del nero non riuscira' piu' a vivere il nero come prima , il nero alla lunga sara' cosa inutile . Il simbolo che proviene dal bagliore , voglio dire , si trasferisce immediatamente sulla realta' : corpo , mente e mondo trasfigurandoli di quel tanto da farti essere inadeguato al nero almeno in parte . E non e' poco perche ti fa avere un'idea piu' esatta di dove ti devi collocare o di quello che e' piu' opportuno per te fare . |
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Condivido sul rischio di raccontarsela, ma non ho ancora capito se quest'operazione è la sola possibile o ne esistono altre, magari meno rischiose. Citazione:
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Vabbè, solo una piccola parentesi questa, torno volentieri al Nero e al discorso sui fogli... |
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