Beh, dato che hai estrapolato solo quella frasetta, posso partire dal presupposto che il resto era chiaro no? :sornione:
L'idea era la seguente: ognuno ha in se il valore "io" e il valore "l'altro" (o "tu"). Nella sua scala interna essi possono avere una certa distanza. Ovvero io sta in cima e, più sotto da qualche parte, c'è tu. Minore è la distanza maggiore è l'etica. Questo perchè quando mi occupo di "io", se tu è abbastanza alto, non sarò disponibile a muovere contro di esso. Se la distanza fosse zero, vorrebbe dire che nella scala io e tu coincidono. Sono sullo stesso piano. In questo caso potremmo parlare di "etica completa", ovvero non sarei disposto a fare all'altro niente che non sarei disposto a fare a me stesso, pur occupandomi di me (ricorda qualcosa?). Finchè la distanza non è zero siamo sempre disponibili a trattare l'altro un po' peggio di noi. Se la distanza fosse infinita vorrebbe dire che il valore tu è a zero. Ovvero che non c'è alcun ricnoscimento dell'altro e che il vissuto è che "io" è tutto ciò che esiste. Ipoteticamente quindi uno psicopatico puro (un serial killer, un demoniazzo, quel che ti pare). Un valore tu maggiore di io sarebbe forse artificiale (atteggiamento forse assumibile per dei periodi) o forse sarebbe il prodotto di una coscienza superiore che, percependo io e tu come la stessa cosa e rendendosi conto che solo lui e non tu percepisce ciò, si dedica al tu maggiormente di quanto si dedica all'io. "Amatevi l'un l'altro come io vi ho amato" è il comandamento finale, dato ai Coscienti. Si tratta di abnegazione se vogliamo, o di Sacrificio. Ma siamo oltre l'etica. Questi estremi li avevo citati per completezza, il discorso comunque verteva sul normale caso umano, ovvero un tergicristallare all'interno dei limiti "psicopatico" - "totalmente etico", cioè quando tu è minore di io, ma noi abbiamo la possibilità di fare qualcosa a riguardo. |
L'Etica e' il come e la morale il cosa...
Penso che l'Etica non e' raggiungibile dal tocco umano... la morale invece si... essendo un'emanazione dell'Etica... pur se contagiata dalla soggettivita' dell'uomo... La morale soggettiva oscilla tra il bene e il male... ovvero come un giudice sentenzia... questo e' bene e questo e' male... la morale pone un indirizzo... una direzione di comportamento... La "mia morale" mi porta a trovare nuove definizioni... e' bene quello che mi rende piu' consapevole ed e' male tutto quello che mi porta ad essere piu' meccanico... Quando sono piu' meccanico e' possibile ogni nefandezza... persino compiere azioni terribili... quando sono piu' consapevole allora la distanza io/tu si avvivina... L'Etica e' parte del Divino... la si puo' anelare ma non definire... da Essa la morale... che ne e' l'emanazione... come una luce lontana che indica la direzione. |
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Saluti |
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La vicinanza intesa come condivisione delle stesse idee... più sono "vicino" ad una persona e più sento nell'altro me stesso... come potrei farmi del male? Infatti capita che si ferisce perchè feriti... per reazione... per paura... perchè si vive in un sonno fatto di paure ed incubi... un sogno solitario... |
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Dipende dagli scopi che ti proponi.. perchè dovrei fare del male ad un altro consapevole di farlo? Altro discorso (forse la distanza che intendeva Grey)... se io faccio in modo di fare avvicinare un altro riesco a fare in modo che si fidi di me e poi uso quello che mi viene detto contro di lui, non è reale vicinanza dal mio punto di vista. E' sfruttamento dei punti deboli di un altro, o della fiducia che mi viene accordata. Comunque, più riesco a considerare l'altro come me , vicino a me ,meno lo sentirò altro da me... se riesco a dare ad un altro la stessa valenza che do a me stesso, sarà difficile che io vada a colpirlo. A meno di odiare me stessa prima di tutto.. ps Benvenuto onurB :C: |
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Forse ho capito male io il post in quote? La distanza che intercorre tra persone che escono tutte le sere insieme è minore che tra persone che abitando vicine si incontrano saltuariamente e si salutano, qualcunque valenza vogliamo dare a questa distanza. Presumibilmente del vicino conoscerò poco, dell'amico con cui esco tutte le sere conosco pregi e difetti e se non arrivo a distanza zero può esserci comunque la possibilità che in un momento di rabbia io gli faccia del male, questo è ciò che ho verificato sulla mia persona. Vediamo se ti fa ridere anche questo. |
Grazie per l'accoglienza RedWitch
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Se una persona vuole amare (sa amare) un altra, il conoscerla non è indispensabile. Era questo che si diceva. Ciò che dici tu invece non c'entra col discorso, anche se è pur vero quello che dici, più conosco una persona e più posso farle male... ma allora non sarei etico, e le sarei comunque "distante". |
cmq a mio sentire non basta "volere".
anzi il volere può anche portare fuori strada completamente |
Scusate ma, nel mio post, sta scritto che la distanza che prendo in considerazione è quella tra I VALORI nella scala interna e non quella effettiva tra le persone, che non c'entra nulla.
Si tratta di una distanza metaforica dato che non trovo scale fisiche al mio interno. Era un modo figurato di esprimenrsi. Intendevo l'importanza che si da. Quando il valore "io" e il valore "altro" sono sullo stesso piano (altra figura), hanno lo stesso valore, allora non sono più disposto a nuocere all'altro per accontentare io. Se sono disposto a colpire l'altro, magari duramente, sfrittando il fatto che lo conosco meglio, la distanza di valori in questa scala è immensa e, precisamente, proporzionale alla durezza del colpo che sono disposto a dare, perlomeno (ma qui entriamo in psicologia) nel momento in cui colpisco. Ciò che connotavo con "altro" non specificava minimamente il grado di conoscenza relativo ad ogni singolo componente di questo insieme. Anche se, nel discorso, era limitato ad "essere umano"... |
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Prendiamo la cosa da un'altro punto di vista, chi ti fa più male quando ti dice qualcosa che non ti piace, tua moglie, la tua fidanzata, chi ami di più o uno che passa per strada? |
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Partendo dal presupposto che io sono il cretino (forse l'unico che ha il coraggio di ammetterlo) vuoi spiegarmelo meglio per favore? |
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Innanzitutto ribadisco che quella che ho scritto era una specie di proposta, che avevo più o meno buttato la per discuterne e vedere se dalla discussione emergeva il modo per migliorarla. Quindi mi scuserai se è un po' raffazzonata e se non ho ancora trovato modi migliori di esporre un inizio di idea su come, forse, si può affrontare un problema che reputo difficile. Partivo dal presupposto, sul quale si può tuttavia discutere, che ognuno ha una propria scala interna di valori, ovvero ha concettualizzato in se determinate cose, derivanti da sue percezioni e le ha più o meno nominate. Inoltre presupponevo che due di questi valori siano "io" e "non io" o altro o tu. Su questa questione si può eccepire... eventualmente ne discutiamo specificatamente. Usando il termine "scala di valori" intendevo anche che queste concettualizzazioni, più o meno confuse, sono in ognuno rapportate tra loro secondo parametri qualitativi e che in ciascuno questi rapporti possono essere diversi. Ovvero sostengo che ognuno mette diciamo in fila queste varie cose dandogli un ordine di importanza soggettivo... per me magari "genitori" sta sopra (più importante) di "benessere materiale" e per qualcunaltro invece è viceversa. Sostengo anche che in cima alla scala di valori di tutti c'è "io", ovvero che quel qualcosa che, seppure confusamente, ognuno identifica come "io" è la cosa che reputa la più importante. Ne segue che il valore "tu" (possiamo chiamarlo così, anche se preferisco "altro") sta in questa scala o sotto o allo stesso livello di "io" e credo che in quasi tutti stia sotto. Questo stare sotto può variare da individuo a individuo in grandezza, ovvero per tizio la distanza tra i due valori può essere maggiore che per caio. Più la distanza è maggiore più tizio sarà disponibile a prevaricare l'altro per perseguire i suoi interessi, ovvero reputerà accettabile far subire all'altro cose che invece non reputa accettabili per se stesso. Per adesso mi fermo e faccio un esempio. Ne Tizio ne Caio gradiscono essere imbrogliati quando fanno un affare. Tuttavia Tizio è disponibile a imbrogliare il suo prossimo nel tentativo di guadagnare dei soldi, mentre Caio che anche vuole guadagnare dei soldi non è disponibile ad imbrogliare il suo prossimo ed accetta di guadagnare solamente senza imbrogliare. In entrambi "io" è più importante che "tu" ed entrambi desiderano e si adoperano per guadagnare dei soldi, tuttavia Caio ritiene "tu" più importante di quanto fa Tizio e di conseguenza si comporta in modo diverso. Per l'esattezza Caio ritiene "tu" abbastanza importante da non imbrogliarlo, mentre Tizio non abbastanza. Tuttavia, magari, entrambi non lo considerano abbastanza importante da non insultarlo se irritati, cosa che se capita a loro non gradiscono. Si capisce fin qui? Trovi strano quanto dico? Forse espongo in modo complicato... un po' dipende dai miei limiti, un po' dal fatto che, dato che siamo in filosofia è mia opinione sia meglio cercare di essere un minimo rigorosi. Sei di diversa opinione? |
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Quindi la distanza è relativa. Un uomo dedito allo studio di sè, che si pone delle domande e cerca delle risposte, che si osserva, etc.. conoscerà una persona che sta dall'altra parte del mondo anche se non l'ha mai vista, sicuramente più di quanto un uomo superficiale conosce il suo vicino di casa che vede tutti i giorni... Per conoscere intendo sapere come funziona la psiche umana, i sentimenti, gli istinti, etc.. Al resto del tuo post avevo già risposto sopra, ma riprovo ugualmente, forse mi sono spiegato male. Se conosco una persona è vero che posso ferirla maggiormente piuttosto che se fosse una sconosciuta... ne conosco le paure, i punti deboli... so dove toccarla insomma. Ma non era di questo tipo di "vicinanza" che si stava parlando. Nel momento che "io" vuole fare male ad "altro", vuol dire che i due valori sono molto lontani fra di loro, anche se si conoscono, e questo con l'etica non centra niente. |
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Come ha detto bene Kael... la distanza si assottiglia nella misura in cui conosco me stesso. |
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Prendiamo il tuo esempio, chi riesce ad imbrogliare più facilmente il prossimo? Quello che ha studiato dei sistemi per farlo, che ha studiato il comportamento della massa, un pò come fa la pubblicità, imbroglia perchè decanta qualità che un prodotto non ha. Era tanto sbagliata la mia affermazione che più conosco qualcosa e più posso fare del male se voglio? Vale anche per il bene, ma finchè non sono esattamente al punto zero, la vicinanza corre di pari passo con le due potenzialità che aumentano (bene e male) |
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L'esempio del vicino di casa era per dire una persona con cui ho meno rapporti rispetto ad un amico, dato che non conosco perfettamente me stesso io non li conosco allo stesso modo, non sono mica bravo come voi. Capisco, sono entrato troppo nel concreto, ho sbagliato, qua si filosofeggia solo, perdonatemi. |
Non mi assumo responsabilità su quel che fa ridere Grey, in ogni caso quel che dicevi non mi pareva per nulla assurdo, anzi. Solo che era una cosa diversa.
Certo che finchè la distanza non è zero esiste la possibilità che io faccia del male, tuttavia nella mia proposta, minore è la distanza minore il male che sono disposto a commettere intenzionalmente. Certo che se conosco la pubblicità o la psicologia sono meglio attrezzato per imbrogliare gli altri, ma se desidero farlo la distanza è grande non piccola... tutto qua. |
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Perchè se amo veramente, la mia persona e l'altra sono sullo stesso piano della tua scala di valori, però capita di far del male a chi si ama, male potente, usando, anche se non volendo, i punti deboli che si conoscono. Non voglio criticare, soprattutto chi si mostra gentile, ma noto che se si vuole parlare, con la maggior parte di voi, bisogna sforzarsi a senso unico. La girate e rigirate ma deve sempre essere l'altro a capire dove sta l'incomprensione, se vuole, se no hai voglia ad aspettare una mano. C'è anche questo dentro la tua scala di valori Ray? :C: |
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Non ho detto che il tuo post fosse sbagliato, solo che con l'etica non centra nulla. Se vuoi riassumo: Essere vicino a una persona (amore) = A Essere vicino a una persona (conoscenza senza amore) = B Qua si stava parlando di essere A... Essere B non vuol dire essere A. A più è vicino meno male fa. B più è vicino più male PUO' fare. :C: |
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Invece è interessante la questione che sollevi sul fare male involontariamente, ovvero sensa intenzione apparente a chi fa del male, insomma senza coscienza. E' una questione che non avevo toccato nella mia iniziale propostina... in effetti non so neppure se sia un problema etico. Secondo te? E' necessaria la coscienza perchè si possa porre la questione etica? Io credo di si in linea di massima ma è complessa la cosa... |
sono domande che mi sono posto parecchie volte
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Più si è coscienti di se stessi e maggiore è la percezione dell'etica e minore è l'influenza dalla morale. |
Si, in linea di massima concordo. Butterei li: si pone la questione etica solo all'interno della coscienza. Se ho per dire coscienza 10 posso essere etico da uno a 10, dove uno sono una specie di bastardo 10 sono più etico che posso dati i limiti della mia coscienza.
Certo è che, se è così, il rendermi conto di questo mi porrebbe immediatamente il problema etico di allargare la mia coscienza quanto più possibile... |
Quindi se allarghi la tua coscienza questa si avvicina a quella di "altro" perchè sovrapporsi non possono, altrimenti è plagio e simili....
forse onurB per quanto scorbutichello boccaccia: non era poi così fuori da quello che stavate dicendo.... |
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