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quanto dici dovrebbe valere per tutto... in ogni ambito della tua vita. non solo in Ermopoli. non fermandoci a "questo si perchè è meglio" e "questo no perchè è peggio". Altrimenti a mio avviso siamo ancora schiavi di altro (del pre-giudizio) Anche il fatto della "vera vista" dipende. da inconsapevole (non parlo di te ma di chi approccia un determinato argomento) non puoi con "sicurezza" sapere chi la ha e chi no. Di fatto dire "c'è una vista vera" e una vista "finta" prima di sapere di cosa si parla è un fatto di "fede", un'apertura "limitata" a un buono e una chiusura al cattivo (ma basata su non conoscenza iniziale). |
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sto valutando una dinamica che si attua in ciascuno di noi a mio modo di vedere. detto questo cerco di non fossilizzarmi su questa idea (pur considerandola SINORA la mia verità su questo tema) di quanto ho detto c'è qualcosa che non ti quadra? |
Ma anche la chiusura è controllo?
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Era prorpio questo che mi confondeva.
Il controllo è controllo dovunque si manifesti. La differenza sarebbe nel cosa controlli e lo scopo. Se la parte alta di me controlla gli istinti e lascia a demoni sotterranei qualcosa va bene. Maggiore è la coscienza che acquisiamo maggiore è il controllo, che continuo a veder come qualcosa che lavora per esperienza vissuta.. Chi esercita il controllo dovrebbe essere tanto bravo da riuscire a farlo lavorare senza trasformarlo in repressione e chiusura. Controllare gli instinti non è ucciderli.. è osservarli e gestirli.. o anche usarli, il discorso che si faceva dillà sugli archetipi e i daimoni, che ne dici? |
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Io posso controlalre il mio comportamento per esempio... ovvero impedire che una mia certa possibilità comportamentale di manifesti, tipo uccidere il vigile per la multa. Ma è una parte di me che ne controlla un'altra... è una lotta, e come tale chiede un pagamento (se non altro in termini di energia). Poi può darsi che certe parti di me lavorino assieme allo stesso scopo... quella collaborazione con gerarchia che fa si che tutte restino nel loro ambito a non cerchino di controllare l'altra in ciò che non compete loro... ovvero senza invasione (l'invasione va a braccetto col controllo). Ma per controllare davvero tutti noi stessi credo ci voglia il Padrone... quindi la resa totale, ossia, dal nostro punto di vista (quello dell'io) la perdita totale di controllo. |
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in un certo senso si (ma dipende da uno stato interiore) |
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Così quel che hai detto non è una risposta, non è una affermazione. Puoi spiegare cosa intendi? |
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Si mette in atto il dramma per controllare l'altro che non ci invada o che non tocchi corde che possono dolere... detto semplicisticamente, creando anche un certo alorne di mistero che così attrae e tiene stretti sotto controllo gli altri. Allo stesso tempo però ci si impedisce di vivere. Questo secondo teoria.. e nella pratica posso dire che è vero. Chiudersi è il modo migliore per tenere tutto sotto osservazione e non lasciare in giro cose che possono essere compromettenti. Non esce niente.. ma anche non entra. |
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chiudersi agli altri è cmq un tentativo di controllo di se o degli altri. se a chiudersi è il piccolo io beh è "l'inizio della fine". sino a che non si è raggiunta una certa "indipendenza" e osservazione diciamo che può magari essere utile per osservarsi (ma giusto per trovarci qualcosa di utile) e di solito quel piccolo io interiormente fa sentire "contrastati" male e altro. da una parte dice "guarda come sei bravo gli altri non ti scalfiscono"... in realtà in sottofondo un'altra vocina dice tutt'altro. questo è uno stato interiore di "guerra". quando lo stato interiore è di "pace" e la persona ha raggiunto un certo grado di consapevolezza la chiusura nemmeno vi è più. comprende che è un qualcosa che va contro natura e soprattutto contro se stessa. (o almeno così ci ho capito io) |
Io vorrei però adesso che tutti mi diceste cosa intendete per chiusura, perchè per qualcuno chi è riservato è chiuso, per altri è chiuso chi non comunica, per altri ancora è chiuso chi non da confidenza, per altri ci sono mix a vari livelli di tutte o parti di queste cose e altre.
Quindi nello sviluppo del discorso sarebbe una buona cosa valutare i singoli sentire sulla chiusura e poi convergere (o quanto meno discutere) verso un punto oggettivo. |
La chiusura e' quell'atteggiamento mentale che non permette di ricevere quello che un'altra persona cerca di comunicarci oppure di vivere un'esperienza per quella che e'.
E' come se la persona avesse un filtro anti discorsi fatidiosi o pericolosi che minano l'equilibrio del suo mondo interiore fatto di idee e concetti instabili (castello di carte). Chiusura mentale che preserva la persona a porsi dei dubbi riguardo al suo modo di vedere un mondo che non e' conoscibile ne' controllabile ma che deve essere vissuto con la massima apertura mentale. La persona chiusa e' quindi schiava della chiusura mentale e dell'illusione che nulla la possa scalfire, due guanciali su cui dormire appunto. (o almeno così ci ho capito io) |
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Che cerchiamo di controllare noi, almeno nel senso di non sentire un determinato (possibile) disagio lo trovo quasi certo... ma dato che la differenza non è sostanziale, mi chiedevo se si cerca di controllare anche l'altro, in quanto non vedo bene questa cosa. Nel dramma che citi il tentativo di controllo è palese... mi chudo per ottenere una certa reazione. A me capita ogni tanto di rendermi conto di aver ristretto i baccaporti per difesa, a volte anche solo pigrizia (e la cosa mi piace poco, soprattutto la pigrizia) in modo automatico o semiautomatico, ma senza cercare reazione, solo allontanamento, magari temporaneo. E mi è sorto il dubbio che ci sia dell'altro sotto a questo (che vedo)... un controllo, forse minore, ma più subdolo. Ripeto, non vedo bene sta cosa, e quindi chiedo il vostro aiuto. |
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Per me chiusura equivale a non voler o non poter avere un confronto con l'altro, è una difesa delle proprie idee, per non perdere il controllo su di esse e su se stessi.
Ma in qualche caso ci si chiude nel silenzio quando si vuole attenzione dagli altri, in questo caso si esercita un controllo sull'altro, che cercherà, per quanto può, di venire incontro. Invece un individuo riservato non è detto che sia chiuso, si apre solo con chi si fida, quindi la riservatezza non è chiusura ma semplicemnte un un non voler esporsi inutilmente. La chiusura mentale invece è classica dell'individuo che rimane fermo, perchè il nuovo o il diverso gli fanno paura e preferisce starsene sicuro nelle sue idee già sperimentate, creandosi spesso dei pregiudzi. |
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E' stato quel "non essere disposti in quel momento" che mi ha fatto capire... c'è controllo si, anche se indiretto. Controllo la relazione, o la non-relazione se si vuole... riducendo lo spessore dei boccaporti costringo l'altro... quindi lo controllo. E' indiretto, è subdolo, è forse meno grave (grave=pesante) ma c'è. fiori.gif |
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A me succede che paradossalmente se mi chiudo per paura e per difesa in automatico alla fine entra tutto quello che volevo far stare fuori. Perchè? L'unica risposta che mi son data è che chiudendo appunto per paura e difesa accade che manifesti dei mostri che sono presenti e che agiscono, chiudendoti per difesa quindi paradossalmente ti apri completamente al potere che questi hanno di te. Il paradosso dall'altra parte è che aprendo le porte tutto entra ma esce pure senza che i mostri ti dominino. Quindi per me esser chiusi vuol dire manifestare le proprie paure in toto, per quel si cerca di controllare fuori per non dover affrontare i mostri che invece si manifestano subdolamente. Questo mi collega bene al fatto che fintanto siamo chiusi agli eventi questi si ripeteranno perchè ne siamo dominati, se invece li controlliamo probabilmente è perchè siamo aperti ad essi e questo ci permette una visione di insieme maggiore... EDIT: l'ultima frase rileggendo non mi convince troppo... la lascio per rifeltterci ma mi stona |
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