non c'è aspettativa in quel "mentre".
c'è solo "osservazione". trattasi puramente di "osservare" tutto qua. Almeno secondo quanto penso di aver capito dalle mie esperienze sia chiaro. Inizialmente è addirittura un qualcosa che ti "capita" senza che tu sai il perchè. molto spesso in situazioni pesanti (per l'ego) ti ritrovi a farlo senza un perchè apparente. poi mano a mano ne comprendi le dinamiche. quindi se io so che A da B non è aspettativa è "conoscenza". è quando "sposto" l'attenzione altrove che creo aspettative. |
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Proprio così calore fortissimo , energia che non riesco a "controllare" e non so dove mettere , sensazione di non esserci più , di dover raccogliere pezzi di me che sento sparpagliati .....fiori.gif |
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La mia tendenza è quella di reprimere tutto quello che mi fa "soffrire", così istintivamente evito (e qui torniamo alle parole di Kael ..) Citazione:
Il "fregarsene" di Kael di qualche post sopra, secondo me equivale al lasciare salire per poter osservare come agisce in noi la vergogna (rabbia, paura etc) Di base non vorrei soffrire e reprimo per non farlo (e poi soffro il doppiosoio.gif).. ho paura del Fuoco, perchè so che se lo lascio salire potrei perderne il controllo (un serpente che si mangia la coda insomma...) Ancorarsi a terra, e lasciare salire , senza dimenticarci di noi... andrebbe applicato in tutto.. fiori.gif |
personalmente ho imparato nel tempo a capire una cosa:
ho iniziato ad agire pian piano cercando di osservarmi e di essere me stesso in situazioni che prima vivevo con paura. ho messo da parte le aspettative mie, zittito la mente e agito. pian piano si sono aperte nuove consapevolezze. Mi sento di consigliarvelo come "metodo" Un abbraccio |
Beh, sinceramente sono contento che qualcosa sia uscito. Il calore che sale incontrollato, che poi è la fiammata di Gibbi, non è altro che energia trattenuta in pressione dalla maschera... quando cade, quando restiamo nudi, si libera di colpo.
Quel che dice Kael è importantissimo perchè consiste nel lavoro preparatorio che ci permette di sopportare il flusso che con la maschera reprimiamo. Alla fin fine questo ma anche tutti i meccanismi sotto sotto nascondono "sonno"... ci difendiamo dallo stare svegli in favore di una "tranquillità" che sappiamo gestire. Se gestisco 10 pretendo che il mondo si conformi a quel 10 e non mi dia mai 11 invece di imparare io a gestire di più. Che poi, quando imparo a gestire poniamo 15... l'11 che prima consideravo emozone negativa, adesso non lo è più... è cibo. Aggiungo un'altra considerazione che ritengo importante ed è collegata al lavoro preparatorio che descrive Kael. Ci sono fuochi che possiamo gestire ma non vogliamo (perchè si fa sforzo, ci fa male) e fuochi che ancora non possiamo gestire. Se questi ultimi salissero, se non ci fossero le difese automatiche, addio al supporto in cui cerchiamo di incarnarci. Quindi il lavoro preparatorio serva anche ad aumentare la nostra resistenza, in modo da poter sostenere via via quel che ha da salire. Come si distinguono le cose? Beh su questo punto credo che Sole si avvicini parecchio quando dice (più o meno) che ci procuriamo e continuamo a procurarci occasioni. Era legato al discorso delle amiche di Red... Redwitch vuole far cadere la maschera e mette redwitch in situazioni fastidiose. Cerchiamo da soli di farci cadere, ci lasciamo trappole... è un voler interrompere i meccanismi ma anche un segnalare che almeno un po' possiamo farlo. Sono comportamenti diciamo inconsci, comportamenti che ci ostiniamo a non vedere voltando la testa dall'altra parte (ma sono comportamenti atti a farci comunque cadere di nostro prima o poi)... ecco che, in questo caso, se ci vengono mostrati ne possiamo trarre beneficio. Siamo noi che li stiamo mostrando a noi stessi e per conseguenza agli altri... se noi stessi ci ostiniamo, forse gli altri ci danno una mano. Un pezzo del gioco degli specchi. Certo è che se ci arriviamo da soli è meglio... ovvero minore è l'aiuto esterno meglio è. Per questo i Maestri e, a diverso livello gli psicologi, spiattellano il meno possibile e danno indizi. Minore è l'indizio maggiore la conquista di chi lavora... certo, nel caso dei Maestri non c'è brama di mostrare e quindi possono misurare bene, cosa che nel secondo caso invece è rara. |
io alla fin fine sono arrivato a questa considerazione che nasce appunto da quanto da te asserito.
"paradossalmente" nello stesso tempo tutti sono Maestri e in certo qual modo tu sei l'unico Maestro nonchè discepolo di te stesso. Perchè se sei tu a creare tutte le situazioni "fastidiose" e non (a livello inconscio o meno) significa semplicemente che tutto in un certo senso nasce da te e a te ritorna... quindi quando a suo tempo (appena entrato qui) dissi : "ognuno è maestro e discepolo di se stesso" molti se ne risentirono ma quanto asserivo nasceva da questa "consapevolezza". Quel "tu" di cui parlo sarebbe da indicare come TU per cercare di spiegarlo meglio. |
Non sei Maestro finchè non incarni il Maestro. Siamo tabto lontani da essere tutti maestri quanto più ci sono sti meccanismi... Turi è il maestro che cerca di far vedere a turi quelle 4 cag..e che turi non vuol vedere e gira la testa dillà. Quindi altro che maestro. Poi Turi cmq non è maestro, solo vuole che turi diventi abbastanza resistente da accoglierlo... poi Lui (e non tu) diverrà maestro.
L'ego tanto bistrattato è la conseguenza diretta e meccanica del nascere... è lui che va sfruttato perchè diventi capace di far entrare l'Io, che poi prende il controllo... averlo un Ego... |
esattamente...
ciauzz |
che poi quel Turi o Ray nei vangeli lo chiamino Cristo in fondo non fa differenza...
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Beh dai, un po' ne fa...
ciauzz a te |
beh si in effetti perchè comprendo che vedere Cristo identificato in Gesù sia una cosa mentre vederlo "impersonale" a associabile a Ray, Uno, Jezebelius, Soren, Giacomo, Laura,Turi, Cassandra, Griselda, Era, Sole, Dafne,Elle ecc. ecc. ecc. sia altro..
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Mi sono trovata così ad analizzare il mio atteggiamento ... siccome voglio fare bene una cosa e siccome deve essere fatta bene per davvero, dapprima c'è tutto un lavoro volto ad analizzare minuziosamente le possibili conseguenze e gli imprevisti legati al mio agire. Della mia prossima azione io vivo solo l'aspetto negativo che devo per forza di cose evitare .piango.gif Successivamente, anche un piccolo neo conseguente la mia azione , pur se unico in mezzo ad altre positività , risulta essere la sola cosa che la mia mente registra e considera, lo esalta al massimo e contemporanemente annulla tutto il resto di bellomanata.gif |
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Invece che dirmi :" beh bon parto di qui" ho sempre buttato via tutto ricominciando d'accapo per poi ritrovarmi di nuovo li al punto di partenza. La vivevo come frustrazione invece che trovare il positivo in quello che era successo, trovare la pecca, la mancanza che aveva portato a peccare e su quella lavorare senza per questo gettare tutto alle ortiche. Però Gibbi parlo di me eh e di sicuro vedo ben poco per ora. abbraccio: |
è successo così anche a me per molto tempo.
Da quanto ci ho capito io (poco) nasce dal fatto che nel momento in cui qualcosa "va storto" si inizia a concentrare l'attenzione "fuori di se" incolpando a destra e a sinistra e "buttando via" tutto di una cosa dimenticando in quel momento le cose positive di quella cosa. in un certo senso si perde il "quadro d'insieme" . in me quando su questo aspetto son riuscito in parte a fare luce ho cercato di scandagliare i "miei" errori in profondità togliendo "peso" al giudizio iniziale completamente negativo e riportandolo in un certo senso a un carattere di neutralità. così facendo ho rivisto il quadro d'insieme e ho potuto con più calma osservare. |
Pensare tutte le possibili conseguenze negative di un'azione lo considero pessimismo....
Ma è vero che nella propria mente si cerca di passare al vaglio tutto quanto con un mucchio di: "E se.... (e dietro al se tutto quello che potrebbe succedere). Per mia esperienza, ogni volta che ho fatto "nera" una situazione tutte le previsioni più nere non si sono verificate, magari si sono verificate altre non pensate, i cosiddetti imprevisti... Ho notato però che quando succede un imprevisto mi sento più viva, bisogna prendere una decisione immediata e quindi non ho tempo per pensare alle conseguenze.... casomai dopo che il fatto è successo... Nel caso di imprevisti brutti, però, più che un calore sento come un gelo.... finchè sto ferma e può durare qualche minuto, poi quando reagisco sento riaffluire il calore..... E dopo mi sento meglio, avendo superato lo scoglio. In questo caso dunque voler tenere sotto controllo tutto quello che potrebbe accadere non serve a nulla ed è bloccante, è giusto premunirsi ma anche lasciare uno spazio all'imprevisto, cioè allenarsi a trovarcisi di fronte e reagire. Un consiglio che potrei dare è quello di rilassarsi un po', tenere tutto sotto controllo fa irrigidire... E anche rimarcare solo quello che abbiamo sbagliato è un modo per darci addosso da soli, creando dei sensi di colpa che a loro volta ci bloccano.... Noi in realtà sappiamo già i nostri errori e i nostri punti forti, nessuno è perfetto e la ricerca della perfezione non è di questo mondo quindi impossibile.... così ci mettiamo in croce da soli non essendo mai soddisfatti. |
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Non va bene tenere tutto sotto controllo, ma neppure lasciar andare tutto a briglia sciolta... Un po' di controllo va bene secondo me, del resto ci pensa poi la vita a metterci gli "imprevisti" sul nostro cammino quando lo ritiene utile. Basterebbe vivere con presenza questi, senza star lì a forzare nulla. Se la mente ti parte continuamente in questo genere di paure, dovresti sforzarti di concentrarti in quello che fai... ne parlava Uno qui (da giudicare gli altri), di non lasciare spazio e tempo alla mente istintiva, ma tenerla a bada usandola per altro... Ho visto che funziona... tanto poi se una cosa deve capitare capita, con o senza difese da parte nostra. Con la consapevolezza che, più difese avremo, meno vivremo realmente quell'esperienza... Quindi val la pena di fare uno sforzo e concentrarci in quello che stiamo facendo, piuttosto che cercare di tener sotto controllo l'imprevedibile... :C: |
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La reazione di cui parli tu è simile a trovarsi di colpo di fronte ad un pericolo... tutto freddo e rigido (l'immobilità di difesa dell'animale che così non viene notato dal predatore), testa velocissima che pensapensapensa e percezioni acuite... poi trovata la soluzione, il cervello istintivo ha deciso di agire e come agire (in linea di massima tutto è inseribile in fuga o aggressione) riaffluisce il sangue dove serve, cade la rigidità e ci si muove. Il tutto costa un sacco di energia... a pericolo scampato si è spossati... ma spesso lieti se non addirittura ilari, per via dell'endorfina di protezione ai lividi e alle energie residue (che non vadano sprecate). Tutta sta roba per dire solo che può anche darsi che le due cose si mischino o si susseguano in qualche strano modo in particolari situazioni di difficile riconoscimento da parte della mente. manata.gif |
Il controllo personificato...
Questa sono io. Tutto deve essere esattamente come dico io, tutto deve girare come dico io, tempo atmosferico compreso (per assurdo s'intende). In ufficio ho bisogno di tenere sotto controllo tutto, le mie emozioni sono controllate, come le mie malattie.... Se mi ammalo in un periodo "non controllato" sono capace di imbottirmi di medicine per poter procedere con il mio operato (qualunque esso sia, lavoro, impegni, ecc..) L'imprevisto difficilmente mi "prende" e quando lo fa, spallucce e via.... si cerca la soluzione. Quando mi accorgo che qualcosa non è sotto il mio stretto controllo.... mi incavolo? Alle volte si, ma la maggior parte spallucce e risolvo... Sono la contraddizione fatta a persona, se penso di non avere il controllo di qualcosa, la terra mi manca sotto i piedi, nel momento in cui vedo (mi ci trovo dentro) in una situazione dove è palese che non l'ho controllata/gestita al meglio... spallucce e via. E' come se ci fossero due persone che vivono in completa e totale discordanza.... Sto per fare un'incidente, la mente diventa fredda, rigida, calcolatrice..... risolvo e crollo, tremo dopo che il pericolo è passato... Sarò pazza?diavolo.g: |
a mio parere no.
solo che c'è una paura che ti tormenta ma che fortunatamente nelle situazioni "chiave" non ti blocca. |
Beh, c'è anche testardaggine... che, se usata invece di farsi usare, può diventare un'ottima cosa.
Sai cosa mi viene da chiedermi leggendo quel che descrivi Faltea? Chissà cosa succederebbe se quel fare spallucce lo usassi prima dell'imprevisto e quindi del controllo... Sto solo dicendo che sarebbe interessante da osservare... |
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------------------------------------------------------ L'imprevisto è ciò che non è stato previsto... Pertanto se riuscissimo a tenere sempre più a bada la mente, impendendole tutta quella serie di calcoli e previsioni che è abituata a fare, questa inizierebbe a prevedere sempre di meno, permettendoci di vivere pienamente solo ciò che realmente abbiamo davanti... Pertanto, e se invece di impedire l'imprevisto (cosa che trovo irrealizzabile) iniziassimo a vivere costantemente nell'imprevisto? Smetteremmo di aspettarci continuamente che il mondo giri come vogliamo noi, e inizieremmo noi a girare veramente insieme al mondo. QUesto ci farebbe stare aperti, disposti ad accogliere ciò che la vita ci offre... Impresa non facile, bisogna "domare" la mente per riuscirci, ma alla lunga credo che questo permetta di entrare in quel famoso "mondo reale" a discapito di quello soggettivo che costantemente ogni giorno con le nostre "previsioni" ci creiamo... |
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