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In generale penso che una volta che un determinato modo di essere ( fumatore, fantino, cardiopatico) si manifesta, il soggetto in questione dovrebbe manifestare anche tutta una serie di caratteristiche tipiche e distintive di quel particolare modo di essere: per il fumatore, ad esempio, potrebbero essere il fatto di associare molti gesti alla sigaretta, l'irrinunciabilità della stessa, l'essere disposti a sopportare tutta una serie di stress psico-fisici ed anche economici per procurarsi le sigarette e cosi via. A mio avviso anche se queste caratteristiche non dovessero mostrarsi per un certo periodo ma il soggetto è comunque costretto a produrre un certo sforzo per impedire alle carateristiche stesse di venire fuori, non potrebbe essere definito un ex-qualcosa. Quando poi i vari tratti distintivi dovessero sparire senza più rischiare di tornare a galla in nessuna situazione, allora, a mio parere, si può dire di non essere più fantino, fumatore, criminale ecc |
Secondo me invece c'è qualcosa che non quadra, il criminale non è malato quando commette il crimine, perché è conscio di quello che sta facendo. Se sei criminale vuol dire che hai già fatto qualche atto per cui la comunità ti ha etichettato così, hai già scontato la pena oppure sai comunque in quali rischi puoi incappare.
Se io sono un'omicida che malattia avrei ad uccidere ancora? Se io uccido di botto ecco che forse lì si sarei malata. Mi sembra una giustificazione come dire che il criminale è tale perché malato di modo da giustificare la crudeltà dell'atto definendolo senza colpa in quanto non in grado di intendere e di volere, tralasciando che forse il criminale non è malato ma è solo cattivo, crudele e che ci gode nell'uccidere, violentare..etc. Eccesso di buonismo per giustificare una possibile assenza di cattiveria nell'essere umano? .... mubble.... O forse sono completamente fuori stradaicon_mrgr: |
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Torniamo un attimo al fantino che va in pensione. Quel che dice Ombra lo condivido, se non trova qualche altra attività/possibilità da sviluppare resta fantino. Il punto è che resta solo fantino. Se invece, puta caso, si mette a studiare e diventa avvocato che è? Avvocato o fantino? Quando smette di essere fantino? E quando inizia ad essere avvocato? Se è stato fantino, anche se diventa un avvocato ex-fantino, resta fantino per sempre, anche se non fa più il fantino. Solo che adesso è anche avvocato e sceglie, per un motivo o per l'altro, di far manifestare l'avvocato, di vivere come un avvocato, e di lasciare in ombra il fantino. Ed ecco che arriviamo al crimminale che si pente. Può egli cambiare in modo da lasciare, magari per sempre, in ombra il criminale che è in lui? Si, purchè abbia, si sia costruito, un'alternativa. Purchè sia anche qualcos'altro, tipo una persona onesta. Se in lui c'è solo il criminale, quello resta. Quindi il punto sta nel costruire in se la persona onesta e che essa sia almeno pari, come sviluppo, al criminale. L'alternativa deve essere reale (realizzata) per potersi manifestare appieno e lasciare in ombra le alternative. Quindi c'è il criminale, il criminale che sta costruendo l'uomo onesto da sovrapporgli ma è ancora criminale, e il criminale che ha costruito la persona onesta, l'ha manifestata e sviluppata sufficientemente a lungo da divenire valida alternativa e può non manifestare più il criminale. Si può aggiungere, non togliere. Il criminale soolo crimminale, non può fare a meno di essere tale perchè manca di onestà. Come il malato manca di salute... |
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Dipende. E' necessario che il bambiino viva e si sviluppi, e che lo faccia grazie anche a Gibbi, oltre che di suo. Questo fa di Gibbi una mamma, che poi diventa sempre più mamma via via che esercita questa sua funzione. Ma Gibbi potrebbe disconoscere e abbandonare subito il neonato e non diventare mai mamma anche se ha avuto un figlio. In ogni caso, con la commissione del reato, qualcosa nasce. Quel che era solo potenziale ha iniziato a manifestarsi, ma io non divento per questo criminale, a meno di volerlo. E posso volerlo ancor prima di commettere il primo crimine. In questo caso farò crescere la disposizione in me e potrei essere criminale anche prima di commettere il mio primo crimine, così come le mamme cercano di prepararsi prima di diventarlo. Può anche darsi che dopo il primo crimine, magari commesso più o meno per sbaglio, scopro che mi piace e sviluppo questo lato di me. Ma può anche darsi che questo mio primo crimine mi faccia toccare conn mano qualcosa che fin ora avevo solo pensato e rifiutato solo mentalmente. Con l'esperienza scopro che non volgio assolutamente e mi predispongo con forza a non commetterne più e stavolta a ragioon veduta. Ecco che in questo caso è prooprio il crimine il punto di partenza dello sviluppo di una persona più consapevolmente onesta... quelle famose esperienze attraverso cui qualcuno deve passare e qualcun altro no. |
Non comprendo questi passaggi troppo sottili, secondo me chiunque dia sfogo ad un atto criminoso è un criminale, fosse anche per una sola volta, non sarà un criminale incallito ma resterà pur sempre un criminale, cioè una persona che ha commesso un crimine, un atto delittuoso.
Se partorisco poi rifiuto mio figlio sono pur sempre madre, l'atto della nascita ha cambiato il mio stato quo ante, ho fatto un passo che ha determinato un cambiamento nella mia vita e in quella degli altri: il neonato, suo padre, i suoi nonni etc.etc. Il fatto che nessuno sappia che ho partorito non cambia nulla rispetto al mio essere madre di fronte a me stessa, quello che contga non è l'apparenza ma il contenuto, io so che ho generato un figlio e dunque sono madre. Per malattia torno a ribadire il concetto di male insito nell'uomo, chi compie un delitto , nel momento in cui lo commette dà il sopravvento alla sua parte di malum, di male che è in ciascuno di noi, non è certo malato perchè folle. |
Cioè, intendi che alcune cose che ci capitano o che facciamo, cambiano la nostra natura? Cioè una persona dopo che ha commesso un crimine cambia e diventa un criminale solo da allora? Andandocene per logica sembra verosimile. Ho sempre pensato che ci fossero passaggi obbligati nella vita, con lo scopo di farci maturare. Il commettere un crimine potrebbe essere come quei passaggi, solo che non è naturale; è artificiale. Ma come quegli accidenti naturali, anch'esso produce una trasformazione.
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Esempio terra terra: se io difendo mio figlio e involontariamente uccido chi tentava di fare lo stesso con il mio pargolo, faccio un atto criminoso.
Ma sono un criminale? Indubbiamente la mia vita cambierebbe, sarei diverso, probabilmente mi vergognerei, piangerei, soffrirei per aver tolto la vita ad un'altro simile... Il passo di cui parla Ombra sarebbe il mutamento che avviene dopo aver commesso questo omicidio, mutamento che può portarimi ad essere un criminale? Non so.... |
Penso che l'atto criminoso sia l'ultimo atto di un percorso che ha portato questa persona ad essere un criminale manifesto.
Come un cono vorticoso in cui si condensano gli eventi, così è il percorso di ognuno. Secondo l'esempio di Faltea, difendere il figlio cmporta a commettere un'omicidio, questo perchè il processo era già iniziato prima. Come se attirassimo eventi a manifestarsi in quello che dalla potenzialità è passato all'addensamento di quel cono attrattivo. Ufff... cerco di spiegare meglio quello che intendo. Secondo Dostojevski il criminale (che sia manifesto o no) nel momento in cui compie un delitto, è sempre malato. Perchè nel momento che compie il delitto il suo percorso di malato è già in essere. Come accenna prima Ombra, non penso che alcune cose che ci capitano o che facciamo cambiano la nostra natura, ma è in conseguenza della nostra natura cambiata che ci capitano delle cose, accadono degli eventi. Siamo esseri che addensano, attraggono e di conseguenza scatenano eventi. In potenza sono un criminale ma rimane latente come tante caratteristiche che rimangono latenti, come in background. Poi qualcosa in me si trasforma e si addensa un'interesse, una peculiarità che mi porta verso una realizzazione sempre più densa. Magari di solo interesse, come un magnete attiro elementi che ne danno una forma sempre più manifesta, sempre più realizzata, concreta. Infine l'occasione fortuita, ma il caso non esiste, ed ecco che commetto il delitto, con mille variabili, mille giustificazioni, forse in guerra, per difendere i miei cari, per errore... alla fine il delitto avviene. |
C'è sempre una prima volta.....
Una volta ho visto un film, la storia vera di una serial killer, che ha commesso il primo omicidio perchè altrimenti sarebbe stata uccisa da lui, poi ha visto che in fondo non era tanto difficile e ci ha preso gusto, così è diventata una pericolosa criminale.... Ma se quell'uomo l'avesse trattata bene forse non le sarebbe mai passato per la testa di ucciderlo.... e non ci sarebbe stata la famosa prima volta. O forse ci sarebbe stato qualcosa di diverso che sempre su quella strada l'avrebbe condotta, o se sarebbe stata un'altra persona forse sarebbe morta piuttosto di uccidere... Non so. |
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La parola ti impressiona perchè nel corso del tempo ha assunto un significato più duro, pensiamo che è criminale solo chi uccide reiteratamente, in realtà anche chi ruba una mela ...commette un crimine e dunque è criminale! Si tratta poi di vedere l'entità del crimine, che certamente assume valori di diversa potenzialità. Ogni azione da noi compiuta, volontariamente o no, comporta un mutamento, sia se subiamo violenza sia se la commettiamo volontariamente o no, dopo saremo diversi, si è comunque attraversato il Rubicone, siamo passati oltre una soglia da cui non si tornerà mai più indietro. |
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Se riparo un lavandino divento automaticamente idraulico? |
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L'importanza che dai alla parola è solo un problema di semantica, il concetto originario è che commetti comunque un atto delittuoso, senza per questo essere Al Capone! |
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!!!!!!!!!!! icon_mrgr: |
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P.S. per i teologi il crimine è il peccato mortale |
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se invece commetti un crimen, un atto delittuoso, sei colpevole di un crimine e dunque sei un criminale!!! Citazione:
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Chi uccide, inoltre, non è detto che sia un criminale sempre e dovunque, in alcune nazioni è considerata cosa buona e giusta essere il carnefice di chi magari ti ha ucciso un parente, in altri stati questa è una cosa inconcepibile. |
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Si diventa criminali,o qualunque altra cosa,quando non solo si pensa e manifesta un comportameto criminale,ma lo si ripete ed in un certo senso coltiva,giustifica,finchè non diventa automatico per la persona fare/essere quello.. Non ha alternative,non può/vuole vederle..in alcuni casi gli piace esserlo,altri magari ci si abituano non facendo alcuna resistenza per correggere certe tendenze..inconsciamente si accetta quella parte di sè e si lascia agire,prevalere su altre.(identificazione?) Posso dire che si è cristallizzata in lui quella possibilità,che è di tutti..ma non in tutti può svilupparsi? |
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L'azione criminosa atta a difenderci non ha certo, nei confronti della legge, la stessa pena di un atto volontario commesso per rubare, eppure anche il delitto commesso per difesa personale sconvolge e trasforma la nostra persona, i conti li dobbiamo fare sempre con l'io più profondo, quello che sa che cosa è giusto fare, perchè appartiene al nostro codice genetico e non a quello legislativo dei tribunali umani. |
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Comunque concordo con Ray, dire che una persona è una qualsiasi cosa è diverso da dire che una persona commette (agisce) azioni relative a quella qualsiasi cosa. Essere criminale ed aver agito una volta (anche più volte) da criminale è diverso. Poi se riprendiamo il discorso del fumare, uno abituato a commettere crimini, cioè che ha ormai l'indole, quindi che è un criminale, anche se sta per 2 anni o 10 anni senza commettere azioni criminali, ma ne ha il desiderio, ritiene che sia la giusta scelta o l'unica scelta sempre etc.. ed in sostanza è come una pentola a pressione che sta per scoppiare, beh quello è un criminale anche se al momento non sta commettendo azioni criminose. Se io mi trovo davanti un bandito che minaccia una bambina e nel momento non riesco ad avere abbastanza forza e lucidità per salvare questa senza fare del male all'aggressore non sono un criminale. Non è una questione di legge umana, il fatto che comunque nell'economia sottile dell'universo io pagherò in qualche modo questa mia momentanea mancanza di alternative non vuol dire nulla. Del resto l'aggressore stesso ha mosso delle dinamiche che prima o poi (nel caso della difesa, prima) porteranno delle conseguenze, io comunque in parte sono un attore del destino. Se invece assassino una vecchietta per rubarle la pensione..... Poi è vero che potenzialmente siamo tutti criminali come qualsiasi altra cosa, ma per qualcuno uccidere (per esempio) è praticamente la regola, per altri l'eccezione e per altri ancora l'impossibile. |
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Uso il termine criminale nella sua accezione originaria di colui che commette un misfatto, un'azione delittuosa, non nel senso comune di criminale incallito. Come definiresti una persona che uccide per difesa? |
Provo a rispiegare il mio pensiero aggiungendo un punto di partenza diverso, magari risulta più chiaro.
Se è vero che in ognuno di noi c'è potenzialità di crminale e anche di persona onesta, e su questo mi pare che tutti concordiamo, allora dobbiamo dire che il totalmente criminale e il totalmente onesto sono due estremi, due polarità attrattive, che però sono fuori dalla funzione, sono limiti. In mezzo ad essi, nelle infinite possibilità di mescolanza tra le due cose, negli infiniti punti di questa retta (ai cui estremi c'è Crimine e Onestà assolti) si muovono sei miliardi di essere umani. La disposizione è la direzione in cui si muovono, se verso l'uno o l'altro degli estremi. Quello che sono invece è dato dal punto in cui si trovano in quel momento, più o meno vicino ai punti estremi. La serie di movimenti che hanno fatto, magari su e giù, è la loro storia, la somma delle loro esperienze e scelte in merito, che non possono essere cancellate e che danno come risultato il punto in cui si trovano, ma anche la direzione e la velocità con cui si muovono. Vogliamo chiamare criminale chi sta più vicino,di poco o molto, all'estremo crimine? O chi, indipendentemente dal punto in cui è, si muove verso quell'estremo? O meglio: Se sono oltre metà, cioè più verso l'estremo "crimine" sono criminale, ma la direzione verso cui mi muovo mi dice come sto cambiando. Se vado in direzione opposta prima o poi passo la barriera e sarò più vicino all'altro estremo. In quel momento sono un ex-criminale, ma il criminale esiste ancora in me, in parte come effettivo (non sono al 100%) onesto, in parte come potenziale (quello che mi manca per il 100%). E ovviamente viceversa. Non è proprio proprio come la intendevo, ma forse è più facile da comprendere per qualcuno. |
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