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I tiepidi non piacciono a Dio (sta scritto sulla Bibbia) non me lo sono inventato io, che o li vuole freddi o li vuole caldi. :)
Si parla di realismo, ma quanto effettivamente una persona sa essere realista e obbiettiva? Se guardiamo chi ha fatto le cose in grande, è perchè è uscito fuori dalle regole del realismo, la società era cosi, e ti dovevi rassegnare, se non avesse avuto un pensiero non dico ottimista, ma diverso dal solito, sicuramente le cose non sarebbero cambiate. Se una donna avesse pensato che tanto la realtà era che lei doveva fare la sguattera per sempre all'uomo, e non poteva neanche votare, perchè essendo realisti, le cose erano così, non sarebbe mai cambiato nulla. Quando qualcuna ha cominciato a crederci e a fare qualcosa, forse allora le cose sono cambiate. Le mie non sono critiche, ma sto cercando di capire, senno è troppo facile dire che dobbiamo stare sempre nel mezzo. Sicuramente un imprenditore deve valutare pro e contro per la sua azienda, quindi l'ideale sarebbe 51% ottimismo e 49% pessimismo. Ma vale per ogni situazione? Secondo me c'è la valutazione della realtà e in questo caso, si occorre essere più obbiettivi possibili (ricordando che ci sfuggono un infinità di variabili e che il nostro pensiero è influenzato dalla cultura). Poi si può non agire, agire con entusiasmo o determinazione, agire tanto per... agire sconfortati e pensando che tutto andrà male.. Poi c'è il discorso che il pensiero influenza, se penso che le cose vanno male, andranno veramente male. |
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La spinta maggiore la dovresti avere se utilizzi la propulsione data dal bello e dal brutto, non solo da uno di questi due elementi, altrimenti rischi di girare in tondo. A volte le visioni "nere" aprono scenari maggiori di quelli che si aprono a chi si adagia a vedere solo un pò di bianco. Poi non basta vedere, bisogna camminare immerso in ogni secondo, con ogni tempo che c'è sulla nostra strada. |
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La sofferenza va accettata, ma sfortunatamente noi la ampliamo più del dovuto. Aver smesso di lottare secondo me stai già nel pessimismo...ma qualcuno lo chiama adattarsi all'ambiente. Si impara dalla gioia, ma visto che l'uomo non ne è capace, allora serve soffrire, si si è imparato questo concetto, le esperienze successive saranno sempre meno dolorose, e per tracciare i contorni si capirà che non bisogna usare sempre il nero... |
Io non ne farei una linea: pessimista, realista, ottimista.
Farei una linea: pessimista/annichilito, realista, sognatore/fantasticante L'ottimista può essere realista, ovvio purchè non sia come si dice sfegatato. Il pessimista invece non è mai realista. Chi ha fatto grandi cose (non le cose in grande, che è diverso) non è uscito dalla realtà ha solo trovato il modo di usarla meglio. Chi fa le cose in grande si invece, esce dal realismo, fantastica, sogna... a volte gli va anche bene (a livello personale) ma poi deve pagare il conto. |
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Se vai in basso, prima in modo inconsapevole, poi necessariamente consapevole se no non serve, puoi prendere la rincorsa, comprimere la molla, tipo quei delfini che negli spettacoli vanno prima giù giù nell'acqua in modo da avere la spinta per saltare 5 metri fuori dall'acqua. |
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I santi hanno sofferto molto ma erano sempre felici mi sembra, anche perchè Santo significa felice tra i tanti significati. Poi è ovvio che se riusciamo a sfruttare le ombre accettandole ben venga, ma poi ci deve essere sempre una trasformazione. Non convieni? Citazione:
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L'estremo esiste come in tutte le cose, ma l'ottimista normale non è un sognatore, semplicemente è aperto alla soluzione anche quando questa soluzione non è ancora visibile. Il pessimista invece rifiuta di vedere la soluzione anche quando l'ha davanti agli occhi. Il sognatore scambia quello che immagina con la realtà. Neanche il realista estremo è una condizione invidiabile. Io dico che non è bene un pizzico di positività, è bene essere positivi il che non significa dissetarsi con l'aria del mezzo bicchiere che non contiene acqua, significa essere coscienti che ora che ho finito di bere l'acqua del mezzo bicchiere potrei (non è detto ma potrei) trovare come riempire l'altra metà. Questo significa la storia del bicchiere Pessimista vede il mezzo bicchiere vuoto Il realista vede il mezzo bicchiere pieno L'ottimista vede il mezzo bicchiere pieno e vede un altro mezzo bicchiere che può essere riempito. L'ottimista, se non è estremista, vede e usa la realtà ed è pronto alle potenzialità Il pessimista rifiuta entrambe il realista vede solo la realtà il sognatore (o l'ottimista estremista che però è, appunto un estremo non la norma) vede solo le potenzialità, ma non usando la realtà in pratica rimane lontano anche dalle potenzialità che non potranno mai concretizzarsi. |
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Non si deve per forza esasperare l'ottimista in sognatore ma neanche il pessimista nel disperato ad ogni costo. Sono due situazioni , a mio avviso, speculari che possono essere più o meno vicine alla realtà, più sono vicine ad essa meglio è. Il realista, condizione che non si ha di default ma si raggiunge dopo sforzi, sta sopra ad entrambi, i quali si muovono sulla stessa retta , chi in un senso chi nell'altro, mentre il realista sta sopra la retta, èil vertice alto del triangolo , ed è lui che immerso nella realtà, non solo nel visibile sottomano positico o negativo , può vedere alternative e potenzialità, il bicchiere, la parte piena, la parte vuota, i ragni che stanno entrando nel bicchiere e che l'ottimista non vede... Per fare un esempio commerciale,se uno vende macchine da scrivere e gli affari iniziano ad andargli male, se è ottimista pensa che domani miglioreranno, se è pessimista pensa che peggioreranno, se è realista, con gli occhi e le orecchie aperta a tutto e non solo ad una parte, capisce che è ora di smettere di vendere macchine da scrivere e cominciare intanto a produrre computer.... |
Quando sono pessimista voglio un po' crogiolarmi in quel che mi succede mi voglio sentire piccolo e nero magari posizione acquisita (meccanismo) un po' anche così non è colpa mia....evito tutte le conseguenze mentali e non del caso
Mente in quel momento troppo chiusa Quando sono ottimista mi tiro su le maniche ho un imprintig buono e ricordo quel buon sapore che sforzandomi un po' di più o cambiando modalità etc ritroverò la strada che pare io abbia perso In pratica il mio nutrirmi è in questo modo nel credere che dietro l'angolo ci possa essere qualcosa per me anche se non so cosa Mente in quel momento aperta Troppo aperta il sognatore che poi si perde però l'azione, troppo femminile e quasi nullo maschile Il realista mi da l'idea di quel che ha paura o comunque non sa gestire o non vuole, vivere, sentire, provare le altre due situazioni forse le ha provate entrambe e gli hanno lasciato un gusto amaro in bocca ecco perchè ora sa se ne è consapevole che sono dei modi di vedere che accompagnano quel modo di essere ma li vuole superare o non ha più necessità di sostarvi e quindi fa al nocciolo della questione Entrambe servono per comprendere come ci si trova all'interno e come ci si trova chi vive quella posizione in quel momento :C: |
Il tiepido mi sembra il fatalista, che non si prende la responsabiltà di scegliere e quindi accetta qualsiasi cosa piova dal cielo purchè piova da solo.
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Concordo su sognatore e pessimista. |
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In sostanza l'ottimista crede anche alle potenzialità che non vede o non vede bene e poi le cerca, il realista vede solo quelle in cui sbatte il naso, ma se ne ha una a 10 cm di distanza la ignora. L'ottimista ignora le potenzialità negative? Allora non è più un ottimista ma un sognatore, a meno che non parliamo di un ottimista sfegatato, estremista. Posso concordare che l'ottimista sia come il realista nelle negatività, cioè non valuta e prende in considerazioni quelle a più di 10 cm dal naso. Ma non è sano come atteggiamento? Perchè dovrei preoccuparmi di un possibile evento negativo finchè non è neanche in vista? Il pessimista invece esclude anche le potenzialità positive che sono già in vista e non parlo di un pessimista estremista. In questo caso il discorso scala-opposti va un pò modificato rispetto ad altre scale. L'ottimista ha qualcosa in più, il pessimista qualcosa in meno..... o per dirla meglio il primo è più integrato nell'ambiente, il secondo meno. Questo lo possiamo osservare anche psicologicamente e nei rapporti interpersonali dei due. Quindi se prendessimo il fondo scala della retta pessimista-ottimista a se stante, in uno spazio asettico, è vero tutto quello che hai detto, ma se inseriamo i due nell'ambiente le cose cambiano e di parecchio. Luke l'ottimista inizia a investire sui computer ancor prima che le macchine da scrivere abbiano finito di essere appetibili, ne vede già le potenzialità. Può essere che il mercato delle macchine da scrivere finisca e lui quasi non se ne accorga, ma ha aperto un altro portone prima che si sia chiusa la porta. Il realista aspetta prima di vendere o svendere tutte le macchine da scrivere che ha in magazzino, poi cerca di informarsi se sti nuovi computer si venderanno, se la gente li apprezza, poi con calma inizia a comprarne/produrne pochi. Non rischia nulla, questo si, l'ottimista a volte può rischiare qualcosa, ma se fa le cose con la testa alla fine dei giochi sarà sempre in vantaggio rispetto al realista. Voglio ripetere che per ottimista non intendo quello che pensa tutto il giorno che le cose andranno bene (quello è un sognatore) ma intanto sta fermo. Intendo uno che lavora, fa e si muove ma ha fiducia nella provvidenza. |
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Non ha bisogno della provvidenza in quanto si crea lui la situazione tale da "coprirsi le spalle". Ma se l'ottimista ha fiducia nella provvidenza (o in se stesso?) il pessimista in cosa è sfiduciato?? Il pessimista vede ogni sviluppo futuro in negativo ed il manifestarsi di alcune di queste "sfortune" lo porta a confermare ulteriormente questa visione nera. Ma se l'ottimista ha fiducia nella provvidenza, il pessimista non ne ha? Non penso sia così... Lo vedrei più dedicato al culto della sfi.. ehm sfortuna.. |
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IO scambiavo l'ottimista sognatore con l'ottimista e l'ottimista con il realista, e il realista con ...boh?icon_mrgr: Più che altro in genere ho incontrato casi di ottimisti sognatori che volevano autoconvincersi che le cose andranno sempre bene, sorridi alla vita ecc e poi hanno fatto il botto , quindi magari identificavo l'ottimista con questa sottospecie :) Forse non sono neanche pessimista come credo di essere, cioè concordo che i pessimista può lasciarsi sfuggire le occasioni più sfumate, impercettibili , cripitche, ma quelle decentemente visibili, magari in modo più stentato credo di vederle, o di muovermi per quanto possibile per cercare di trovarle. Certo se fossi ottimista, se di qua se di la, le cose sarebbero diverse, ma quando ci sono troppi se di mezzo già significa parlare di fantasie e di cose non ottenibili, a prescindere dalla fatica che uno può fare, ma proprio di strutture esistenziali diverse. Per ciò che è possibile vedo di muovermi e captare, al limite sono pessimista, magari meno di quel che penso, ma mica sono demente.....icon_mrgr: |
La combinazione più comune? Essere ottimisti quando le cose vanno bene e diventare pessimisti quando vanno male.
Comunque Uno ha espresso con parole diverse quello che io intendevo per essere positivi, in senso creativo e attivo non in senso positivo. Rispondendo a Faltea potrei dire che esiste il pessimista passivo che è la vittima, ed il pessimista attivo che disturba gli altri, augurandogli che le cose gli vadano male per confermare la sua visione pessimista, seminando tristezza, panico, negatività e problemi. Si, quest'ultimo serva la dea Sfiga. l'ottimista ha fiducia nella provvidenza, il realista forse nella prevvidenza. |
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Saranno i termini che mi ingannano, ma ottimo e pessimo non sono meglio e peggio. Dovremmo vedere allora, a mezzo scala, miscugli di ottimismo e pessimismo presenti nel singolo individuo che lo pongono in determinati punti tra i due estremi (che forse non esistono), ma allora si parla di tendenze e di linee di massima, e l'equilibrio tra le due tendenze sarebbe difficile da stabilire, rischiando di cadere nel discorso di Astral della neutralità. Invece, se per te l'ottimismo è meglio, purchè moderato, l'equilibrio migliore diventa instabile. In ogni caso, per capirci, sull'esempio delle macchine per scrivere per me il realista vede il decadere delle prime e investe sui secondi cercando di aprire futuri portoni e sbarazzarsi, si anche svendendo, dei futuri avanzi, mentre l'ottimista, a seconda di come ragiona, lo vedo sia avanzare imperterrito sulle macchine da scrivere tanto andrà bene, ignorando i segnali di decadimento, sia buttarsi a capofitto nei computer in quanto nuova potenzialità senza preoccuparsi più delle macchine per scrivere. Il pessimista non fa nulla perchè non si era dotato neanche delle macchine per scrivere icon_mrgr:, il sognatore stessa cosa, anche se immagina già aggeggi che scrivono rispondendo al suo pensiero... ma non può fare nulla perchè non ha la terra sotto i piedi grazie alla quale muoversi. |
Se uno è ottimista, può diventare pessimista e viceversa? Se io fossi tendezialmente pessimista e volessi diventare ottimista, assodato che ripetere 100 volte al giorno 'sono ottimista' non porta buone cose come potrei fare? Forse è una cosa possibile solo per gradi e con l'esperienza, cioè aprendo piano la porta a un nuovo modo di vedere e cercando di metterlo in pratica. Così facendo, i riscontri positivi che andrei a mettere nel bagaglio personale, mi permetterebbero di ri-orientare la mia bussolabooh.gif
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Me ne rendo conto ad esempio quando vedo come mi è facile essere ottimista con il c..o degli altri diavolo.g: Pessimista a lungo termine verso cose che ho provato e riprovato senza esito. Per il resto resto pigramente (e non solo) sognatrice |
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Personalmente, non credo di essere pessimista come potrei apparire superficialmente, in realtà, sotto la melodrammaticità che mi caratterizza, ho sempre teso e ricercato in direzione di una soluzione, in tutti i casi, anche quelli impossibili. Credo sia più pessimista chi si mostra sempre e comunque positivo e poi alla prima difficoltà...Crack! Da qualche parte ho letto una cosa tipo: è meglio essere ottimista e avere torto che essere pessimista e avere ragione. Mah:) |
io devo capire perchè quando sono positivo attiro poca positività e quando sono negativo attiro tanta negatività.
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Hai scritto una cosa che mi ha colpita Gibbi, ovvero "come opera in me il pessimismo" è un po' che ci ragiono su, e forse non è la sezione adatta, ma è proprio come se il pessimismo (ma vale per tante altre cose) operasse per conto suo, come un'entità separata da me... Pero' Ray ci ha messo il carico da 90 con questo : Citazione:
L'atteggiamento quindi si sceglie, più o meno consciamente, ma certamente si è portati più verso un modo piuttosto che in un altro giusto? Cambiare modo, atteggiamento fa si che qualcosa lentamente si modifichi anche all'interno? In genere il pessimismo, per me si traduce con una serie di scuse , che mi bloccano, non mi permettono di fare qualcosa, dunque direi che rientra nelle cose che non voglio vedere/provare/ affrontare etc... cerco sempre una specie di rete di sicurezza, una zona d'ombra che mi protegga dal nuovo. E cosi non mi butto, manco avessi chissà cosa da perdere. Citazione:
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