Vediamo se ho capito.
Se sono abituata a pensare in un certo modo e vorrei cambiare mentalità, cioè adottare uno schema di pensiero più ampio, devo prima mettermi in folle, vale a dire abbandonare il modo di pensare di prima per cominciare a ragionare in maniera diversa, quindi in quel momento di "folle" pensare di essere già nell'altro schema e questo pensiero mi fà accelerare, quindi innescare il nuvo modo di pensare che, secondo me, non si deve limitare al pensiero ma anche al comportamento collegato al diverso modo di pensare. A me capita questo quando dall'ufficio torno a casa, ho come un momento di confusione perchè devo abbandonare la mentalità del lavoro per riprendere quella di casa, in quel momento se ho avuto una giornata difficile sul lavoro devo abbandonare quel pensiero e iniziare a pensare quello che devo fare a casa.... Come esempio non è granchè e forse qui da una marcia superiore passo a una inferiore, il mattino invece è l'opposto, forse per questo si dice che certe volte si fa fatica ad ingranare.... Quel dare gas essendo in folle forse significa anticipare e favorire lo schema di pensiero da adottare a seconda della situazione che si va ad affrontare. |
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Folle=sospensione del pensiero Sgasata=spinta necessaria a collegarsi al pensiero successivo Per far questo passaggio dici che si lasciano porcherie in giro e cercavo di capire quindi cosa si lascia e perchè. Beh, immagino che si lasci la porcheria del pensiero precedente, porcheria perchè ad un giro diverso e comunque più lento, intriso appunto di elementi che rallentano se non addirittura fermano. Però non mi torna tanto il discorso della sospensione del pensiero perchè ho l'impressione che si parli di un processo molto più lungo rispetto all'attimo in cui subiamo un colpo e cambiamo modalità. Ad esempio un bambino che fa i capricci con uno schiaffo torna normale, se mantiene il "normale" allora è passato all'altro schema. E lo schiaffo è il folle? E la sgasata dove sta? La sgasata serve a mantenere il livello della sveglia ricevuta, un accelerata che mantiene la spinta costante che non le permette di rallentare, ma come si fa? Bisognerebbe beccare esattamtne l'attimo dello shock. Ma non son sicura che si parli di questo. |
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Per il resto mi sa che non hai letto bene cosa ha detto Uno, il tapìrulà esiste gia, quindi era solo la modalità di salita che a me non risultava chiara. :C: |
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Provo a dire la mia.fiori.gif
Se la mente funziona, diciamo per brevità, ad associazioni e questo è lo schema di pensiero, si fa per dire, "normale"; allora cambiare schema di pensiero vuol dire cambiare sistema e/o velocità di funzionamento ergo tapis roulant. Per fare questo, secondo l'esempio Unianoicon_mrgr: , è necessario saltare giù dal vecchio tapis, dare un colpo di gas, fare uno sforzo adeguativo e montare sul nuovo tapis. Se non ho detto sciocchezze allora vorrei porre qualche domanda. (poche!:sornione: ) Per smontare dal tapis non credo sia necessario cadere: un qualche problema di equilibrio si pone ma, ritengo, si possa risolvere ammortizzando in qualche modo. Giusto? Il rimontare sul secondo tapis presuppone un colpo di acceleratore poichè l'esempio dice che va più veloce. Ma, da quello che so, il secondo tapis dovrebbe andare più lento. Sbaglio? |
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Avro' stracapitomanata.gif Anzi prova a leggere anche tu in questa chiave e dimmi che ne pensi? |
A me non batte una cosa (a dire il vero più di una ma intanto questa, magari si tira dietro le altre)... sia con la cosa dei tapis che soprattutto con la doppietta.
Nella descrizione di Uno manca un passaggio. Quando tolgo la prima devo mollare l'acceleratore prima di premere la frizione. Se non lo faccio il motore va su di giri, anche se questi giri non si tramutano in velocità perchè è sconnesso dalle ruote (tramite l'albero). Stessa cosa col tapis... se scendo e le gambe si muovono come quando ero su casco (o comunque avanzo o vado su di giri). Quindi il colpo di acceleratore per rimontare non è detto che mi porti ad un numenro di giri superiore, anzi... quando cambio marcia in realtà passo si ad una parcia più veloce ma partendo da un mumero di giri più basso di quando ero in prima con necessità di cambiare. La marcia è più veloce solo in potenziale. Col tapis è un po' meglio che con la macchina perchè ogni tapis (ogni marcia) ha solo una velocità e non un range come nella marcia, quiandi da meglio l'idea della sincronizzazione necessaria... ma il problema resta: quando scendo sono fuori giri se non rallento. Insomma quel che mi manca è la dispersione della connessione. Quando la marcia è inserita la potenza che erogo è assorbita in parte dalla resistenza dell'ambiente (terreno, salita ecc.) e avanzo solo se erogo una potenza superiore e solo per la differenza. Quando è disinserita tutta la potenza erogata va in velocità ma sono fermo perchè non c'è connessione. |
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Poi è vero che i giri sono più bassi... e lo associo al fatto che per partire ha bisogno di una spinta molto più grezza, ha bisogno di un certo tipo di carburante mentre poi ne consuma di meno, i giri non li associerei quindi ad una vibrazione ad esempio, ma la velocità si. Una volta lanciata è la velocità aumenta, ma il carburante si raffina anche. Che poi nella sgasata non la fai andare su di giri? Citazione:
Comunque cerco solo di unire diverse visioni perchè non mi è chiarissimo. |
Mi è stato pure fatto notare che la doppietta era necessaria più che altro scalando le marce e solo per una guida sportiva dalla prima alla seconda. E' vero, ma prendete la metafora così com'è, tra l'altro continua ad essere efficace, a scendere si fa fatica e si soffre, a salire (se si fa velocemente) il gap (salto) più grande è nel primo cambiamento, poi la difficoltà è medesima ma almeno abbiamo l'esperienza del cambiare.
Si si toglie l'acceleratore per un instante, la cui lunghezza è proporzionale al tipo di guida. In una guida sportiva quell'attimo è quasi impercettibile, nella guida di un pensionato sarà magari di un paio di secondi. Cento le tue domande sono pertinenti, scendendo dal tapirulà ci vuole equilibrio, altrimenti ci si sloga una caviglia o altro e poi si deve stare un pò fermi... poi può essere più complicato risalire su entrambi i tapirulà (come dicevo sopra se questo accade in un percorso e siamo tra due tapirulà molto veloci c'è il rischio di impazzire). Può essere più lento se scendi... in sostanza cerchi e trovi un modo di pensare più rilassante, in questo caso non si torna più al vecchio sistema (negli esempi solo mangiare, sesso etc..) di solito, può anche succedere ma è molto difficile, di solito si rimane confinati in un vorrei ma non posso. Per capire meglio la metafora ricordiamoci che il tapirulà rappresenterebbe il movimento della mente, non lo "scorrere" dell'ambiente intorno a noi (tempo e spazio) anche se poi sono relati ovviamente. |
Fuor di metafora: mettere in folle significa far cessare il lavorio della mente. Giusto?
Ed è il primo passaggio da eseguire. Mi concentrerei dunque sulla discesa dal tapis roulant. O nella messa in folle. Ma soprattutto cercherei di stabilire se è giusto e saggio perseguire questo obiettivo. |
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Movimento, quello della prima marcia, che si basa su uno schema predefinito mentre il secondo, essendo più veloce, lo si potrebbe associare a qualcosa, ad un interesse più alto, diciamo. Ora, la seconda è lo schema altro, il tappeto sul quale vorremmo salire. Questo però lo metterei un attimo da parte per dedicarmi a quell'attimo di sospensione che dipende, mi pare, dal modo di guidare l'auto, se in maniera sportiva o più lenta. Insomma in questo caso il fine è la sospensione. In tale sospensione si deve possedere un certo equilibrio poichè altrimenti, perdendo i punti di riferimento - nell'esempio dell'auto potrebbe riportarsi all'incapacità di mettere in folle o trovarsi in quel momento ove risulta difficile " sgasare " o coordinare i vari movimenti da tenere, per poi passare in seconda; in definitiva una difficoltà che si deve affrontare almeno per l'inizio. Mi sovviene però una domanda:Chi non hai mai guidato in questo modo ad esempio, ossia non conosce questo modo, non ne ha esperienza che fa, torna indietro? - ci si potrebbe trovare nel mezzo e appunto non sapere cosa fare o peggio, non si è cambiato lo schema di riferimento e quindi si continua a rimanere in prima, purtuttavia convicendosi di essere passati. Non ho capito granchè se si nota e per questo è quello sgasare, di più fra tutto, che non mi entra. fiori.gif |
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Se si fermasse la mente toccherebbe rimettere la prima per ripartire, invece ingranando la seconda il motore deve girare. Questo girare però, se restiamo nella metafora della macchina, è ad un numero di giri più elevato della marcia precedente quando cammina bene, ma un po' meno del suo massimo. Se non avessimo un range comune a due marce contigue non portemmo passare. Quindi nel primo schema di pensiero ci deve essere un minimo di spazio per parte degli schemi del secondo e da quella "zona" passare all'altra marcia (se lo fai ad un numero di giri troppo basso l'auto non avanza e si spegne il motore). Io credo che quel mettere in folle sia una specie di improvviso abbandono dello schema mentre la mente ci cammina abbastanza veloce (e si rende conto che gli serve un rapporto più alto). PS: quante marce abbiamo? |
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Ma perchè si strapperebbe? Perchè troppo pesante? Deve abbandonare prima la zavorra che le impedisce di ritornare ad esser sciolta e voloce? Citazione:
Cosa può essere più lento se scendo? Ah forse se decido io di scendere dal tapirulà, ho il tempo di decidere e trovare un modo di pensare più congeniale ai miei tempi, cambiare il vecchio sistema/schema di pensiero, quindi tapirulà che vada ad una velocità minore e sul quale possa salire senza strapparmi, in pratica dovrebbe essere relativo a quanto mi sono alleggerità io? E poi ancora quel voler ma non posso di solito si usa dire a qualcuno che non è umile e non si accontenta di arrivare dove può e quindi strafà e il risultato e una via di mezzo che stona. Citazione:
Un po' come fa l'attore? fiori.gif |
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Direi che se c'è una prima, c'è una seconda ed una terza e quindi una quarta. Cioè se la sgasata si faceva - e si fa o si deve fare - tra la prima e la seconda non è detto che per le altre non ve ne sia bisogno. Voglio dire che forse la " pulizia" nel cambio per le altre marce è intrinseca, non so come spiegare questa cosa. Ci provo in altro modo. La sgasata, allora, se ha la funzione di " mettere al pari", come quella di pulire dalle porcherie, per il fatto stesso che una volta fatta, una volta che se ne ne può avere esperienza è come se lo si facesse, durante e per il successivo cambio, in automatico. nonso.gif Averne soltanto una prima ed una seconda, presuppone l'esclusione delle altre, qualora vi fossero, ma anche una implicita conseguenza e cioè che il modo di pensare, schematico, è di sole due versioni. Continuo ad azzardare dicendo che forse sono anche più di quattro. nonso.gif |
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Mia madre ci va ancora a fare la spesa . Ho imparato a guidare in 500 , oggi la riprovo e vi dico se dalla 4 alla 3 ci vuole la doppietta , non me lo ricordo ma mi pare di si ......per quanto c'entri col discorso . |
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I ragazzi che perdono l'equilibrio sono l'azione "esterna" che mi mettono in folle, ovvero mi trovo nel piccolo spazio tra le pedane. Quote:
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Scusate sono zuccone, se non faccio queste domande non riesco a seguire la metafora e magari mi faccio dei viaggi mentali che non seguono il concetto corretto. |
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La mia domanda comunque resta, se il tapirulà rappresenta il movimento della mente, nel momento in cui scendiamo (folle) la mente gira ancora ma a noi, non avendone la rappresentazione, ci sembra ferma. Come calcolare quindi il giusto numero di giri a cui portarci se non ne abbiamo la rappresentazione? Un bravo pilota però non guarda il contagiri, gli basta ascoltare il rumore del motore per capire il giusto momento in cui cambiare marcia. La risposta quindi dovrebbe essere che cambiare marcia non è un fatto di pensare, ma di sentire... |
Il motore è l’automatismo
La marcia è la scelta, il cambio, il cambiamento. La sgasata è il bruciare il carburante (combustione interna) per poter cambiare marcia. (ottava superiore) La folle è la coscienza. Questo varrebbe anche per quando uno si trova davanti a qualcuno ( o un evento) che gli fa perdere la calma/tranquillità, ovvero lo butta giù dal primo tapirulà e perdendo l’equilibrio che fa? O cadendo nel buco si ferma e piange, caduto dal tapirulà, e sosta li a crogiolarsi nel suo dolore, oppure rimane in prima che può essere paragonato all’ira che sale e fa fare grattate e scintille, che a lungo andare gli farà fondere il motore perché i pistoni iniziano a battere in testa sino a bruciare tutto. Oppure ha un’alternativa, se si sta procedendo su un percorso e si è imparato a fare la doppietta, che è quello di passare per il vuoto della coscienza, in quell’attimo si decide se sgasare o no, se si sgasa il carburante viene combusto internamente, ma non per far muovere l’auto ma solo per bruciare internamente ciò che ci permetterà di inserire la seconda, passare in modalità due, questa combustione interna darà la spinta ad inserire una marcia più alta come ottava. Mettiamo anche quando facciamo una dieta, andare in prima è l’automatismo di mangiare di tutto come viene è andare in prima, se vogliamo andare in seconda ovvero fare la dieta dobbiamo sgasare ovvero soffrire scendendo dall’automatismo e dandoci delle regole, inserire il nuovo tipo di dieta che consiste nello stare un attimo in folle per creare la dieta bilanciata per noi creandola a seconda delle vere necessità, dopo di che anche se si soffre nella rinuncia di alcuni tipi di cibi che ci piacciono, inseriamo la seconda ovvero il nuovo tipo di alimentazione creata/adatta al nostro fabbisogno energetico del momento che deve essere stato fatto nel momento di folle valutando il tutto. A quel punto quando abbiamo scelto abbiamo coscientemente di inserire la seconda marcia, il cambiamento, che lo dice la parola stessa, avverrà solo perdurando nella scelta, mantenendo fede alla decisione presa. Se rimaniamo tra due scelte ci danniamo l’anima senza fare niente, sino a consumarci. Del tipo "se impari karate va bene se non impari karate va bene se impari karate forse ti spaccano in due come biscottino". La mente va in loop sino ad entrare in crash inutilmente. Inoltre mi pare di vedere che questa metafora si presta per molte cose, ovvero la mente mi pare viaggi velocissima tant’è che immaginiamo prima ciò che poi andremo a fare, (direi quasi alla velocità della luce icon_mrgr:) questo implica il fatto che siamo sempre un passo avanti, la sgasata serve a mantenerci nel presente, o comunque a riallinearci. Parafrasando Turi: “a mio parere”.icon_mrgr: abbraccio: |
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il tapirula' e' la velocita' della mente, noi che corriamo e che dovremmo passare da uno all'altro siamo la conoscenza ,meglio la consapevolezza di cio' su cui la mente si applica . Se non accade nulla si resta sul proprio tapirula' non essendovi motivo alcuno di andare a complicarsi la vita . Ma a tutti accade qualcosa , uno shok , per cui si impone un'accelerata cioe' un cambiamento di tapirula' ,nella metafora i ragazzi che ti spingono fuori dalla pedana , nella vita qualcosa che ti spinge fuori dalla routin . Accaduto lo shok per un istante o un anno o quanto serve si sta in folle la routin non ci va piu' ma il nuovo , la nuova energia ancora non c'e' . Non resta che cercare di capire , di conoscere lo scenario nuovo e quello che ha portato , per decidere cosa fare . Quando arriva la nuova consapevolezza ci e' consentito di avere una mente piu' veloce e quindi di cambiare tapirula'. Nella 500 la sgasata e' questo : la nuova consapevolezza che consente il cambio marcia cioe' la nuova forza la nuova energia nel nuovo contesto provocato dallo shok. |
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Il passaggio tra due schemi di pensiero. Intanto immagino che sia necessario conoscere e ben capire il primo schema per potersi permettere il passaggio, o almeno conoscerne l'esistenza, averne coscienza. Devo sapere come funziona e cosa attiva (nel caso della macchina la spinta iniziale) poi devo decidere, scegliere, di abbandonare il primo schema e passare al secondo, a questo punto mi serve sgasare, e mi serve perchè mi occorre attenzione, forza che non indebolisca la scelta. Questa attenzione consuma, brucia il carburante lasciando dietro residui, ma alla fine si approda al seconda schema in teoria migliore in quanto scelto. |
Nel riuscire o meno a cambiare schema di pensiero, c'entra anche il quanto si è disposti a farlo?
Provo un esempio pratico: quando sono convinta di una cosa, la incasello, la inquadro in un certo modo, e a quel punto per me diventa "verità". Se imparo che una mela al mattino mi fa bene, e mi convinco che sia così perchè ne faccio esperienza, poi arriva qualcuno che mi dice "si le mele fanno bene, tranne quelle rosse perchè..." (nella metafora dovrebbero essere i ragazzi che mi spingono giù) . A quel punto, o cambio schema, apprendo qualcosa in più e cioè che non tutte le mele sono adatte a me (l'esempio è scemo, ma solo per capire) e salendo sull'altra pedana inizierò a non mangiare mele rosse (e a sperimentare che succede), oppure risalgo sulla vecchia pedana e continuo imperterrita a credere che anche le rosse mi facciano bene.. Se è così, le variabili in gioco sono parecchie il momento in cui si scende dalla pedana è quello che mi permette il cambio di schema (poi magari la prossima volta imparo che le mele rosse vanno bene a cena e passo ancora su un altro tapis), bisogna vedere quanto sono disposta a cambiare di me e di quegli schemi a cui sono attaccata.. rinunciare a qualcosa insomma.. ps: il momento in cui resto in folle, potrebbe nella realtà rappresentare un momento di confusione in cui non si riesce nè a restare ancorati al primo tapis, ma ancora non si riesce ad andare alla velocità del secondo? |
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