E' una "scoperta" che ho fatto negli ultimi tempi quello di lasciare decantare i problemi che non trovano soluzione nell'immediato. Ad esempio la realizzazione della casa richiede tempi di decantazione ma che non vanno lasciati andare, vanno ponderati e misurati nel tempo.
In passato mi accanivo sui problemi, col risultato che potevano trasformarsi in ossessione, mi surriscaldavo in maniera eccessiva e perdevo il senso reale del problema. Mi accanivo sulla soluzione che mi ero prefissato senza valutare eventuali altre soluzioni che mi si presentavano davanti, ed erano soluzioni migliori a volte (col senno del poi). Per contro alcuni problemi che prima mi lasciavo scorrere addosso come fossero fastidi, oggi non riesco piu' a lasciarli andare e li affronto con un'atto di responsabilita' nei miei confronti. Se ad esempio in passato mi prendevo l'impegno di assolvere a un compito, a volte giravo le spalle all'impegno preso e rimandavo con eterne scuse. Oggi lo assolvo e faccio tesoro di come ho preso l'impegno, di come sono arrivato a prendermi quella responsabilita'. Magari la volta successiva ci rifletto meglio prima di prendermi quell'impegno. Pero' lo assolvo essendomi preso la responsabilita' di risolverlo. |
Col senno del poi ... tantissime volte.
Di regola il mio impulso immediato di fronte ad un qualsiasi problema( di soluzione immediata o meno) è quello di prenderlo in mano per la incontrollata necessità che questo si risolva subito e venga così meno il fastidio-tensione che mi provoca. Da qualche tempo ho notato ( accanto ad un'iniziale se pur brevissima tentazione di girare la testa dall'altra parte aspettando che passi solo) un mio sforzo per non agire , mi impongo di aspettare , di restare a guardare e mi dico : "...datti un po di tempo , aspetta fino a domani... aspetta di parlarne con .... " insomma cerco di prendere tempo .E' vero che la matassa non si sbroglia magicamente , ma spesso mi accordo che è meno ingrovigliata di quel che mi sembrava all'inzio , forse perchè mi sono data il tempo di osservare i fili. |
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In quel caso, istintivamente avrei mollato tutto per la rabbia ingrovigliando peggio il filo, invece ho potuto vedere una serie di cose che mi sfuggivano.. il problema senza soluzione immediata dunque ci si pone davanti come prova da cui ricavare un'esperienza? |
Se non riusciamo a risolverlo sto problema?
Astrid diceva che una soluzione c'è sempre... potrei anche essere quasi d'accordo, se è un vero problema una soluzione deve esserci, ciò che nasce muore etc... ma se non ci fosse dato di trovare la soluzione in un determinato momento o anche mai? Che facciamo? Rimaniamo con un senso di vuoto, ci intestardiamo e poi con entrambe ci perdiamo energia? Uno dei detti da cioccolatini orientali (i famosi pelugina icon_mrgr:) dice: "non pensare al cucchiaio, il cucchiaio non esiste" dovendo piegare il cucchiaio al nostro volere. E' giusto ma è facile dirsi, poi nella realtà è divertente nonchè illuminante vedere come vengono affrontati problemi irrisolti e/o irrisolvibili. |
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Mi è capitato spesso di non riuscire a risolvere un problema, per il semplice fatto che ci sono problemi e problemi, cioè quelli che un nostro intervento potrebbe risolvere, o quelli che non dipendono da noi...
Per il secondo tipo, quelli che non dipendono da noi, è obiettivamente difficile trovare una soluzione, o il bandolo della matassa. Per esempio se non si riesce ad arrivare a fine mese, per quante economie e sacrifici si possano fare, è chiaro che la soluzione del problema non sta in noi ma in chi muove i fili, rimanendo nell'esempio del groviglio da districare. In questo caso la soluzione dipenda da altre persone, ma il problema rimane ed è irrisolvibile con le nostre forze, anche se magari si potrebbe trovare una soluzione laterale, aggirare l'ostacolo, in effetti ho visto che anche se tutti si lamentano arrivano comunque a sopravvivere, quindi il problema c'è ma oltre il problema si continua a vivere. Citazione:
Per fare un esempio pratico, ho un po' di anni un problema di comunicazione con una collega di lavoro con cui non si può parlare, il classico tipo che vuole scavalcare tutti e va dritta al suo scopo, io che ho un carattere gentile e non amo la polemica, per risolvere il problema dovrei affrontarla a petto e dirle tutto quello che penso ma non ne ho il coraggio perchè con la dialettica mi farebbe passare per il torto... Quindi convivo con questo problema, certo dipende anche da me, ma non ho ancora trovato una soluzione.... Un momento, la soluzione non si trova perchè non c'è comunicazione alla pari e perchè non sono disposta ad espormi, quindi in un certo senso dipende da me che non ho un carattere combattivo... Quindi se il problema non si risolve è perchè non sono pronta a cambiare me, visto che non posso cambiare lei. Dire che il cucchiaio da piegare con la nostra volontà non esiste, sarebbe come dire che concentriamo la nostra energia su una cosa sulla quale non possiamo intervenire direttamente (quindi sprechiamo energia per niente), invece che su di noi che esistiamo e su cui possiamo piegare la nostra volontà, sarà questo il significato di quella frase dei cioccolatini ? |
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Quello del tempo, ovvero che succede se non trovo la soluzione entro tot (pure una vita) è un altro problema... quindi ha una (o più) soluzione. Quella che propongo, per quanto parziale, è legata al fattore tempo come parte integrante del problema e della soluzione. Come dire che una soluzione può essere tale nella coordinata temporale ics e non in quella ipsilon (indipendentemente se x viene prima di y o viceversa). Espandendo un esempio potrebbe essere questo. Riesco a guadagnare un milione di euri entro dopodomani? No impossibile (per me intendo e nelle condizioni attuali). Problema risolto. Devo per forza (per risolvere un altro problema) trovare il modo di guadagnarli... però se è impossible è un non problema... non ho il problema di trovare come fare, semplicemente non posso. Se il problema è genericamente come guadagnare un milione in un tempo ics invece ci possono essere varie soluzioni. O se si tratta di procurarsi la cifra non è detto che guadagnarla sia l'unico modo. Insomma dipende dalle limitazioni imposte alle possibili soluzioni. Il fattore tempo può essere una. Uhm, quel che era chiaro all'inizio del post adesso mi è molto meno chiaro... lascio qui il ragionamento. Effettivamente adesso intravedo la portata della questione. Bello sarebbe se ne uscissimo in qualche maniera. |
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Se l'ostacolo è aggirabile, superabile, e si capisce come fare, si può agire e superarlo altrimenti si rimane li davanti. A quel punto si può stare li a piangere o decidere che anche con quella limitazione si può vivere, ovvero si è accettato il problema, a questo punto l'ostacolo non è rimosso, ma abbiamo deciso di poter vivere ugualmente, senza andare oltre che equivarrebbe a mettersi l'anima in pace, una bella dose di umiltà ci vuole per fare questo. Sempre se ho seguito il senso del discorso senza perdermi.icon_mrgr: fiori.gif |
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O, cosa ancora più probabile, è che siamo noi il "problema" (il cucchiaio non esiste... quindi se vuoi piegare il cucchiaio è la tua mente che devi piegare........) Per molti problemi quindi si cerca la soluzione al di fuori quando invece è dentro se stessi che andrebbe cercata... |
Ho appena trovato questo aforisma di Einstein: "I problemi non possono essere risolti dallo stesso atteggiamento mentale che li ha creati."
Sembra una banalità ma invece quando mai pensiamo che se è il nostro atteggiamento mentale ad aver causato il problema, è proprio tale atteggiamento che dovremmo cambiare? Questo vale a tutti i livelli, anche in natura un temporale non può che causare pioggia e fulmini finchè le nubi non si diraderanno... |
Mah, forse per dimostrarmi che non mi vedo ancora molto bene, mi sono capitati tra capo e collo dei problemi, cioè me li ha creati qualcuno e io ho dovuto attivarmi.
strabuzza:Divento un mostro! piango.gifSto zitta un attimo, solo il tempo di far salire la rabbia sino al culmine e poi mi attivo e inizio a sgasare in modo logorroico svuotandomi di tutte le energie che possiedo. piango.gif Sbraito come un'ossessa.:bleah: Mi tendo talmente tanto che poi arrivo a concludere ciò che dovevo fare ma con il triplo dell'energia che potrei metterci. Poi arrivo a casa e ho fame. martello.: |
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Ciò che dice giustamente Stella a riguardo delle problematiche dell'arrivare alla fine del mese ha in sé già la soluzione in quanto alla fine del mese ci arrivano... Che poi non sia la soluzione che risolve il problema in via definitiva è un'altro discorso.. La differenza è su come ti poni di fronte al problema (in quanto se vivo il qui e ora, il problema dell'arrivare alla fine del mese sarà proiettato (e qui si riprende il discorso di Gris sull'etimologia della parola) al momento in cui i soldi stanno per finire. Pertanto ogni problema ha in sé la potenziale soluzione ma non sempre si RISOLVE, potrebbe proiettarlo ad un secondo momento o semplicemente parcheggiarlo per una risoluzioine futura.. o ignorarlo. Per cercare di chiarire il mio punto di vista, la soluzione potrebbe essere anche ignoralro o parcheggiarlo mentre la risoluzione è la conclusione definitiva del problema, puff sparito e risolto.:H |
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