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Mettiamo che ci sia un bravissimo nuotatore e che lo vediamo nuotare e ottenere risultati ottimi col suo nuoto. Mettiamo anche che egli ci racconti quanto bene sia il nuotare come lui. allora gli chiediamo di insegnarci a nuotare. Lui ci dice: guardate, per nuotare dovete entrare in acqua, sbattere i piedi e muovere le mani così e così. Si ma non siamo capaci. Ok, intanto entrate in acqua e sbattete i piedi. Eh ma non capiamo perchè dobbiamo sbattere i piedi. Aiuta a stare a galla e ad andare avanti. Ma come dobbiamo sbatterli esattamente? Lo scoprirete.. intanto entrate in acqua e sbattete quei (£$%£$£) piedi! |
Intanto metto un altro capitolo. In fondo ho messo delle note relative alla taduzione, in modo da non mescolare.
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Di questo secondo capitoletto mi hanno colpito soprattutto due cose:
La prima quella che vale più compiere una vita facendo la volontà di Dio che il sapere molte cose, mettendo a confronto il contadino che serve a Dio e il superbo filosofo che valuta il corso del cielo... Inoltre la responsabilità del sapere, perchè più sai e più gravemente sarai giudicato.... Altra cosa che mi ha colpito è quella di conoscersi veramente e disprezzarsi. (questo perchè vedremmo anche il nostro lato oscuro e ci renderemmo conto di quello che siamo). Citazione:
Quindi la cosa che emerge di più è l'umiltà e il disprezzo di sè, e non cercare tanto di sapere quanto di servire Dio, in questo servire Dio c'è una sapienza nascosta che si rivela solo agli umili e ai più piccoli, una sapienza fatta di serenità e gioia, in pratica quello che chi è pieno di sè non cerca e non riesce ad apprezzare.... Ma anche su questo capitolo c'è tantissimo da meditare. |
acquieta l'eccessivo desiderio di imparare, poichè ci si trova grande distrazione ed inganno...ci sono cose che giova poco o nulla all'animo...
ho ripreso queste frasi dal testo perchè mi inquietano...l'umanità dovrebbe sopire il desiderio di conoscenza per non essere distratta o indotta in errore! dunque lo studio del mondo, l'osservazione dell'universo, l'analisi filosofica sono distrazioni ingannevoli...concetto che non riesco a far mio, l'ignoranza, nel suo significato primario.. etimologico, è quella che induce gli esseri umani a sbagliare a cadere vittime di potenti sopraffattori, di manipolatori delle menti, gesù non può aver detto questo, gesù ha detto siate umili, non inorgoglitevi del vostro sapere perchè è poca cosa rispetto a quanto non sapete, siate umili ma consapevoli, non ci ha esortato a vivere nell'ignoranza, dovremmo dire, come un poeta di cui non ricordo il nome, beate le oche che non sanno perchè vivono e sono felici della loro condizione perchè incoscienti, beati gli animali che non hanno consapevolezza del dolore e dunque soffrono meno di noi! eppure tutti, anche noi qui nel forum, siamo alla ricerca del sapere, il desiderio di scoprire nuovi orizzonti è il sale della vita e quando non riusciamo a darci risposte convincenti ci sentiamo infinitamente poveri e frustrati. la paura di essere giudicata non mi può limitare, consapevolmente accetto di essere giudicata nè mi erigo a livello di dio, sono un essere umano sperduto in mezzo a questo grande mistero che mi avvolge e mi risucchia e non posso neppure pensare! mi sembra di leggere i miti greci dove la superbia degli uomini veniva punita duramente dagli dei gelosi! mi sento quasi di diventare superba, queste parole mi danno quasi lo sprone a cercare più a fondo, esisto so di esistere e non so perchè esisto e non devo nemmeno ragionare, studiare, devo restare ignorante...ma perchè, quale è il peccato, che cosa è il peccato ? oh dio quale confusione, sono disorientata, è una parte della religione che rifiuto e credo fermamente nella manipolazione di questi parole, di certo non così affermate da gesù. |
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Intendo dire che forse ciò a cui attribuiamo un peso, come ciò che conosciamo e abbiamo conosciuto fino ad ora poiché parte ormai stabile, fortificata del nostro apparato, da questo, forse, bisogna allontanarsi un po. E' ovvio che a questo punto si potrebbe fare molta resistenza, percepire confusione o anche attrito nel cercare altro perché quel che sappiamo, quel che diamo per assodato, da un certo punto di vista ci completa. Ma aggiungo che anche altri significati si possono trovare a questo passo come del resto agli altri. Uno fra questi, secondo me, vuole essere un monito ed un indirizzo a far bene. Non credo che si parli di " sapere " vuoto ciò che, in definitiva, attribuisce il titolo di " dottore". Molti, per portarla al giorno d'oggi, si vantano di possedere un titolo quando invece da un lato non sono, appunto, dotti ossia non conoscono la dottrina ma si vantano, dall'altro, solo di quel titolo che potrebbe dare loro un riconoscimento. Danno peso, come dire, alla forma più che alla sostanza. Si parla di una sapienza che peraltro non esclude quello che tu presumi sia escluso o da escludere. Anzi, neanche parla di essere indotti in errore dal mio punto di vista ma, all'opposto, parla di " distrazione ed inganno". Peraltro, ancora, proseguendo il monito nella parte sottolineata, ci dice pure cosa fare per avvicinarci alla Sostanza. :C: |
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. Quanto più e meglio sai, tanto più gravemente verrai giudicato, se non avrai fatto vita santa in conseguenza (a quanto sai) Acquieta l'eccessivo desiderio di imparare, poichè ci si trova grande distrazione ed inganno. Piu' si vuol salire piu' c'e' il rischio di cadere e farsi male. Di nuovo il sapere ed il crescere non sono solo bene sono doppi , anche male dunque ed in proporzione tanto piu' sali e cresci . Ops scusate il colore . |
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verrò giudicato da chi e perchè?diavolo.g: booh.gif |
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Perche' : perche' chi piu' sa piu' e' obbligato a non sbagliare , chi piu' sa piu' e' responsabile di quello che fa e quindi meno giustificabile . La superbia del sapere si manifesta nell'accontentarsi dell'erudizione anzi nel ritenersi migliore degli altri solo perche' eruditi . Insomma l'erudizione e' un mezzo e non un fine , ma siccome l'erudizione da' potere ecco che si viene sedotti dalla vanita' di ritenersi quello che non si e' ma quello che si ha ( anche se si tratta solo di cultura) , diventa un fine . |
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Nessuno ti giudichera' male e nessuno ti limitera' mai , neppure se Dio sei tu o noi come dici , se del sapere fai quello che devi. Questo e' il senso, non che sapere e' male, nessuno l'ha detto. Poi generalmente chi non sa e' ignorante , presuntuoso non superbo ;se e' anche superbo allora e' scemo . |
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Insomma l'essere dotto senza sostanza fornisce, esclusivamente, una parvenza, un riconoscimento dall'esterno. Conoscere determinate cose per il semplice gusto di dire: << " le conosco, le so ">> come se fosse un gioco a premi conoscere più di Tizio o Caio per un fine del tutto superficiale che è quello di apparire non di essere, a me non toglie nulla. La Sostanza, in fondo credo, sia altro. E' vero non hai parlato di certezze ma implicitamente ne hai fatto riferimento, mi pare, con quel " mi inquieta". Come se ti si fosse stato levato qualcosa, forse la terra da sotto i piedi...! Se il terreno dove cammini è la tua certezza e questa è divenuta il percorso sul quale ti trovi credo che sia inevitabile la situazione per cui, una volta minato, e questa mina oltre rischia di destabilizzare un complesso apparato, la stabilità del terreno stesso, anche la certezza traballa al momento dello scoppio. Insomma, parli di sopire ma si parla invece di "eccessivo desiderio", Citazione:
Ma bere acqua imbottigliata è la stessa cosa che berla alla fonte? Comunque almeno per l'inizio disseta o potrebbe dissetare per il resto della vita visto che l'eccessiva sete non ci fa distinguere i tipi di acqua. Semmai, a questo punto, non si tratta di non conoscere o fermarsi ad una conoscenza frivola ma di mettere in moto quell'intelligenza che per troppo tempo ha creduto di dissetarsi alla fonte... |
Citazione:
La ricerca in se stessa non è sapere, è appunto ricerca perchè si sa di non sapere, dicendola come Socrate. E anche se si sa di sapere qualcosa, sono molte di più le cose che non sappiamo e che non sapremo mai. Quindi lo studio e il cercare di capire non è sbagliato, ma questo non deve assorbirci talmente tanto da trascurare altre cose della nostra vita. Il sapere da cui si viene messi in guardia qui è quello che fa rendere superbi, del tipo iosotuttoio quindi "sono superiore a te" mentre sappiamo bene che il sapere è sempre relativo e per forza limitato. E si viene messi in guardia anche da quel sapere che ci fa avere sempre più sete, il che significa che è solo illusione quella che ci tolga la sete, e la continua ricerca di sapere diventa come un fuoco bruciante e può portare a distrazioni e inganni, riprendendo ad esempio le parole di Socrate nell'Apologia di Platone: "E tutto preso come sono da questa ansia di ricerca, non m'è rimasto più tempo di far cosa veruna considerabile nè per la città nè per la mia casa; e vivo in estrema miseria...." Dio giudica ciascuno in base a quello che è, per questo la cosa più importante è conoscere se stessi, che è appunto il titolo di questo capitolo: "Del sapere umilmente di sè" Umilmente perchè se mi considero migliore di altri abbasso la guardia e posso cadere nella superbia e in altre cose che mi allontanano dalla vera sapienza che solo Dio può dare, infatti la diede a Salomone ma quella più che sapere fine a se stesso fatto di tante nozioni era saggezza delle cose della vita... Gesù non ha detto: "Beati gli ignoranti" ma bensì "Beati i poveri in spirito" e questa povertà è quella che solo Dio può riempire con la sua sapienza, chi è già pieno di sè non ha nulla da riempire... abbraccio: |
Commento anch'io il passaggio incriminato.
Citazione:
Il testo consiglia anche di concentrarsi nel tentativo di sapere le cose che servono pr la salvezza (dell'anima), lasciando perdere, almeno un po', quelle altre "certe cose" che nulla avendoci a che fare, sono sapienza illusoria. Inoltre, tornando sull'acquietare e sull'eccessivo, il testo non dice di spegnere iil desiderio di sapere, consiglia tuttavia implicitamente, di controllarlo, gestirlo, incanalarlo verso obiettivi utili all'anima. Chi può acquietare desideri in lui, infatti, ha la capacità di non farsi dominare dalla brama e di indirizzare il fuoco del desiderio verso ciò che più conta. l'autoconoscenza. L'autoconoscenza conta perchè corrisponde alla conoscenza... degli altri e di tutte le cose. Se mi conosco perfettamente alllora conosco perfettamente la mia anima e so come salvarla... ne segue che lo so anche per gli altri. Se conosco il "mondo delle anime", conosco l'universo che, forse, in un certo senso, è l'anima di Dio. E posso allora sperare di arrivare a conoscere Dio... fine ultimo della religione, oltre che di tutti i percorsi spirituali. |
Citazione:
d'accordo anche con ray quando afferma che la vera conoscenza è umiltà, credo che soprattutto i grandi scienziati, le grandi menti, hanno la percezione dei propri limiti, ma qual è la conoscenza illusoria, quali sono le altre cose che dobbiamo tralasciare...penso alle interferenze della chiesa cattolica sulla scienza dai tempi dei tempi. da quando ha avuto potere la chiesa è stata sempre in opposizione con le scoperte scientifiche che sono il frutto della ricerca del pensiero, dell'evoluzione mentale di questi poveri esseri che ancora brancolano nelle tenebre, in balia della più totale ignoranza del perchè si agitano, soffrono, amano, si illudono, piangono, nella disperata ricerca della felicità, di una spiegazione possibile dei mondi... il desiderio di sapere è nato con l'uomo delle caverne quando dipingeva le sue mani sulla roccia o riproduceva se stesso e gli animali che gli stavano vicino, quello stesso uomo che oggi soffre e si dimena nella speranza di giungere ad un'idea possibile dell'impossibile concatenamento dell'universo. |
Libro 1, capitolo III
Metto un altro capitolo. E' un po' lunghino, mentre per esempio il prossimo è piuttosto breve, ma ho pensato che per comodità di lettura anche futura è meglio mettere un capitolo in un post.
Chiaramente questo non significa che gli argomenti dei capitoi precedenti siano esauriti... si possono riprendere in ogni momento credo. Citazione:
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Nel libro in mio possesso il primo paragrafo di questo terzo capitolo viene tradotto così:
1. Beato colui che viene ammaestrato dalla stessa Verità, non per mezzo di figure e voci che passano, ma per quello che è in sè. Le nostre opinioni e i nostri sentimenti poco valgono e spesso ci illudono. A che giova il discutere intorno alle cose sconosciute ed oscure, se non saremo giudicati e condannati il giorno del Giudizio per averle ignorate ? Gran follia è la nostra se, trascurando ciò che è utile e necessario allo spirito, ci occupiamo con piacere di cose inutili o dannose. Questo è "avere occhi e non vedere". (Ger. 5, 21). Ho messo qui questa traduzione non perchè la tua non sia valida, ma per confrontare il testo. Questo primo paragrafo dice chiaramente di farsi ammaestrare dalla stessa Verità, e la Verità è la parola di Cristo, che ha detto: "Io sono la Via, la Verità, la Vita" e qui si torna al primo capitolo, farsi ammaestrare dalla Verità equivale a imitare Cristo, in questo modo il suo stesso Spirito ci suggerirà la verità. Questo perchè ognuno si fa una interpretazione propria e ci aggiunge la propria opinione, quindi non è più la Verità. Viene detto anche anche di evitare di disquisire sulle questioni oscure, perchè poco ci giova, e non per quello che sappiamo verremo giudicati, ma per come abbiamo vissuto. Avere occhi e non vedere significa, secondo me, con un esempio, avere sempre una cosa davanti agli occhi ma a furia di cercare i particolari non vedere più quella cosa che ci sta davanti, dandola per scontata perdendo il proprio tempo a disquisire invece che cercare di viverla. Mi fermo a questo primo paragrafo, ma tutto questo capitolo vuol significare che la Verità ci fa sbarazzare dall'anima di tutte le cose inutili, fa condurre una vita semplice ma nello stesso tempo piena di quello che è più utile all'uomo, con l'umile conoscenza di se stesso, come si è visto nel capitolo precedente, più che con la ricerca scientifica che in sè è cosa buona, ma andrebbe subordinata a una vita virtuosa. Infatti se gli uomini imparassaro a vivere bene in questo senso invece che continuare a confutarsi tra di loro, tutti ne guadagnerebbero e al mondo non ci sarebbe tanta confusione. Gli uomini passano ma la Verità rimane sempre uguale a se stessa, chi veramente è sapiente agisce secondo la volontà di Dio, senza curarsi molto di essere stimato dagli uomini. |
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Sui commenti ci torno, il capitolo è lungo e ci sono un sacco di cose da dire. |
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Sui commenti sono d'accordo con te, sono molte le cose che ne possono scaturire, e molto da meditare... fiori.gif |
Libro 1, Capitolo IV
Metto anche il capitolo successivo che è piuttosto breve, anche se non abbiamo ancora commentato il precedente. Comunque è bello anche da leggere e si può sempre soffermarsi a parlare se qualcosa colpisce.
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Traducendo questo ultimo pezzo mi ha colpito un concetto che forse, solo leggendo, mi sarebbe sfuggito.
Grande saggezza è non essere precipitosi nell'agire e non soffermarsi ostinatamente alle (prime) impressioni In prima battuta avrei tradotto con un avversativo, tipo ma neanche, come dire che non va bene agire precipitosamente, ma nemmeno cristallizzarsi sulle prime impressioni. Però, a voler restare molto vicini al testo, la costruzione della frase non me lo consentiva. Così ho riflettuto. In realtà probabilmente è una sfumatura ma l'autore intendeva, sempre che io abbia capito, che le due cose sono solo aspetti diversi della stessa. Cioè agire frettolosamente e cristallizzarsi sulle prime impressioni è pressochè equivalente, sono due modi di fare la stessa cosa: non imparare, non ponderare, non dubitare (restare "solti"). Infatti se io resto cristallizzato sula prima impressione che da una cosa mi arriva e agisco in base a quella, anche se ci metto un secolo, sempre frettolosamente ho agito. Perchè non ho considerato altro... non ho aspettato, ho solo esitato. A quel punto tanto vale agire d'istinto... |
Quello che mi colpisce di questo capitoletto è la prudenza che si dovrebbe mettere nel rapportarsi con gli altri, non prendere per oro colato ogni cosa che si sente in giro, questo modo di operare darebbe adito a tante cose errate, ma meditare e valutare ogni cosa secondo Dio, e accettare ammaestramenti solo da chi reputiamo migliore di noi, piuttosto che intestardirsi su certi nostri convincimenti che non hanno basi sicure, o basati sul sentito dire.
E naturalmente non fermarsi alle prime impressioni e in base a queste agire precipitosamente, come giustamente ha sottolineato Ray. Quindi nell'operare e nel parlare bisogna usare prudenza e umiltà e prima di menare giudizi e opinioni di qua e di là e partire in quarta in qualche situazione ponderare bene la situazione magari con l'aiuto della preghiera. Così si può condurre una vita pacata ed evitare anche un bel po' di problemi. |
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Sembra, appunto. Basta osservarsi un minimo ed essere un po' sinceri con se stessi per rendersi conto di quanto preferiamo restare attaccati alle nostre impressioni (che chiamiamo altisonatamente "idee") piuttosto che ascoltare, o solo prendere in considerazione quello che dice chi è migliore di noi. Il fatto è che è duretta ammettere che qualcuno è migliore di noi no? Eppure, se siamo sinceri, quasi a prima vista lo/li riconosciamo. Una volta riconosciuto in qualcuno un appartenente alla categoria "migliori di noi" dovemmo ascoltare tutto quello che dice e, ove non collimasse con le nostre finte idee, mettere in dubbio prima quelle eppoi e semmai le parole arrivate. Se addirittura questo "migliore di noi" è il diretto rappresentante del massimo raggiungibile, semplicemente dovremmo, ogni qual volta una nostra meravigliosa idea non collima con quel che ci dice, buttarla a mare e fare nostra la Sua. Ma ci vuol coraggio... e forza. Tanta forza da contrastare e vincere l'attaccamento. |
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