le basi dei giochi di ruolo
Il principio e lo scopo principale, se non l'unico, dei giochi di ruolo è l'interpretazione.
Tutto il gioco si basa, (dovrebbe essere, poi nelle realtà che si trovano in giro è altro) sull'interpretare un personaggio dato all'interno di una situazione e di un contesto prestabiliti. Chiaramente la variabilità dei contesti e delle situazioni, nonchè dei personaggi dati, può dar luce a diversità pressochè infinite. Il contesto alla fin fine conta poco e serve più che altro a gratificare le preferenze dei giocatori (contesto fantasy, fantascientifico eccetera) oltre che a veicolare più o meno facilmente particolari situazioni. Il contesto può servire anche per decontestualizzare (vedi futuri, passati, mondi molto diversi dal nostro) e questo è un argomento che puà dar adito ad interessanti approfondimenti. I personaggi possono essere più o meno descritti... di solito, man mano che i giocatori diventano esperti, si tende a farsi i personaggi da soli, ma spesso i giocatori di lungo corso tendono a sentirsi esperti e a voler farsi i personaggi da soli pur in realtà senza essere in grado di fornire una coerenza comportamentale e agendo come gli pare più comodo di volta in volta, scambiando lo scopo della partita con lo scopo del gioco. Ad esempio, se io interpreto un pirata che in realtà è un prete in incognito per chissà quale motivo e in quella particolare partita devo appropriarmi di un tesoro e scopro che è nascosto in una chiesa non lo dovrei rubare, restando fedele al personaggio più che alla sua missione. E' un esempio scemo, ma penso che dia l'idea. Quanto si possono descrivere i personaggi dati? Non c'è limite: si possono vedersi assegnati personaggi in cui è già stabilito il sesso, l'età, il passato, le capacità, la personalità, la categoria nel gioco (mago, guerriero, vampiro ecc) oppure solo alcuni di questi e ognuno più o meno dettagliatamente. Ciò che non è descritto è libera scelta del giocatore, ma l'abilità (e il conseguente punteggio) dovrebbe consistere nell'interpretare (parlare ed agire, anzi pensare proprio) in linea con ciò che si è deciso, dichiarato o meno. Questo è il centro dei giochi di ruolo, centro spesso mal capito. Quindi ci resto ancora un poco, perchè compreso questo le altre regole diventano subito chiare e facili da rispettare. Il classico problema che sorge è confondere il giocatore col personaggio... insomma l'identificazione. D'altra parte è piuttosto difficile calarsi senza identificarsi, ma tant'è: si tratta di fare gli attori senza diventare il personaggio, e con un copione che è scritto solo per sommi capi (i punti importanti) e per il resto è libero. Chi fa il master (termine tecnico per il giocatore che interpreta tutto il resto dell'universo tranne i personaggi giocanti... insomma il corrispondente di regista, sceneggiatore e autore insieme) sa quello che grossomodo deve succedere ma non ha idea di quello che faranno o diranno i giocatori, i quali sono liberi di fare quello che gli pare da questo punto di vista. Ad esempio, quando ai giocatori una fatina comunica che un drago ha preso in ostaggio una principessa, loro possono anche fregarsene e andare ad ubriacarsi in locanda, per quanto poco senso questa cosa possa avere (non è detto che non ne abbia comunque. Quindi è compito del master (ruolo difficilissimo da fare bene, che andrebbe comunque fatto a turno) far succedere le cose attorno ai giocatori e interpretare tutti i personaggi di contorno (anche principali ma non giocanti, come il drago e la principessa di cui sopra) senza togliere libertà, senza che si creino contraddizioni o paradossi, e rispondendo adeguatamente agli stimoli dei giocatori, ossia producendo le corrette conseguenze alle loro azioni. Insomma una specie di muro che rimbalza la pallina, con corretta forza e direzione. Se i giocatori sono bravi il master interviene pochissimo e solo quando è rischiesto dalla narrazione (un dialogo, una descrizione eccetera). E' buona regola, sempre nell'ottica di non confondere personaggi e giocatori, stabilire che sta parlando. Di solito si parte dal presupposto che parla il personaggio (quindi quel che ha detto ha detto) a meno che il giocatore non lo dica espressamente. Qui nel teatro ci è venuto spontaneo di scrivere in grigetto quel che dice il giocatore. Ma il succo di sta cosa, che poi è quello che dovrebbe avere una qualche valenza per gli scopi che ci prefiggiamo, è appunto l'interpretare senza identificarsi (troppo). Ossia, per dirla in modo diretto anche se impreciso, spogliarsi di se stessi (i se stessi noti, ovviamente) e vestirsi del personaggio. Questo forse può far intuire parecchie cose a qualcuno. Bon, ci sono molte altre cose da dire, soprattutto sull'interazione tra personaggi e giocatori, ma mi fermo e lascio spazio per eventuali chiarimenti se saranno necessari. |
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Poi se vuoi darmi a bere che quando hai "trovato" quel diario non intendevi quello del titolo ma un altro diario qualsiasi e che il fatto che tu abbia trovato proprio un diario e non un qualsiasi altro oggetto non c'entrasse nulla col fatto che ci sia stato un diario nel titolo, allora mi hai preso per un grullo. Il che, anche se per altri motivi, può benissimo essere. boccaccia: |
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Filo.... spero di cavarmela con un post solo, ti prego....
Prima di tutto, adesso stiamo cercando di configurare la cosa più vicino ad un gioco di ruolo con tutte le cose che hai evidenziato del post di Ray sopra ("non ha idea di quello che faranno o diranno i giocatori, i quali sono liberi di fare quello che gli pare da questo punto di vista.") prima non era così anche se il concetto non era poi così diverso. Quando abbiamo iniziato questo secondo esperimento ho scritto (http://ermopoli.it/portale/showthread.php?t=5570) questo Citazione:
Potevi anche protestare subito.... Ho cercato di limitare il canovaccio solo al fulcro di ogni capitolo proprio per dare più libertà possibile, ma allo stesso tempo se non si voleva che ognuno scrivesse il suo proprio romanzo personale doveva esserci un punto fisso per ogni capitolo, un punto che non fosse di nessuno e di cui nessuno potesse impadronirsi. Tu sei partita in quarta, se al posto del diaro ci avesssi messo una cacca (scusa la finezza.. ma quando ci vuole....) ci avresti narrato subito dei tuoi bisogni corporali... ed hai tentato di muovere anche gli altri personaggi. Ti è stato fatto notare, e no, non si poteva lasciare quel post per il tuo muovere l'altro personaggio, oltre che sarebbe stato un pò assurdo un capitolo che parla di vari diari perchè tu volevi il tuo come una bambina capricciosa..... Quello che non hai compreso è che il diario o un Mattia inesistente o che altro poteva essere il centro degli altri capitoli è proprio insegnare a non stare in centro anche a chi come te vorrebbe sempre starci. Non stare in centro e lavorare per un centro impersonale aiuta lo spirito di gruppo, l'affiatamento e anche ad auto conoscersi. Nella vita più vuoi stare in centro e più ti cacceranno via, più non vorrai starci e più succederà, ma in quel caso dovrai accettarlo, mentre nel primo caso non lo accetterai mai... ma queste sono frasi tipo da guru dei cioccolatini, quindi non credo che adesso ci perderai 2 secondi per capire cosa voglio dirti :) Vuoi dirigere la faccenda? apri un altro 3d, proponi un modo diverso di procedere e con chi vuole portate avanti la cosa, non mi crea nessun problema, anzi... potrebbe essere positivo e istruttivo. Più che mettere a disposizione spazio e strumenti non posso, non mi impegno in qualcosa che non credo utile. |
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Il canovaccio della storia esiste sempre, come si sarà capito. D'altra parte è proprio questo che permette ai giocatori di esperimersi e far "vivere" il personaggio. Senza contesto manca l'appiglio. A questo punto introduco il secondo tema fondamentale, che se si ha capito il primo diviene subito ovvio. Si può muovere il proprio personaggio ma non quello degli altri. Anche perchè c'è qualche altro giocatore a farlo. Se ci si immagina di essere attorno ad un tavolo e ognuno fa un componente del gruppo che interagisce è più immediato da capire. Questo accade anche nella realtà: noi non possiamo decidere cosa un altro dice, fa, pensa eccetera e anche se possiamo cercare di indurlo a fare qualcosa che a noi interessa sarà sempre lui a farlo oppure no. Stessa cosa nel gioco, stessa cosa nella recitazione. Insomma i confini imposti sono nulla di più e nulla di meno di queli che abbiamo nella realtà: non possiamo decidere cosa l'altro dice e fa e non possiamo decidere cosa troviamo per terra. Ma possiamo cercare, interagire eccetera. Vi prego di dire se qualcosa non è chiaro. |
Uno, altrove hai detto che farai cose in sezioni ad invito. Lascio perdere qui? O continuo comunque e cerco un modo per riprendere la storia (descrizione personaggi, risistemazione contesto, una serie di regole ecc.ecc.)?
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Siete liberi di decidere come preferite.
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Ok. Volete che continuo a spiegare grossomodo come funziona un gioco di ruolo e che vediamo come questo si possa applicare e con che accorgimenti a quello che stavamo facendo?
Chi parteciperebbe? |
A me piacerebbe partecipare.
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Anche a me
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idem...
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Si continuiamo, tanto ormai questa è nata qui, all'esterno..
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Anche io vorrei provare
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Anche a me piacerebbe partecipare
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Vogliamo mica lasciar fuori quella sprovveduta di Emma?
Ci riprovo si |
Eccomi
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Partecipo
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Va bene
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Ok, appena ho un attimo di tempo organizzo qualcosa. Stavo pensando di iniziare un altro capitolo e ritirare fuori le vecchie questioni, come il diario, più avanti nel corso della narrazione. Anche per rodare il meccanismo... che comunque non sarà diverso da quello usato sinora, ci saranno regole più chiare e qualche restrizione interpretativa e stop.
Eventualmente se nel corso del gioco dovesse sorgere qualche dubbio magari ne parliamo qui e non li in mezzo. |
Per una serie di motivi, tra cui il senso della narrazione, ho pensato di iniziare un terzo capitolo che si svolge da un'altra parte e con altri personaggi (sempre interpretati da voi... così ognuno ne avrà più di uno), come quando nei romanzi c'è un cambio di scena.
Questo permette di chiudere il capitolo del diario così com'è, lasciando le nostre belle alle prese con se stesse icon_mrgr: e ripartire con una certa libertà. Poi troveremo qualche espediente narrativo per recuperare il diario e il suo uso. Se vi va bene preparo contesto e personaggi. Se avete domande e/o suggerimenti... |
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Ma certo che puoi partecipare. Appena ho pronto vi do le istruzioni, intanto leggiti quanto c'è già. In caso non ti faccio entrare subito nei primi post così vedi... ma se ci sono domande sul funzionamento alle pure che sono utili a tutti. |
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Pronto? |
Ricominciamo? new_monal:
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Mah, forse adesso, ad un anno di distanza, potrebbe avere qualche senso nuovo. Inizio a ripensarci... intanto sentiamo se c'è qualcun altro.
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Il tema del diario stà tornando a cercarmi in altri contesti ma da allora ho pensato spesso a questo laboratorio lasciato a se stesso.
Non sò bene come e se si deciderà di proseguire, il gruppo deciderà ma rimane il fatto, perlomeno per me, che se anche me lo dimentico il diario oramai è stato aperto, le sue richieste lette e le pagine vuote ancora da riempire. Certo è un laovoro magari un pò lungo ma potremmo valutare insieme seriamente se è un qualcosa per il quale vogliamo fare e faticare? Altrimenti chiudiamo il tutto è mettiamolo negli archivi insieme al salone degli specchi. Sarebbe un peccato ma sarebbe comunque una cosa con scritta una fine. Per ovviare al problema del secondo capitolo potremmo, se si decidesse di proseguire, fare che Emma nel foglio che ha infilato nel diario ha rinunciato a proseguire perchè ancora non se la sente di mettersi nero su bianco. Se non ricordo male le parole del diario c'era la possibilità di passare la palla se non ci si sentiva in grado di scrivere. Carla potrebbe leggere in separata sede il foglio dell'amica e decidere a quel punto se seguire l'esempio e passar palla oppure proseguire a scrivere. nonso.gif non lo so ragazzi, dopo tanto tempo ho voglia di impegnarmi sul serio, certo che ci vuole il gruppo e una regia che si prenda la briga di ricollegare un pò i fili...parliamone se vi và :H |
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