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Se è vero che è così per tutti a cosa mi servirebbe sapere quali traumi hanno ispessito la mia personalità? Un motivo vale l'altro. Indugiare troppo a lungo sullo psicologico mi sembra mi faccia girare intorno, mi fa rimanere sempre su un piano. Comincio a pensare che questa sofferenza derivi dal vedermi spogliata dalle varie personalità a cui sono abituata a vedermi, a pensare di essere, e questo mi spaventa moltissimo perchè non ho esperienza di altro al di fuori della mia personalità, anche se ne ho "assaggiato" qualcosa. |
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Condivido quanto detto da Sole sull'importanza di capire le proprie perculiarità, gli eventi che hanno portato ad una data situazione e le nostre reazioni a questi eventi naturalmente.
Lo psicologico è uno degli aspetti da tenere in considerazione, uno sui quali viene più facile lavorare all'inizio ma non può essere certamente l'unico. La paura di rinunciare alle proprie "sicurezze" basate sulla personalità è abbastanza naturale, nel senso che nel bene e nel male abbiamo vissuta quasi sempre attaccata ad essa, anche se poi i momenti più belli, andando a veder bene, probabilmente li abbiamo vissuti quando è rimasta coinvolta l'essenza in misura maggiore, anche se in modo non voluto , abbastanza episodico e casuale. Figurati che io ho paura dirinunciare a tutto il tempo che passo ad elucubrare, a parlare ocn me stesso, il pensiero di agire senza far precedere e seguire il tutto da ore e ore di analisi, contro analisi lo vedo come un salto nel buio...piango.gif |
Capire il proprio mal di vivere è un ottimo punto di partenza, ma ciò non basta.
Infatti molte persone sanno perfettamente quale sono i loro problemi, ma l'impossibilità a risolverli spesso crea questo. Il mal di vivere può essere anche dato da un incapacità di poter manifestare i propri talenti, perchè si è nel contesto sbagliato. Questo è solo un esempio, ovviamente. Concordo che per ognuno di noi i fattori sono diversi, anche se forse la radice prima di ogni mal di vivere è comune a tutti gli esseri umani. |
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Tu invece ti stai spogliando di alcune sue parti. Mi ha colpito la coincidenza. |
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Provo, magari un po' provocatoriamente ma dicendo quello che penso, a ribaltare la questione. Un problema impossibile da risolvere non esiste e se esiste non è un problema... |
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Piuttosto a un certo punto il motivo può diventare un ostacolo, ci si può identificare o ci si può lasciare condizionare fino al rallentamento. Prendo lo yoga come esempio, certe asana non le faccio perchè ho paura di rompermi la schiena, il sapere delle due ernie e di quanti problemi mi hanno dato in passato mi condiziona al punto da non lasciare fiducia e libertà al corpo di esprimersi secondo un potenziale nuovo e ritrovato di flessibilità. Pensavo cosa gliene frega all'Universo del mio motivo... Rifletto sempre sul perchè la mia questione è importante, importante per quale parte di me? Quanta importanza serve per risolvere? Citazione:
E' importante questa differenza perchè avrebbe a che fare con la macchia. Il dubbio è se certe possono creare danni irreparabili o meno. |
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Poi vediamo... una casa difficile da vendere per esempio o il non poter aver bambini! |
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Prendiamo l'esempio (tra quelli che hai fatto forse il più chiaro) dell'essere su una sedia a rotelle e voler camminare e correre. In questo caso, dove sta il problema per te? Nell'essere sulla sedia o nel voler correre (posto che siano davvero incompatibili, ma diciamo di si per facilità di discussione)? O nella loro incompatibilità? Inoltre, ammettendo che queste due condizioni (sedia e correre) siano incompatibili, sono entrambe perenni? Perchè affinchè un problema sia insolubile abbiamo bisogno di un'incompatibilità immodificabile. |
Mi piace il discorso Ray, e vorrei continuarlo ma non vorrei andare fuori tema. Effettivamente meno male che i problemi non li crea Dio senno sarebbero eterni.
A prima vista però i problemi che ho citato "sembrano" effettivamente senza via di uscita! |
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In ogni caso, dovesse uscirne qualcosa di interessante e più generico, si possono sempre arpire altri tread in altre sezioni per esplorarne altri lati. Come accennavo affinchè un problema sia insolubile sarebbe necessaria la presenza di un'incompatibilità e che essa sia immodificabile (se apriamo magari in filosofia, possiamo cercare tramitre esplorazione nuove e migliori definizioni di "problema"). Ora, già nell'esempio che porti della sedia e del voler correre, vediamo che il problema sparisce nel momento esatto in cui il desiderio di correre svanisce (posto che accada, ovvio), oppure in cui le gambe guariscono (anche qui, posto che accada). Quindi, di per sè, il problema non è insolubile. Fin qui concordi con me? |
Si fin qui concordo con te, i problemi non sono eterni, però molti sembrano insormontabile o senza via d'uscita.
Ad esempio io posso avere una delusione d'amore, e pensare che quella persona ormai non torna più da me, la soluzione potrebbe essere che quella persona può tornare, oppure riscoprire dentro di me una nuova consapevolezza, per esempio che posso stare con un'altra persona, o anche solo. Un mal di vivere dovuto alla disoccupazione, potrebbe essere che questo tempo di attesa, può essere utilizzato per stare di più con la famiglia, scoprire nuovi aspetti, aspirazioni e ambizioni di me, e poi magari quando questo succede, trovo pure lavoro! Ok, l'ho romanzata un po' troppo, però tendiamo a dare ai problemi e agli ostacoli una valenza assoluta, si questo è innegabile. Ah ecco un altro problema insormontabile, vorrei tornare giovane fisicamente ma non posso più! :D |
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In effetti un problema davvero insolubile non lo percepiremmo neanche. Citazione:
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Resta solo da comprendere come risolvere i problemi senza dover per forza rinunciare o avere un tale atteggiamento, altrimenti è facile, se c'è un problema, basta che rinuncio e risolvo!
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Poi non necessariamente si deve rinunciare a tutto, anzi. Si dovrebbe cercare di ottenere tutto quello che riteniamo conveniente ottenere data la spesa necessaria in termini di sforzo, impegno eccetera. D'altronde dovremmo anche renderci conto di ciò a cui faremmo meglio a rinunciare e farlo senza remore. Comunque detta così è banalizzata, forse il discorso meriterebbe uno spazio suo. |
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Ciao Filo, stiamo continuando di la, non esistono problemi ma soluzione, la discussione, questa la lasciamo al mal di vivere.
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La discussione alla fine ha cambiato direzione, si è focalizzata sulla questione problema e sua possibile risoluzione.
Quel che cercavo di dire è che volendomi allontanare dall'ambito psicologico non lo vedrei più come un problema, ma per ora come una questione esistenziale di cui non ne conosco i contorni. Il fatto che io avverto il mal di vivere in effetti non costituisce un problema che mi pongo e che senza la sua soluzione non posso andare avanti, di fatto ci vado avanti comunque, ma certo arrivarne a capo potrebbe migliorare alcuni o molti aspetti della mia vita. E' probabile che entro a contatto con qualcosa in atto più grande della mia portata di comprensione pur non costituendo ancora un problema da risolvere, potrei conviverci anche tutta la vita sopportandone l'inquietudine che mi procura. E' possibile secondo voi questa ipotesi? |
"Gurdjieff diceva che se un uomo non trova prima se stesso e comincia da lì, tutti i suoi sforzi ed i risultati raggiunti saranno costruiti sulla sabbia della personalità e al primo serio shock (lutti famigliari, fallimenti economici, incidenti, malattie improvvise) tutta la struttura crollerà."
E' un copia incolla, l'ho trovato cercando in giro ma calza perfettamente quel che voglio dire sul mal di vivere, cioè quando si comincia a prendere coscienza che esistono le sabbie mobili delle personalità, che tutto quello di cui abbiamo illusione di aver costruito può crollare. Bagliori, inquietudini notturne, sembrano lame affilate poi passano coprendo con altra sabbia, sembra tutto un sogno. |
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C'è un intero filone di romanzi classici con il "mal de vivre" come pilastro portante...
E se fosse una sensazione derivata dalla dispersione? Magari no ma se un problema è un problema solo se ha una soluzione se la soluzione non si trova è perchè non si vede o non si vuol vedere. Così dicono certi saggi perlomeno. La depressione è una voragine, una forma di buco che assorbe (mi ricorda un certo doppio :@@) che lascia senza forze, senza direzione, senza..oh...toh...senza contenimento perchè l'ansia che se ne produce dilaga fino a divenire debilitante e non se ne ha alcun controllo. Ecco l'altro protagonista, l'ansia, che assorbe pure quella, forte. |
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Stanotte ho sognato di nuovo il mio ex, lui mi diceva che con la sua nuova compagna non si trova bene, non sa cucinare, appena sistema le cose torna da me. Io ho un pò di conflitto ma una parte di me si sente rassicurata finalmente. Stammattina ho dovuto prendermi un'ora buona per alzarmi dal letto, doveva salire qualcosa legata a questo. Il fatto che ieri sera abbia parlato della mia oralità, mi ha risvegliato qualcosa. Credo che il tema che ho affrontato qui della sopravvivenza e il mio bisogno di assicurarmi cibo in bocca di tanto in tanto siano correlati. Ma anche il fatto che faccio questo sogno sia correlato con la mia paura della sopravvivenza, correlato alla storiella che non ho raccontato. C'è un unico filo conduttore. Lui è stato un uomo che, incosciamente di sicuro, ci ha marciato molto su questo mio bisogno fino a farlo diventare una vera e propria dipendenza di cui ancora non mi sono liberata del tutto. Lui non era un mangione, anzi non aveva il palato educato al gusto, lo ha imparato da me. Nel suo inconscio questo mio bisogno andava a soddisfare certe sue immagini che poi proiettava nell'intimità e che mi hanno disturbata per parecchi anni. Ci ho messo un bel pò prima di comporre il puzzle, ma ancora mi manca qualche pezzo. Oggi non sto bene, sono disturbata, penso che non mi basterà una vita in astinenza per liberarmi di tante cose. Mi sento messa all'angolo in un vicolo chiuso da cui non riesco a uscirne. Forse, come dice Ray più su, devo modificare atteggiamento verso la percezione di quello che sale, il punto è che per ora sale incosciamente e mi prende senza preavviso. |
Ho letto tutto e mi è salito come un senso di "esagerazione".
Mi rimbalzava in testa non un'idea, ma un sapore. Un rumore. Una cosa che non è facile tradurre in parole. Sovrafocalizzazione? Eccessiva attenzione? A me pare che tu dedichi una quantità mostruosa di energia in questa attività di microdissezione dei tuoi pensieri e dei tuoi percorsi, millimetro per millimetro... Mi chiedo se sia una cosa "pagante". Come per Achille con la tartaruga, questa specie di scomposizione del presente in un milione di frame non ti lascia camminare. Per me sarebbe impossibile, ecco perche' non mi ci ritrovo. Per come sono io la discussione sul "dove voglio andare, che strada voglio fare" prenderebbe il sopravvento sul "perche' sono cosi', oggi, cosa mi ha portato qui". Ecco perche' mi ci sento a disagio, in questa discussione. Manca un senso di scopo. (a me, a me, non mi stanco di ripeterlo, ragiono su di me, non su di te) |
Sei un uomo Cubo. Io credo molto nella differenza psichica fra uomo e donna, per questo ho scelto di giocare in un ruolo maschile, che mi porta a risolvere senza tante elucubrazioni.
Per ora c'è la donna paralizzata dal suo subire, se non interviene la parte maschile a liberarmi sto infognata fino a chissà quanto tempo. Se butti un oggetto in mare, primo o poi tornerà a riva, e se non c'è nessuno a toglierlo ritornerà in mare, così in un moto perpetuo. Periodicamente queste cose salgono e poi ritornano indietro perchè sono incapace di risolvere questa situazione. Io ti invidio Cubo, invidio quella tua parte maschile che sa risolvere, sa dove andare e andarci. |
Non mi conosci. Non credo nelle generalizzazioni. Ho conosciuto troppa gente che non cade nelle categorie per crederci ancora. Sono semplificazioni che possono aiutare, ma finiscono per farci affezionare ad esse, ne faccio a meno da anni.
Io mi posso concedere pozzi artesiani di microentomologizzazione spinta del mio ombelico. Una parte di me ne è gratificata, utilizzo strumenti che ho con le punte sottili, e mi dico quanto sono bravo e quanto sono sensibile e quanto sono perspicace. Poi pero' finisce l'angolo della sega mentale, mi do un calcio nel sedere da solo e mi muovo, la vita continua, ho obblighi verso altri e credo che a volte il camminare sia d'aiuto, se non altro per cambiare prospettiva. La bottiglia che ritorna spinta indietro dalle onde non trova mai due volte la stessa spiagga, tutto deve cambiare. Non dico evolvere, non è detto, la nostra vita è fatta anche di retromarce, di giri su noi stessi... ma non possiamo stare fermi seduti sullo scoglio. E nemmeno aver la presunzione di sciogliere tutti i nodi. O la speranza che possa servire, anche se lo facessimo, a vivere meglio di cosi'. |
Io sono dell'idea che non ci si butta nell'acqua ghiacciata in un giorno di tempesta con 40 di febbre.
Inoltre sono dell'idea che non si può stare a vita sulla spiaggia aspettando di essere totalmente guariti e con 35 gradi e l'acqua un brodo. Si deve trovare il coraggio di buttarsi quanto siamo almeno solo raffreddati e un poco indeboliti , sperando che l'universo ci offra una giornata quantomeno mite o al limite uggiosa. |
Cubo non ho capito un tubo di quello che hai voluto passarmi, vorresti ripetermelo in termini semplici e diretti? Dirmi secondo te come devo risolvere? Perchè a me questo interessa, risolvere, occore un modo per risolvere e che ci creda soprattutto suby, lui sai se non è convinto del tutto non mi lascia in pace durante la notte, non ci sono calci che tengono per farlo tacere.
Di calci nel sedere da sola me ne sono dati tanti e tante volte, non sarei qui altrimenti, ma forzare sul fare fin ora non ha risolto. Riguardo le spiagge è vero non è mai la stessa ma sempre spiaggia è, suby mi riporta la cosa in tante salse diverse ma sempre salse sono. Dici di non nutrire la speranza, vuol dire che a un certo punto occorre rassegnarsi? Mi rifiuto di rassegnarmi, voglio essere presuntuosa e sciogliere questo nodo. |
Non l'ho ripetuto abbastanza, parlo per me e non per te, non ho la spocchia di voler dire a te, senza saper nulla di te, come risolvere una cosa di cui non so nulla.
Io non so chi sia suby e non ho intenzione di fare una ricerca per scoprirlo, se vuoi che io lo sappia ti tocchera' dirmelo in termini semplici e diretti. Sulla rassegnazione: io preferisco accettare la realtà che conosco, quella che non riesco sempre a mettere giu' con la parola che squadra da ogni lato. ci sono parti della mia vita che non capisco, potrei ammazzarmici su o prenderla come parte della mia esperienza, e camminarci. a volte la soluzione, o una miglior comprensione, arrivano e sono arrivati piu' tardi. a volte non sono arrivati per nulla, e cammino con qualche nodo non sciolto, credo di non essere il solo. ho voluto scriverti cosa lascia a me leggerti: un senso di cricetismo, un correre e ricorrere in questa ruota senza andare da nessuna parte. tutto li', prendilo per quel che vale. se ha senso per te, evviva, davvero. e gli auguri sono sinceri. |
Scusa Cubo, pensavo che parlando di te mi suggerivi una possibile soluzione.
Suby è chiamato confidenzialmente il subinconscio che stimola l'attività onirica, da quando mi sono iscritta in questo forum ho fatto parecchi sogni particolari. I calci me li da lui, la notte quando dormo beata e ignara delle sorprese che mi sta preparando, come dice lui, quando vuole lui, quello che vuole lui, e fino a quando vuole lui, io posso solo prenderne atto e cercare di lavorarci. Per il resto è simpatica questa immagine del criceto, ma nulla di nuovo. Una delle prime cose che mi disse Uno fu proprio questa, giro in tondo senza mai andare diretta nelle cose. La ruota man mano diventa più grande ed io non mi accorgo che sto camminando su di essa. Tutte queste mie "crociate", spero mi servano a scendere dalla ruota e camminare su un rettilineo. |
nella mia esperienza limitata, quando una persona permane per molto tempo in uno "stato" sgradevole (es. la cricetitudine giroruotica centrofobica paripatetica) o lo fa perche' sente che da quello stato ottiene sofferenza ma miglioramento/crescita/esperienza, o perche' fondamentalmente ci si diverte cosi', le piace cosi'.
dato che tu dici che non migliori, in attesa di piu' plausibili spiegazioni devo scegliere la seconda possibilità. te piasce. |
Forse piasce a te Cubo questo giro sulla ruota!
Scusa Cubo, dove hai letto dove affermo che non miglioro? Io ho detto che non risolvo. E' diverso per me, non so per te... Una cosa non risolta anche se migliorata torna sempre, in modo diverso ma torna finchè non è risolta, solo allora non torna più. |
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avevo inteso male. allora si applica la prima delle due. soffri ma ci trovi un significato, in quella sofferenza. non posso che citarmi "se ha senso per te, evviva, davvero. e gli auguri sono sinceri." |
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Ma se tutto ciò esiste allora deve esistere anche una soluzione oltre la rassegnazione. |
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ma se, come invece penso, le cose che dici hanno per te una coerenza che io non riesco a trovare, meglio se sto zitto per evitare di scatenare qualcosa che non voglio. provero' a rileggere ancora, magari capiro' meglio. nel frattempo buona ruota, buona spiaggia. sincero, eh. |
Cubo, ti arrendi per sfinimento? diavolo.g: icon_mrgr:
E' stato un giro interessante sulla ruota del criceto, prossima volta spero incontrarti per strada, magari sgranocchiamo carrube e facciamo a chi sputa più lontano i semi :sornione: |
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