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Ma uscire in se non vuole dire nulla, ecco il senso della bolla che isola e permette il "riutilizzo" degli elementi in una forma nuova...'' Vedi Uno nel post ''immagini classiche .....'' Uno , non mi sono familiari i termini addensare , rarefare ecc. in relazione alla materia e allo spirito . Ricordo gli idrogeni di gurdjef sono la stessa cosa? La morte di quello che impedisce agli uccellini di uscire in pratica come avviene , con nuova consapevolezza preceduta da una caduta cui non si e' potuto resistere ma che si sa essere male o con consapevolezza senza caduta ? Voglio dire morte in questo caso e' solo morte del vecchio intesa come cosa buona o e' morte anche come peccato o appesantimento che precede la nuova consapevolezza? La bolla e' il simbolo dello ''stacco '' rispetto al mondo degli altri proprio di questa fase o come dici tu sopra il simbolo della conservazione di se' stessi cioe' il non perdersi o non disperdersi grazie al buono che c'e' in noi ? Spero che si capisca . |
Cercherei di stare il più possibile aderente a quello che dice Evola:
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Se dunque decidiamo di prenderla per buona ne consegue la deduzione che, un'operazione del genere, non può durare a lungo. Certamente non più di 3 giorni poichè, tale periodo, è il limite massimo di sopravvivenza senza bere acqua. Possiamo dunque affermare che la durata è compresa tra queste due grandezze temporali: da pochi minuti a 3 giorni. Penso che possiamo ragionevolmente ipotizzare una durata la più breve possibile: non credo che lo stato di morte apparente sia esente da rischi. E meno tempo esige meglio è. Potrei azzardare alcuni minuti nei casi più felici e qualche ora in quelli più impeganitivi. Non credo di più. Stabilito questo mi pare che possiamo concludere che l'opera al nero è certamente un inizio ma.......della fase........come dire.......del vivo dei lavori alchemici propriamente detti. Una fase intensa e decisiva. Un'accelerazione. Quello che mi preme qui sottolineare è che la fase della preparazione è, a mio modestissimo avviso, la chiave del successo. E in cosa consiste questa preparazione? Quanto dura? Si può fare da soli o è indispensabile una guida? E perchè gli alchimisti si limitano a dire che bisogna avere il controllo totale dei pensieri e delle passioni e un cuore puro? Questi obiettivi sono quasi irraggiungibili e comunque: perchè non viene almeno suggerito un metodo di automiglioramento? Sono convinto che sino a che non vengono date risposte esaustive e incontrovertibili a questi quesiti sia poco prudente avventurarsi nella fase........diciamo tecnica dei lavori ermetici. |
Prima di cercare di rispondere a Nike urge un chiarimento sulla morte iniziatica. Anche se volevo dare spago a Centomila, cioè limitare tutto solo all'Opera al Nero, le continue interpretazioni che leggo ci costringono ad accennare alcuni punti successivi sperando di fare chiarezza.
Sappiamo che pur dicendo in sostanza la stessa cosa, ci sono varie tradizioni, anche solo di matrice alchimista e/o ermetica. Usano termini a volte leggermente diversi o meglio diciamo che distribuiscono tappe ed eventi del percorso in maniera diversa. Per fare un esempio concreto esiste una corrente che fa precedere all'Opera al Nero quella che è chiamata Condizione al Marrone, la pietra grezza, la pietra marrone, il profano che chiede di iniziare il sentiero, poi un Opera al Verde tra quella nera e quella bianca e un'Opera al Giallo tra quella bianca e la rossa.... però l'Alchimia classica ha le tre Opere principali e basta, quelle intermedie sono tappe aggiunte per comodità di insegnamento in percorsi guidati da Maestri di alcune Tradizioni. Anche sulle morti iniziatiche e sulle iniziazioni ci sono varie correnti, alcune ne prevedono tre (tralascio quelle completamente fuori da ogni tradizione ed inventate per motivi di business) ma alla fine nella sostanza la vera morte iniziatica quella che rende liberi è solo l'ultima (con il corpo) quella che ci mostrò per la prima volta "pubblicamente" Gesù. Ed è quella che accade tra l'opera al Bianco e L'opera al Rosso. Ho scritto l'ultima con il corpo perchè a quel punto il corpo non è più materiale anche se può assumerne la consistenza. La morte (più piccola e per questo non considerata o meglio non così denominata da tutte le correnti dell'Alchimia) che avviene alla fine del Nero è quella che ci porta al cosiddetto Risveglio (per Nike: Individuazione può rendere, anche se limitatamente al lato psicologico) e che dal punto di vista fisico potrebbe anche non essere avvertita quasi per nulla a seconda della preparazione con cui vi si giunge. Viceversa potrebbe essere sconvolgente anche fisicamente e comportare un periodo di assestamento più o meno lungo per recuperare le normali facoltà necessarie alla vita sociale. In ogni caso che si avverta fisicamente poco o tanto, il cambiamento è già grande, aumenta la chiarezza di pensiero, o meglio si è in grado di pensare quando si vuole, si ha una maggiore coscienza del corpo e dell'ambiente circostante, in sostanza cadono molti filtri di cui ci siamo rivestiti con millenni di cosiddetta civilizzazione e possiamo iniziare a vedere noi stessi, gli altri, ed il mondo come realmente è, non con vaghe e nebbiose percezioni, che assomigliano ad un costante dormiveglia.. quale è poi la condizione comune. E anche possibile avere dei barlumi prima di tale condizione (quelli che molti scambiano per il risultato finale) ma ovviamente in quanto barlumi non sono stabili e ci fanno ricadere nel sonno. A chi non lo avesse letto consiglio L'inganno dell'illuminazione di Krishnamurti Uppaluri G (di solito abbreviato con U.G. e da non confondere con Krisnamurti Jiddu) che descrive in maniera perfetta cosa può succedere a chi si trovasse a vivere quest'esperienza non preparato. Magari ne potremmo parlare in un apposito 3d. Spero che sia almeno un pò più chiaro, inoltre sebbene sia possibile e rispondo volentieri appena ho tempo, riportare sempre il discorso alle fasi successive, per quanto a volte utile per inquadrare il discorso, ci distrae e porta lontano dall'intento di Centomila, che condivido, di cercare di approfondire l'Opera al Nero. |
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Direi grossomodo che l'entrata nel Nero corrisponda al passaggio da uomo 1-2-3 a uomo 4. Così come nel Nero l'adepto cerca infatti di attirare, addensare materia, così l'uomo 4 cerca di equilibrare, di "livellare" le sue tre componenti principali, fisico emotiva e intellettuale. La pesatura che avviene nel pieno dell'Opera corrisponderebbe allora al passaggio da uomo 4 a uomo 5, dove per la prima volta si inizia veramente ad essere bilanciati ed equilibrati (anche se ancora non del tutto). La morte alla fine dell'Opera al Nero, quella che ci porta al Risveglio e che comporta un primo vero cambiamento permanente, corrisponde al passaggio fra uomo 5 e uomo 6, ossia si è appena entrati nel 6 ma si domina interamente il 5, cioè l'Uomo Genio, quello in equilibrio in se stesso (uso termini specifici che per chi non conoscesse sono approfonditi qui, nel thread sulla Quarta Via) Non so quanto senso possa avere questo parallelo, ma credo che al giorno d'oggi la quarta via possa essere più comprensibile all'uomo comune della più astrusa Alchimia (almeno quella classica) perciò se si possono fare delle analogie utili a comprendere meglio, che male c'è? |
Non voglio essere riduttivo, Kael, tuttavia, per quel poco che posso capire di Gurdjeff, si condensa tutto (il lavoro) in una sola, decisiva, azione: essere coscienti di sè (lui usa la parola: "svegli") mentra si fa. Cioè "fare" è possibile solo se ci si sta "guardando" mentre si fa. Se si perde la prospettiva..........diciamo di auto osservazione si ricade "addormentati".
Questo in una sintesi, ne chiedo scusa, impietosa che taglia fuori gran parte del discorso sulla quarta via. I fatto è che, allo stato attuale, sono esclusivamente interessato ai problemi di ordine pratico. Sarà la mia emilianità che emerge.......... Vengo a bomba alla domanda: dovre trovi la similitudine tra il lavoro alchemico e quello d Gurdjeff? |
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Come detto comunque non voglio deviare il discorso, stiamo parlando di Opera al Nero e mi va bene restare in "chiave" alchemica, tuttavia ritenevo utile questo breve escursus.. |
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Ora ci provo.... E' possibile un parallelo con gli idrogeni di Gurdjieff ma non è una cosa semplice, per gustarla appieno bisognerebbe entrare nell'Alchimia concreta e pratica ed i suoi vari elementi; mercurio, zolfo etc... ma in questo momento non ho il tempo per strutturare la cosa. Per il resto iniziamo dal peccato, ne abbiamo già parlato ma il concetto è ancora troppo influenzato da un modo di definirlo popolar-cattolico. Il peccato è mancanza, cioè fare qualcosa che ci fa mancare (anche in italiano esce il concetto) non è qualcosa in più. Anche quando usiamo frasi come "sporcare l'anima" o la coscienza non parliamo di macchia (ti allego un pezzo di etimologia: "vale macchia e borgo, il quale è un mucchio di cose e nell'intero paesaggio rappresenta, alla pari di un bosco, un punto oscuro. Figurai Colpa, Difetto, Ciò che offende màcchia") posticcia come quelle bucato, parliamo di qualcosa che mancando ci nasconde quello che sarebbe se la forma fosse completa. La bolla è il raggiungimento della forma completa, saper non disperdere tutti gli elementi che ci occorrono per la prima trasmutazione alchemica. C'è lo stacco dal mondo (profano), ma in realtà questo è una conseguenza non il necessario. |
peccato mi fa venire in mente "mancare" verso la forma completa di se stessi.
che però è percepito solo quando quella "forma" di noi stessi quantomeno la intravediamo. Se non vediamo c'è peccato ma non essendoci vista non lo percepiamo come tale e quindi continuamo a perpetrarlo. che è anche come dire che sino a che non abbiamo fatto emergere l'Uomo in un certo qual modo pecchiamo spesso e volentieri. io sono abbastanza "digiuno" di discorsi alchemici ma "opera al nero" mi fa pensare all'opera di "putrefazione" (l'ho letto in un altro 3d qui nel forum) dell'uomo "piccolo" attraverso la costante autoosservazione dei propri desideri, attaccamenti e repulsioni legati a quello che non mi viene meglio che definire "ego" sto dicendo castronerie? |
Mi scuso in anticipo per questa domanda e spero non porti troppo fuori l'argomento del 3d.
Il percorso Alchemico e' fatto in solitario? Ho letto alcuni libri di alchimia ed in tutti si parla di un percorso da fare in "solitaria". Il neofita acquisisce esperienza in laboratorio seguendo le indicazioni scritte da altri ma non si accenna ad una collaborazione con altri. Non e' possibile che un gruppo di persone possa collaborare condividendo i risultati del processo alchemico? E' possibile farsi consigliare da un'alchimista esperto o che sia piu' avanti nel processo? E' possibile affrontare l'opera al nero seguito da un'alchimista piu' esperto? Chiedo venia se queste mie domande snaturano il tema del 3d "Opera al nero" e nel caso apro un'altro. |
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Credo allora che chiunque si trovi in questa condizione iniziale ossia quella per cui ci si trova spaesati all'inizio e non si sa a chi rivolgersi. Poi col tempo, e se è il momento ed il caso, si troverà Qualcuno che, successivamente, potrà accompagnarci durante il percorso. Ma questo accompagnamento, svolto giocoforza da chi ha necessariamente continuato e terminato a sua volta un percorso, si esplica esclusivamente nel farci vedere determinate cose e che tali cose dovranno, come dire, essere metabolizzate. Gia questo mi fa arrivare alla conclusione che il neofita è si da solo ma ( è ) " supervisionato" il suo comportamento e quindi le scelte o le scoperte che fa o farà. Quello che è possibile fare in gruppo, poi, attiene, ed è analogo secondo me, al ruolo che ha quello che " segue " il singolo ( ma anche il Gruppo ). Intendo dire che se da un lato c'è la condivisione delle scoperte - che ognuno per se fa, mi pare di capire - dall'altro queste scoperte " indicano - appunto nella stessa funzione di colui che " segue " il percorso del neofita - un qualcosa, un comportamento, una scoperta insomma che col passare del tempo farà anche chi ancora non vi è arrivato. Probabilmente cambiano i tempi di scoperta in relazione ad una serie di parametri " soggettivi" che non saprei elencare. Penso solo che si tratti del momento giusto, per tizio, momento che potrà non essere giusto, per la scoperta intendo, per Caio per cui questo sarà deputato a vedere altro e solo dopo arriverà alla medesima cosa che ha scoperto/sperimentato Tizio. Stessa cosa per quest'ultimo. Questo è quel che penso. Poi nel caso, visto che " vogliamo scendere " nell'Opera al Nero, posso correggere. :C: |
penso e ritengo che il "gruppo" (ma potrebbe espandersi a tutta la comunità mondiale) serva per mettere in mostra specchi che altrimenti rimarrebbero perlopiù nascosti.
nel senso che se il senso dell'opera al nero è "putrefarre" un qualcosa di ravvisabile in retaggi, condizionamenti repulsioni e attrazioni che via via emergono attraverso la discesa nelle profondità del proprio inconscio il "gruppo" fornisce questa "chiave" osservabile in chi si rapporta con noi. poi come dici giustamente tu ognuno ha i suoi tempi, modi ecc. ecc. ma ritengo sia questa la funzione di qualsiasi "gruppo". tutto ciò per fare "spazio" a un qualcosa che dovrebbe emergere successivamente. il discorso che è un "lavoro in solitaria" riguarda il fatto che ciascuno di noi ha retaggi e condizionamenti "soggettivi" e legati alla propria esperienza singola su questa terra. quindi è "solitario" il rivolgersi all'interno e il trovare ciascuno la propria chiave di volta. quello che può fornire un Maestro (e così vale per tutti i maestri) è un metodo su come farlo. Il resto spetta all'allievo. "alle nozze il re invitò tutti ma solo chi aveva il vestito bianco potè entrare" è come indossare quel vestito bianco che il Maestro cerca di spiegare ma non può e non deve sostituirsi all'allievo nel suo operato. Almeno così sento io. |
l'Alchimia in quanto tale è un percorso individuale, al più con una guida di cui si diventa apprendista.... però in molte Scuole e/o Tradizioni successive si utilizzano forme derivate dall'Alchimia con gruppi, Alchimia che non è però quasi mai operativa nel senso di alambicchi, il gruppo sopperisce questi.
Anche nel parallelo che era uscito con la Quarta Via uno dei punti più importanti di divergenza è che la Quarta Via deve per forza avere un Maestro (oltre che il gruppo), l'Alchimia teoricamente (poi in pratica è da vedere) può essere studiata e poi praticata in solitaria. L'altro punto divergente (tanto perchè ormai ho nominato) è che la Quarta Via per ciò che è stato divulgato si occupa solo di quello che in Alchimia si persegue con l'Opera al Nero. Per questo un parallelo tra le due (ma anche tra qualsiasi altre due Tradizioni diverse) è sempre da fare con calma, e vedendo solo quei punti di procedere in comune , senza mai cercare di voler per forza far coincidere tutto, è impossibile. |
vedi differenza tra quarta via e alchimia (non nel senso di tecniche ma verso cosa conducono) ?
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:C: |
grazie ray ma chiedevo un parere a Uno (dato che sulla quarta via ha detto espressamente "per quanto è stato divulgato" lasciando intendere che c'è altro)
ciauzz |
Il fine è, o era, sempre lo stesso, tutte le Vie tendono a quello. Di quello che è "divulgato" (virgoletto questa volta perchè anche nel divulgato, l'esoterismo nel vero senso della parola fa la sua parte) l'Alchimia è una delle più complete.
Questo non significa che bisogna mollare tutto e studiare solo questa, o che sia la migliore, quello che ho esposto è come se in una normale scuola vedo tutte le elementare, e in un'altra quando entro vedo già il piano di studi fino all'università, non cambia nulla, entrambe tendono all'università, per chi ci arriva, e una volta fatte le elementari posso passare alle medie etc... |
Riprendo un attimo da qui:
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La prima preparazione alchemica è quello di ingaggiare una lotta fra le due nature, simili ma contrarie, rappresentate dal fisso e dal volatile, dal maschio e dalla femmina, per ottenere poi un unica sostanza responsabile di tutta l'Opera. Nella mitologia greca il padre di Ercole è Zeus, Zeus che come radice etimologica rimanda a concetti quali "unire, congiungere", e perciò rappresenta quella sostanza "androgina" che possiede entrambe le due nature, dalla quale poi scaturirà l'eroe che sarà in grado di compiere la Grande Opera, Ercole. Il cuore del defunto per entrare quindi nel vivo dell'Opera al Nero deve aver superato questa prima fondamentale prova, unire i due principii volatile e fisso per possedere le stesse qualità dell'oggetto sull'altro piatto della bilancia. Fase cruciale definita come "notte buia dell'anima" proprio perchè si perdono i punti di riferimento, il fisso non è più solo fisso e il volatile non è più solo volatile. Mercurio e Zolfo devono mescolarsi vicendevolmente per dare alla luce il vero sperma metallico, acqua ignea o fuoco liquido, unico e solo responsabile della Grande Opera. La pietra deve subire innumerevoli lavaggi ignei (Fuoco... quindi, Volontà?) per essere purificata e spiritualizzata, per perdere il corpo grezzo e grossolano e rivestirsi di un corpo più raffinato. E' possibile collegare questo con la lotta che si deve ingaggiare (quindi sforzi, fuoco, principio agente e maschile) con le emozioni negative (quindi acqua, principio paziente e femminile)? |
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Questo mi aiuta a capire un po' di più, in un certo senso la bilancia magica non agisce con la forza di gravità terrestre ma con la nostra forza d'attrazione verso quegli elementi.. Se sono in equilibrio, significa che non siamo sbilanciati ma li attiriamo in egual misura.. |
Ragionavo sulla bolla da un altro punto di vista e mi ponevo alcune domande.
La bolla dobbiamo costruircela, tuttavia in qualche modo c'è già o c'è in parte... si tratta di sopperire alle mancanze, allle pecche, che poi significa con-formarla (dato che è in-formata), ossia renderla pari, equivalente (pesatura) alla sua forma, o alla forma che dovrebbe/potrebbe avere. E' anche vero però, per quel che pare a me, che la costruiamo partendo dal basso... d'altra parte mi pare logico, provare a costruire una casa o un muro partendo dall'alto per credere. Questo costruire, oltre che unn conformare, è anche un riempire. In effetti sono due aspetti della stessa cosa, dato che si tratta di sopperire a mancanze. Ma riempire ottiene l'effetto di chiudere. Ecco che quindi, il ripempirla del tutto potrebbe corrispondere ad effettuare quellla chiusura "ermetica" che permette l'isolamento dal resto, che impedisce agli uccellini di volar via e magari ad altro di entrare. Man mano che la bola si chiude, si restringe lo "spazio" di scambio con l'esterno e quindi dovrebbe aumentare la pressione si quello scambio (se stringo il buco aumento la pressione) e questo dovrebbe aumentare il rumore di questo scambio. Però una volta che la si chiude ermeticamente dovrebbe prodursi il silenzio. Mi domandavo se vale anche viceversa (posto che il mio ragionamento fili) ossia se il silenzio è ottenibile solo a bolla conclusa o se possiamo avere dei silenzi parziali/delimitati e questo magari aiuta a chiudere la bolla. Mi domandavo anche se la chiusura della bolla è conditio sine qua non all'avvio della putrefazione e/o se ne è la causa diretta, ossia che la chiusura, oltre a rendere il processo molto più rapido di quel che avviene in natura (ci putrefaciamo fin dalla nascita mi sembra di vedere) lo anche inneschi. Vista in altro modo, le varie riempiture sono ottenibili solo tramite processo di putrefazione, un processo la cui fine è quella piccola "morte" alla fine dell'opera al nero... morte che però in realtà inizia già da subito, e quello è solo il punto di arrivo/passaggio. Dico questo perchè la con-formazione della bolla, in quanto riempimento di mancanze, va ad eliminare quelle che sono prima percepite come "caratteristiche" individuali (ma che non sono dell'Individuo), ossia le varie avallature (e conseguenti montagne) che dif-formano la bolla dalla sua forma. Non so quanto si capisca di quel che ho detto... magari parlandone mi chiarisco. |
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Sulla putrefazione ancora qualche parola. Si sa che il vetro si ottiene dalla fusione ad alte temperature della sabbia (mista a carbonato di sodio mi pare) e che tale calore sia anche alla base dei processi che poi portano a putrefazione. Una volta che viene acceso il fuoco dunque la parte vegetativa del composto inizia a calcinarsi e ad emanare le sue sostanze volatili, mentre la parte sterile e sabbiosa fonde e si vetrifica, riempendo le "pecche" della sabbia e diventando impermeabile e trasparente. La costruizione della stessa bolla quindi rappresenta una putrefazione, della sabbia, della parte più esterna, che fonde e diventa vetro. Bolla che in qualche modo vedo anche strettamente connessa al corpo, ai nervi, e al loro grado di sopportazione. Un'altra versione al posto della sabbia che diventa vetro potrebbe essere quella dell'acqua che diventa ghiaccio... in questo caso ci sarebbe un raffreddamento (esterno) permettendo invece che ci sia un ricircolo "caldo" all'interno. In entrambi i casi comunque direi che contenuto e contenitore, inizialmente, siano mischiati e confusi fra di loro, e che l'arte dovrebbe separare. |
ma per la putrefazione non serve aria (in natura anche)?
se chiudo ermeticamente la bolla come può produrre putrefazione? che forse il gioco stia nel costruire una bolla che non sia del tutto piena e che al contempo permetta un anche minimo passaggio di aria? |
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Il principale agente della putrefazione è il calore interno di un corpo. Soggetti freddi o morti come vetro, metallo, plastica etc.. non putrefanno ma si decompongono, e pure assai più lentamente di quanto fanno gli organismi viventi o anche frutta e verdura. Il marcio è un chiaro segno che prima là c'era la vita. L'uso del termine putrefazione anzichè un sinonimo (seppur non del tutto appropriato) come ad esempio decomposizione secondo me sta proprio a porre l'accento su quel marcio, che invece roba "morta" come la plastica non produce e che si decompone "pulitamente"... |
beh alla luce di quanto dici a questo punto provo a fare una sintesi di ciò che leggendo qui penso di aver compreso.
costruire una bolla, in cui si richiamano al suo interno tutte le parti di noi stessi, ermeticamente chiusa all'esterno (Quindi mi fa pensare a nessuna influenza esterna). Grazie al fuoco sacro, lavoro interiore di putrefazione del "marcio" interiore. con attenzione ad ogni minimo particolare per la trasformazione in "bianco" Insomma, chiusi all'esterno da ogni influenza, lavoro personale di autoconoscenza e putrefazione di tutto il marcio che ci portiamo dietro. Forse come dice Uno non finisce mai proprio perchè soprattutto all'inizio l'autoanalisi non è "massima" e via via che si avanza cmq ne rimane sempre un pò (sempre meno) da trasformare? |
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solo che ne fa sparire (la trasforma) una (perchè la vede) e magari in quel mentre ne vede un'altra, comincia a lavorarci e così via. Insomma una cosa di questo genere. diciamo che più "pulisci" più crescendo vedi cose che prima non vedevi. questo almeno a mio parere e per questo "non termina mai" , anche perchè siamo infinitamente perfettibili. |
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Paradossalmente se sparisse sarebbe una perdita, proprio perchè non avremmo di che trasformare e avremmo una "fonte" in meno. E' anche vero che se trasformo completamente (posto che si riesca) quel che era nero nero non è più (ma parte nero). |
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io penso si riesca a trasformare completamente o quantomeno ritengo sia li che occorra mirare. altrimenti è come un sedersi a mio avviso. forse all'inizio va già bene pensare che serva trasformare anche solo parzialmente ma poi andando avanti (per il discorso precedente) forse ci si accorge che si può fare anche di più |
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il propulsore successivo in pratica non è il tuo nero ma quello altrui... che tu utilizzi come carburante?
non è forse quello che fa il maestro o mi sbaglio? allora ho una domanda: cosa è meglio fare in una situazione ove non si riesce a trasformare più il nero altrui ma si viene fagocitati da esso? meglio cambiare aria? o meglio rivolgere di nuovo l'attenzione solo e unicamente alla bolla? direi entrambe ma mi sa che mi manca un pezzo |
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Quindi il nero non finisce, anche quando si è completata l'opera al nero. Approfondendo c'è un nero generico, in cui siamo immersi e un nero nostro. Quest'ultimo è generato dagli effetti in noi del nero che preme e a seconda delle tendenze di ognuno, i vari "demoni" abiteranno più o meno comodamente in noi, diventando le nostre particolari tendenze a "peccare". Identificate queste i demoni restano. Abitano in noi ma non sono nostri, e sonoin noi solo parzialmente, sono anche fuori di noi. Un po' come se noi fossimo circondati da un lenzuolo e questi demoni premessero il lenzuolo da fuori, alterandone la forma e in parte penetrando il nostro "spazio"... quello che sarebbe se non riuscissero a premere. Cambiamo il lenzuolo con bolla e il gioco è fatto... quando riusciamo a tenere la bolla in-formata (quindi dopo aver visto ee dominato tutte le pressioni) ecco che siamo pronti per l'infornata. Non si può sttare tutta la vita dentro la bolla... questa frase però ha anche altre velenze che devo approfondire e che credo mi siano parecchio utili a livello personale. In effetti la tendenza/tentazione è facilmente immaginabile. Per quanto difformata in parte protegge. No stefano, non si può trasformare il nero altrui, ognuno può trasformare il proprio. Quello altrui semmai può aiutarci a vedere il nostro. Perchè risuonano. |
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Questo "movimento" è ciò che esalta l'intima essenza di una cosa. Se l'acqua è nera infatti il movimento non farà che renderla ancora più nera di prima, alzando gli eventuali depositi di nero sul fondo e mischiandoli all'acqua. E' però anche l'unico modo per conoscerli, per portarli a galla e poterci lavorare. Il movimento è calore. Spesso ci si illude di essere già purificati per il semplice fatto che, in assenza di movimento, il nero si è quasi tutto depositato sul fondo e lascia l'acqua piuttosto limpida e chiara, dando appunto l'illusione di godere di un'acqua pura... (e questo è anche il motivo per cui è facile cadere nella tentazione di rinunciare al movimento per illudersi di essere arrivati da qualche parte...) ma finchè non la si smuove per bene si può star certi che qualcosa sul fondo ci sarà sempre... Una volta poi usciti dalla bolla, purificati sul serio, il movimento attaccherà qualsiasi corpo estraneo dovesse entrare, trasformandolo all'istante e impedendogli di attecchire. Si continua sempre ad essere soggetti al nero, però se l'acqua è pura e il movimento sufficiente, questa si rigenererà continuamente e sarà sempre "potabile".. |
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beh ma non stavo parlando del passo ulteriore (che giustamente hai citato) stavo parlando del passo precedente. insomma se lascio che attecchisca a quel punto da quel che dici serve "calore" e nello stesso tempo opera o anche di un clima maggiormente favorevole? |
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Comunque trasformare non è la parola giusta, il nero c'è (sia individualmente che collettivamente) e rimane in una certa quantità di li non si scappa. Diciamo che si può lavorare sull'attrazione a cui noi o altri (roba da Santi e Maestri ricordiamolo ancora) siamo soggetti. |
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ma non sono d'accordo con questa affermazione che come per altre mi sembrano di "accontentarsi" e anche di "dato che non posso io non può nessuno" (ma non me ne volere tu diciamo che fa parte anche di me) sarà anche roba da "santi" e "maestri" ma c'è chi lo fa o cerca di farlo. |
Citazione:
Quote:
Comunque sono discorsi triti e ritriti, robe tipo la Luna e il dito. |
mi va benissimo non ti accontenti.
di fatto non accontenta nemmeno me. |
Citazione:
Qui stiamo parlando dell'opera al nero e, per quanto riguarda questo ambito, ti ho detto la verità senza accontentarmi di nulla, semplicemente constatando la realtà. Non puoi fare nulla col nero altrui se non usarlo per indirettamente vedere il tuo. E sono convinto che neanche realizzata questa prima (di tre opere) cambi qualcosa da questo punto di vista. Il rischio di illudersi è grossissimo. E' già difficilissimo, ai limiti di ognuno, avere a che fare col proprio e, appena lo si vede, col collettivo, che occuparsi di quello altrui è tempo perso solo pensarci (per come io sento su sta cosa, non sto dicendo che tu perdi tempo). |
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che vi sia un grossissimo rischio di illudersi sono d'accordo. ma anche qui era per completezza che ho citato la possibilità ulteriore (ma ribadisco io non ho mai letto ne di Maestri ne di Altro ne ho seguito corsi ne cose di questo tipo) mi sono basato qui come anche in altri casi su personali mie deduzioni. che poi siano confortate dal parere di altri può anche farmi piacere |
Caro Stefano... il nero altrui? Interessante davvero. A questo genere di operazione, veramente, non avevo mai pensato (spero non sia per non-altruismo...).
Comunque a mio modesto avviso questa piccola trovata geniale esula dalle tradizionali operazioni alchemiche, che sono già da sole troppo complicate da capire ed approfondire, anche restando nei rudimenti. Il nero altrui... certo come elemento di osservazione e con-divisione, come anche di com-passione nel senso più vero, è altamente (e "altramente") costruttivo... Ma questo Nero di cui parliamo, il Corvo o Cornacchia, o la Nigredo, più raramente chiamata anche Corona (per il "Coro" di Elementi che lo caratterizzano e ne infliggono le proprietà), è qualcosa di talmente "altro" da quel che tutti conoscono, di talmente già "oltre la Porta" della nostra comune supposta "normalità", che valutare se quanlcun altro lo stia conoscendo e vi si stia addentrando, credo sia immensamente più complicato che accorgersi, ad esempio, che una persona stia, ad esempio, "attraversando un periodo nero". Si tratta, insomma, di una Materia (nel duplice significato di materiale e anche di argomento) "altra", non a caso davvero sacra. Spero di leggerti/vi presto... Ciao. |
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