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perchè l'altro è un altro noi stessi. e allora che senso ha competere arrivando a imbrogliare ecc. ecc. (magari)? così come è meglio "competere" con le parti di se stesso oppure "unire le forze" e procedere "tutti insieme appassionatamente":)? a quel punto se uno è più "indietro" non ha forse più senso fermarsi ad aspettarlo? |
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se invece si ha voglia è un altro discorso |
Ragazzi mi è appena accaduto. Ho cantato un pezzo da solista in chiesa al 25° anniversario di matrimonio di mia sorella accompagnata all'organo dal mio compagno. Una signora ci ha chiesto di suonare e cantare al matrimonio civile di sua figlia sabato.
Non posso crederci! Io non sono una professionista ma la signora si accontenta, le è piaciuta la mia voce, le imperfezioni non le ha nemmeno sentite. Del resto una professionista dovrebbe pagarla molto, io mi accontento anche solo di debuttare, sarebbe la prima volta per estranei. Io che sono così esigente in fatto di suono e tecnica perfetta vengo scelta con le mie imperfezioni. Certo è relativo alla preparazione musicale del pubblico che mi ascolterà, diranno che sono brava quando io conosco le mie lacune ma se mi accontento farò l'esperienza altrimenti rimando alla prossima vita. Dovrò essere umile con me stessa ed accontentarmi dei complimenti di chi molto non capisce di tecnica vocale e godermi il piacere di cantare. Che ne dite? |
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Come se uno rinunciasse ad una partitella a calcetto perche' non e' un kaka' icon_mrgr: . |
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ma dato che esiste un detto "non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te" che io reputo "legge" visto che io apprezzo quello che ho scritto sopra lo faccio a mia volta. se tu non lo fai a me sinceramente non me ne frega na mazza:) |
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Tornando al discorso del 3d, anzi entrandoci perchè fin'ora non ci sono mai entrato sul serio.... non vorrei dar l'idea che ne sottovaluto la profondità, ma potremmo sintetizzare il tutto con: Essere completi è tendere alla perfezione. |
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Io non sono maniaca della perfezione, anzi sono molto imperfetta e non mi super impegno per avvicinarmi alla perfezione. Il mio è un anelito, una certezza che si può fare di più e meglio. Io mi sono fermata nel saper fare tanto ma non mi sono perfezionata in nessun campo. Questo non mi impedisce di guardare a chi o cosa si avvicini alla perfezione. Io mi accontento del mio livello canoro ma se devo ascoltare una voce voglio nutrire il mio udito con ciò che più si avvicina alla perfezione del suono. Voglio godere della vista di un bel panorama non certo di scempio edilizio. Se posso scegliere, se ho scelta, altrimenti mi accontento di quel che c'è. E' una questione di qualità. Riesco a percepire cosa è più bello, più perfetto anche se non riesco a riprodurlo. Non è un cruccio perchè non riesco a farlo io ma è piuttosto una ricerca interiore di avvicinarmi a ciò che sento migliore per me. Ma saper scegliere è una qualità che va coltivata e sviluppata. E' la capacità di discernimento che consente la distinzione. Se ricevo un complimento per un mio difetto da me riconosciuto con consapevolezza non mi ci attacco con l'ego altrimento non cresco. Sono critica con me stessa perchè non voglio fermarmi dove sono anche se al momento mi accontento. Dentro ho la spinta a migliorare. Rifaccio la domanda che ho posto più su: da dove viene l'anelito alla perfezione? Cos'è la perfezione? Esiste il termine di paragone verso cui tendiamo ad avvicinarci altrimenti non ci sarebbe crescita, evoluzione. |
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quello lo chiamerei "gusto del bello". ma è abbastanza relativo. nel senso che confrontando due persone una che canta "perfetta" e l'altra con imperfezioni (secondo me) occorrerebbe valutare anche altro. magari la tal persona è partita da un livello molto più basso rispetto all'altro e ha migliorato molto di più rispetto all'altra che di per se consideri "perfetta". e comunque se la prima per essere così ha violentato se stessa e ha perso il "gusto" di cantare, mentre la seconda ogni volta che canta esprime tutta se stessa secondo me una non ha compreso un'acca, l'altra ha compreso tutto. |
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per la prima parte sottolineata non è detto, se non consideri tutto e non solo il lato "tecnica"... sulla seconda parte per me è così'. e non riguarda esperienze personali |
Michelangelo passò gli ultimi venti anni della sua vita sopra un ponteggio, in inverno ache a quel freddo ,nella Cappella Sistina, con il corpo e le mani dolenti, per completare tendendo alla perfezione il suo lavoro. Di sicuro la sofferenza fisica lo tormentava, ma era la cosa che egli desiderava di più finire quel lavoro, era il suo unico bruciante scopo, quel messaggio e quella testimonianza descritti coi colori e con i segni, davano il senso al suo sforzo.
Quando dici esprimere tutto se stessi, bisogna pensare che non riesce solo perchè lo desideri con tutto il cuore, prima devi avere affinato gli strumenti per farlo, altrimenti è come il bambino che è già capace di articolare bene i pensieri ma l'area della sua parola non è matura e non gli permette di esprimersi ancora. Quando parliamo di arte devi anche fare i sacrifici della esercitazione, dell'affinamento delle tecniche, che deve essere cosa diversa dal subire violenza. |
Concordo con te Webetina ed aggiungo che senza la conoscenza di regole, metodi, disciplina non si può dare il meglio di se stessi, non si può dare arte, bellezza, perfezione.
Ma, parlando di musica, si può dare con tutto se stessi tanta cacofonia... |
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ma se il tendere alla perfezione (e quindi imparare quanto vai dicendo), impedisce di vivere la vita sapendola assaporare al meglio e sapendo gioire delle piccole cose... di fatto questo porta alla lunga a mal di vivere e frustrazione. quindi a disequilibrio. questo era il senso di quanto ho scritto. e di esempi ve ne sono infiniti, anche in musica. se ci si concentra solo sulla tecnica e non si "espande" se stessi nel resto, si sta violentando se stessi. |
per questo anche in questo campo il "secchione" di turno non è quello che molti considerano "perfetto" dal mio punto di vista.
il perfetto è colui che sa esprimere al meglio se stesso nel momento in cui lo fa. per lui quello che per te è "cacofonia" è il massimo ottenibile in quel momento. se invece tu potresti dare 100 ma rendi 50 sebbene tu sia migliore a livello chiamiamolo globale rispetto all'altro non sei "perfetto" in questo senso. |
Secondo me tendere alla perfezione è l'unico modo per muoversi davvero verso qualcosa, qualsiasi essa sia. Molto probabilmente non ci si arriverà mai, ma l'importante è tendere l'arco il più possibile. :)
Chiaro che se diventa un'agonia qualcosa che non va c'è.. Per quel che ho potuto osservare su di me la cosa diventa pensante quando non lo si fa per se stessi ma per avere il giudizio favorevole degli altri. Quando lo sforzo invece è fatto solo per sè non c'è sacrificio che tenga. |
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Addirittura anche quando si realizza che il giudizio favorevole degli altri è difficilmente ottenibile a prescindere, magari perchè non ti concederanno mai la soddisfazione di riconoscere un tuo buon risultato, anche in questo caso invece di concentrarsi solo su se stessi, si continua, (sto facendo tutto questo discorso in modo impersonale ma ce l'ho soprattutto con me stesso) a voler cercare il modo in cui mettere gli altri con le spalle al muro, quasi a costringerli , senza scampo, a darci un giudizio positivo . |
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concordo più o meno. Anche se paradossalmente anche il farlo per te stessa inizialmente... può essere vincolato da un certo scarso giudizio che hanno gli altri di te (è una delle casistiche) |
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il perfezionismo ci muove verso la massima efficenza , la completezza verso dove ci muove? |
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Se io volessi cantare dovrei allenarmi, studiare e molto altro.... Hai voglia che io dia tutto me stesso e basta... lo potrei fare, ma non essendo un talento naturale e volendo il tuo bene sarà meglio che tu non mi ascolti mai cantare icon_mrgr:. E uno che è dotato naturalmente? Deve accontentarsi? In sostanza, quali sono i mezzi, i tempi e lo sforzo giusto per tendere alla perfezione? Sono quelli che vengono naturalmente ma tenendosi sempre nella giusta tensione. Se vado a correre a 5 km all'ora perchè camminando comodamente e senza fatica faccio 6 km all'ora allora non sto correndo. Come avete detto voi è importantissimo per chi e per cosa si fanno le cose. Se studio come un matto per gli altri si che rischio di andar fuori di testa. Se studio come un matto per me stesso.... che dite? E' giusto o sbagliato? |
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Questo perche' la perfezione nello studio mi fa mancare altro che e' indispensabile a qulla completezza come individuo cui devo tendere . Se l'individuo e' essere e conoscenza ,faccio un esempio , fare solo conoscenza non basta . Si puo' andare fuori di testa anche se si studia solo per se stessi , la realta' che ci rappresentiamo ne esce distorta . |
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appunto... |
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ribadisco, se questa "tensione" ti porta a non saper vedere la perfezione insita in ogni cosa, c'è qualcosa di fortemente (a mio avviso) distorto e qualcosa di fortemente non compreso dell'esistenza.
cosa che a lungo andare e all'estremo porta a sentirsi superiori-inferiori, a creare classi, sette ecc. ecc. ecc. se lo si vuol vedere per bene è così. detto questo è proprio il non equilibrio in questo atteggiamento che causa la maggior parte delle cose di cui ci lamentiamo ogni giorno. |
scusate la citazione
ma alla luce di questo ditemi come interpretate questa frase: il regno di dio è dentro di voi e fuori di voi ma voi non lo vedete. ecco... dove scorna tutto questo bel ragionamento. scorna a mio sentire con quanto scritto sopra. |
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E sicuramente studiare per arrivare alla perfezione escluderebbe il resto . |
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Magari riuscire a fare le cose, qualsiasi cosa, "come un matto"! |
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Cio' non toglie la correttezza del titolo del 3d : la perfezione o la tendenza alla perfezione in qualcosa e' d'ostacolo al completamento dell'individuo . Poi uno puo' vivere come gli pare . Magari se ha capacita' particolari riuscira' a fare molte cose tendenzialmente perfette lo stesso . In genere e' difficile pero' . |
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Tutto e' giusto niente e' sbagliato ma perfezione e completezza non sono la stessa cosa e non vanno d'accordo generalmente . |
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In ogni caso non concordo quando dici che completezza e perfezione non vanno d'accordo e non sono la stessa cosa. Sono decisamennte correlati invece. La perfezione in se non è raggiungibile in questo piano, la completezza si anche se poi va mentenuta. Ma sono due cose correlate... ciò che in altro piano è perfezione in questo si manifesta come completezza. D'altra parte, per completarmi devo mettere ciò che manca... e per me magari è proprio studiare come un matto, per te è magari mettere un po' di tutto in dosi simili. Quindi la vedo dura a distinguere cosa ci porta alla completezza senza prendere in considerazione da dove partiamo... ognuno di noi. |
Vi siete mai chiesti quanto sacrificio ci sta in una donna gravida che affronta mesi di gravidanza problematica a letto magari con due flebo? Per cosa lo fa? Per se stessa? per il figlio? altro? Non sarebbe più facile lasciare avvenire l'aborto e tentare più là? e quando questo capita più di una volta?
L'Amore è il motore di tutto, quando dietro un sacrificio di qualunque tipo ci sta l'Amore tutto è giusto, è lecito, è bello, è perfetto. Amore per lo sport, per la musica, per l'arte, per un figlio, per la giustizia, per la libertà, per la patria... l'amore perfetto di Dio credo ci stia dietro, quello da cui proveniamo e a cui ritorniamo. A sua immagine e somiglianza, finchè la somiglianza non è come lui cioè perfetta non ci fermiamo. Ci completiamo nella perfezione di Lui altrimenti ci accontentiamo fino al prossimo gradino. |
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il resto sono solo miriadi di parole. |
"posso essere il più grande degli scienziati ... ma se non ho amore non sono nulla"...
il secchione...che studia per motivi diversi dall'amore per quello che sta facendo dovrebbe ricordarsi a mio avviso questa frase chiave. l'artista che non suona mosso esclusivamente da questo, ma fa calcoli su determinate cose... allo stesso modo dovrebbe ricordarsene. l'uomo comune, ogni qualvolta fa qualcosa dovrebbe chiedersi se quello che sta facendo lo fa per amore o cos'altro... |
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E semmai la tendenza alla perfezione solo in una cosa è ostacolo alla completezza. Ma se cerco di tendere alla perfezione, cioè in soldoni a migliorarmi in qualsiasi cosa io faccia e non limito il mio fare in nulla se non ciò che è stupido, io tendo anche ala e forse raggiungerò la completezza. Tendere alla perfezione non significa farsi una malattia se, come è normale che sia, non la si raggiunge. Ma se non vi tendo come faccio a diventare completo? Tendere alla perfezione significa anche poter vivere istanti perfetti, istanti che ci permettono di assaggiare la Sua Perfezione e di conseguenza prima prenderne coscienza poi consapevolezza. Noi non saremo comunque perfetti ma così diverremo completi. Senza quella consapevolezza anche la completezza non esisterebbe. Due parole sul "come matti". Qual'è il punto centrale della definizione "matto"? Il matto è colui che vive in un proprio mondo e non si adatta alla società, alla collettività. Questo è il punto centrale che salta in mente a primo acchito. Se dico che studio una cosa come un matto, significa che in quel momento mi immergo completamente in quello studio. Non ho scritto studio da matto, o studio da impazzire... è un pò come la frase di cui abbiamo parlato alcune volte "tornerete come bambini", il come non vuol dire uguale, ma che alcuni aspetti sono uguali per analogia. |
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Affettuosamente... bacini.gif |
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ciauzz ma se anche sono "cani latranti" quell'attimo per loro può essere un attimo gioioso... e il cane latrante lo vede l'osservatore che si permette pure di giudicare. insomma dipende. |
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