Ermopoli

Ermopoli (https://ermopoli.it/portale/index.php)
-   Esperienze (https://ermopoli.it/portale/forumdisplay.php?f=46)
-   -   Infelicità (https://ermopoli.it/portale/showthread.php?t=7253)

Il Folle 02-08-2011 15.03.31

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 102417)
Bon, discorso appena accennato, anche se mi piacerebbe sentire un esempio di una cosa che non si riesce a capire se la posso cambiare o meno.

Roma-Lazio derby.

Segna la Roma (romanisti felici, laziali infelici)

Passano 10 minuti, pareggio. (romanisti meno felici, laziali meno infelici)

Passano altri 10 minuti, segna la Lazio. (romanisti infelici, laziali felici)

Finisce la partita.

Un romanista o un laziale che però seguono la partita senza alcuna aspettativa non permetteranno ad un evento esterno di modificare il loro stato interno.

Ci può stare come esempio?

luke 02-08-2011 15.07.11

Citazione:

Originalmente inviato da Il Folle (Messaggio 102429)
Roma-Lazio derby.

Segna la Roma (romanisti felici, laziali infelici)

Passano 10 minuti, pareggio. (romanisti meno felici, laziali meno infelici)

Passano altri 10 minuti, segna la Lazio. (romanisti infelici, laziali felici)

Finisce la partita.

Un romanista o un laziale che però seguono la partita senza alcuna aspettativa non permetteranno ad un evento esterno di modificare il loro stato interno.

Ci può stare come esempio?

In attesa di Ray, penso che comunque il loro stato interno sia modificato, certo è importante che non si "perdano" nelle modifiche, che le osservino, cerchino di controllarle e poi di trarne qualche insegnamento( tipo che hanno sbagliato entrambi squadra per cui tifare icon_mrgr: ), però se accadono le cose e dentro si resta impassibili , non succede niente, a cosa serve stare al mondo? e che siamo sanpietrini?

Il Folle 02-08-2011 15.27.41

Citazione:

Originalmente inviato da luke (Messaggio 102430)
però se accadono le cose e dentro si resta impassibili , non succede niente, a cosa serve stare al mondo? e che siamo sanpietrini?

Godersi l'istante, coglierlo, assaporarlo, toccarlo ma senza alcuna aspettativa (né positiva, né negativa), se possiamo Fare ci adopereremo in tal senso, al contrario se non possiamo Fare allora dobbiamo adoperarci in tal senso senza perdere la Fede, riuscire a capire quando Fare o non fare è il risultato di questo dualismo.

Però finchè la nostra mente continuerà a lavorare in termini duali come: felice/infelice, essere/non essere, fare/non fare, bene/male, allora non ci sarà possibilità di arrivare a tale risultato.

Andare oltre tali concetti ci permette di arrivare all'essenza delle cose e quindi dell'essere.

(sempre secondo me è icon_mrgr:)

Ray 02-08-2011 21.11.05

Citazione:

Originalmente inviato da Il Folle (Messaggio 102429)
Roma-Lazio derby.

Segna la Roma (romanisti felici, laziali infelici)

Passano 10 minuti, pareggio. (romanisti meno felici, laziali meno infelici)

Passano altri 10 minuti, segna la Lazio. (romanisti infelici, laziali felici)

Finisce la partita.

Un romanista o un laziale che però seguono la partita senza alcuna aspettativa non permetteranno ad un evento esterno di modificare il loro stato interno.

Ci può stare come esempio?

No, non c'entra nulla. Io chiedevo un esempio di una cosa che non si capisce se possiamo cambiarla o meno. Sulla partita cosa non si capisce se posso o non posso cambiare?

Ray 02-08-2011 21.24.27

Citazione:

Originalmente inviato da luke (Messaggio 102430)
In attesa di Ray, penso che comunque il loro stato interno sia modificato, certo è importante che non si "perdano" nelle modifiche, che le osservino, cerchino di controllarle e poi di trarne qualche insegnamento( tipo che hanno sbagliato entrambi squadra per cui tifare icon_mrgr: ), però se accadono le cose e dentro si resta impassibili , non succede niente, a cosa serve stare al mondo? e che siamo sanpietrini?

L'esempio della partita secondo me non parla di felicità o infelicità, ma di momentanea gioia o sconforto. Lo stato d'animo descritto nei tifosi deriva unicamente da eventi esterni in quanto l'ambiente interno era stato precedentemente predisposto a goderne di un esito e soffrire dell'altro. Il tutto allo scopo (ignoto per lo più al tifoso) di provare emozioni, di aumentare lo stato generale di "vita". Da un certo punto di vista sono entrambi più "felici" dato che hanno vissuto qualcosa intensamente... sia quelli che (credono di) hanno vinto che quelli che hanno perso.

La felicità è uno stato di tensione che sta appena sotto la soglia di sopportazione e deriva direttamente dal livello di armonia con l'ambiente... potremmo dire con l'universo.
Ne segue che tanto più diventiamo capaci di reggere tensioni, tanto più diventiamo "forti", tanto più a lungo reggiamo stati di felicità o quasi felicità. Inoltre, tanto più ne abbiamo coscienza tanto più sappiamo restare giusto sotto soglia, impedendo alla tensione di salire quel pelo oltre che provoca l'automatico scarico (che a volte è pure godimento, ma porta ad un successivo down).
Insomma la felicità è simile alla meditazione.

Questo essere in armonia con l'ambiente, come molti di voi hanno detto, ha a che fare con lo stare nell' "attimo", cioè con la capacità di vivere quello che c'è e non quello che forse sarà o che forse è stato o che forse potrebbe essere... insomma nello stare dove si è. Insomma il continuo lavorio della mente, che per altro è effetto di continue compensazioni di roba sotto, emozioni, pulsioni eccetera, quel lavorio dicevo è controproducente allo stato di felicità. Che non è certamente indifferenza... quella è data dalla separazione dall'ambiente, cioè l'opposto, ma anzi partecipazione a tutto, senza però perdersi in alcunchè.

Il guaio è che continuiamo a catalogare le cose che viviamo come bene e male a seconda se ci portano piacere o meno. Quindi un'emozione negativa non può essere connessa alla felicità perchè non ci piace, e ci viene da pensare che, per inseguire la felicità, dobbiamo fuggire da quell'emozione. Invece è il non rifiutare nulla che ci incammina sulla strada della felicità (ho detto incammina, non ci proietta immediatamente)... cercando di trarre da tutto qualcosa di buono per noi. Quando questo diverrà atteggiamento automatico avremo costantemente molto bene, perchè lo trarremo da molte cose e di conseguenza il nostro modo di valutarle cambierà. E saremo un passetto più vicini...



Poi, quando finalmente smetteremo di cercarla.... gatto vecchio docet 8-)

Faltea 03-08-2011 13.58.46

Sia per quello che dice il Folle sia per quello che dice Ray, si ritorna a dei vecchi modi di dire..
Per confermare che tutto è già stato detto e fatto e il cerchio continua a girare su se stesso...

Ciò che non ci uccide ci rende più forti..
Vivi l'attimo..
se al problema c'è soluzione, perché preoccuparsi? Se al problema non c'è soluzione, perché preoccuparsi?
a rigurado di quando il Folle dice
"Godersi l'istante, coglierlo, assaporarlo, toccarlo ma senza alcuna aspettativa (né positiva, né negativa), se possiamo Fare ci adopereremo in tal senso, al contrario se non possiamo Fare allora dobbiamo adoperarci in tal senso senza perdere la Fede, riuscire a capire quando Fare o non fare è il risultato di questo dualismo."

Ma allora come mai questo non si è imtegrato in noi stessi con il tempo?

Edit: noi stessi inteso come essere umano, collettivita - fine edit

luke 03-08-2011 16.07.42

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 102440)
L'esempio della partita secondo me non parla di felicità o infelicità, ma di momentanea gioia o sconforto. Lo stato d'animo descritto nei tifosi deriva unicamente da eventi esterni in quanto l'ambiente interno era stato precedentemente predisposto a goderne di un esito e soffrire dell'altro. Il tutto allo scopo (ignoto per lo più al tifoso) di provare emozioni, di aumentare lo stato generale di "vita". Da un certo punto di vista sono entrambi più "felici" dato che hanno vissuto qualcosa intensamente... sia quelli che (credono di) hanno vinto che quelli che hanno perso.

La felicità è uno stato di tensione che sta appena sotto la soglia di sopportazione e deriva direttamente dal livello di armonia con l'ambiente... potremmo dire con l'universo.
Ne segue che tanto più diventiamo capaci di reggere tensioni, tanto più diventiamo "forti", tanto più a lungo reggiamo stati di felicità o quasi felicità. Inoltre, tanto più ne abbiamo coscienza tanto più sappiamo restare giusto sotto soglia, impedendo alla tensione di salire quel pelo oltre che provoca l'automatico scarico (che a volte è pure godimento, ma porta ad un successivo down).
Insomma la felicità è simile alla meditazione.

Questo essere in armonia con l'ambiente, come molti di voi hanno detto, ha a che fare con lo stare nell' "attimo", cioè con la capacità di vivere quello che c'è e non quello che forse sarà o che forse è stato o che forse potrebbe essere... insomma nello stare dove si è. Insomma il continuo lavorio della mente, che per altro è effetto di continue compensazioni di roba sotto, emozioni, pulsioni eccetera, quel lavorio dicevo è controproducente allo stato di felicità. Che non è certamente indifferenza... quella è data dalla separazione dall'ambiente, cioè l'opposto, ma anzi partecipazione a tutto, senza però perdersi in alcunchè.

Il guaio è che continuiamo a catalogare le cose che viviamo come bene e male a seconda se ci portano piacere o meno. Quindi un'emozione negativa non può essere connessa alla felicità perchè non ci piace, e ci viene da pensare che, per inseguire la felicità, dobbiamo fuggire da quell'emozione. Invece è il non rifiutare nulla che ci incammina sulla strada della felicità (ho detto incammina, non ci proietta immediatamente)... cercando di trarre da tutto qualcosa di buono per noi. Quando questo diverrà atteggiamento automatico avremo costantemente molto bene, perchè lo trarremo da molte cose e di conseguenza il nostro modo di valutarle cambierà. E saremo un passetto più vicini...



Poi, quando finalmente smetteremo di cercarla.... gatto vecchio docet 8-)

Post, a mio avviso , da rileggere periodicamente...oggi non riesco ancora a farlo mio, nel senso che sono ancora troppo ancorato alle varie vicissitudini esistenziali, quindi per come sto adesso ,un post così è come parlare della vita su alpha centauri icon_mrgr: , anche se contiene spunti indubbiamente positivi.

Per adesso concepisco il fatto di assaporare più possibile la felicità derivante da eventi esterni se e quando capita, non lasciarsene sfuggire neanche una goccia, concepisco il "tenere botta" quando le cose vanno male, ed in tal senso credo di aver raggiunto livelli di resistenza quasi olimpionici, se paragonati a quelli medi delle persone che vedo.
Oltre a questo posso provare a trarre insegnamenti dalle varie esperienze, accanto allo stato di piacere /non piacere, aspetto che resta comunque quello predominante

Per quanto riguarda la felicità. ad esempio, il fatto di saperla/poterla reggere te la da l'esperienza ripetuta e periodica, come un allenmento, se ti alleni spesso aumenti la resistenza, se vai a correre una volta all'anno no, quindi determinate situazioni ti permettono di gustare e di aumentare la "familiarità" alla felicità, altre meno, poi per carità, come si dice a Roma "a chi tocca non se ngrugna".

Ray 03-08-2011 21.09.26

Citazione:

Originalmente inviato da Faltea (Messaggio 102458)

Ma allora come mai questo non si è imtegrato in noi stessi con il tempo?

Edit: noi stessi inteso come essere umano, collettivita - fine edit

Bella domanda... addirittura molti sostengono che le cose, nel tempo, sono andate in peggio... ossia che l'uomo ha via via perso tale capacità. Quello che io vedo è che nessuno (o per quanto ne so quasi nessuno) ce l'ha di suo, ma che deve essere imparato e che impararlo costa sforzi. Tuttavia i bambini sembrano avere una maggiore capacità in questo senso.
Credo che il discorso su questo binario rischi di andare OT, o perlomeno certamente porta in direzioni sicuramente interessanti ma forse esplorabili in uno spazio specifico.

Il Folle 05-08-2011 14.52.52

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 102439)
No, non c'entra nulla. Io chiedevo un esempio di una cosa che non si capisce se possiamo cambiarla o meno. Sulla partita cosa non si capisce se posso o non posso cambiare?

Se prendiamo un fiume, posso cambiare il suo corso attraverso argini e dighe, ma se dall'Alto pioverà molto il fiume strariperà e non c'è argine o diga che regga.

L'esempio della partita era legato ad uno stato d'animo di felicità e infelicità, mi sembra ovvio che non si può cambiare il risultato della partita (a meno che non sei Moggi diavolo.g:), però posso cambiare io e non permettere ad un evento esterno che accade di modicare il mio stato interno. Direi che il pensiero molto spesso ci porta ad allungare questi stati di felicità/infelicità, anche se questi ormai appartengono al passato, questo prolungare tali stati ci porta a vivere meglio o peggio.

Io personalmente sono della pagnotta, ma ho diversi amici ultras e se la Roma perde una partita sicuramente il Lunedì sarannno "abbacchiati" mentre se vince il Lunedì saranno belli sorridenti, per il derby vale lo stesso discorso solo che a non pensare più alla sconfitta/vittoria impiegano una settimana :D


Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 05.01.09.

Powered by vBulletin Copyright ©2000 - 2024, Jelsoft Enterprises Ltd.
Questo sito non è, nè può ritenersi assimilabile ad una testata giornalistica, viene aggiornato senza alcuna periodicità, esclusivamente sulla base della disponibilità del materiale. Pertanto, non è un prodotto editoriale sottoposto alla disciplina della l. n. 62 del 2001. Il materiale pubblicato è sotto la responsabilità dei rispettivi autori, tutti i diritti sono di Ermopoli.it che incoraggia la diffusione dei contenuti, purchè siano rispettati i seguenti principi: sia citata la fonte, non sia alterato il contenuto e non siano usati a scopo di lucro. P.iva 02268700271