Qui siamo in Esoterismo, penso sia meglio approfondire la cosa nelle discussioni che già hanno iniziato il discorso. Per il trattenere ce ne sono tante, ma la prima che mi viene è quella che linko:
Emozioni negative Repressione |
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Ho detto che reprimendo è più facile spingere nel senso che spinge maggiormente chi reprime. Non ti è sembrato pertinente il mio esempio? Forse perchè, immagino, tu non conosca la tecnica del canto. Conosci meglio quello di trattenere la pipì e ti sembra più facile spiegarmelo così? Non capisco Sole a chi è rivolto il tuo invito ad approfondire altrove, visto che qui siamo in esoterismo... |
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_______ Questo mi da modo di dire una cosa. Rileggendo tutto il thread ho visto una cosa che mi era sfuggita, volevo metterla altrove, ma magari poi la linko e adesso colgo l'occasione qui. In sostanza quando trattengo sto contenendo una qualunque cosa, quella cosa è energia e devo stare attenta che il mio contenitore non spanda. Rompersi non dovrebbe mai, al più sfoga fuori. La tensione che genera la lotta del trattenere e la tentazione di spingere fuori la bomba che è dentro è forte. Io mi son sempre chiesta alla fin fine cosa ci dovessi fare oltre ad aumentare la resistenza ed imparare a governare ciò che è automatico...(lo so che non è poco) e ora immagino che vada trasformata e rilasciata al primo momento utile, restituendo a chi o a qualcosa che merita. AGGIUNGO: il problema però è riuscire a trovare il ritmo o il tempo giusto. |
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PIù in generale fa parte della Ricerca avere sempre un pò di fame, questo è uno dei tanti messaggi importanti che ho recepito da Uno nei suoi tanti messaggi. |
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Per i bisogni fisiologici è più facile quantificare questo tempo. Trattenere il respiro ad esempio mi sembra l'azione più limitata nel tempo, per quanto si possa essere allenati a trattenere, in vuoto o in pieno, il tempo non è così lungo come per la fame, la minzione, l'evacuazione o il sonno. Il bisogno di spingere quando si trattiene a lungo un bisogno fisiologico potrebbe derivare dall'istinto alla sopravvivenza. Se sto troppo in apnea poi è quasi impossibile non spingere per ossigenarmi, quanto meno occorre molto allenamento e consapevolezza di andare incontro alla spinta e anche li trattenere quel bisogno quasi violento di respirare. Quando si parla di stati energetici, stato emotivo ad esempio, non saprei quantificare. Ho l'impressione che il trattenere oltre un certo tempo la qualità cambi, si trasformi in qualcos'altro. Se trattengo molto uno slancio affettivo ad es., potrei trasformarlo in indifferenza alla lunga. Il passo verso la repressione mi sembra breve, cioè dove va l'energia troppo a lungo trattenuta? Ci si può abituare al trattenere senza vuotare riempiendo la brocca. Perchè dal trattenere si arrivi a vuotare senza spingere occorre un tempo limitato in relazione alla natura di ciò che si trattiene. La cosa sembra difficile anche a me identificarla e quantificarla senza cambiarne la natura. Mi piacerebbe appronfondire se possibile. |
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Tolte quelle poi può svilupparsi quello che dici tu. |
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Sto rileggendo questa discussione che si collega con emozioni negative, sto cercando di capire questo trattenere e questo spingere, magari già lo faccio ma non so spiegarlo, in genere ho sempre pensato che qualcosa o la tieni dentro o la esterni fuori, non riesco a vedere altre sfumature. |
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Un ragionamento da verificare. Anche il discorso di abituarsi a trattenere... parto dal presupposto che il trattenere indica anche una quantità, può essere quantità di energia, o rifiuto organico, in ambedue i casi quantità e tempo potrebbero essere due parametri del trattenere e dello spingere. Il trattenere è una quantità che teniamo dentro per un tempo, occupa uno spazio dentro di noi, uno spazio che contribuisce a riempire la brocca o contenitore o secchio o come lo vogliamo definire. Se tratteniamo troppo a lungo e troppe cose in una volta rischiamo di intasarci, di riempirci e bloccarci, o di prenderci un'intossicazione. In questi casi la spinta la vedo come un'azione sbloccante utile alla sopravvivenza anche se di effetti a volte catastrofici, per cui capisco l'importanza di trattenere e vuotare senza spingere, quindi anche l'importanza del fattore tempo, un elemento che a me da molta ansietà ad esempio e mi porta a spingere. Sulla questione sopravvivenza io credo che tutto ciò che non è consapevolezza è sopravvivenza, quindi se lo spingere è frutto di inconsapevolezza nel gestire il trattenere, è atto alla sopravvivenza di quella parte vitale di noi che rischia di soccombere o danneggiarsi. Anche questo da verificare, io provengo dalla repressione ed ora mi sto aprendo veramente ma spesso spingo ciò che sale e non riesco a trattenere con la giusta pressione, mi assale l'ansia di non avere tempo a sufficienza per la sopravvivenza. |
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Quando tratteniamo che succede? Aumenta la pressione. Aumenta da sola, per l'atto del trattenere, non siamo noi che comprimiamo, a meno di concentrarci (per le cose che si può). Quando la pressione aumenta, la cosa trattenuta cambia... in quanto cambiano le condizioni dell'ambiente in cui si trova. Con la pressione ad esempio aumenta la temperatura... ma non solo. Possiamo dire, con una metafora che è tale fino ad un certo punto, che trattenendo "cuciniamo" la cosa che tratteniamo. |
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Mi pare che si sia focalizzata l'attenzione solo a quello che deriva da noi, sia in entrata come quel che sale da dentro, che in uscita come quel che manifestiamo all'esterno.
Riflettevo a quello che cerca di entrare dall'esterno e viene spinto senza essere trattenuto. Ad esempio l'ascolto. Spesso le persone ci parlano ma quel che entra viene spinto velocemente o in rimozione dentro o espulso fuori con la reazione. In ambedue i casi vi è un'azione di spinta per l'incapacità di trattenere uno stimolo che non deriva da noi direttamente ma arriva a noi. La distrazione può essere un esempio di non saper trattenere lo stimolo esterno. Una lettura a volte fa venire il sonno come rimozione di ciò che entra e ci risulta "pesante" da trattenere, come un file che occupa troppo spazio ma in effetti sarebbe dire che ne trova poco per il livello di attenzione che richiede per essere elaborato. Si potrebbe dire che l'energia per essere trattenuta occupa un tempo, uno spazio e un peso? A volte succede con il non saper trattenere un complimento, un gesto di affetto o una smorfia di stizza. Persone che dicono di non saper accettare amore, attenzioni, troppo orgogliosi per accettare... Quando ci viene chiesto spesso si risponde troppo velocemente con un no o con un si con l'automatismo senza aver trattenuto il giusto tempo per elaborare la nostra risposta che comunque arriva in differita creando spesso conflitti. Penso che il trattenere in questo caso ci darebbe il tempo e modo di elaborare l'informazione prima di indirizzarla alla parte giusta di noi che risponde allo stimolo o deve nutrire qualche parte. |
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Il trattenere è legato all'elemento fuoco? Hai detto che trattenendo aumenta la benzina quindi l'energia o il fuoco interiore che servirà per altro, o comunque è disponibile ad un utilizzo. Il fuoco alimentato sale o spinge verso l'alto. Sono ancora in carreggiata o mi sto perdendo in qualche meandro? nonso.gif |
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Pensavo ai farmaci RM o CR. Essi hanno un backing che permette l'assunzione del farmaco con il rilascio del principio attivo nel tratto digestivo che controlla il graduale rilascio farmacologico in un tot ore. Ho immaginato l'energia trattenuta un pò con lo stesso processo. In altro 3d hai detto che il trattenere può diventare benzina, ma sappiamo che la benzina accesa in una volta esplode, ma se usata a rilascio controllato ci fa fare molti km. |
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