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Direi che se c'è una prima, c'è una seconda ed una terza e quindi una quarta. Cioè se la sgasata si faceva - e si fa o si deve fare - tra la prima e la seconda non è detto che per le altre non ve ne sia bisogno. Voglio dire che forse la " pulizia" nel cambio per le altre marce è intrinseca, non so come spiegare questa cosa. Ci provo in altro modo. La sgasata, allora, se ha la funzione di " mettere al pari", come quella di pulire dalle porcherie, per il fatto stesso che una volta fatta, una volta che se ne ne può avere esperienza è come se lo si facesse, durante e per il successivo cambio, in automatico. nonso.gif Averne soltanto una prima ed una seconda, presuppone l'esclusione delle altre, qualora vi fossero, ma anche una implicita conseguenza e cioè che il modo di pensare, schematico, è di sole due versioni. Continuo ad azzardare dicendo che forse sono anche più di quattro. nonso.gif |
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Mia madre ci va ancora a fare la spesa . Ho imparato a guidare in 500 , oggi la riprovo e vi dico se dalla 4 alla 3 ci vuole la doppietta , non me lo ricordo ma mi pare di si ......per quanto c'entri col discorso . |
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I ragazzi che perdono l'equilibrio sono l'azione "esterna" che mi mettono in folle, ovvero mi trovo nel piccolo spazio tra le pedane. Quote:
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Scusate sono zuccone, se non faccio queste domande non riesco a seguire la metafora e magari mi faccio dei viaggi mentali che non seguono il concetto corretto. |
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La mia domanda comunque resta, se il tapirulà rappresenta il movimento della mente, nel momento in cui scendiamo (folle) la mente gira ancora ma a noi, non avendone la rappresentazione, ci sembra ferma. Come calcolare quindi il giusto numero di giri a cui portarci se non ne abbiamo la rappresentazione? Un bravo pilota però non guarda il contagiri, gli basta ascoltare il rumore del motore per capire il giusto momento in cui cambiare marcia. La risposta quindi dovrebbe essere che cambiare marcia non è un fatto di pensare, ma di sentire... |
Il motore è l’automatismo
La marcia è la scelta, il cambio, il cambiamento. La sgasata è il bruciare il carburante (combustione interna) per poter cambiare marcia. (ottava superiore) La folle è la coscienza. Questo varrebbe anche per quando uno si trova davanti a qualcuno ( o un evento) che gli fa perdere la calma/tranquillità, ovvero lo butta giù dal primo tapirulà e perdendo l’equilibrio che fa? O cadendo nel buco si ferma e piange, caduto dal tapirulà, e sosta li a crogiolarsi nel suo dolore, oppure rimane in prima che può essere paragonato all’ira che sale e fa fare grattate e scintille, che a lungo andare gli farà fondere il motore perché i pistoni iniziano a battere in testa sino a bruciare tutto. Oppure ha un’alternativa, se si sta procedendo su un percorso e si è imparato a fare la doppietta, che è quello di passare per il vuoto della coscienza, in quell’attimo si decide se sgasare o no, se si sgasa il carburante viene combusto internamente, ma non per far muovere l’auto ma solo per bruciare internamente ciò che ci permetterà di inserire la seconda, passare in modalità due, questa combustione interna darà la spinta ad inserire una marcia più alta come ottava. Mettiamo anche quando facciamo una dieta, andare in prima è l’automatismo di mangiare di tutto come viene è andare in prima, se vogliamo andare in seconda ovvero fare la dieta dobbiamo sgasare ovvero soffrire scendendo dall’automatismo e dandoci delle regole, inserire il nuovo tipo di dieta che consiste nello stare un attimo in folle per creare la dieta bilanciata per noi creandola a seconda delle vere necessità, dopo di che anche se si soffre nella rinuncia di alcuni tipi di cibi che ci piacciono, inseriamo la seconda ovvero il nuovo tipo di alimentazione creata/adatta al nostro fabbisogno energetico del momento che deve essere stato fatto nel momento di folle valutando il tutto. A quel punto quando abbiamo scelto abbiamo coscientemente di inserire la seconda marcia, il cambiamento, che lo dice la parola stessa, avverrà solo perdurando nella scelta, mantenendo fede alla decisione presa. Se rimaniamo tra due scelte ci danniamo l’anima senza fare niente, sino a consumarci. Del tipo "se impari karate va bene se non impari karate va bene se impari karate forse ti spaccano in due come biscottino". La mente va in loop sino ad entrare in crash inutilmente. Inoltre mi pare di vedere che questa metafora si presta per molte cose, ovvero la mente mi pare viaggi velocissima tant’è che immaginiamo prima ciò che poi andremo a fare, (direi quasi alla velocità della luce icon_mrgr:) questo implica il fatto che siamo sempre un passo avanti, la sgasata serve a mantenerci nel presente, o comunque a riallinearci. Parafrasando Turi: “a mio parere”.icon_mrgr: abbraccio: |
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il tapirula' e' la velocita' della mente, noi che corriamo e che dovremmo passare da uno all'altro siamo la conoscenza ,meglio la consapevolezza di cio' su cui la mente si applica . Se non accade nulla si resta sul proprio tapirula' non essendovi motivo alcuno di andare a complicarsi la vita . Ma a tutti accade qualcosa , uno shok , per cui si impone un'accelerata cioe' un cambiamento di tapirula' ,nella metafora i ragazzi che ti spingono fuori dalla pedana , nella vita qualcosa che ti spinge fuori dalla routin . Accaduto lo shok per un istante o un anno o quanto serve si sta in folle la routin non ci va piu' ma il nuovo , la nuova energia ancora non c'e' . Non resta che cercare di capire , di conoscere lo scenario nuovo e quello che ha portato , per decidere cosa fare . Quando arriva la nuova consapevolezza ci e' consentito di avere una mente piu' veloce e quindi di cambiare tapirula'. Nella 500 la sgasata e' questo : la nuova consapevolezza che consente il cambio marcia cioe' la nuova forza la nuova energia nel nuovo contesto provocato dallo shok. |
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Il passaggio tra due schemi di pensiero. Intanto immagino che sia necessario conoscere e ben capire il primo schema per potersi permettere il passaggio, o almeno conoscerne l'esistenza, averne coscienza. Devo sapere come funziona e cosa attiva (nel caso della macchina la spinta iniziale) poi devo decidere, scegliere, di abbandonare il primo schema e passare al secondo, a questo punto mi serve sgasare, e mi serve perchè mi occorre attenzione, forza che non indebolisca la scelta. Questa attenzione consuma, brucia il carburante lasciando dietro residui, ma alla fine si approda al seconda schema in teoria migliore in quanto scelto. |
Nel riuscire o meno a cambiare schema di pensiero, c'entra anche il quanto si è disposti a farlo?
Provo un esempio pratico: quando sono convinta di una cosa, la incasello, la inquadro in un certo modo, e a quel punto per me diventa "verità". Se imparo che una mela al mattino mi fa bene, e mi convinco che sia così perchè ne faccio esperienza, poi arriva qualcuno che mi dice "si le mele fanno bene, tranne quelle rosse perchè..." (nella metafora dovrebbero essere i ragazzi che mi spingono giù) . A quel punto, o cambio schema, apprendo qualcosa in più e cioè che non tutte le mele sono adatte a me (l'esempio è scemo, ma solo per capire) e salendo sull'altra pedana inizierò a non mangiare mele rosse (e a sperimentare che succede), oppure risalgo sulla vecchia pedana e continuo imperterrita a credere che anche le rosse mi facciano bene.. Se è così, le variabili in gioco sono parecchie il momento in cui si scende dalla pedana è quello che mi permette il cambio di schema (poi magari la prossima volta imparo che le mele rosse vanno bene a cena e passo ancora su un altro tapis), bisogna vedere quanto sono disposta a cambiare di me e di quegli schemi a cui sono attaccata.. rinunciare a qualcosa insomma.. ps: il momento in cui resto in folle, potrebbe nella realtà rappresentare un momento di confusione in cui non si riesce nè a restare ancorati al primo tapis, ma ancora non si riesce ad andare alla velocità del secondo? |
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Quel momento di "vuoto", quella folle, lascia un "buco" a livello razionale che non sappiamo colmare? Io almeno, nei reali cambiamenti, l'ho sempre precepito... |
eh si (quantomeno all'inizio) a meno che non si impari a osservare sempre meglio anche il lato diciamo "irrazionale" di se rendendolo dialogante con l'altro.
penso che così facendo quel "buco" piano piano si colmi |
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Non capisco nemmeno cosa intendi con il "piano piano il buco si colmi", se in quel momento si e' in folle, dici che si puo' comunque essere presenti e ricordarsi? Mi sembra molto contradditoria la cosa .. |
Se ribalto la questione mi sorge una domanda.
Siccome ho l'impressione che spesso accada che si accelera e si cerca di cambiare schema mentale (in parte anche lo si cambia) e si è convinti di aver cambiato marcia ma in realtà si sta solo mandando fuori giri la prima, mi chiedevo se il momento di "folle" è sempre percepito. Se si siamo a cavallo... quando non c'è staimo tirando la prima fuori giri (e occhio...), se invece può anche non esser percepito mi piacerebbe sapere come fare a stabilire il cambio di marcia/tapis... ma temo che si possa solo dopo un certo tempo. Cosa pericolosa se non si è realmente cambiato marcia/tappetino... |
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I cambiamenti non me ne sono mai accorta e nemmeno li vedo, me lo dicono gil altri non so sarà il sonno ma non ho idea. Poi credo ci siano una marea di tapirulà e più veloci e più lenti meno difficoltosi da cui salire e scendere a volte lo si fa con tanta facilità che manco ce ne si accorge, ma avviene sempre quacosa di cui si prende coscienza pienamente, almeno secondo me è questo che fa cambiare la marcia, a me pare che passando per la folle è come un distacco dal passato la prima ed è normale inserire la marcia sucessiva se non si rimarrebbe fermi, certo se ingrani la terza si imballa il motore quindi credo che tutto debba essere proporzionato e fatto con coscienza. Cosa facile a farsi con la 500 un po' meno con il resto, anche se forse come si impara ad andare in macchina così si può imparare a cambiare le marce di qualunque tipo siano. Per me la folle si percepisce solo se ci si osserva altrimenti non la si individua che con uno stato di sofferenza poi dipende dal grado di discesa, se fatta di fretta, ponderata, oppure mentre non ce l'aspettavamo. A me pare anche di intravedere il cercare di stare in piedi su entrambi i tapirulà il cuore su uno e la mente sull'altro, quando ancora non si è pronti ne per uno ne per l'altro come una sorta stapparsi interiore che è comprensibile immaginando la scena e questo mi da l'idea di non aver sgasato abbastanza o nel modo giusto. Un po' come quando facciamo una cosa di cui non siamo convinti pienamente ed essa per questo motivo ci andrà male, come quando fai un salto e avendo paura di cadere di non farcela cadi e ti fai male, come se una parte di me non fosse sicura del risultato. Ho sconfusionato eh?icon_mrgr: |
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Passare da uno schema mentale all'altro si può intendere sia come cambiare totalmente schema di vita che come cambiare una serie di abitudini, si? Quello che mi ha colpita adesso è lo stacco, la folle della cinquecento (proprio stò aggettivo...) e la caduta tra i due tapis, o la discesa nel caso non intervenga un fattore di shock esterno. Stare in folle ci permetterebbe di sganciarci dal precedente ritmo e caricarci per immetterci nel secondo. La mente macina una serie di abitudini e reazioni una conseguente all'altra che scandiscono i movimenti della nostra giornata/vita, staccarci dalle abitudini non basta bisogna raccogliersi quel tanto che basta per aumentare la velocità..mmmm...aumentare proporzionalmente alla seconda velocità che nei tapis rende con un iniziale corsa non proprio regolare..se si barcolla si perde aderenza e si cade. Aumentare i giri rimanendo sullo stesso tapis mi inquieta parecchio, credevo non fosse possibile. Quel momento in folle comunque mi richiama alla mente la discussioone sulla ringhiera, sia sul non dare nulla per scontato che sul momento di abbandono in cui si diventa vulnerabili, ma non sò come collegarli per bene. |
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