Ermopoli

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jezebelius 04-10-2008 21.40.19

Citazione:

Originalmente inviato da centomila (Messaggio 59771)

Sempre rimanendo aderenti il più possibile all'esempio fatto osservo che la mitica "doppietta" si faceva solo tra la prima e la seconda. Con le marce più alte non era necessaria. Opterei dunque per due sole marce.

Mhm...Non sono sicuro che le marce siano soltanto due, posto ovviamente il fatto che, secondo me, il problema al momento è lontano.
Direi che se c'è una prima, c'è una seconda ed una terza e quindi una quarta.
Cioè se la sgasata si faceva - e si fa o si deve fare - tra la prima e la seconda non è detto che per le altre non ve ne sia bisogno. Voglio dire che forse la " pulizia" nel cambio per le altre marce è intrinseca, non so come spiegare questa cosa. Ci provo in altro modo.
La sgasata, allora, se ha la funzione di " mettere al pari", come quella di pulire dalle porcherie, per il fatto stesso che una volta fatta, una volta che se ne ne può avere esperienza è come se lo si facesse, durante e per il successivo cambio, in automatico. nonso.gif
Averne soltanto una prima ed una seconda, presuppone l'esclusione delle altre, qualora vi fossero, ma anche una implicita conseguenza e cioè che il modo di pensare, schematico, è di sole due versioni.
Continuo ad azzardare dicendo che forse sono anche più di quattro. nonso.gif

nikelise 05-10-2008 05.26.07

Citazione:

Originalmente inviato da jezebelius (Messaggio 59774)
Mhm...Non sono sicuro che le marce siano soltanto due, posto ovviamente il fatto che, secondo me, il problema al momento è lontano.
Direi che se c'è una prima, c'è una seconda ed una terza e quindi una quarta.
Cioè se la sgasata si faceva - e si fa o si deve fare - tra la prima e la seconda non è detto che per le altre non ve ne sia bisogno. Voglio dire che forse la " pulizia" nel cambio per le altre marce è intrinseca, non so come spiegare questa cosa. Ci provo in altro modo.
La sgasata, allora, se ha la funzione di " mettere al pari", come quella di pulire dalle porcherie, per il fatto stesso che una volta fatta, una volta che se ne ne può avere esperienza è come se lo si facesse, durante e per il successivo cambio, in automatico. nonso.gif
Averne soltanto una prima ed una seconda, presuppone l'esclusione delle altre, qualora vi fossero, ma anche una implicita conseguenza e cioè che il modo di pensare, schematico, è di sole due versioni.
Continuo ad azzardare dicendo che forse sono anche più di quattro. nonso.gif

I miei la 500 ce l'hanno ancora , gialla del 1972 , versione nuova quindi .
Mia madre ci va ancora a fare la spesa .
Ho imparato a guidare in 500 , oggi la riprovo e vi dico se dalla 4 alla 3 ci vuole la doppietta , non me lo ricordo ma mi pare di si ......per quanto c'entri col discorso .

Grey Owl 05-10-2008 10.47.04

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 59454)
Chi ha mai guidato una vecchia cinquecento?
Da questo punto di vista il discorso stava bene nella sezione "antiquario", ma io volevo parlare di una particolarità della cinquecento (almeno i primi modelli) che chiamavano comunemente "dover far la doppietta" per cambiare marcia, soprattutto dalla prima alla seconda.

Non ho mai guidato una vecchia 500, detto da chi l'ha guidata serviva/serve sopratutto dalla prima alla seconda.
Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 59515)
Lo sgasare mentre si cambia marcia potrebbe essere sinteticamente la metafora di uno dei due salti tra le ottave.
[...]
Se la mente gira ad una certa velocità e il secondo schema di pensiero è troppo veloce per lei non potrà mai afferrarlo, cozzeranno, gratteranno, faranno scintille. Potrebbe anche sembrare di aver fatto il passo, magari la mente che continua a girare in prima si illude di aver cambiato marcia, magari va su di giri ma è talmente abituata che non sente neanche più il rumore.
L'unica soluzione è appunto portare la mente in folle e poi accelerare (la sgasata) per adeguare la velocità in modo da poter agganciare la seconda modalità.

La teoria è chiara (almeno credo) ma quello che non ho ancora afferrato è come possa la persona (coscienza) operare sulla mente per mettere in folle e sgasare per agganciarsi alla seconda (modalità).
Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 59659)
Ocio che l'immagine del tapirulà rende bene, in realtà stiamo fermi e la mente cammina
Siamo sulla prima pedana che facciamo la nostra passeggiata, alla nostra destra dopo un piccolo spazio c'è un'altra pedana che gira più veloce, alla nostra sinistra arrivano dei ragazzi che giocando perdono l'equilibrio (attenzione anche a questo "perdono l'equilibrio") e ci spingono.

I ragazzi che perdono l'equilibrio sono l'azione "esterna" che mi mettono in folle, ovvero mi trovo nel piccolo spazio tra le pedane.
Quote:

Di colpo ci troviamo nello spazio tra le due pedane, quella dove eravamo più lenta e quella a destra più veloce.
Abbiamo due possibilità ovviamente, ritornare sulla pedana di prima o salire sulla nuova.
In entrambi i casi dobbiamo saltando muoverci insieme e nel verso della pedana, ma mentre nel primo caso ricordiamo ancora come ci stavamo muovendo (soprattutto la velocità) nel secondo caso dobbiamo accelerare... e questo va fatto ancora prima di toccare la pedana, possiamo dire un istante prima....
Come si accelera il movimento della mente?
Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 59738)
Per capire meglio la metafora ricordiamoci che il tapirulà rappresenterebbe il movimento della mente, non lo "scorrere" dell'ambiente intorno a noi (tempo e spazio) anche se poi sono relati ovviamente.

Cosa s'intende per "movimento della mente?"

Scusate sono zuccone, se non faccio queste domande non riesco a seguire la metafora e magari mi faccio dei viaggi mentali che non seguono il concetto corretto.

Kael 05-10-2008 11.34.30

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 59515)
Se la mente gira ad una certa velocità e il secondo schema di pensiero è troppo veloce per lei non potrà mai afferrarlo, cozzeranno, gratteranno, faranno scintille.

Questo perchè nelle vecchie 500 la potenza della prima non era sufficiente per dare un numero di giri adeguato alla seconda, cosa che invece avviene senza problemi nelle macchine di oggi.

Citazione:

L'unica soluzione è appunto portare la mente in folle e poi accelerare (la sgasata) per adeguare la velocità in modo da poter agganciare la seconda modalità.
E' come il discorso delle ottave. La massima potenza della prima non è sufficiente per agganciare la minima potenza della seconda.... c'è proprio un buco, un intervallo fra le due, che necessità di una spinta aggiuntiva.

Citazione:

Per capire meglio la metafora ricordiamoci che il tapirulà rappresenterebbe il movimento della mente.
Il movimento della mente quindi non cessa mai. Siamo noi che ci spostiamo da un tapirulà all'altro, i quali però continuano a girare senza sosta, ognuno al proprio livello. Se la differenza di velocità fra il primo e il secondo fosse poca, potremmo direttamente saltare da uno all'altro senza passare per la folle (e magari fra il secondo e il terzo è fattibile), invece così rischiamo di cadere e dobbiamo prima passare per la folle. Nella folle, non essendoci attrito, "resistenza" (non essendoci interfaccia mentale insomma), possiamo portare il numero di giri del motore a quanto vogliamo (almeno entro i limiti della nostra costituzione) così poi da poter saltare sul secondo tapirulà senza difficoltà.

La mia domanda comunque resta, se il tapirulà rappresenta il movimento della mente, nel momento in cui scendiamo (folle) la mente gira ancora ma a noi, non avendone la rappresentazione, ci sembra ferma. Come calcolare quindi il giusto numero di giri a cui portarci se non ne abbiamo la rappresentazione?

Un bravo pilota però non guarda il contagiri, gli basta ascoltare il rumore del motore per capire il giusto momento in cui cambiare marcia. La risposta quindi dovrebbe essere che cambiare marcia non è un fatto di pensare, ma di sentire...

griselda 05-10-2008 16.20.12

Il motore è l’automatismo
La marcia è la scelta, il cambio, il cambiamento.
La sgasata è il bruciare il carburante (combustione interna) per poter cambiare marcia. (ottava superiore)
La folle è la coscienza.

Questo varrebbe anche per quando uno si trova davanti a qualcuno ( o un evento) che gli fa perdere la calma/tranquillità, ovvero lo butta giù dal primo tapirulà e perdendo l’equilibrio che fa? O cadendo nel buco si ferma e piange, caduto dal tapirulà, e sosta li a crogiolarsi nel suo dolore, oppure rimane in prima che può essere paragonato all’ira che sale e fa fare grattate e scintille, che a lungo andare gli farà fondere il motore perché i pistoni iniziano a battere in testa sino a bruciare tutto.
Oppure ha un’alternativa, se si sta procedendo su un percorso e si è imparato a fare la doppietta, che è quello di passare per il vuoto della coscienza, in quell’attimo si decide se sgasare o no, se si sgasa il carburante viene combusto internamente, ma non per far muovere l’auto ma solo per bruciare internamente ciò che ci permetterà di inserire la seconda, passare in modalità due, questa combustione interna darà la spinta ad inserire una marcia più alta come ottava.


Mettiamo anche quando facciamo una dieta, andare in prima è l’automatismo di mangiare di tutto come viene è andare in prima, se vogliamo andare in seconda ovvero fare la dieta dobbiamo sgasare ovvero soffrire scendendo dall’automatismo e dandoci delle regole, inserire il nuovo tipo di dieta che consiste nello stare un attimo in folle per creare la dieta bilanciata per noi creandola a seconda delle vere necessità, dopo di che anche se si soffre nella rinuncia di alcuni tipi di cibi che ci piacciono, inseriamo la seconda ovvero il nuovo tipo di alimentazione creata/adatta al nostro fabbisogno energetico del momento che deve essere stato fatto nel momento di folle valutando il tutto.
A quel punto quando abbiamo scelto abbiamo coscientemente di inserire la seconda marcia, il cambiamento, che lo dice la parola stessa, avverrà solo perdurando nella scelta, mantenendo fede alla decisione presa.
Se rimaniamo tra due scelte ci danniamo l’anima senza fare niente, sino a consumarci. Del tipo "se impari karate va bene se non impari karate va bene se impari karate forse ti spaccano in due come biscottino". La mente va in loop sino ad entrare in crash inutilmente.

Inoltre mi pare di vedere che questa metafora si presta per molte cose, ovvero la mente mi pare viaggi velocissima tant’è che immaginiamo prima ciò che poi andremo a fare, (direi quasi alla velocità della luce icon_mrgr:) questo implica il fatto che siamo sempre un passo avanti, la sgasata serve a mantenerci nel presente, o comunque a riallinearci.
Parafrasando Turi: “a mio parere”.icon_mrgr: abbraccio:

nikelise 05-10-2008 19.42.11

Citazione:

Originalmente inviato da griselda (Messaggio 59795)
Il motore è l’automatismo
La marcia è la scelta, il cambio, il cambiamento.
La sgasata è il bruciare il carburante (combustione interna) per poter cambiare marcia. (ottava superiore)
La folle è la coscienza.

Questo varrebbe anche per quando uno si trova davanti a qualcuno ( o un evento) che gli fa perdere la calma/tranquillità, ovvero lo butta giù dal primo tapirulà e perdendo l’equilibrio che fa? O cadendo nel buco si ferma e piange, caduto dal tapirulà, e sosta li a crogiolarsi nel suo dolore, oppure rimane in prima che può essere paragonato all’ira che sale e fa fare grattate e scintille, che a lungo andare gli farà fondere il motore perché i pistoni iniziano a battere in testa sino a bruciare tutto.
Oppure ha un’alternativa, se si sta procedendo su un percorso e si è imparato a fare la doppietta, che è quello di passare per il vuoto della coscienza, in quell’attimo si decide se sgasare o no, se si sgasa il carburante viene combusto internamente, ma non per far muovere l’auto ma solo per bruciare internamente ciò che ci permetterà di inserire la seconda, passare in modalità due, questa combustione interna darà la spinta ad inserire una marcia più alta come ottava.


Mettiamo anche quando facciamo una dieta, andare in prima è l’automatismo di mangiare di tutto come viene è andare in prima, se vogliamo andare in seconda ovvero fare la dieta dobbiamo sgasare ovvero soffrire scendendo dall’automatismo e dandoci delle regole, inserire il nuovo tipo di dieta che consiste nello stare un attimo in folle per creare la dieta bilanciata per noi creandola a seconda delle vere necessità, dopo di che anche se si soffre nella rinuncia di alcuni tipi di cibi che ci piacciono, inseriamo la seconda ovvero il nuovo tipo di alimentazione creata/adatta al nostro fabbisogno energetico del momento che deve essere stato fatto nel momento di folle valutando il tutto.
A quel punto quando abbiamo scelto abbiamo coscientemente di inserire la seconda marcia, il cambiamento, che lo dice la parola stessa, avverrà solo perdurando nella scelta, mantenendo fede alla decisione presa.
Se rimaniamo tra due scelte ci danniamo l’anima senza fare niente, sino a consumarci. Del tipo "se impari karate va bene se non impari karate va bene se impari karate forse ti spaccano in due come biscottino". La mente va in loop sino ad entrare in crash inutilmente.

Inoltre mi pare di vedere che questa metafora si presta per molte cose, ovvero la mente mi pare viaggi velocissima tant’è che immaginiamo prima ciò che poi andremo a fare, (direi quasi alla velocità della luce icon_mrgr:) questo implica il fatto che siamo sempre un passo avanti, la sgasata serve a mantenerci nel presente, o comunque a riallinearci.
Parafrasando Turi: “a mio parere”.icon_mrgr: abbraccio:

A me sembra cosi' :
il tapirula' e' la velocita' della mente, noi che corriamo e che dovremmo passare da uno all'altro siamo la conoscenza ,meglio la consapevolezza di cio' su cui la mente si applica .
Se non accade nulla si resta sul proprio tapirula' non essendovi motivo alcuno di andare a complicarsi la vita .
Ma a tutti accade qualcosa , uno shok , per cui si impone un'accelerata cioe' un cambiamento di tapirula' ,nella metafora i ragazzi che ti spingono fuori dalla pedana , nella vita qualcosa che ti spinge fuori dalla routin .
Accaduto lo shok per un istante o un anno o quanto serve si sta in folle la routin non ci va piu' ma il nuovo , la nuova energia ancora non c'e' .
Non resta che cercare di capire , di conoscere lo scenario nuovo e quello che ha portato , per decidere cosa fare .
Quando arriva la nuova consapevolezza ci e' consentito di avere una mente piu' veloce e quindi di cambiare tapirula'.
Nella 500 la sgasata e' questo : la nuova consapevolezza che consente il cambio marcia cioe' la nuova forza la nuova energia nel nuovo contesto provocato dallo shok.

centomila 05-10-2008 21.01.06

Citazione:

Originalmente inviato da Grey Owl (Messaggio 59786)
Cosa s'intende per "movimento della mente?"

Penso di poter affermare che è il continuo lavorio del pensiero. L'incessante associare pensiero a pensiero. Per rendertene conto in modo lampante (cosa tutto sommato semplice) ti basta osservare per alcuni secondi, qualche minuto al massimo, i tuoi pensieri. Dopo un breve lavoro (non saprei quantificare ma basta poco davvero) ti accorgerai che i pensieri viaggiano a grande velocità e senza sosta. E, amara realtà, in modo spesso inconsapevole per noi........il "ricordarsi di sè", per esempio, dà una bella segata a questo andazzo.
Citazione:

Originalmente inviato da Kael (Messaggio 59789)
Il movimento della mente quindi non cessa mai. Siamo noi che ci spostiamo da un tapirulà all'altro, i quali però continuano a girare senza sosta, ognuno al proprio livello.

Questa prospettiva è davvero interessante. Non ci avevo mai pensato. Avevo sempre dato per scontato che era la mente che si fermava quando cessavano i pensieri. Nel mio caso, tuttavia, quando questo fenomeno si produce, mi addormento. Sempre. E questo evento potrebbe quindi rafforzare la tua tesi o quello che comunque introduce la tua prospettiva: scendendo dal tapis non facciamo cessare i pensieri ma SPOSTIAMO l'asse della coscienza (o della percezione) dal seguire il corso dei nostri pensieri. E di conseguenza di tutto il resto della macchina umana: emozioni, senzazioni e quant'altro. Nel mio caso (ma forse in linea generale), dunque, il trucco è mantenere desta la coscienza quando il flusso dei pensieri viene interrotto.

Uno 06-10-2008 11.27.09

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 59759)
Ecco, questo è un punto che ha sollevato le mie domande. A me non pare che in folle cessi il lavorio, ma solamente che non sia più connesso a quel determinato tapis, ovvero a quello schema di pensiero.

Citazione:

Originalmente inviato da centomila (Messaggio 59771)
Anche a me mette in difficoltà il fatto che il motore rimane acceso e l'automobile in moto dinamico. Tuttavia cercando la massima aderenze con le parole di
possiamo concludere che il lavorio mentale cessa. Ed il motore acceso rappresenti il cuore mentre l'auto in corsa sia il fisico che, ciò nondimeno, continua a funzionare regolarmente.

Dipende cosa intendete per lavorio, se intendiamo l'assorbimento e la trasmissione inconscia di tutto ciò che transita nell'ambiente ove questa mente è immersa, allora si, il lavorio si sospende. Di contro, per capirci nell'esistenza è la mente che genera se stessa e tutta la struttura psico-fisica, per cui il suo lavoro non può mai fermarsi, come il motore non si ferma quando lo mettiamo in folle, semplicemente si stacca dagli organi deputati a far muovere l'auto, quindi non gli trasmette più il movimento, ma non è che l'auto scompare. Se la mente umana si spegnesse completamente le informazioni dovrebbero essere spostate in un'altra struttura per conservare un'identità per quanto un pò diversa (altrimenti la struttura di arrivo dovrebbe essere identica e quindi non ci sarebbe neanche la percezione dello spostamento/cambio, sarebbe una cosa normale che accade in continuazione)
Ma tutte queste ultime considerazioni non erano in tema, stavamo parlando della normale amministrazione della mente.

Citazione:

Originalmente inviato da griselda (Messaggio 59762)
Mi da l'idea che se non si svelti e agili a parte scivolare e ricadere, ci si strappa e trattandosi della mente, una mente strappata è paragonabile all'impazzire.
Ma perchè si strapperebbe? Perchè troppo pesante? Deve abbandonare prima la zavorra che le impedisce di ritornare ad esser sciolta e voloce?

Eh ci sono talmente tante variabili in gioco, uno strappo (muscolare nella metafora) comunque non è da considerare come pazzia, più o meno totale, se uno in seguito ad una caduta si rompesse la colonna vertebrale e rimanesse paralizzato, questo si potrebbe considerare pazzia.
Una variabile (per fare un esempio) che può portarci ad avere uno strappo potrebbe essere che mentre scendiamo, magari costretti, da una pedana, ci giriamo a guardarla con nostalgia e non vediamo dove e come mettiamo i piedi. Non sto parlando specificatamente di passato, ma di quello schema di pensiero, poi le due cose possono coincidere.

Citazione:

Questo passo proprio non l'ho capito.
Cosa può essere più lento se scendo?
Ah forse se decido io di scendere dal tapirulà, ho il tempo di decidere e trovare un modo di pensare più congeniale ai miei tempi, cambiare il vecchio sistema/schema di pensiero, quindi tapirulà che vada ad una velocità minore e sul quale possa salire senza strapparmi, in pratica dovrebbe essere relativo a quanto mi sono alleggerità io?
Teoricamente più siamo tra due tapirulà lenti e più abbiamo tempo per cambiare o tornare a quello precedente, più siamo tra tapirulà veloci e più veloci dobbiamo essere a passare al nuovo o tornare indietro.
Certo la leggerezza è importante, se peso 200 kg non è il massimo per saltare.. addirittura i tapirulà, oltre che essere lenti devono essere robusti, massici, poco adattabili.

Citazione:

Citazione:
Originalmente inviato da Uno
Per capire meglio la metafora ricordiamoci che il tapirulà rappresenterebbe il movimento della mente, non lo "scorrere" dell'ambiente intorno a noi (tempo e spazio) anche se poi sono relati ovviamente.

Con questo intendi l'ecletticità della mente stessa?
Un po' come fa l'attore?
No intendevo che la mente può stare ferma anche se il tempo passa e le cose intorno si muovono (anche nel semplice invecchiare) oppure può muoversi più veloce di come si muove l'ambiente in cui è immersa.


Nel prossimo post continuo a rispondere ad alcune cose

Sole 07-10-2008 23.29.31

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 59817)
Ma tutte queste ultime considerazioni non erano in tema, stavamo parlando della normale amministrazione della mente.

Una variabile (per fare un esempio) che può portarci ad avere uno strappo potrebbe essere che mentre scendiamo, magari costretti, da una pedana, ci giriamo a guardarla con nostalgia e non vediamo dove e come mettiamo i piedi. Non sto parlando specificatamente di passato, ma di quello schema di pensiero, poi le due cose possono coincidere.

Teoricamente più siamo tra due tapirulà lenti e più abbiamo tempo per cambiare o tornare a quello precedente, più siamo tra tapirulà veloci e più veloci dobbiamo essere a passare al nuovo o tornare indietro.

No intendevo che la mente può stare ferma anche se il tempo passa e le cose intorno si muovono (anche nel semplice invecchiare) oppure può muoversi più veloce di come si muove l'ambiente in cui è immersa.

Forse mi sono persa nel voler capire un momento ben successivo e più in là di quello che si voleva esporre qui o forse è solo una manifestazione diversa.

Il passaggio tra due schemi di pensiero. Intanto immagino che sia necessario conoscere e ben capire il primo schema per potersi permettere il passaggio, o almeno conoscerne l'esistenza, averne coscienza. Devo sapere come funziona e cosa attiva (nel caso della macchina la spinta iniziale) poi devo decidere, scegliere, di abbandonare il primo schema e passare al secondo, a questo punto mi serve sgasare, e mi serve perchè mi occorre attenzione, forza che non indebolisca la scelta. Questa attenzione consuma, brucia il carburante lasciando dietro residui, ma alla fine si approda al seconda schema in teoria migliore in quanto scelto.

RedWitch 08-10-2008 01.04.04

Nel riuscire o meno a cambiare schema di pensiero, c'entra anche il quanto si è disposti a farlo?

Provo un esempio pratico: quando sono convinta di una cosa, la incasello, la inquadro in un certo modo, e a quel punto per me diventa "verità". Se imparo che una mela al mattino mi fa bene, e mi convinco che sia così perchè ne faccio esperienza, poi arriva qualcuno che mi dice "si le mele fanno bene, tranne quelle rosse perchè..." (nella metafora dovrebbero essere i ragazzi che mi spingono giù) . A quel punto, o cambio schema, apprendo qualcosa in più e cioè che non tutte le mele sono adatte a me (l'esempio è scemo, ma solo per capire) e salendo sull'altra pedana inizierò a non mangiare mele rosse (e a sperimentare che succede), oppure risalgo sulla vecchia pedana e continuo imperterrita a credere che anche le rosse mi facciano bene..

Se è così, le variabili in gioco sono parecchie il momento in cui si scende dalla pedana è quello che mi permette il cambio di schema (poi magari la prossima volta imparo che le mele rosse vanno bene a cena e passo ancora su un altro tapis), bisogna vedere quanto sono disposta a cambiare di me e di quegli schemi a cui sono attaccata.. rinunciare a qualcosa insomma..

ps: il momento in cui resto in folle, potrebbe nella realtà rappresentare un momento di confusione in cui non si riesce nè a restare ancorati al primo tapis, ma ancora non si riesce ad andare alla velocità del secondo?

Sole 08-10-2008 10.11.36

Citazione:

Originalmente inviato da RedWitch (Messaggio 59875)

Se è così, le variabili in gioco sono parecchie il momento in cui si scende dalla pedana è quello che mi permette il cambio di schema (poi magari la prossima volta imparo che le mele rosse vanno bene a cena e passo ancora su un altro tapis), bisogna vedere quanto sono disposta a cambiare di me e di quegli schemi a cui sono attaccata.. rinunciare a qualcosa insomma..

Passando da uno schema all'altra sono convinta anche io che si debba rinunciare a qualcosa, quanto meno allo schema precedente e in più lo sforzo di rimanere fermi nella scelta.

Kael 08-10-2008 23.58.46

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 59454)
Se ci pensate ogni volta che dobbiamo cambiare schema di pensiero c'è bisogno di un momento di "vuoto". In realtà virgoletto vuoto, perchè in quel folle bisognerebbe dare un'accelerata per poterci sincronizzare con una marcia più veloce.

E' per questo che, praticamente sempre, quando si passa per un cambiamento reale, se ci si guarda "indietro" non si sa bene come è avvenuto, cosa si è fatto?
Quel momento di "vuoto", quella folle, lascia un "buco" a livello razionale che non sappiamo colmare?

Io almeno, nei reali cambiamenti, l'ho sempre precepito...

turaz 09-10-2008 10.39.17

eh si (quantomeno all'inizio) a meno che non si impari a osservare sempre meglio anche il lato diciamo "irrazionale" di se rendendolo dialogante con l'altro.
penso che così facendo quel "buco" piano piano si colmi

RedWitch 09-10-2008 18.28.20

Citazione:

Originalmente inviato da Kael (Messaggio 59920)
E' per questo che, praticamente sempre, quando si passa per un cambiamento reale, se ci si guarda "indietro" non si sa bene come è avvenuto, cosa si è fatto?
Quel momento di "vuoto", quella folle, lascia un "buco" a livello razionale che non sappiamo colmare?

Io almeno, nei reali cambiamenti, l'ho sempre precepito...

L'ho sempre percepito anche io, nonostante mi sia sforzata di capire non riesco razionalmente a mettere insieme ne' il momento, ne' il modo in cui certi cambiamenti siano avvenuti. Credevo avesse a che fare con il discorso che avevamo visto tempo fa sulla sostituzione della foto, potrebbe essere allora che nel momento di sospensione si risalga sul vecchio tapis perche' non si riesce ad essere abbastanza veloci ad acchiappare quello nuovo? Se ci voltiamo indietro, per nostalgia o per chissa' che altro, continueremo a non fare il salto e a non rendere effettivo il cambiamento anche se in potenza potrebbe esserci?

Citazione:

Originalmente inviato da turaz (Messaggio 59927)
eh si (quantomeno all'inizio) a meno che non si impari a osservare sempre meglio anche il lato diciamo "irrazionale" di se rendendolo dialogante con l'altro.
penso che così facendo quel "buco" piano piano si colmi

Cosa intendi con osservare il lato irrazionale? se e' irrazionale come posso osservarlo (se non riesco a dargli una forma non capisco come potrebbe essere possibile)?
Non capisco nemmeno cosa intendi con il "piano piano il buco si colmi", se in quel momento si e' in folle, dici che si puo' comunque essere presenti e ricordarsi? Mi sembra molto contradditoria la cosa ..

Ray 09-10-2008 19.22.50

Se ribalto la questione mi sorge una domanda.

Siccome ho l'impressione che spesso accada che si accelera e si cerca di cambiare schema mentale (in parte anche lo si cambia) e si è convinti di aver cambiato marcia ma in realtà si sta solo mandando fuori giri la prima, mi chiedevo se il momento di "folle" è sempre percepito. Se si siamo a cavallo... quando non c'è staimo tirando la prima fuori giri (e occhio...), se invece può anche non esser percepito mi piacerebbe sapere come fare a stabilire il cambio di marcia/tapis... ma temo che si possa solo dopo un certo tempo. Cosa pericolosa se non si è realmente cambiato marcia/tappetino...

griselda 09-10-2008 20.05.38

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 59953)
Se ribalto la questione mi sorge una domanda.

Siccome ho l'impressione che spesso accada che si accelera e si cerca di cambiare schema mentale (in parte anche lo si cambia) e si è convinti di aver cambiato marcia ma in realtà si sta solo mandando fuori giri la prima, mi chiedevo se il momento di "folle" è sempre percepito. Se si siamo a cavallo... quando non c'è staimo tirando la prima fuori giri (e occhio...), se invece può anche non esser percepito mi piacerebbe sapere come fare a stabilire il cambio di marcia/tapis... ma temo che si possa solo dopo un certo tempo. Cosa pericolosa se non si è realmente cambiato marcia/tappetino...

A me pare che si cambi marcia tappetino tapirulà quando tutti noi stessi siamo saliti sull'altro altrimenti ci strappiamo dentro, e poi di conseguenza anche fuori e il motore sale di giri inutilmente lo si sforza inutilmente.
I cambiamenti non me ne sono mai accorta e nemmeno li vedo, me lo dicono gil altri non so sarà il sonno ma non ho idea.
Poi credo ci siano una marea di tapirulà e più veloci e più lenti meno difficoltosi da cui salire e scendere a volte lo si fa con tanta facilità che manco ce ne si accorge, ma avviene sempre quacosa di cui si prende coscienza pienamente, almeno secondo me è questo che fa cambiare la marcia, a me pare che passando per la folle è come un distacco dal passato la prima ed è normale inserire la marcia sucessiva se non si rimarrebbe fermi, certo se ingrani la terza si imballa il motore quindi credo che tutto debba essere proporzionato e fatto con coscienza. Cosa facile a farsi con la 500 un po' meno con il resto, anche se forse come si impara ad andare in macchina così si può imparare a cambiare le marce di qualunque tipo siano.
Per me la folle si percepisce solo se ci si osserva altrimenti non la si individua che con uno stato di sofferenza poi dipende dal grado di discesa, se fatta di fretta, ponderata, oppure mentre non ce l'aspettavamo.
A me pare anche di intravedere il cercare di stare in piedi su entrambi i tapirulà il cuore su uno e la mente sull'altro, quando ancora non si è pronti ne per uno ne per l'altro come una sorta stapparsi interiore che è comprensibile immaginando la scena e questo mi da l'idea di non aver sgasato abbastanza o nel modo giusto.
Un po' come quando facciamo una cosa di cui non siamo convinti pienamente ed essa per questo motivo ci andrà male, come quando fai un salto e avendo paura di cadere di non farcela cadi e ti fai male, come se una parte di me non fosse sicura del risultato.
Ho sconfusionato eh?icon_mrgr:

dafne 29-03-2012 18.55.53

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 59515)
Lo sgasare mentre si cambia marcia potrebbe essere sinteticamente la metafora di uno dei due salti tra le ottave.
......
Se la mente gira ad una certa velocità e il secondo schema di pensiero è troppo veloce per lei non potrà mai afferrarlo, cozzeranno, gratteranno, faranno scintille. Potrebbe anche sembrare di aver fatto il passo, magari la mente che continua a girare in prima si illude di aver cambiato marcia, magari va su di giri ma è talmente abituata che non sente neanche più il rumore.
L'unica soluzione è appunto portare la mente in folle e poi accelerare (la sgasata) per adeguare la velocità in modo da poter agganciare la seconda modalità.
Proverò poi a fare esempi più pratici.

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 59546)
Sui cambi di una volta meno... non so come dire... meno massicci, precisi e.. ci siamo capiti insomma, una buca esagerata, una contraccolpo forte poteva sganciare la marcia. Oggi no, credo sia molto difficile, e il parallelo ancora una volta rende molto la nostra condizione reale.
Oggi sempre più ci stiamo corazzando con abitudini collettive-sociali...
In ogni caso è sempre possibile mettersi volontariamente in folle.... oppure almeno cercare di sfruttare colpi enormi.

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 59659)

Mettiamo che ci sia una palestra con una serie di tapirulà (o tapis roulant) insomma quelle pedane con il rullo in cui si cammina o corre stando fermi.

Ocio che l'immagine del tapirulà rende bene, in realtà stiamo fermi e la mente cammina

Bene queste macchine hanno la possibilità di variare la velocità stando sopra, ma questo trasportato nell'immagine è una cosa che non siamo in grado comunemente di fare, quindi immaginiamo che nella fila di pedane ognuna di esse ha una velocità diversa.

Siamo sulla prima pedana che facciamo la nostra passeggiata, alla nostra destra dopo un piccolo spazio c'è un'altra pedana che gira più veloce, alla nostra sinistra arrivano dei ragazzi che giocando perdono l'equilibrio (attenzione anche a questo "perdono l'equilibrio") e ci spingono.
Di colpo ci troviamo nello spazio tra le due pedane, quella dove eravamo più lenta e quella a destra più veloce. In quel momento siamo in folle, quel momento può durare più o meno, ma comunque siamo destinati a rimontare su una pedana, pena la non sanità mentale prima e poi la non esistenza.
Abbiamo due possibilità ovviamente, ritornare sulla pedana di prima o salire sulla nuova.
In entrambi i casi dobbiamo saltando muoverci insieme e nel verso della pedana, ma mentre nel primo caso ricordiamo ancora come ci stavamo muovendo (soprattutto la velocità) nel secondo caso dobbiamo accelerare... e questo va fatto ancora prima di toccare la pedana, possiamo dire un istante prima.... Avete presente quando cerchiamo il tempo per salire su una scala mobile?
Se non lo facciamo cadiamo etc...
Se siamo tra due pedane già abbastanza veloci a volte risulta perfino difficile tornare su quella di prima (ecco i pericoli raccontati da certe Vie) perchè una volta scesi non riusciamo a risincronizzarci neanche con quella.


Passare da uno schema mentale all'altro si può intendere sia come cambiare totalmente schema di vita che come cambiare una serie di abitudini, si?
Quello che mi ha colpita adesso è lo stacco, la folle della cinquecento (proprio stò aggettivo...) e la caduta tra i due tapis, o la discesa nel caso non intervenga un fattore di shock esterno.

Stare in folle ci permetterebbe di sganciarci dal precedente ritmo e caricarci per immetterci nel secondo.
La mente macina una serie di abitudini e reazioni una conseguente all'altra che scandiscono i movimenti della nostra giornata/vita, staccarci dalle abitudini non basta bisogna raccogliersi quel tanto che basta per aumentare la velocità..mmmm...aumentare proporzionalmente alla seconda velocità che nei tapis rende con un iniziale corsa non proprio regolare..se si barcolla si perde aderenza e si cade.

Aumentare i giri rimanendo sullo stesso tapis mi inquieta parecchio, credevo non fosse possibile.

Quel momento in folle comunque mi richiama alla mente la discussioone sulla ringhiera, sia sul non dare nulla per scontato che sul momento di abbandono in cui si diventa vulnerabili, ma non sò come collegarli per bene.


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