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Se immaginiamo l'incarnante come una delle foglie di un albero (lo Spirito), ignara, a livello conscio, di essere parte di esso, per evolversi ed accrescere il suo grado di consapevolezza ha bisogno di entrare in contatto con l'energia vitale che l'albero le trasmette durante il suo ciclo di vita, e, una volta che la foglia cade e muore diventa humus e torna ad alimentare le radici dell'albero stesso. |
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Qui però trattiamo di una foglia che, a differenza della altre che non se ne preoccupano, si domanda perchè nasce e muore. Dobbiamo anche presumere, se volgiamo mantenere la metafora, che la foglia non ha percezione diretta dell'albero. La nostra ipotesi successiva verte sul fatto che questa foglia venga a scoprire la possibilità di diventare essa stessa albero e, quindi, non si accontenti più di diventare humus morendo, anche se finirebbe col nutrire l'albero. Infatti presumiamo che, seguando il destino di tutte le foglie inconsapevoli, la nostra foglia speciale muore (perde coscienza di se... così iniziamo a dirlo), viceversa se muta in tempo, permane e si sposta al livello dell'albero. La coscienza in questo caso non morirebbe con la foglia (corpo fisico) ma, dato che ormai la foglia è identificata in altro, permarrebbe con questo altro, ad un livello più diciamo ampio di prima. E' chiaro che, se supponiamo la coscienza attualmente supportata dal corpo fisico, al cessare di questo di funzionare, necessitiamo di altro supporto più permanente in cui veicolare detta coscienza, che poi siamo noi. Se prendiamo questa per buona il problema si sposta in questo modo: io sono la mia coscienza, il mio corpo muore, io forse posso evitarlo. Mi serve un altro veicolo da far funzionare alla morte del mio corpo (e magari da allenare prima, ma questo è irrilevante ai fini del tread). Questo veicolo esiste già? Devo presupporre di si, almeno a livello potenziale, altrimenti non avrei possibilità e il discorso diverrebbe sterile. Il fatto è: se questo veicolo esiste, esso sicuramente, non è al momento adeguato a supportare la mia coscienza. Questo per un motivo molto semplice: se lo fosse, dato che il veicolo si pone a contenitore del fisico, quindi ad un livello più ampio, sarebbe quello con cui mi identifico di già. Quindi se il veicolo esiste esso non è adeguato a supportarmi. Due son le cose, anzi tre. O devo modificare il veicolo o la coscienza o entrambi (potrebbero corrispondere però). |
Caspita Ray, sono sbalordita dalla tua capacità di analisi e sintesi, che mente, complimenti...:wow:
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Il passo successivo, se prendiamo per buona questa ipotesi e proviamo ad andare oltre, sarebbe quello di analizzare lo spettro di mezzi che abbiamo a disposizione in questa vita terrena che più ci possono aiutare a modificare la coscienza e/o il veicolo.. provo a vedere se ci sono già dei thread a cui ricollegarsi... Grey, grazie per il thread è stato un grande spunto di riflessione.. e un enorme grazie a Ray ovviamente:C: |
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Tornando all'esempio dell'albero, che calza benissimo, la foglia potrebbe essere cosciente della sua esistenza e chiedersi perchè nasce e perchè muore, ma l'anima della foglia non sta nella foglia ma nell'albero.... da cui sale la linfa che dà vita alla foglia... e che in quel momento si identifica con la foglia, ma non è la foglia... (comunque non è che le foglie di un albero vogliano di testa loro staccarsi dall'albero, come invece l'uomo può fare, cioè staccarsi dal loro creatore....) Mi piace pensare che questa foglia che ha un'anima e una coscienza, sapendo che la sua vita viene dall'albero, non morirà mai finchè nell'albero scorre la linfa vitale e finchè non farà nulla che la stacchi irrimediabilmente dall'albero.... |
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Giova74 - Sarebbe bello sapere se dopo la morte esiste e perdura almeno la coscienza di se'. (nulla si crea nulla si distrugge ec ec.). Suppongo da sempre errata la teoria della preesistenza dell'anima al corpo, semmai la formazione soggettiva di un'energia autoevolvente nel corso di ogni sing ola esperienza di vita (anima ??!) che , dopo il trapasso si mantenga in uno stato di auto coscienza. Sarebbe gia' tanto bello cosi' !
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E' difficile dare una risposta. Mi fermerei al momento sul nascere, prima di arrivare al significato della vita e alla morte.
A me ha sempre affascinato sapere se siamo sempre esistiti prima di nascere. Cioè che significa che io sono nato? Significa o che prima non esistevo, oppure che sono sempre esistito ma che ho preso una nuova forma. Purtroppo per me è stato sempre un dilemma all'età di 3 anni mi uscivo con queste domande ai miei, il chè erano piuttosto impreparati, poichè mi pareva assurdo che l'uomo potesse campare soltanto 100 anni. Forse perchè mia madre se ne è uscita che c'è una vita dopo la morte, ma probabilmente se mi avrebbe seccato dicendo che si muore e basta, sarei cresciuto con una concezione materiale, ove una volta morti finisce tutto, si è come un computer spento. Ciò che mi fa riflettere però è che è paradossale che dei computer che poi si spengono hanno delle emozioni, sono in grado di amare, sono in grado di realizzare opere artistiche, ed arrivare in certi casi ad un livello di cultura perfetto. Tutto nell'universo ha uno scopo, ma sinceramente per quanto imperfetto possa sembrare tale universo, non credo che abbiamo soltanto uno scopo nella vita che poi si deve esaurire. Sembra logica umana, dove una volta ottenuto e soddisfatto qualcosa ci si possa sbarazzare. Certo a noi farebbe comodo che vivessimo per sempre, per un discorso egoistico, e forse credere nell'immortalità dell'anima è troppo sentimentalistico, personalistico, romantico e irreale. Tuttavia è anche vero che non crederlo, oppure crederlo a certe condizioni da portare avanti, è troppo cinico, individualistico, e meritocratico. Scusate se mi sono dilungato. :C: |
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