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Mi sto domandando se hai messo i puntini perchè non se ne può parlare o cosa? :U:@@ |
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Se riempi di parole lo umanizzi. |
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Se togli tutto alla fine cosa resta? |
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Mi è venuto in mente qualcosa e non so se ci entra in questo discorso Un illuminato diceva: l'ego cade quando è maturo, come la pera. Ma che maturo vuol dire ancora che esiste, diventa sottile e siamo allora nella spiritualità. Questa è ancora intesa come lo stadio finale dell'ego in cui l'uomo ancora si identifica con qualcosa. Se cadesse davvero del tutto, non saremmo più individuo, ma facenti parte di un tutto. A mala pena, ricordo, ho capito con la ragione cosa intendesse. Ora mi chiedo, se la nostra stanza illuminata da un archetipo , venisse man mano svuotata, resterebbe ancora qualcosa di noi? Scegliendo e copiando la modalità di qualcuno di voi: si è capito qualcosa di quello che io ho capito? Questa storia degli archetipi sento che può avere degli effetti particolarmente importanti per me, se riuscissi a coglierla nel suo intero significato.:C:stosvegli: |
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Gli archetipi possono essere visti come forme a priori, strutture della psiche, qualunque psiche. Man mano che ci soggettivizziamo li riempiamo di contenuti soggettivi ed essi prendono forma per noi, quella forma per quel noi. Ma ciò che avviene nel soggettivo avviene su un piano successivo di quello dell'archetipo, più specifico, quindi ad esso dipendente, derivante. C'è un rapporto gerarchico tra il piano soggettivo (la forma che l'archetipo ha per noi) e quello dell'archetipo (forma a priori)... la forma che gli diamo è la sostanza, l'archetipo l'essenza. Svuotare dei contenuti personali permette di accedere all'archetipo direttamente, o a una sua forma meno personale, più collettiva, di solito mitica. Incontro che non può che essere emozionante e liberatorio di energia (l'energia che si incista nella fissazione del contenuto personale). Quindi svuotare mette sempre più a contatto con la struttura non soggettiva della psiche, la pre-struttura, ossia la struttura prima che si riempia di contenuti soggettivi. Da un certo punto di vista è come ripartire, rigiocare alcune mosse... noi possiamo essere come vogliamo, ma siamo imbrigliati nei nostri contenuti, coi quali ci identifichiamo. E' un viaggio verso l'essenza, e quindi l'essenza di se. Che non è l'ego, dato che anche l'ego è riempito di contenuti personali (che come tale si può anche pensare come un falso ego, o un ego limitato, mentre il vero ego, ad averlo, veicola tutte le possibilità umane, non solo quelle che ci siamo convinti di poter manifestare)... man mano che troviamo l'essenza l'ego può farsi da parte, o noi possiamo fare a meno di lui, e fondarci sull'essenza. Ma questo processo non può che passare per un continuo miglioramento di questo ego (deve maturare), una sua crescita, un meglio strutturarsi e un non essere troppo rigido da non permettere alle possibilità di entrare e uscire... insomma deve divenire resistente e non limitante e soprattutto non autroreferenziale, dato che deve permettere (o lo dobbiamo obbligare) che attraverso di lui si manifesti l'Uomo. |
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Dico cosa vedo: l'archetipo e' un ideale , come tale privo di particolari concreti che ci conferisce forza ed energia in quanto determina in ciascuno di noi una '' MISSION'' , uno scopo, questo ideale puo' essere rappresentato da un'immagine esistente da sempre nella nostra mente che contiene per noi un particolare significato. Non credo occorra dire di piu' per definirlo L'importanza di questo ideale e' che per noi ha un particolare significato ed illumina ,da' un nuovo senso al quotidiano inaridito da una realta' diventata grossolana perche' priva di spirito e di scopo . Questa energia e questo nuovo scopo si manifesta con emozioni incontenibilii . Ma poiche' tutto e' doppio cioe' passa da un estremo all'altro cio' che da' senso anche limita perche' priva di altri scopi cio' che guarisce ammala se troppo e cosi' via ecco allora la necessita' di tenere un equilibrio tra un archetipo divenuto conscio perche' fatto proprio ed il suo opposto rimasto inconscio , oscillando continuamente tra l'uno e l'altro tra gli uni e gli altri , tra la madre e la bambina , il puer ed il senex ecc.ecc. Non so se e' chiaro . Allora, non e' che l'archetipo viene umanizzato ma influisce, rimanendo tale , sull'uomo , su ciascun uomo ciascuno a suo modo illuminando le cose che fa ogni giorno . |
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D'altra parte anche il tuo oscillare è una terminologia buona a veicolare una parte del discorso (che poi da come la metti stava meglio la pallina da flipper), ma è una figura che vedi tu e ti suona bene. C'è un'altra questione che complica ancor di più il parlarne (e più ne parliamo peggio combiniamo) ed è che non si può incontrare un archetipo nell'inconscio personale, semmai solo un simbolo da questo scaturito, ma è comunque una formazione, anche se forse ad un livello un po' meno personale e un po' più collettivo, come elementi mitologici, animali eccetera. Per incontrarlo devi comunque passar oltre... o come lo vuoi chiamare (disidentificarti, sistemare, risolvere ecc ecc) e sembra un po' svuotare. |
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Diciamo che tu procedi dall'uomo all'archetipo ed io viceversa . Tu svuoti il personale per arrivare all'archetipo io tengo il personale e l'illumino del significato che da' l'archetipo . A volte pero' l'archetipo e' indefinito , lo si vede solo di riflesso per l'effetto che opera sui fatti di ogni giorno , a volte ci fa fare cose speciali anzicche' solo illuminarle le cose. Non e' sempre facile il processo di svuotamento per evidenziare qualcosa che e' privo di forma, impalpabile. Cosa spinge certuni a giocarsi la casa al casino' , a fare base jumper a rischiare la vita per un'emozione per un brivido a mettere in gioco tutto quello che si ha per dimostrare qualcosa di relativamente importante a qualcuno ? Senz'altro un archetipo che ti spinge dove da solo non saresti mai arrivato . Ma quale ? boh, non sempre si puo' denominare ma solo immaginare e forse neanche. |
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Però non è sempre l'archetipo che ci spinge e giocarci la casa al casinò o a buttarci con l'elastico, può anche essere un complesso e non necessariamente generato da un archetipo, quindi forse è importante procedere in tutti e due i modi. |
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Grazie ad entrambi Ray e Nikelise, molte cose diventano più chare, ed evocano ricordi in cui queste fonti sicuramente erano più accessibili. Per me anche solamente leggere, la parola "mitico" o emozione incontenibile" , che avete associato al momento in cui si contatta l'archetipo nella sua origine o interezza , per quanto sia possibile, vorebbero pescare in qualcosa che è stato vibrante ma non più ripescabile se volessi con la sola volontà. Ho anche un dubbio e chiedo: Ray hai detto anche che alla fine è un andare alla essenza, essenza che può quindi fare a meno dell'ego. ho capito che archetipo è qualcosa va molto oltre il personale, che appartiene ad una coscienza collettiva, quando parli di essenza ti riferisci ancora a qualcosa che va pure, oltre il personale? |
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Non sono d'accordo per nulla, ma potrebbe anche essere che il tuo ricordo abbia modificato il senso delle parole dette in origine. :) Già in spiritualità è assurdo concepire la destrutturazione (o il dissolvimento) dell'io o dell'ego, in psicologia poi è completamente contrario ai principi base. |
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Il processo di conoscenza della nostra struttura permette di togliere i limiti che abbiamo imposto all'io, scambiando la parte (di soliito quella che viene facile, "naturale") con il tutto. Ma l'emozione che proviamo all'incontro con l'archetipo, per esempio, necessita dell'io... sennò chi la prova? |
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Prima di tutto nessun problema, di quello che senti, ricordi etc... Non è un problema essere più o meno precisi, il problema semmai è la consapevolezza di quanto si è precisi, se tu sai di non esserlo ed esponi le cose con tranquillità è solo un'occasione per tutti per meditare/riflettere su delle cose, se qualcuno lo fa spacciando ciò che dice per verità assolute allora il discorso cambia, ma non era questo il caso. Direi che siamo parecchio fuori tema, ma ti prometto che riprendo questo tuo post altrove (se non lo vuole fare qualcun'altro) e lo sviluppiamo. E' un pò che non parliamo di ego... argomento che sempre suscita interessi, fraintendimenti etc.. ma da anche modo di comprendere delle cose a chi vuole. |
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Quando riprenderò il discorso tenterò di spiegarti il perchè di filtrato. Non c'è nulla di male fiori.gif |
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Allora: ho trovato un libro sugli Archetipi anzi ne ho già letti un paio, quello che ho capito da uno di loro è che i miti parlano di questi archetipi, in questo caso di quegli archetipi che agiscono sulla psiche femminile. Ho letto la "personalità" di questi personaggi femminili mitici e mi ci sono ritrovata dentro bella, bella in quattro di loro, mi domandavo se questi Archetipi scendono in noi, entrano in noi e poi ci agiscono come se fossimo ancora il corpo della tal mitico personaggio? Insomma è possibile che quando questo personaggio entra in me io divento come manovrata da questo se non me ne rendo conto? Ok la predisposizione ma penso, se no sarebbe tutto inutile, rendersi conto che siamo predisposte ad incarnarlo e per evitarlo contrapporre dei comportamenti e dei pensieri anche un credo diverso da quello possano allontanarlo e chiamarne un'altro? Dimmi che hai capito cosa cerco di dire per favore eh? icon_mrgr: abbraccio: |
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