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senza rendersene conto (nella maggior parte dei casi) si perde si perde sino a che a un certo punto la scelta estrema (come l'eremo) serve per curare (e di fatto non risolve però la sociopatia ad esempio) la propria integrità. eh si accogliere e accettare tutto, rimanendo integri. Credo sia quella la Via. Invece spesso... si "patteggia" la propria non integrità con supposti "bisogni" (magari legati ad altri) e si finisce per non capirci più nulla. Qui ritengo sia il punto ove mettere Volontà e Coraggio. |
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Alla fine forse subentrerebbe una specie di paralisi, di nausea verso tutto, e quindi è meglio sapere che il tempo a nostra disposizione è destinato a finire, così si dovrebbe cercare di vivere per arrivare al punto in cui quelle sensazioni e quegli stati d'animo che hai descritto ci "bastino". Il problema, almeno per me, è riuscire a farli coesistere tutti quelli belli e quelli brutti: per i secondi penso di essere sceso abbastanza in profondità, per i primi non molto....Riuscissi a farlo per un periodo significativo in modo reale, profondo e consapevole, poi potrei anche ritenermi soddisfatto, ho dato, ho avuto, adesso succeda quel che deve succedere. |
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E' come se sentissi dieci tipi di musica diversi contemporaneamente senza capirci molto, se invece poi studi musica, affini l'orecchio, cogli le sfumature dei vari brani e riesci ad isolarli, sei molto più "a contatto" con la musica di prima. Magari si arriva al punto in cui ci rendiamo conto della nostra finitezza da un certo punto di vista, ma da un altro punto di vista vediamo anche la nostra non-finitezza, magari tramite la mistica come dici tu. |
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Diciamo che ci vuole l'uno e l'altro ....semmai e' possibile. |
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Questo può anche essere, anch ese in questo tipo di discorsi le distinzioni e le classificazioni nette rischiano di essere fuorvianti, però per me il modo migliore per conoscere un piano è quello di conoscere anche l'altro... Il mistico come può "riportare a terra" ciò che ha appreso nelle sue visioni se la sua parte umana se l'è "scordata"? Nella migliore delle ipotesi sarebbe uno che sta ore in estasi quasi come se ciò rappresentasse non dico una fuga ma almeno un intervallo dalla vita ordinaria.Le visioni estatiche o comunque un percorso completo ed omnicomprensivo, a mio avviso, necessita sia il salire in alto sia lo scendere in basso e quindi una parte umana ben individualizzata consente anche di "riportare a terra" come ho detto prima le cose che stanno alte, nel modo migliore. In questo mi sento vicino al pensiero di Aurobindo ( sul personaggio non ne so molto e non credo sia importante) il quale speso insisteva sulla necessità di far discendere quanto appreso nei piani alti, che lui chiamava surmentale e sopramentale, fin dentro l'ultima delle cellule del corpo oltre che nel piano mentale e vitale, adeguatamente "preparati " ovviamente. |
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la cosa che più mi infastidisce è il non conoscere il senso della vita, dei mondi, dell'universo, mi piacerebbe che alla fine di questa giostra la mente si squarciasse nella percezione del tutto, fosse solo per un attimo...ma alla fine capire il perchè la terra gira e noi con essa! :bleah: |
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Comunque si tratta di aumentare la resistenza si... se immaginiamo un setaccio in un fiume si tratta si affinare la capacità setacciante, insomma la griglia di buchini, per quanto l'integrità strutturale del setaccio consente. Da un certo punto di vista è allontanarsi dal tutto, perchè ci si differenzia, ma in realtà secondo me ci si allontana solo per dei brevi periodi in cui si fanno certi lavori (sulla griglia). Poi l'apertura al tutto in realtà aumenta (se ci separassimo davvero scompariremmo)... o meglio aumenta la nostra sopportazione. L'esposizione sempre quella è. |
O.T.
Ma l'individuazione è far emergere il "piccolo diavolo" che c'è in noi? Fine O.T. Scusate l'ignoranza. :) snail.gif |
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Una delle tappe e' affrontare l'ombra cioe' quello che chiami ''diavolo '' . |
Posso risultare OT ma non avevo mai sentito parlare del concetto di individuazione di Jung, così mi sono andato a leggere nella rete alcuni concetti.
L’individuazione è un processo di formazione della persona che sviluppa un'essere distinto dalla psicologia collettiva. E' un differenziarsi per ottenere una personalità individuale. Questa particolare ricerca psicologica segue quella fisica, la persona è fisicamente separata dalla collettività ma non lo è psicologicamente. E' interessante notare che mediante l'individuazione si ottengono dei risultati che non potrebbero mai essere raggiunti per la via già tracciata da norme collettive. Ho trovato altresì interessante questo passaggio: "Quanto piú l’uomo è sottoposto a norme collettive, tanto maggiore è la sua immoralità individuale." Se l'uomo (preferisco definirlo persona) è sottoposto a norme collettive esso perde la sua individualità, la sua morale, la sua condotta risulta essere condizionata da una collettività. Nel momento in cui una persona diventa un'individuo si riappropria della coscienza originaria. In questo modo la coscienza si libera dai condizionamenti, la visione quindi si può espandere oltre le normali vie tracciate dalla collettività. |
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Non posso conoscere me stesso allontanandomi dal tutto. Come in alto così in basso... La tua frase però, se ribaltata, la troverei assai veritiera: l'Individuazione è un allontanarsi dal NULLA (che è l'altra faccia del TUTTO)... |
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e l'individuazione e' la massima differenziazione possibile dell'individuo che prende la massima coscienza di se stesso , e' divisione , separazione dal Tutto. Per questo dico che e' un allontanarsi dal TUTTO dove il Tutto e' proprio il suo contrario cioe' l'indifferenziato. Tanto e' vero che uno sprazzo temporaneo di percezione del Tutto la si puo' avere anche se si e' lontani dalla individuazione , Sono quei lampi di luce che ti possono permettere di incamminarti sulla starda dell'individuazione che e' un riflesso di quel Tutto indifferenziato. |
Per tornare alla morte si puo' dire che e' la piu' grande e completa esperienza mistica cioe' di fusione col Tutto .
Gli stati di estasi ci si avvicinano come esperienza e spesso il ritorno nella realta' e' un esperienza drammatica . |
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A mio avviso possono esserci vari gradi di comprensione del tutto, da quasi zero a quasi totale ( i limiti estremi li escludo) e l'aumento del grado di comprensione passa anche attraverso un lavoro efficace sulla propria individualità, che , per me, non vuol dire allontanarsi dal tutto, in cui rimaniamo sempre e comunque dentro, ma solo capirlo e comprenderlo meglio. |
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C'e' chi dice che la morte e' la fine di tutto a questi si puo' rispondere che invece e' solo un ritorno al Tutto. Non dico che chi procede per l'individualizzazione non puo' comprendere il Tutto , dico che finche' fa quello , fa altra cosa che un'esperienza mistica e che per certi versi e' un percorrere la strada opposta , all'incontro col Tutto. Poi puo' fare anche il cammino inverso . D'altra parte in esoterismo gli opposti si richiamano l'un l'altro e cosi' facendo tendono ad incontrarsi ....ma prima di incontrarsi sono lontani l'uno dall'altro. |
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Secondo me preso atto che un giorno l'Universo mi travolgerà, dovrei cercare nel frattempo di fare qualcosa, di arrivare "preparato" a quest'evento, verrò travolto comunque, però forse capirò un pò di più quello che mi starà accadendo, e avrà un senso diverso. |
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Se chi c'era prima di noi avesse fatto questo pensiero, probabilmente non ci troveremmo ad affrontare determinati problemi, quindi a maggior ragione chi si porta dietro problemi del passato (inteso anche prima che nascessimo) deve essere pronto a fare un sacrificio , nel senso vero del termine, in quest'ottica. |
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La logica del tutto o niente non paga quasi mai ed in questo caso men che meno. |
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