"posso essere il più grande degli scienziati ... ma se non ho amore non sono nulla"...
il secchione...che studia per motivi diversi dall'amore per quello che sta facendo dovrebbe ricordarsi a mio avviso questa frase chiave. l'artista che non suona mosso esclusivamente da questo, ma fa calcoli su determinate cose... allo stesso modo dovrebbe ricordarsene. l'uomo comune, ogni qualvolta fa qualcosa dovrebbe chiedersi se quello che sta facendo lo fa per amore o cos'altro... |
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E semmai la tendenza alla perfezione solo in una cosa è ostacolo alla completezza. Ma se cerco di tendere alla perfezione, cioè in soldoni a migliorarmi in qualsiasi cosa io faccia e non limito il mio fare in nulla se non ciò che è stupido, io tendo anche ala e forse raggiungerò la completezza. Tendere alla perfezione non significa farsi una malattia se, come è normale che sia, non la si raggiunge. Ma se non vi tendo come faccio a diventare completo? Tendere alla perfezione significa anche poter vivere istanti perfetti, istanti che ci permettono di assaggiare la Sua Perfezione e di conseguenza prima prenderne coscienza poi consapevolezza. Noi non saremo comunque perfetti ma così diverremo completi. Senza quella consapevolezza anche la completezza non esisterebbe. Due parole sul "come matti". Qual'è il punto centrale della definizione "matto"? Il matto è colui che vive in un proprio mondo e non si adatta alla società, alla collettività. Questo è il punto centrale che salta in mente a primo acchito. Se dico che studio una cosa come un matto, significa che in quel momento mi immergo completamente in quello studio. Non ho scritto studio da matto, o studio da impazzire... è un pò come la frase di cui abbiamo parlato alcune volte "tornerete come bambini", il come non vuol dire uguale, ma che alcuni aspetti sono uguali per analogia. |
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Affettuosamente... bacini.gif |
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ciauzz ma se anche sono "cani latranti" quell'attimo per loro può essere un attimo gioioso... e il cane latrante lo vede l'osservatore che si permette pure di giudicare. insomma dipende. |
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L'osservatore giudica solo se sa discernere, per far questo deve aver studiato, imparato altrimenti non distinguerà un fischio da un fiasco. |
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non è comunque detto. non è detto che chi sa fare bene il suo mestiere sia così in grado di capire l'altro e di saper discernere. |
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Se ho consapevolezza del livello in cui mi trovo so giudicare chi è più indietro di me ma anche chi è più avanti. Se non voglio essere criticato sceglierò il primo, se voglio crescere sceglierò il secondo. Citazione:
Dai Stefano, è tardi... |
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Invece un ragazzo che conosco era dispiaciuto per un 27 ( un esame dove il professore non dà mai 30... Quello su Dante e Tasso che devo fareicon_mrgr: ) perché suo padre sarebbe rimasto deluso. Ecco per me questo è deleterio.. |
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Parliamo di lavoro. Se tu lavoratore devi offirmi un servizio per cui io ti pago me lo dai sbagliato perchè ti spacci per un professionista invece non lo sei perchè non ti sei preparato a sufficienza per l'incarico che occupi io te lo devo dire, primo perchè è un mio diritto essere servita per quello che chiedo e pago (e se è un servizio pubblico è uguale), poi per te perchè se lavori male rischi di essere licenziato o di perdere il cliente. Quando si va al largo si deve tenere d'occhio la riva, o si rischia di perdere l'orientamento. Vado a stendermi in spiaggia a prendere il sole, tu che fai? |
non sei obbligata nemmeno li.
comunque goditi il sole tu che puoi:) |
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Tuttavia si puo' approfondire il fatto che sia la perfezione che la completezza non sono concetti presenti in natura , nascono e si affermano col progredire della coscienza psicologica dell'uomo . Sopratutto la perfezione e' strettamente legata all'Assoluto ed all'idea di DIO quindi e' una struttura creata dalla psiche . L'uomo primitivo non aveva la possibilita' di confrontare la natura con l''idea del perfetto aveva davanti a se' delle cose degli animali punto e basta . Forse per il completo e' un po' diverso ma non ci giurerei . Detto questo poiche' la perfezione e la completezza in assoluto nella nostra realta' non esistono , vanno relativizzati cioe' applicati in un contesto ed in relazione ad un soggettto particolare . Il tendere a serve proprio a relativizzare questi concetti . Allora tendere alla perfezione puo' significare esattamente completarsi proprio in quanto quella perfezione cui si tende non e' raggiungibille se non nella forma di un completamento il piu' spinto possibille . Questa e' una possibilita' quella cui tu accenni nel post : infatti quegli istanti di soddisfazione che di tanto in tanto si provano non sono istanti di raggiunta perfezione ma di completamento , di totalita' per aver messo ogni casella al suo posto ed essere usciti per un istante dal caos . Tuttavia poiche' il concetto di perfezione e' presente nella nostra psiche allora sara' comunque una realta' seppure psichica da tener presente e da correggere verso una sua relativizzazione pena la dissociazione tra l'ideale e la realta' , lo stress che ne deriva ecc. Una volta relativizzati i concetti non sara' difficile riconoscere che il tendere di continuo alla perfezione fa pagare un prezzo troppo alto a scapito della completezza . Se invece rimaniamo al significato assoluto ma inutile di perfezione e completezza allora la prima comprendera' senz'altro la seconda ma non viceversa cio' che e' completo sara' per forza anche perfetto da cui segue che i termini non sono sinonimi ed esprimono realta' psichiche diverse . |
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