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Fatto è che quando si chiude,è perchè si pensa che su quella cosa non ci sia altro da aggiungere,si dice infatti "capitolo chiuso"quando su un argomento ad esempio non ci si vuole più tornare. Per analogia quindi posso dire,che una persona chiusa,o che si chiude,pensa forse di sapere già tutto,non vede altre possibilità. Per dirlo in una parola, limiti.. |
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E' facile scambiare per chiuso chi parla poco e per aperto/a estroverso/a chi parla tanto il che invece non è. Posso ubriacare di parole una platea senza dire nulla e dire grandi cose su di me o altro con due parole. In realtà come viene fuori da ciò che dice Shanti la chiusura o l'apertura è qualcosa che viene ancora prima di incontrare qualcuno, prima ancora di parlare. Siamo chiusi o aperti anche senza alcun oggetto di paragone e a prescindere da chi abbiamo di fronte. Poi può essere che con alcuni mostriamo una maggiore chiusura e con altri una maggiore apertura ma sono solo oscillazioni in una certa scala di ciò che siamo. Il tutto si collega bene con il controllo che è una conseguenza dell'apertura. Ed ora, secondo voi, chi controlla di più? Chi è molto aperto o chi è molto chiuso? |
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Secondo me chi è molto aperto. Vedo l'apertura come una casa senza porte e finestre,tutto/i possono liberamente entrare e uscire,quindi ci sarà anche necessità di maggior controllo per cercare di fare una minima selezione e non ritrovarsi invasi. Invece se la casa ha un bel portone e magari anche le finestre insonorizzate,potrò sempre decidere di aprire se e quando sarò pronta per uscire,come anche invitare amici e fare festa. Un altro esempio che mi viene è la mente,che se è aperta, lascia entrare indistintamente tutti i pensieri che arrivano.. Poi il chiuso mi da l'idea di forma,un qualcosa di definito. Vabbè mi fermo. |
Stavo leggendo Luce, ma parliamo di due controlli diversi già noi due quindi se ci metti Uno siamo in tre. Controllo come necessità parlavi tu, io dicevo controllo come vedere o ascoltare gli altri.
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Prima di rispondere vorrei capire cosa intendi Uno per aperto o chiuso.
Io definirei l'apertura come un lasciar scorrere gli eventi che accadono, farli entrare in noi, viverli ma anche lasciarli andare. La chiusura invece come un muro che non fa passare nulla ma che chiaramente anche attira tutto quello che non riesce a filtrare, così come fa l'apertura. Da questo punto di vista, una persona aperta non controlla nulla perchè non tenta di trattenere nulla, di benificiare di nulla se non vivere gli eventi e prendere ciò ceh di buono hanno e farne esperienza, ma "lascia le cose come le trova". Una persona chiusa in questo caso invece controlla molto di più perchè deve stare attenta a che nulla entri in se e poco esca da se, che nessuno contamini nulla e tutto sia utile a soddisfare tale bisogno. Quasi impossibile accettare idee diverse perchè significa fare entrare una nuova contaminazione. Però se lo guardiamo dal punto di vista di ciò che sembra allora le cose si invertono, e controlla molto di più chi è aperto, vedi il pettegolo che controlla aprendosi a chiacchiere su tutto e tutti, non solo se mi apro e racconto i fatti miei a modo mio.. posso indurre l'altro a sentimenti di compassione, affetto, dispiacere. Il chiuso fa terra bruciata, apparentemente controlla di meno ma alla fine anche quello è un modo di controllare dominando la curiosità altrui. |
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Penso che più blocchi interni ho, e più sento il bisogno di controllare, dunque direi che più si è chiusi più il bisogno di controllo è evidente... controllo che pero' alla fine della fiera è illusorio, soprattutto sull'esterno.. e comporta anche un grosso dispendio di energie. Sempre se ho capito la domanda, perchè mi pare che mi sfugga qualcosa, sto guardando la cosa solo negativamente , mentre forse quel "rotolare insieme" di cui parlava Ray più su c'entra ... o quella via di mezzo di cui parlavi tu Uno all'inizio del Thread.. |
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Che significa per te essere chiusi? come si fa ad essere chiusi o aperti e basta? stati dell'essere? predisposizioni? |
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La mia esperienza mi porta a dire che poi ad un certo punto passa. Certo è che la chiusura o l'apertura andrebbe vista da diverse angolazioni, mica facile da dire su due piedi. |
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Per quello che vedo su di me, la cosa che cambia è l'atto fatto con coscienza. Per il resto sono d'accordo con Red se ho delle paure dei blocchi ecco che devo controllare le entrate e le uscite, se voglio mantenere (qualunque cosa dall'immagine a tutto quello che credo di poter possedere) potere avrò paura di quello che me lo può strappare. Ma se sono nulla tenente, non sono aggrappato a niente, non sono chiuso perchè non ho nulla che potrebbero rubarmi/portarmi via, (me ne sono volontariamente liberato) e se sono generoso ho ancora qualcosa da dare: il mio essere per quello che è a chi lo vuole perchè ne ha veramente bisogno in quel caso sono aperto entrate uscite. :) |
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E' corretto dire che occorre il controllo per mantenere l'apertura? Citazione:
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Chi controlla di più? Bella domanda.
L'altro giorno mi hanno invitata ad una serata fra donne, donne di cui ne conoscevo una :@@ su 40...ero molto contenta all'idea..finchè non è arrivata la fatidica sera. Avevo sonno, freddo, poca voglia, sensi di colpa per i figli (che comunque stavano con mia mamma mica da soli..) Mentre cincischiavo sull'uscire o no, visto che in più s'era messo a diluviare, ho beccato un pensierino interessante. Nella mia testa già c'era una foto, una foto di molte persone che ridevano ballavano e si divertivano e di me..in un angolino col sorriso da plastica icon_mrgr: Non avevo alcun controllo sulla serata andandoci, non potevo nè sapere che avrebbero detto, nè fatto perchè non ne conoscevo nessuna e istintivamente stavo usando dei vecchi ricordi per formulare delle ipotesi rassicuranti, negative ma rassicuranti. Ho dovuto fare uno sforzo e mettermi nella predisposizione d'animo di vivere una serata "nuova", mi sono dovuta aprire ad una nuova esperienza, nonostante potessi controllare (illusione lo so) la cosa nuova non facendola. Secondo me quindi chi è più chiuso controlla maggiormente, se per chiusura non intendiamo la loquacità come scritto più su. Se sono chiusa non dò possibilità, non ho vie differenti da quella che ritengo possibile e quindi devo ricondurre tutto quello che mi capita a ciò che conosco, controllando in ogni modo possibile. Ci stà? |
Credo che chi controlla, mentre attua la sua strategia di controllo, sia "chiuso" nel suo mondo e nel suo convincimento. E, se qualcuno o qualcosa gli mette il tarlo del dubbio... ecco quella sensazione di fastidio, e quella vocina che comincia a chiacchierare per ribadire che lui è dalla parte del giusto icon_mrgr:
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Alla fin fine sono tutti metodi di controllo, sia in apertura che in chiusura e in pari misura.
Chi controlla davvero, ha controllo su se stesso e non cerca di controllare gli altri, che lo si voglia chiamare ambiente o casa o lavoro o amici ecc ecc. Chi è capace di controllare se stesso può decidere di aprire o chiudere a secodna della circostanza, dell'opportunità. Ma la normalità è essere controllati, essere costretti a certi automatici meccanismi del proprio carattere sia che si parli di persona chiusa o aperta. Per cui la misura, per me, è la stessa. |
il vero Controllo lo ha la persona aperta per quanto mi riguarda.
più si amplia la visuale sul mondo più cose si osservano, più cose si conoscono meno paura si ha di esse. Controllo mica significa tenere soggiogati...o trattenere per paura. |
Dunque, quello di cui parlano Stefano e Sole è un "Controllo consapevole".
Quello di cui ho parlato io è il controllo che scatta per schemi mentali, che si cerca di attuare e che si subisce per soddisfare dei bisogni e che si attua con strategie di manipolazione Quindi significa che c'è controllo e Controllo Ot: qui in Ermo trovo un sacco di spunti di riflessione, bello, grazie! fiori.gif |
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