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Daf, non ricordo la storia di Doroty, ma mi piace già l'idea del cagnolino e i mattoni gialli... Ci si ripromette spesso di dedicarci un pò di tempo al simbolismo racchiuso nelle favole ma poi non lo facciamo mai dry.gif . |
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Vi è mai capitato di avere un nodo magari doppio o di quelli non classici, groviglio di più fili, provare e provare a snodarli e non riuscirci. Poi capita che tiri un filo che apparentemente noin centra nulla direttamente con quel nodo e zac, il nodo si stringe anche di più piango.gif oppure zac e la struttura si smonta quel pò che basta per allargare i fili.
Voglio dire che finchè ragioniamo sul nodo semplice è anche abbastanza lineare il modo per scioglierlo ma quando si aggrovigliano assieme più fili è necessario agire con cautela diciamo lateralmente per vedere come si muove la struttura interna. Di fatto l'importante è non far stringere maggiormente le fibre tra loro ma riuscire ad allentarne qualcuna. Ripensavo al concetto di tessitura della vita e ho pensato che se si forma un nodo e la trama è andata avanti è piuttosto difficile scioglierlo, bisogna disfare tutta la tessitura fino a quel punto e poi rifare la trama. Probabilmente ci sono nodi che richiederebbero di disfare tutto dfin dall'inizio perchè da lì è partito uno dei fili storti e non sò se sia possibile. Magari è quel che capita quando ci si eleva, ci si illumina. nonso.gif |
Ma alla fine che cos'è un nodo? Come si può definire.. Come si creano?
Posso immaginare me stessa come una maglia su un telaio.. Potrebbe venire tutta giusta, senza punti fuori posto o buchi oppure potrebbe avere qualche imperfezione.. Ma come si creano queste imperfezioni? Succedono quando davanti a un evento traumatico non riesco ad elaborare correttamente a livello emotivo ciò che percepisco? |
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Allentare i fili lo vedo come un allentare le tensioni emotive, respirare, cioè creare man mano spazio, ossigeno tra un filo e l'altro fino quasi a entrarci dentro e vedere da dove parte il groviglio. Spazio ed anche tempo, a volte lungo, occorre tornare più volte sul groviglio e provare man mano ad allentare altre trame fino a quando si tiro quel filo apparentemente che non c'entra nulla e zac, l'oca è fuori! Citazione:
Trasformazione? booh.gif |
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I miei figli l'avranno visto di sicura, e forse anche io con loro ma non me la ricordo proprio. Posso sempre rimediare però, mi è venuta la curiosità :H |
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la prossima volta che vedi una ragnatela prendi un po' d'erba. rompi un ciuffo di steli in pezzettini lunghi un cm o due, e ad uno ad uno gettali contro la rete. si attaccheranno. stai a guardare. se hai gettato uno o due frammenti, il ragno attenderà che la tela abbia smesso di vibrare, poi si avvicinerà. capirà che c'e' un corpo estraneo che deve togliere, perche' se lo lascia la tela non è piu' invisibile. allora taglierà i fili intorno allo stelo, con le zampe anteriori chiuderà il buco con nuovi fili e lascerà cadere a terra lo stelo. la tela sarà di nuovo funzionale, anche se avrà perso un po' della sua perfetta simmetria strutturale. se getti molti frammenti, il ragno non fara' nulla, si metterà a fare una tela nuova, come se avesse deciso che il lavoro è troppo rispetto al risultato che vuole ottenere. come faccia a prendere questa decisione, nessuno lo sa. il cervello del ragno è minuscolo, e lavora su sequenze programmate e istintive. questo approccio è strategico, te lo aspetteresti da un vertebrato, non da un aracnide. ma lo fa. convive con alcune imperfezioni, anche se per farlo un po' di lavoro è richiesto. resetta tutto se le imperfezioni sono troppe, o troppo grandi. |
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Avevo scritto un papirozzo ma in effetti...mi hai ricordato che quando si parlava della mancanza d'affetto avuta dai genitori ad un certo punto bisogna rendersi conto che quell'affetto non lo recuperemo mai. Punto. Anche quello mi dava fastidio. Poi nella discussione sul nodo di Gordio Uno suggerisce che dipende anche se il nodo ci serve ancora. L'avevo letto come un dare importanza al filo (quindi meglio pensarci bene prima di tagliare) ma chi determina quell'importanza? La gente, la società, gli avvenimenti esterni..noi. Finchè io dò importanza a un filo è meglio che non lo taglio o collasserà tutto il sistema intorno. Il tuo ragno ha 8 provvide zampette che gli permettono di tenere insieme tutti i fili della ragnatela mentre elimina il corpo estraneo. Se la fatica è troppa si sposta. Rifà la tela. Resetta. Ma noi possiamo spostarci? Cambiare vita? Ho capito dove m'incastro, sul reset. Mi sembra impossibile poterlo fare.Come se resettando smettessi di esistere..è folle lo sò ma l'ho percepita così..taglio il filo, taglio me. Paura di cambiare. Dipendenza. Solita minestra. Riuhm..distacco...non posso tagliare quel filo finchè è importante, perchè mi ci attacco, mi ci identifico, io sono quel grumo di fili mente in realtà sono anche quello..strauhm com'è difficile la semplicità. |
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se io mi percepisco anche con il mio stato di "annodato scontento", se la mia lotta contro i miei limiti mi definisce come persona, se io"sento" di essere forte e in gamba e dimoltoganzo perche' lotto come un leone per disfare tutti i miei nodi perche' io cio' le palle, beh, qualsiasi altra cosa sembra una sconfitta. forse il ragno è avvantaggiato non solo dalle otto zampe, ma anche perche' ha un sistema nervoso poco sviluppato, e tutta questa pippa non ci sta. non riesce a sentirsi un ragno sfigato perche' deve fare un'altra tela. semplicemente oggi gli va cosi'. |
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Star li ad incapunirsi è opporre una grande resistenza a qualcosa che ancora non deve/può essere. Come lo si capisce? beh non si scioglie... Toglie energie al cercare di sentire il proprio vissuto quotidiano, spediti avanti e indietro tra passato e futuro. Mai nel presente. Forse non si capisce quel che voglio intendere, lo riprendo altrove. |
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A mio avviso , sempre parlando di nodi belli grossi e ultra-condizionanti, il problema è continuare a volere essere e a voler fare come se non avessimo avuto quel nodo...putroppo dopo un pò è inevitabile che quella specifica modalità esistenziale che ci immaginavamo non potrà più essere, MA deve poterne esistere un'altra alltrettanto valida che magari scopriamo proprio rgazie a dove ci ha portato quel nodo, unito ovviamente ai nostri sforzi ed al nostro muoverci con giusto intento, scoprendo una nuova modalità di essere e di fare che non sia uguale a prima MENO le cose impeditemi dal nodo, altrimenti è una cosa monca, la vittoria di cui si parlava sopra avviene , a mio avviso, in questo caso, altrimenti si sbatte da un nodone all'altro a vita, tipo pallina da flipper, riducendo e rimpiccolendo sempre più il campo di azione. Parlo, ripeto di nodi esistenziali importanti, cose con le quali dobbiamo fare i conti per destino, quasi in modo "karmico" , essendo cose createsi prima che nascessimo, con tutto l'universo che sembra si sia mosso per creare quella condizione e tenerci lì incollati come un pugile all'angolo che ogni volta che cerca di uscire viene alzato di peso e risbattuto pesantemente dove era prima. |
Ecco il post che ricordavo, forse può entrarci qualcosa sul tema dei nodi che hanno da essere sciolti....
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Ma un esempio è un esempio, mai perfetto, perchè in quel caso la collettività aiuta. Quando è il singolo ad essere devastato spesso non trova le risorse per rifare tutto da capo e magari è destinato a brancolare nel buio o a sguazzare nel caos del groviglio. |
Stavo pensando che quando si scioglie un nodo poi non si può lasciare così, semplicemente sciolto. Come un filo lasciato senza un ordine, una forma, o tenderà a riannodarsi.
Quindi sciogliere il nodo è una tappa del processo ma poi occorre decidere come utilizzarlo se non si può buttare. A volte sciolto il nodo, i fili rimangono accanto, occorre conviverci, quindi la difficoltà poi sta nel non riannodare il filo. Come i capelli districati, occorre pettinarli spesso, tenerli in ordine costantemente. |
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Per i nodi tranquilla, nessuna ossessione, sto solo programmando il lavoro. Poi, lo sai che con la lama ci so fare, all'occorrenza...ZAC8-) |
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Leggo Luke, sono daccordo con lui. |
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Quando sta per arrivare la botta di vita primaverile e abbiamo risuchiato la linfa rimasta dentro ai rami secchi, allora un bel taglio è utile. C'era un 3d con queste similitudini tra potature reali e figurate, era tipo il giardiniere pigro o pauroso ecc ecc |
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E' un punto nodale questo, ci ho riflettuto bene stamattina anche se è da qualche tempo che lo intravvedo. Uno dei grossi crucci è quello di aver sviluppato una forte tolleranza verso le cose che non mi piacciono, le metto in bocca, le mastico e poi le ingoio cercando di digerirle. Credo che questa intolleranza ora verso il cibo che mi brucia la bocca e l'esofago voglia far emergere questo punto. Chi mi conosce nel quotidiano lo sa bene quanto sono di stomaco duro, la mia resistenza alle cose sgradite è quasi sconcertante. Poi certo arriva il botto, somatizzo, scatto nella rabbia, rovescio tutto in una volta quello che ho ingoiato senza averlo digerito. E' una cosa antica, questa, ne conosco l'origine, ma ora è importante osservare la cosa e iniziare veramente ad accettare quello che mi fa stare bene, quello che mi fa stare male lo devo tenere in quarantena, fuori dalla bocca a raffreddare. Quello che mi faceva stare bene nel digiunare era proprio questa chiusura verso l'entrata, la bocca. Non avere contatto con l'esterno. Non riesco a mangiare nulla che subito mi fa male, sto selezionando i cibi che tollero meglio ed eliminare quello che per ora è fuoco che brucia. Ho tollerato innumerevoli volte lo sconcerto, perchè mi sono abituata a credere che fa parte della mia vita. Forse il mio continuo mangiucchiare, questa importanza che ho dato al gusto, al palato è stato per compensare tutto lo sconcerto che ho provato e che volevo coprire con gusto piacevole. Ecco perchè se l'altro mi rifiuta io soccombo, penso di aver provocato sconcerto e non voglio che l'altro mi ingoi con questa sensazione. Mi salgono tutte le sensazioni sgradevoli che ho provato da quando ero bambina. |
Redini o meno, ancora non sono in grado di procedere da sola nel Percorso. Sono impressionabile e ho la tendenza ad essere estremista, per questo chiedo conferma sempre, ho paura di prendere abbagli e seguire la via del burrone.
Comunque un Maestro si segue, Lui sta davanti, mentre un cavaliere che ci guida ci sta sopra o dietro a tenere le redini, questa una differenza elementare a cui sono arrivata. Mi avvicino ai 50 anni e ancora sono così, non sono abbastanza grande da sapere sempre quello che voglio e quello che non voglio, risento ancora dell'antico condizionamento di prendermi quello che l'altro decide per me, ma credo non ci dovrebbe essere vergogna in questo. Inconsciamente cerco le redini per poi disarcionare il cavaliere. Un circolo vizioso da cui sto cercando di uscirne. Può essere un buon segno per desiderare sinceramente l'autonomia e l'individualità. Di sicuro sento in atto un cambiamento in me, mi sto distaccando da molte cose, la notte non dormo più come prima, è ancora buio fitto che già sono sveglia fino a tarda sera, tiro tutto il giorno con buona energia lavorando tra casa e lavoro. Il cibo non mi piace più come prima, mangio qualcosa poi mi pento, tutto mi sembra troppo, anche il poco, preferisco sopportare un pò di fame che sentirmi sazia fino all'orlo. Non desidero più un uomo che mi protegge, che mi sta accanto, che mi mantiene e tutto ciò che l'educazione ricevuta mi ha inculcato nella mente, non mi interessa più essere una donna desiderabile, avere ancora di queste conferme. Da mia madre ho preso la giusta distanza, lei parla ed io penso ad altro, non abbocco al suo gancio, poi lei si stanca e cambia argomento. Su dieci volte che mi chiama al telefono le rispondo una volta sola. Lo scoglio più duro è il mio compagno, lui è molto più disciplinato di me, con lui la mia resistenza non dura molto, è più forte, più allenato a resistere centrato in se stesso, lui soffre ma continua a suonare isolando i pensieri. Non c'è vero confronto e dialogo, lui aspetta che mi passa senza parlarne, io macero dentro ma rinuncio all'impulso di fare la vichinga. Ok sperimento anche questa, deve partire da me, se poi parte un altro "meglio se non ci vediamo questo fine settimana" pazienza, io intanto faccio la mia parte. |
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Anche mia madre dice che a me passa tutto, non tengo rancore, abbaio ma non mordo. Invece non è vero, non mi passa, semplicemente accantono da qualche parte, assorbo, aumento il livello di tolleranza a discapito della sensibilità, faccio il callo o il pelo come si usa dire da me. Poi uscirà da qualche altra parte, sotto forma di malessere o di aggressività. L'abitudine alle cose sgradite è associata a questo "mi passa". Mi passa togliendo valore al mio volere, dandone di più al volere dell'altro. Soprattutto nelle cose più intime ho difficoltà a manifestare quello che non mi piace, che non voglio, ci sono le mie percezioni non tangibili, non dimostrabili che tendo a nascondere perchè più abituata a sopportare con pazienza, tanto poi finisce e mi passa. E' la prima volta che reagisco con il silenzio ostinato per tanti giorni, nel rifiuto del contatto per una questione mia, di sensibilità verso il senso del rifiuto, o di quello che non mi piace o che non voglio. Sono stata sempre debole dal lato affettivo, non resisto alla lontananza, penso che poi tutto mi passa, o me lo faccio passare pur di non sentire il vuoto affettivo. L'ultima sera del digiuno mi sono chiesta cosa vuol dire stare ferma, ho sempre lottato ma ora non c'era dove andare, cosa fare, mi sentivo ferma, immobile... poi il silenzio, ferma in me stessa, senza muovermi da dove sono, verso una direzione, ferma nel mio centro... credo sia questo questo il significato di stare fermi, di non avere dove andare se non in stare in se stessi. Alla fine siamo noi che induciamo gli altri a trattarci in un certo modo. Se io tollero e ma la faccio passare perchè l'altro deve cambiare qualcosa di se stesso? Perchè fare uno sforzo se poi lo faccio io facendomela passare? Perchè l'altro deve muoversi se sono sempre io a muovermi in tutte le direzioni? Allontanandomi dal mio centro... Questa cosa ha sortito il suo effetto, ho trovato in lui maggiore apertura all'ascolto ed io ho potuto dire dopo 3 ore cosa mi ha fatto stare male, e non era solo il bacio, ma anche altre questioni che ho accumulato e non digerito e nessuna intenzione di sorbirmi cose che mi fanno stare male. Ha ammesso che è molto preso da se stesso e dalle sue cose ma non vuole perdermi, allora deve muoversi anche lui, non può più stare sempre fermo ad aspettare che mi passi. |
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