Mal di vivere
Ho fatto caso in questi giorni specialmente che ho sempre un sottofondo di depressione che non mi lascia mai, semmai è coperto dagli stimoli estrerni o interni nuovi, che me lo fanno dimenticare. L'ho osservato per bene questa mattina svegliandomi presto. E' sempre uguale, è la lotta per la sopravvivenza o paura di morire. Lo sento forte in particolari momenti di stanchezza, in cui mi sento scoperta, senza difese, attaccabile dall'incertezza della vita. E' un senso di depressione che mi attanaglia forte, da tempo immemorabile, forse già da quanto ero ragazzina dodicenne e mi ammalai di tonsille. Con la mente cerco soluzioni, penso a quanti soldi potrei avere per sopravvivere, e se fossi malata o prigioniera quanto tempo mi ci vorrebbe per smettere di vivere.
A dirlo adesso, a mente fredda, con le mie piene forze mi sembra una sciocchezza frutto della mente, eppure è un'insidia sempre presente, in agguato alla mia serenità che a volte mi paralizza l'energia. Gli stimoli esterni mi servono a rinvigorimi nel corpo e nello spirito, mi accorgo di quanta energia possiedo, di quanta forza mentale e fisica, di quanta resistenza ho alla fatica, di quanta forza di volontà impiego per ottenere quello che voglio. Poi il crollo, la stanchezza e questo senso di vacuità della vita, di depressione che mi fa vedere tutto in salita, tutto vano o inutile, come il vivere per non morire. Eppure sento che in qualche modo io abbia rotto qualche membrana prottettiva, di quelle che proteggono la specie, non fanno pensare alla morte, fanno pensare solo alla vita, al futuro. Sono momenti in cui mi rendo conto che il tutto il quotidiano dimenarmi altro non è che sfuggire alla morte, sopravvivere visto che ancora respiro. Sono momenti in cui si accorcia la distanza tra il minimo indispensabile per vivere oltre il respirare e il mangiare e quello che chiamiamo evoluzione, tra lussi, agi, tecnologia, viaggi sulla luna. Al momento della morte tutto scompare, la distanza tra il primo e l'ultimo respiro diventa minima. E' questo il peggior momento in cui mi sento distante da Dio, dall'universo, il profondo abbandono a me stessa, il peso della vita che schiaccia. Mi metto davanti agli occhi chi muore di fame, di sete, di malattie, di solitudine, di violenze e sevizie varie. Nascono per soffrire in attesa di morire. Mi chiedo che senso ha tutto questo, ed è una realtà sotto gli occhi anche se faccio in modo di non vederli, di non sentirli, eppure sono dentro il mio inconscio ed ogni tanto vengono fuori con prepotenza. Avverto un dolore profondo per questa condizione umana che potrebbe toccare anche a me ma mi sento fortunata a non farne parte ancora e spero mai, a non vederla da vicino, eppure è dentro di me come se lo conoscessi o lo avessi conosciuto veramente. Poi dormo per un tempo sufficiente al pieno riposo finchè mi sveglio ed è solo pensiero. |
Mi dispiace, anche io avverto una sensazione di depressione di sottofondo, però non so se proviene da me, oppure si riesce a captare degli stati generali e delle energie che scorrono per la Terra, e spesso non sono nostre.
Un po' come quando senti la puzza di bruciato pensando che è casa tua, invece è fuori. Secondo me comunque in questi momenti si riflette sul significato della vita, e ci viene tanta tristezza nel vedere che non dovrebbe essere cosi, come società potremmo essere meglio, che siamo destinate a cose migliori ed invece siamo schiavi delle solite routine. In ogni caso la mente quando c'è scarso interesse per il presente comincia alimentare scenari non sempre molto belli. |
Astral non saranno scenari molto belli ma appartengono alla realtà.
A me non viene la tristezza a pensarlo, sento l'angoscia della paura come se lo stessi vivendo in prima persona o come se dovesse accadermi da un momento all'altro. So che è una realtà, che esiste sul serio come pericolo, che altri lo vivono. Anche ora lo so ma con la mente, senza sentirmene parte, lo avverto dall'esterno come qualcosa che non conosco malgrado so che esiste, invece in quei momenti è diverso... Ci lavorerò un pò su se mi riesce. |
In questo periodo sento anch'io qualcosa di.. triste. Non so spiegarmi bene cosa sia ma concordo con Astral nel dire che è un qualcosa che proviene da fuori, dall'esterno.
Come battuta mi hanno detto oggi che sento l'imminente avverarsi di un cataclisma... Sono quelle battute che ti rimangono dentro, che lavorano e producono pensieri e quesiti. Boh.. |
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Anch'io ce l'ho Diam, credo di capire cosa provi. Lo avverto anche quando sono felice perchè una parte di me rimane consapevole della transitorietà della sensazione di gioia che sto provando in quel momento. A differenza delle emozioni (di gioia o tristezza) che vanno e vengono, quel sottofondo depresso di cui parli, rimane costante. Citazione:
Soprattutto in questi mesi, Dio per me rimane qualcosa di lontano, astratto e così tutto quello che a che fare con esso... Se la ricerca è animata dal fuoco, mi sa che qualcuno ci ha buttato sopra un secchio d'acqua:) Ma chi può dire se sia male o bene? Magari il mio percorso non è cambiare ma semplicemente accettare, me stessa prima di tutto, coi miei limiti e miei difetti. Magari tutto il mio dimenarmi per cercare soluzioni, nuove vie ecc non è altro che il costante rifiuto di ciò che sono in realtà.. Accettare di non piacermi, di non dormire, l'ansia, la difficoltà nel sostenere una relazione, il mio lavoro, il mio corpo, i miei famigliari e tutto quello a cui ruoto e che mi ruota intorno. Forse accettare davvero tutto questo, porterebbe a uno stato di quasi serenità, simile all'innocenza. Porterebbe pure al sonno profondo? Forse sì, non lo so. Intanto il tempo passa e quel sottofondo è sempre lì.. Sembra il sottofondo di chi è sveglio con un occhio e con l'altro dorme. Allora penso, le cose sono due: o ci si sveglia o per pigrizia, incapacità, indolenza e quant'altro, si decide di dormire. La prima è una scelta, la seconda è una resa |
Mah! A me come battute fanno: "a che giorno del ciclo sei?" "ma da quanto non metti l'auto in garage?" "hai troppo dalla vita e per questo ti lamenti!"... battute cattive e simpatiche allo stesso tempo che strappano un sorriso a volte.
Questo capello però lo voglio spaccare per bene lavorandoci a fondo, qualche intuizione c'è. Per ora lo voglio correlare ai miei recenti sogni sul mio ex. Lo sto sognando un pò troppo spesso, e sempre con la mia richiesta di tornare insieme, ma lui rifiuta il più delle volte. Ora pare che abbiamo chiuso definitivamente, così almeno dice suby. In coscienza io non voglio tornare con lui, ho fatto tanto per distaccarmene, ho un nuovo compagno quindi devo affrontare la cosa e vedere quale parte di me vuole tornare con la parte di lui che in qualche modo mi compensa. Questi disagi interiori e i sogni sono correlati, quanto meno concomitanti. Così ho fatto una prima ipotesi. Con quest'uomo è venuta fuori questa figura della fiammiferaia, quella della fiaba di cui ne ho ampiamente parlato in altro 3d. Questa bimba senza protezione che muore di stenti, di fame e di freddo. In qualche modo la mia paura inconscia, della fame e del freddo, ovvero i bisogni primari dell'uomo, legato all'istinto della sopravvivenza. Nel mio inconscio c'è forte questo istinto che sale alla coscienza, lo vivo, lo sento forte in certi momenti in cui le mie difese si abbassano. Quest'uomo rappresentava per me la sicurezza, la sopravvivenza. Lui mi diceva spesso "finchè ci sono io non ti mancherà nulla". Era una frase rassicurante da un lato, era un uomo fattivo, concreto, con i piedi ben piantati per terra, la testa ben piantata sulle spalle ma quel "finchè" mi inquietava, non era un "per sempre". Evidentemente dentro il mio inconscio vi è l'aspettativa di una sopravvivenza a lunga scadenza, fino all'ultimo respiro, infatti gli dicevo sempre "voglio morire prima di te" malgrado fossi 7 anni più giovane di lui, e lui scherzando mi rassicurava che mi avrebbe uccisa per la sicurezza di morire prima! Quando ci siamo lasciati la fiammiferaia che era dentro di me pianse a lungo, molto a lungo, aveva paura di non farcela, di non sopravvivere. Avevo sviluppato una forte dipendenza dal quel suo lato rassicurante tanto che avevo deciso di stare con lui a qualunque costo, ma il costo stava diventando la mia salute, direi la mia vita visto che mi ero convinta di morire da lì a pochi anni. Il discorso è lungo e lo voglio analizzare bene, credo che sia arrivata la resa dei conti. Dentro di me vi è la convinzione che da sola non posso farcela, ho bisogno di un uomo che mi garantisca la sopravvivenza. Invece in questi tre anni che sto con un uomo giovane che non è un punto di riferimento in tal senso ho riacquistato salute fisica, vigore, autonomia. Forse quel che devo vedere è che DA SOLA POSSO FARCELA. Devo crederci, lavorarci, provarlo a me stessa, credere che questo corpo può contenere il divino, questa me può farcela a sopravvivere da sola, che questa me non è sola, scollegata dal Tutto, da Dio. Dentro ci sarà ancora la vocina della fiammiferaia che grida aiuto, vuole quella parte di uomo che la rassicurava e suby la riporta alla coscienza ma poi decide nel sogno di rimanere come sono che è la soluzione migliore per me al momento. |
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Poi allora mi domando se dobbiamo essere bravi noi a Volere ciò che l'universo ci presenta, però poi mi sembra di farci piacere per forza una cosa, forse non concepisco che piacere e volere non debbano per forza coesistere. Poi mi domando dove comincia il Volere e dove finisce l'incaponirsi... Tante domande nessuna risposta...piango.gif Vabbè s'è capito che il male di vivere non mi è estraneo, magari non in forma di depressione ma più in forma di tormento, insoddisfazione, rabbia progressivamente crescenti da tutta una vita . |
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strabuzza: Uhm, penso anche che valga con la valvola a farfalla...nonso.gif mah... |
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Per ora dico che c'è anche questa correlazione con il palcoscenico anche se nella fattispecie non riesco ancora ad elaborare tutto bene. Ma andiamo ai fatti. La notte dopo Tosca sogno di tornare con il mio ex. Tutta felice l'indomani c'è Traviata, mi avanzano due biglietti omaggio per il teatro antico, così gli mando un sms invitandolo alla serata. Lui accetta subito di buon grado, mi telefona congratulandosi per il successo, ricordandosi che negli passati era un mio sogno. Gli lascio i biglietti al botteghino in busta intestata, ci tengo che mi veda in quegli splendidi abiti da Via col vento. Mi manda un sms a fine serata con ancora grazie e complimenti. La stessa notte sogno la nostra rottura definitiva. Ormai la racconto tutta. La mattina successiva stavo male, il mal di vivere è forte, la fiammiferaia spinge, chiamalo... sentilo... così lo chiamo ma non risponde, gli mando un sms con la scusa di chiedergli se ha fatto foto da mettere sul nostro sito. Mi risponde con un "non capisco cosa vuoi, non so chi sei". Mi gela il sangue, eppure il numero è suo, controllo nella memoria il suo numero è esatto ma nella chiamata e nell'sms è un 347 invece di un 348 con il suo nome, il resto dei numeri giusti. Stranezze della tecnologia, lo prendo come un segno, che cavolo sto combinando? a che gioco sto giocando? mi sto bevendo il cervello? Non gli ho più chiamato, ma il mal di vivere si è esasperato facendomi stare davvero male, altro che film! ed eccomi qui, devo affrontare questa cosa o suby non mi lascerà in pace, l'ho già sperimentato. |
Il mio ex lo scelsi perchè possedeva delle caratteristiche che mi piacevano. Era separato con i figli in casa, più grande di me, una posizione economica agiata, la testa sulle spalle e un fare di uomo che mi piaceva. Non era il mio ideale di uomo come il rapace quindi non avrei perso l'essere dietro a lui. Per una volta volevo seguire la testa più che gli ormoni. Ma la cosa non ha funzionato, non poteva funzionare, troppo diversi. Eppure accanto a lui è uscita fuori questa paura della sopravvivenza. Quella parte di me si era sempre più convinta di non poter sopravvivere da sola, anche perchè nel frattempo mi ammalavo e sentivo la vita uscire da dentro di me, appassire ogni giorno di più, mentre lui rinvigoriva sempre di più. Sembrava che la mia energia l'assorbisse lui.
Si partiva e all'atterraggio ecco che mi bloccavo la schiena, subito mi imbottivo di antinfiammatori e tiravo le gambe in giro per le città a far finta di godere a far la turista tutta rigida. A volte dovevo rientrare in albergo perchè il dolore non lo sopportavo più. Una sera avevo deciso di farmi investire da qualche macchina in un incrocio a Parigi perchè non avevo più forza per tirare le gambe. Malgrado ciò ho sofferto maledettamente il distacco da lui, ero diventata affettivamente molto dipendente da quest'uomo che sembrava prendersi cura di me. Il mio attuale compagno non l'ho scelto, mi è capitato davanti. Non avevo certo intenzione di farmi una storia lunga e nemmeno breve, mi piaceva da morire ma era giovane ed io mi stavo separando, non volevo altri impegni sentimentali, non con uno più giovane. Poi non possedeva caratteristiche che potevano rassicurare la fiammiferaia, anzi, con lui accanto mi sentivo totalmente abbandonata, scoperta. Giovane figlio di famiglia abituato a badare solo a se stesso per me da un lato è stato un peso nel dovermi occupare di lui nel nostro rapporto, ma dall'altro lato è stato una palestra per allenarmi a diventare autonoma. Forse è per questo che l'ho incontrato, per staccarmi dall'idea che ho bisogno di un uomo/padre, con il vantaggio di essere più grande e quindi più probabilmente di morire prima di lui, non reggo più alle separazioni, se non ci lasciamo prima naturalmente. Lui non è per nulla rassicurante per questo credo inconsciamente lo voglio sempre lasciare. Una parte di me lo rifiuta, mi incita a guardare altrove o tornare indietro verso colui che mi proteggeva apparentemente. Ma la spinta è quella di diventare un individuo, superare la paura della morte, forse... perchè gli uomini/padre alla fine li rifiuto e li allontano, oggi non lo sopporterei nemmeno un minuto accanto se dovessi presentarsi dal pulpito. Non so se ho centrato il meccanismo del mal vivere ma di sicuro questo dentro di me c'è e va compreso e superato anche se ancora non so come e quando. |
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Io ad esempio con molta volontà ho sbagliato compagni più volte e forse sto continuando. |
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Non puoi avere volonta' se non c'e' una motivazione che nasce da un atteggiamento diverso che a sua volta anch'esso proviene dalla conoscenza /comprensone . Altra resistenza alla depressione e' la fede in qualcosa di piu' grande e di estraneo a noi , per chi ce l'ha. Altrimenti quella volonta' non e' feconda , e' la volonta' dei tristi e degli ostinati , non e' la volonta' felice di chi sa dove deve andare e soprattutto non dura . E se e' cosi' , domando , attraverso cosa si deve passare per comprendere e conoscere se stessi ? |
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Ma ricordo anche la gran voglia che avevo di capire cosa stava succedendo , di dominare quello stato di immobilizzo della libido . Ed e' noto anche chi mi ha aiutato altre al sottoscritto . Oggi il problema e' come proseguire e se il proseguire rientra nelle mie possibilita' , nel mio destino ma quello che e' successo l'ho ben digerito . |
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Lo vedo su di me, ho bisogno delle novità, di nuovi stimoli capaci di liberare energia, nuovo entusiasmo che mi spinge in avanti ma appena finisce la benzina mi fermo e il vuoto si fa sentire tanto forte quanto forte è stata la soddisfazione allo stimolo. Ho paura di non trovare ancora altra benzina per la soddisfazione, per il senso di pienezza che arriva dall'esterno perchè non sono capace di alimentarmela da sola, immagino... E' la paura atavica di restare senza risorse, senza energia, senza riparo, la paura di non sopravvivere. Credo che alla base dell'egoismo ci sta anche questa paura, si è egoisti perchè non ci si sente abbastanza ricchi da spartire con gli altri, vi è la tendenza di risparmiarsi le forze per se stessi perchè non si ha contatto con la Fonte per ricaricarci, nutrirci in modo costante. Prima di dare prendiamo, accaparriamo anche se non utilizziamo tutto e a volte sprechiamo. Sentirsi separati dal Tutto vuol dire non avere contatto con la Fonte che ci sostiene nella continuità del tempo, da qui la paura della morte, di restare senza nutrimento. Io non so se questo vale per tutti, se è un fattore costituzionale, ormonale, ma per quello che mi riguarda riesco a contattare questa parte inconscia con sempre maggiore lucidità. Qualcosa si sta ribellando dentro di me, mi sto scoprendo da sola, la notte dormo poco, stanotte ho gridato forte nel sonno più volte, Tina mi ha destata ma non ricordo cosa sognavo, le ho pure fatto piedino tutta la notte, quel bisogno di contatto per non sentirmi sola, abbandonata e paurosa, abbracciata al mio fido cuscino. |
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Anche perche' il mal di vivere e la depressione successiva hanno proprio l'effetto di assopire la libido , l'energia che rimane immobile senza applicarsi su niente . Cioe' il male sta propria nell'assenza di volonta' ma tu per guarire ti appelli alla volonta' . Mi pare un controsenso . Lo stato di cui parli va vissuto proprio per capire dove sta quel momento della vita che ha assorbito tutte le energie e una volta rivisto scorgere il lato opposto che invece dona vitalita' . Il lato opposto di quello nero che si e' vissuto............ Citazione:
Ed e' cosi' proprio perche le potenzialita' che abbiamo sono molte , perche' in noi c'e' la scintilla del divino che da' senso a noi ed alle cose ed e' quella che va scovata dove si trova che va messa a nudo eliminando il velo che la copre . |
Leggendo la discussione, il dubbio se lasciarsi cadere o attaccarsi ad un appiglio, mi è venuta in mente la frase di San Giovanni della Croce:
"Per giungere a ciò che non sei, devi passare per dove ora non sei." Magari se riusciamo a mantenere intatto o ancora presente qualcosa, una speranza, una scintilla dentro, possiamo anche transitare mezzo a lande desolate e lì troveremo qualcosa, qualcuno/a , noi stessi.... Mappa che poeta...P: icon_mrgr: |
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Torno sulla questione sopravvivenza per fare alcune riflessioni.
Pensavo che si l'istinto della sopravvivenza è legato al calore inteso come energia ma anche sopravvivenza di altre cose, tipo spazio vitale o ego più in generale tanto per dire che alla fine vuol sopravvivere l'ego. A yoga a proposito di chakra si diceva che la kundalini in genere non riesce a risalire oltre il terzo chakra, quindi l'affermazione di sè fin nella sfera materiale della vita. Poi Uno una volta mi ha detto che l'uomo minuscolo vive stabilmente nella 2° dimensione con qualcosa di stabile nella 3° e un assaggio sporadico nella 4°. Vuol dire che siamo ancora fermi alla questione della sopravvivenza? A me sembra così. E così mi sembra la mia vita e quella di molti che mi circondano. Ho conosciuto qualcuno che ha oltrepassato questa fase. Finchè ho la preoccupazione, conscia o inconscia che sia, della sopravvivenza, a qualunque livello, mi spunta fuori il mal di vivere, non posso pensare di essere nella crescita, posso aspirarci, prepararmi, desiderarlo. Il fatto di assaggiare qualcosa non vuol dire che me ne sto saziando o ce l'ho a portata di mano, o se ce l'ho posso non avere la capacità di saziarmene, non ho lo stomaco per digerire o il corpo adatto ad assorbire quantità maggiori. Allora quando sono nell'assaggio sto bene, poi digerisco in fretta visto che ho solo assaggiato e non trovando più quel nutrimento ecco spuntare la depressione, la paura. Alla fine il creativo non ha raggiunto ancora la pienezza di sè finchè la sua creatività si manifesta come bisogno di assaggiare il divino. La persona realizzata non ha necessità di creare, di manifestarsi nella creatività. |
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Non è che voglio che entri nel personale eh Ma siccome come traduco io le tue parole sembra che dici che dopo aver tenuto un certo comportamento e che questo era nero poi se poi passi al bianco recuperi vitalità, ma se ho capito bene questo è quello che succede normalmente in quei casi sei catapultato proprio all'opposto o no? nonso.gifnonso.gifnonso.gif Probabile che non ho capito cosa voi dire nonso.gifnonso.gifnonso.gif |
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Ci provo con concetti che ho gia espresso altrove : ostinazione e tenacia come suo opposto . Pensa ad un atteggiamento concreto e continuo di un ostinato , pensaa ai danni che puo' fare se e' un genitore ad essere cosi' e pensa al lato opposto e superiore dell'ostinazione che e' la tenacia . Ancora : morbosita' , in qualsiasi cosa anche nel lavoro , nello sport non solo nei rapporti interpersonali e pensa al suo opposto la passione . Credo sia evidente il gran salto di qualita' tra due atteggiamenti cosi' diversi ma che partono da una stessa base di fatto . Non so se ho reso l'idea . |
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P.S. Mi è sorto di nuovo un dubbio, ma tu usi la parola opposto che mi confonde...non è che vorresti dire che trovi il complementare? Dovrebbe essere quello che cambia le cose come il male è mancanza di bene. Sono confusa? |
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Complementari sono bene e santita' , male e cattiveria . |
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Sono un'eccezione secondo me....esempio sbagliato magari perchè non evidente. Ma il tuo non mi pare un opposto, scusa se pignoleggio ma è per capire... Uno ha scritto qui: http://ermopoli.it/portale/showpost....4&postcount=66 Prendendo esempio il monte opposto è una voragine complementare è la valle e il contrario il mare Ora tu dici che ostinazione è opposto a tenacia a me non pare trovo che l'ostinazione sia mancante di qualcosa (che sintetizzavo in bene) ma che aggiungendolo diventa tenacia. E' chiaro cosa voglio dire? Fine OT |
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Gli esempi non possono stare staccati dalla regola generale , dalla regola astratta senno' con la fantasia si finisce chissa' dove . Mi pare che non sia come dici , tra ostinazione e tenacia non c'e' alcuna complementarieta' ma vera opposizione perche' l'una esclude l'altra , non possono mai coesistere . L'opposto sta sempre su un altro piano come superamento dei contrari : ostinazione arrendevolezza :contrari , tenacia opposto ad entrambi . Non e' semplice e dietro questi concetti c'e' molto . |
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Questo mi ha portato ad una mancanza di vero radicamento alla terra. L'aspetto materiale è prioritario ai fini della sopravvivenza. Se io dipendo dagli altri materialmente anche la mia sopravvivenza dipenderà dagli altri. Finchè avevo mio marito o la mia famiglia a mantenermi o garantirmi quello che mi serviva indipendentemente dal mio guadagno non potevo garantirmi una vera autonomia o indipendenza, quindi la paura di non sopravvivere la sentivo più forte. Da un pò di tempo invece do importanza a questo aspetto, devo garantirmi da sola la sussistenza e quando penso di non poterla avere mi viene il mal di vivere, la depressione, ho paura, seriamente paura. La realizzazione materiale indica solo questo, intanto garantirmi i bisogni primari, poi posso passare al punto successivo. Pomeriggio riflettevo sul fatto che chi ha paura di morire o non sopravvivere non può/sa Amare. Solo affrancandosi di questa paura si comincia ad aprire il Cuore, si ha la vera generosità, la vera abbondanza che trabocca e non ci si pone più il problema delle risorse che non bastano perchè il Cuore è una Fonte, ricarica di continuo. Quando si ha paura di morire nell'attimo del dubbio per la propria sopravvivenza l'amato diventa nemico, ostacolo, pericolo. Citazione:
Può essere segno che dall'inconscio è passato al conscio e quindi ci posso lavorare a carte scoperte. Se la mancanza di riconoscimento mi fa avvertire la paura o il mal vivere, il suo affrancamento lavorandoci potrebbe farmi superare questa paura. E' un'ipotesi da verificare però. |
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Finchè non fai qualcosa di completamente diverso, finchè non stacchi la spina dei se e ma e perchè e tenti di vivere in pieno anche se sai che quello che stai vivendo non è quello che stai cercando. La sensazione di sblocco e potere è altrettanto agghiacciante..tanto che a non esserci abituati si cerca alla svelta di ritornare alla passività che invece ci si è illusi di poter controllare per bene. Ray scrive che bisogna dare per ricevere molto, è vero, come altrove ho letto troppo di sfuggita che l'amore ci gratifica più quando amiamo che non quando siamo amati (che discussione era? help) La volontà nel momento del buco è immobile, occorre trovare uno stratagemma per sbloccare la mente, per aggirarla e riprenderne il controllo. Questo sento. E' come la storia di Peter Pan..anche con la polverina magica solo un pensiero felice poteva produrre il volare......sarà questo il motivo che ci spinge anche ad innamorarci? :@@ Perchè ho la sensazione che ci sia un filo che lega tutto assieme?...stosvegli: |
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Egli afferma che lo sviluppo precoce della personalità in seguito ad eventi traumatici possono limitare l'essenza ad uno stadio giovane. Personalità che rende l'involucro intorno l'essenza impenetrabile come una corazza, imprigionando la parte più importante, la nostra anima. Non capisco ancora bene cosa vuol dire, però penso che si, io possa aver sviluppato una personalità forte e precoce per difendermi da un mondo che mi faceva paura, da cui non ero abbastanza protetta per quel che mi serviva sul momento. Ho sempre avuto la percezione di una spinta interiore a crescere, diventare adulta e forte e fronteggiare le avversità da sola. Se così è, spiegherebbe la presenza di questa bambina che cerca protezione, spazio, emersione, sviluppo. La tendenza a cercare l'uomo maturo e protettivo. Le maschere, la voglia di apparire, questa corsa inconscia a proteggere ciò che sento sgretolare, denudandomi. Nei miei sogni ne troverei tanti di questi riferimenti. Il mal di vivere potrebbe derivare da una essenza non sviluppata, adulta ma non so se è corretto dire così. Mi piacerebbe poter sviluppare l'argomento, saperne di più, capire se la mia intuizione è corretta. Al momento non ho strumenti sufficienti per farlo da sola, per cui gradirei suggerimenti se ne avete da darmi. |
Il fatto che l'essenza rimanga "abbozzata"ai primi stadi riuguarda praticamente tutti o quasi.
Credo sia un processo pressochè inevitabile, la personalità serve, si deve formare per proteggere l'essenza, poi purtroppo in quasi tutti i casi si sviluppa in modo abnorme non lascia più passare nulla all'essenza che resta quindi ad uno stadio primitivo. Se ho ben capito bisognerebbe togliere tutto ciò che riguarda la falsa personalità, quindiemozioni negative, identificazioni,integrazione dei vari piccoli io e così via, in modo da ri-avere una personalità forte ma al nostro comando, che lasci sviluppare l'essenza senza soffocarla. |
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