La Volontà
Ho cercato ma non c'è un thread qui in esoterismo, così apro io collegandomi anche a questo detto da Uno in Sessualità:
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Anche tu fai questo connubio quando dici che l'energia aumenta all'intensificarsi della Volontà, Volontà che però senza energia non si raffina. Quindi sono strettamente collegate. Il segreto per non lasciar chiudere i rubinetti è dunque lavorare sulla Volontà, aumentarla o come dici tu raffinarla. Questo significa Volere tutto ciò che si fa, anche le piccole cose di ogni giorno a cui non diamo importanza e che facciamo senza Volerle davvero. Mettere tutto se stessi insomma... E' questo il segreto per aumentare la Volontà? |
Leggendo il 3d sul fumo, mi sto ancora domandando cosa sia la Volontà.
Perchè io ho smesso di fumare ma per molto tempo pur volendolo fare non ci sono riuscita. Non ho mai smesso da quel momento però di pensarci. Mi sono osservata per vedere dove accendevo, per capire il bisogno dove stava. Ma nonostante questo avevo continuato non ne uscivo. Poi un giorno ho preso, come si dice, la palla al balzo, approfittando di un malanno. Li ho deciso. Una volta deciso, fatta la scelta fosse caduto il mondo, come ho imparato qui, bisogna resistere. La resistenza consiste di sofferenza di saperla accettare, quando arriva lasciarsi attraversare senza chiudersi altrimenti fa solo male per niente. Questa arriva ma poi se ne va. Poi arriva la nostalgia per metterti alla prova e ti stuzzica con il ricordo, beh a questa non bisogna dare confidenza, bisogna proprio ignorarla come si fa con l'immaginazione negativa. Presente quando si dice no ad un bambino e questo strepita, fa i capricci, si rotola, urla, grida, batte i piedi, bisogna lasciarlo sfogare ma non dargli quello che vuole perchè non è in grado di capire cosa è meglio. Poi quando si calma bisogna però dirgli che è stato grande, che è stato bravo, che ce l'ha fatta da solo a vincere, che siamo orgogliosi di lui. :) Se solo invece si molla un po' da quel po' scappa l'energia e la forza se ne va con essa e la volontà si perde. Io la Volontà la definirei così. Che ne dite? fiori.gif |
Direi, dal mio punto di vista, che è più o meno così.
Ho notato, certo, che quando c'è un evento particolare - come hai fatto l'esempio del malanno ad esempio - li c'è una decisione. Si ma in quel momento e per quello, che peraltro potrebbe durare un po ma non è detto che duri sempre. Per cui sovraccarichiamo quel momento di energia, mi pare, in funzione di uno scopo. Però a ben guardare non mi sembra che questa sia la Volontà. Quest'ultima la definirei più un riuscire a mantenere quella decisione, ferma, salda, attraverso la costanza di ciò che ho deciso di fare, del raggiungimento di uno scopo. Anche per la costanza, metterla in campo, ci vuole energia e da ciò, allora, un modo per averne è quel che ha detto Uno, ripreso da Kael nell'introduzione. Gia riuscire ad individuare ciò che si crede di volere da quello che, al contrario, Veramente si Vuole è complicato ma non impossibile. Anche per me, quindi, è Volere tutto ciò che identifica le nostre azioni in specie nella relazione tra noi e quanto mettiamo di noi stessi in quel che facciamo. |
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Mhm...non saprei sinceramente se è così semplice. Nel senso, semplice a dirsi più che a farsi. Per farlo gia costa e non poco. Il fatto, però, di fare " solo " con attenzione tutto quello che si fa, secondo me manca di qualcosa, di ciò che è intrinseco, dell'essenza. Non credo che il solo fare con attenzione basti, ci vuole di più secondo me ed è quello che forse differenzia la Volontà dalla volontà. Ad esempio nel non fumare più, nel decidere di non farlo c'è quell'investimento iniziale di energia che però deve, necessariamente se si vuole portare o arrivare ad uno scopo che è quello di abbandonare il fumo, richiamare l'attenzione sui momenti in cui si è più inclini a riprendere. Ebbene pur mantendendo l'attenzione metto solo una parte di me ma non è detto che ci stia "mettendo me ". Sarebbe come semplicemente osservare una cosa più che " investire" per deciderla ( e sceglierla ) ancora. Ma ovviamente attendo correzioni, aggiustamenti e nuove visioni. |
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:U |
Io credo, se vogliamo fare una distinzione tra volontà e Volontà, che la seconda non sia la nostra volontà.
Credo che essa ci sia comunque, ma siamo noi che non siamo connessi, che magari la sentiamo ma ci opponiamo, quando la volontà dell'io è discorde. Penso quindi che rafforzare la Volontà, visto da un altro punto di vista, sia avvicinarsi ad Essa. Sarà paradossale, ma per disporre della Volontà occorre arrendersi. |
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Ti dico come le interpreta la mia mente: la Volontà è fare tutto ciò che non mi va di fare, e non fare tutto ciò che mi va di fare. Però poi mi dice: ma così non è arrendersi ma fare il contrario di ciò che si vorrebbe fare, che vorrebbe fare il nostro io, io inteso come Gris. Dove faccio acqua? Nel senso dove mi perdo? :U fiori.gif |
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Per come la vedo io, la volontà minuscola è sempre volontà dell'io, sia che soggiaccia agli impulsi, sia che assecondi le alte istanze del Se. Ma facendo la seconda si avvicina alla Volontà (che è volontà del Se) e a volte può coincidervi. Quando accade, fluisce. Ma questo non è ancora arrendersi... quando ci arrendiamo disponiamo della Volontà ma non è l'io che ne dispone. |
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Parlavo di costanza, di mantenere una scelta che nello specifico è preparatorio, dal mio punto di vista, e funzionale per arrivare ad arrendersi, come dice Ray. Ma arrendersi, secondo me, non in senso passivo come si potrebbe intendere quanto proprio attivamente. La Volontà comunque non surclasserebbe la volontà ma, forse, la dirigerebbe. nonso.gif |
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Quando quello che voglio fare si avvicina a quello che Voglio essere, mi allineo alla Volontà con la V maiuscola, il fatto è che per realizzare questa devo per forza passare per tanti piccoli voglio.... Un'altra cosa: talvolta il voglio sottintende l'avere, si vorrebbe avere tante cose ma quelle forse ci allontanano e ci ostacolano da ciò che si Vuole essere per sentirsi come Vuole il nostro Se. Mi ricordo vagamente dell'io, dell'es e del super-io, in cui il super-io fa da freno in qualche modo come la mamma che dice quello che si deve e non si deve fare per essere accettati, l'es è il nostro inconscio che è il nostro vero essere e che tante volte viene rimosso per conveninza, l'io è il nostro rapportarsi con il mondo e con gli altri, se ricordo bene, e spesso qui c'è la nostra divisione interna che non ci fa procedere. Fare solo cio che piace perchè dà piacere è rimanere ad un livello da bambini, la vera Volontà è amare ed anche apprezzare altre cose che ci permettono di arrivare alla nostra realizzazione... Ma più importante di tutto è capire cosa Vuole il nostro Se, tante volte veramente non si sa bene cosa è meglio per noi e si procede a tentoni, io vedo tante storie in cui si ha davanti un ideale da raggiungere e si fanno tante lotte e rinunce per realizzare quella Volontà, perchè il Volere è potere..... Quando si dice "mi arrendo" quella non è una vera resa ma un lasciar fluire quello che l'inconscio ci suggersice e visto che di solito è rimosso sembra remare contro ciò che vogliamo per cui quando si lascia stare la lotta si diventa uno in noi stessi e allora paradossalmente diventa più facile perseguire la Volontà che sta dentro di noi. |
Anche la volontà dell'io è importante però, non dimentichiamolo.
Se non rafforziamo quest'ultima non potremmo mai entrare in contatto con quella del Se. Lo so che è un paradosso perchè sto implicitamente affermando che io piccolo uomo devo volere non mettermi più al centro del mondo per poter entrare in contatto con il Se. Però se siete capaci di nuotare provate a decidere di non farlo sull'acqua alta finchè le forze non vi abbandonano, o meglio decidete di andare sul fondo a liberare un bambino sapendo che lui si salverà ma voi potreste non riuscire a tornare su. In teoria basterebbe non nuotare, dovrebbe essere più facile che cercare di tenersi a galla. Invece no. L'io deve volere perchè l'Uomo possa Volere. Sento il pensiero di Grii che dice: " e come si fa a volere, che significa?" icon_mrgr: Intanto avendo pazienza icon_mrgr:, che qualcuno espanderà il discorso. |
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abbraccio: |
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La volontà dell'io è importante perchè solo attraverso questa volontà si possono prendere delle decisioni, si può amministrare il libero arbitrio. La volontà presuppone che ci sia un soggetto che vuole e in questo caso il soggetto è appunto l'io che deve affermarsi e vivere, infatti se l'io non sopravvive non può sopravvivere nemmeno il Se; riprendendo l'esempio del nuotare, se mi lascio andare alla corrente senza frapporre resistenza con i movimenti che mi permettono di restare a galla, affogherò irrimediabilmente. Se decido di salvare il bambino sul fondo senza avere la sicurezza di sopravvivere in ogni caso esercito un atto di volontà a favore del bambino, anche in questo caso prendo una decisione che è sempre meglio del non agire, perchè non agire equivale in un certo senso a non esistere. Comunque questa volontà prima di tutto è quella di affermarsi e mantenere la propria esistenza, e per vivere ci vogliono continui atti di volontà, i tanti piccoli e grandi "voglio" che se si allineano con il nostro Sè portano ad integrare l'io con il Sè e questo penso sia un gradino più alto di avoluzione, cioè far coincidere la nostra esistenza e la nostra volontà con la Volontà, cioe il nostro fuoco interno, la nostra essenza... Nel primo stadio usando l'energia per affermare l'io, nel secondo per integrarlo con il Sè. Ma che significa volere e come si fa a volere ? Se ci pensiamo, "voglio" è una delle prime parole che si impara da piccoli e ad ogni voglio corrisponde un'affermazione dell'io.... Ci sono anche altre cose che interferiscono sulla volontà crescendo, i nostri lati oscuri che sono da accontentare anche quelli, le nostre molteplici personalità, ma in ogni caso concorrono sempre ad affermare noi stessi, cosa indispensabile per avere un equilibrio e per procedere all'integrazione con il Se... P.s. quante volte capita, con un discorso terra terra, di comportarsi in un certo modo per affermare l'io, ma dentro di sè sentire che ci stride qualcosa.... Questo perchè l'io non è ancora integrato con il Se... |
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Dunque, un ruolo fondamentale secondo me lo gioca la rabbia... ogni volta che mi arrabbio perdo di vista il mio vero obiettivo e scarico prepotentemente una grande dose di fuoco/energia, che come abbiamo visto nell'intro è strettamente collegata con la volontà... tanto che poi mi sento scarico e non riesco più ad andare avanti, sono stanco. Viceversa, chi non si arrabbia può prosegue dritto nel suo obiettivo, tutte le sue energie sono canalizzate là senza distrazioni... Se riuscissi a "usare" quella rabbia (che altro non è che fuoco/energia) starei a cavallo e non sarei qui a discuterne... Ma avete presente quelle persone definite "di ghiaccio", che anche nei momenti più critici riescono a rendere al meglio senza farsi prendere dal panico? Io ne conosco qualcuna, ma la maggiorparte (per non dire tutte..) non fanno altro che "somatizzare" la rabbia, lo spavento, o quel che è... e stare male di colpo una volta superato il momento critico. E' come se lo posticipassero per restare lucide.. Per non parlare poi di chi ha la testa calda... anche grandi campioni dello sport sembrano non avere volontà quando, ogni volta che affrontano una partita importante, non sanno centrare l'obiettivo perchè perdono le staffe e si fanno buttare fuori o, nel migliore dei casi, giocano semplicemente male... Riuscire a dominare la rabbia, entro i propri limiti ovviamente, sarebbe già una gran conquista per rafforzare la volontà... Volontà che altrimenti si vede derubare di tutta l'energia in una manciata di secondi e noi restiamo a secco... |
Provo a proporre una prima e grezza definizione di volontà (minuscola) e magari mi dite che ne pensate:
volontà è sia la direzione dell'energia, ossia la capacità di canalizzare la pulsione espansiva, sia la capacità di spararla nella direzione, ossia la forza con la quale la si incanala. |
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Non mi è chiarissimo.. |
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Per fare un esempio pratico, se il mio Sè aspirerebbe a qualcosa che dal lato pratico non mi fa campare, devo sacrificare le aspirazioni del Sè alle istanze più pratiche dell'io, perciò la Volontà del Se che mi permetterebbe di realizzarmi al mio meglio si scontrerebbe con la volontà dell'io, (per questo ci si sente spesso insoddisfatti e tormentati nella vita), ma in pratica è quest'ultima che prende le decisioni. Se poi si arriva a integrare la volonta dell'io a quella del Sè allora si sarebbe veramente se stessi e l'energia confluirebbe in quell'unica Volontà.... Citazione:
In altre parole sacrificare l'io con un atto di volontà per far emergere il Sè (raffigurato dal bambino)... |
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Peraltro direi che esiste una sorta di reciprocità tra " volontà" e " Volontà". Mi rendo conto che parlare in questi termini riduttivi ancorchè dividere in categorie potrebbe limitare mentre invece, probabilmente, non c'è una vera e propria separazione - netta - tra le due. Meglio, si potrebbe dire che la volontà è " il corridoio", il collegamento, l'accesso alla Volontà pre-Esistente. Non costruito il primo, non vi si accede. |
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il momento della scelta . Nella definizione della volonta' manca il lato etico o morale se vogliamo cioe' la valorizzazione dell'io di cui parlava Uno piu' su. Io decido di rischiare la vita per salvare il bambino che va a fondo ( o di non rischiare)perche' introduco un aspetto che e' un plus rispetto all'uso dell'energia . Forse Ray l'ha detto con '' la capacita' di canalizzare l'energia ''. Questa capacita' va intesa come scelta della direzione da darle . Ma ora bisogna analizzare come e perche' , in base a cosa avviene la scelta etica o morale personale e qui entrano in ballo di nuovo gli equilibri tra io e se' . Senza la scelta sono nella meccanicita' assoluta che non e' volonta' , quell'automatismo di cui si parlava altrove. |
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Questo significherebbe anche riuscire a fare le cose senza aspettative e anche questo dovrebbe favorire l'incontro di volontà con Volonta...io e Sè Citazione:
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Mi rendo conto che non mi sono molto chiare queste cose per cui tendo, e tento, di renderli un po meno ostici ed anche un po evidenti.
Intendevo anche quel che ha detto Nike e proprio perchè non l'ho ben chiaro, ho messo giu ne: " il momento da scegliere" piuttosto che: " il momento della scelta", anche se va a finire che per altro modo son collegati. Nel senso più ampio c'è, si, un momento da scegliere nel quale opero ( per ) una scelta Non so se Ray ne faceva cenno, inserendolo nella capacità di canalizzare l'energia. Forse, da questo punto di vista - ed è per questo che ho tentato di dividere e puntualizzare le fasi - mi risultava ancora un movimento automatico che prescindeva totalmente dal sacrificio, dalla spinta dell'io verso, appunto, un dinamismo che può sembrare non esserci o anche, addirittura, intrenseco sino al punto da non vederlo. Sempre per questo verso, allora, momento da scegliere, riprendendo quel che ho detto su cercandone un collegamento un po forzato probabilmente ( poi mi direte ), in quanto arrivo ( io ) a quel punto, alla consapevolezza che è " arrivato". Un bivio, un punto nel quale posso scegliere - e vi arrivo per una serie di circostanze verso - una cosa, e non sceglierne quindi un'altra e viceversa. Da ciò, conseguenziale è il " momento della scelta", come ha evidenziato Nike, nel senso di "salto", atto conseguenziale del primo. Come dire, cercando di fare un esempio, mettiamo il caso che devo lanciarmi da un aereo col paracadute. Il punto di corrispondenza tra l'aereo e la zona lancio/atterraggio è il momento da scegliere (li decido se lanciarmi o no ). Tale momento lo intendo conseguenza di una serie di atti e non prescinde da tutto ciò che ho fatto prima per arrivarvi in quanto, appunto, è conseguenziale risultante di tutto ciò che ho fatto per la preparazione al lancio. Oppure, vi posso comprendere la facoltà di saper valutare le indicazioni che mi hanno insegnato durante il corso di preparazione e che mi consentono di individuare la zona lancio, come ad esempio affidarmi a segnali - come la lucetta verde che appena si accende indica se ci sto sopra a sta zona - per valutare se sono in quel il punto di corrispondenza: il punto " scelta del momento". E via così. In generale, quel che dicevo sulla possibilità di vederlo, valutarlo e analizzarlo. Il " momento della scelta", dunque da questo punto di vista, è conseguenziale, cioè scelgo quel momento e non altri, poichè altrimenti posso trovarmi ad atterrare fuori della zona lancio, oltre i confini di questa se attendo più del dovuto o se mi lancio non aspettando la lucetta verde o peggio se non so valutare ed analizzare. Un non vedente non è detto che non possa lanciarsi ma avrà bisogno di qualcuno che glie lo dica che è arrivato nel punto per farlo! Posso anche scegliere di non procedere, di non saltare e quindi rimanere "nel momento" che ho indicato sopra, preliminare al secondo, attendendo che l'aereo faccia un altro giro sulla zona per permettermi attraverso una seconda possibilità una nuova valutazione. Ditemi se si capisce. |
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Però quando Uno nell'esempio dice che .."provate a decidere di non farlo sull'acqua alta finchè le forze non vi abbandonano.." a me viene in mente subito che se stò ferma in un certo modo nell'acqua non affondo, galleggio...come si fà a non nuotare con tutte le proprie forze? nonso.gif Per la parte che riguarda il bambino invece credo che potrei farlo solo se spegnessi il cervello, lasciando agire l'istinto e quindi andando giù senza pensare al dopo..ci vedo una sorta di abbandono in questo, la decisione e l'azione e basta..ma bon..mi metto in coda per i lumi icon_mrgr: |
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A questo punto ci sarebbe " abbandono" nel senso che si sarebbe in grado di annullare quella parte che vuole sopravvivere, pertanto non rischiare di annegare in questo caso, per altro; poiché si è scelto di sacrificare ( lui ) ovvero ciò che si oppone per rimanere in vita. Si è disposti a sacrificare quel che si è in un determinato punto per divenire altro, soltanto che a quella parte - che vuole tenersi in vita appunto - non glie ne può fregare di meno! |
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In pratica abbiamo tre volontà: quella maiuscola (del Se) alla quale ci possiamo connettere solo quando quella minuscola (dell'io) è forte abbastanza da vincere la natura inferiore... ossia quando è o sa essere più forte degli istinti e della meccanicità. La volontà meccanica, la terza che finora non abbiamo considerato tale (magari giustamente, chiamarla volontà non lo trovo corretto, ma è per capirsi), è quella che ci spinge in determinate direzioni che sono direzioni date dalla natura inferiore (sopravvivenza, riproduzione, sazietà, non dolore, linea di minor resistenza eccetera). Queste direzioni, questi istinti, sono indispensabili anche all Se, dato che altrimenti non avrebbe possibilità di connettersi, e dunque sono molto forti. La volontà dell'io è quella che possiamo sviluppare, e paradossalmente dobbiamo svilupparla al punto da renderla capace di voler "morire", farsi da parte e lasciare la briglia al Se. Per lasciarsi andare a fondo a salvare il bambino si deve lottare contro l'istinto di sopravvivenza... la volontà dell'io deve essere ben forte. Come doveva esserlo quella di Gesù per lasciarsi ammazzare a quel modo per salvare noi. Come si sviluppa? Un modo forse lo apprendiamo da un famoso aforisma (c'è pure il tread, sono quasi sicuro): il leone usa tutta la sua forza anche per uccidere un coniglio. Ossia imparando ad usare tutta l'energia di cui siamo capaci per fare ogni cosa che abbiamo deciso di fare, non misurarla a seconda della facilità. Ossia, quando l'io decide, anche di non mangiare quel gelato che glli fa gola, dovrebbe incanalare nella direzione tutta la forza che userebbe per salvare il bambino. |
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Per il resto temo che per una super-chioccia come me salvare un bambino che annega sia l'esempio sbagliato icon_mrgr: icon_mrgr: Forse verrebbe meglio se dovessi rischiar di farmi sparare per salvare uno sconosciuto..:@@ Per il resto che hai scritto credo di aver capito ma lascio sedimentare e ci torno fiori.gif |
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mmm non so se ho capito cosa volevi dire. Sono sincera, se vedessi un bambino annegare neanche penserei a chi come o cosa...o meglio...so che non dovrei pensare a tutto questo, dovrei buttarmi e basta..mi sa che non è volontà questa, o perlomeno non volontà consapevole, acquisita.. Ci devo riflettere, però adesso, così a caldo, comincio a capire perchè la volontà và allenata, per acchiappare e controllare gli istinti, i pensieri e costringerli in un angolo mentre qualcos'altro agisce..no non è istinto Ray hai ragione..ma non mi pare neanche intuito...mah stosvegli: rileggo. Grazie per la spiegazione intanto fiori.gif |
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PS: visto che non era un koan? |
OT
scusa Ray pensa che pur nerettandolo ho letto "si debba agire con l'istinto" E l'ho letto e riletto eh...roba da matti..per la serie leggoquellochevoglio martello.: fine OT |
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Scrivevo e non ci rileggevo niente di giusto niente di sensato solo parole ovvie..la soluzione? chiudere come ho fatto e basta..solo che la sensazione del fallimento era presente costante e schifosa.. Ne parlo con un amico che ha la pazienza di ascoltarmi ...risponde con poche parole che tuttavia colpiscono il segno... Rimugino e trito per buona parte della notte e ora a costo di andare ot (come spesso mi capita) chiedo a Rey o a chi vuole rispondere :è ben forte questa volontà di rinunciare a misurarsi...sarà anche minuscola ma caspita che forza che ha...penso quindi che in qualche modo questa volontà dell' io (in questo caso..per intenderci il mio...pusillanime e vigliacco) vada educato a suon di mazzate o addirittura sbriciolato se no come ti ci arrendi? (maròò che sudata) |
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Quindi, a mio avviso, o non chiamiamo la prima "volontà" o non l'associamo all'io cosciente. |
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Dice Ouspensky ( non ridere che sono andata a rispolverarlo boccaccia:)abbraccio:che senza osservazione costante, ricordo si sè, concentrazione, non si ha consapevolezza e di conseguenza non si possiede volontà. strabuzza: Quindi ne deduco che prima di avere questo tipo di volontà bisogna salire i gradini di un lungo lavoro di osservazione e ricordo di sè e tutto quello di seguito menzionato sopra. (Che tra l'altro dette così sembra un nonnulla ma invece abbisognano di tempo ed energia da dedicare loro costantemente. Nell'osservazione di sè bisogna fare attenzione a quale centro stiamo usando: motore, istintivo,intellettuale, emozionale.) E' corretto? :@@ |
Colgo l'occasione del fatto che Gris ha accennato a Ouspensky per riportare un suo pensiero...
Secondo Ouspensky la volontà negli uomini (1,2,3) è la risultante dei desideri. La volontà è quindi la linea di condotta di desideri combinati, ma siccome i nostri desideri sono indotti e cambiano costantemente, non abbiamo una linea di condotta permanente. La volontà ordinaria dipende dai desideri e essendo noi ciechi e frammentati risulta che la nostra volontà è una curva che prende direzioni differenti di giorno in giorno, magari col risultato di girare intorno. Le mille piccole volontà di una persona sono meccaniche, non abbiamo la possibilità di "fare". Per Ouspensky è importante comprendere da principio che nessuno può fare nulla, che tutto accade. Magari eventi iniziati anni prima ci illudono che stiamo facendo qualcosa ma in verità quella tal cosa non dipende dalla nostra volontà, essa accade. L'illusione di avere una volontà è la prima cosa da comprendere, se non la si comprende è impossibile liberarsi dalle catene della meccanicità. Fino a quando una persona non diventa consapevole e integra essa non avrà una volontà reale. La volontà è consapevolezza, è agire con integrità. |
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Arrestando i pensieri o altrimenti si dovrebbe giungere ad un equilibrio tra io e se , cioe' alla Comprensione . La Comprensione ci porta inevitabilmente ad una scelta di livello piu' elevato e tale da ottenere il meglio per noi e contemporaneamente per gli altri . Come avviene questo riequilibrio specie se abbiamo pochi attimi per decidere ( anzi l'emergenza aiuta la Comprensione)? Se ci mettiamo a pensare il bambino annega . Da una parte c'e' l'io dall'altra c'e' il se. Il se e' l'inconscio . Da una parte c'e' l'intuizione (io) dall'altra l'istinto che fa parte dell'inconscio ed e' un comportamento necessitato regolare e costante:l'istinto di conservazione e di sopravvivenza ci porta in una direzione ma l'intuizione cioe' la comprensione della situazione ci consente di frenare l'istinto e di fare una scelta diversa , se possibile, in base a quella situazione data. La comprensione di quella situazione avviene dunque attraverso l'intuizione che e' l'emersione a livello conscio di qualcosa di sconosciuto come ad esempio la certezza di potercela fare a salvare il bambino. L'intuizione dunque e' un momento conoscitivo che ci fa esaminare la concreta situazione e decidere . In una frazione di secondo l'intuizione consente di capire se e' possibile o meno una data azione se cioe' e' destinata al successo cioe' a portare al doppio beneficio per se' e per gli altri . Perche' questo e' il fine . Se non fossi un abile nuotatore dovrei desistere e far prevalere l'istinto di conservazione . Se non lo faccio ed agisco ugualmente spesso e' perche' prevale sull'io un altro istinto o un archetipo di tipo diverso : l'eroe. il guerriero o altro come per esempio se avessi un padre vigile del fuoco potrei aver ricevuto nell'inconscio individuale la figura di quello che deve assolutamente salvare anche se non ne sono capace.... con esiti infausti. Grazie all'intuizione chiunque di noi puo' avere momenti di vera volonta' o di scelte moralmente elevate che e' lo stesso . Ma anche il desistere e' una scelta vera se non sono in grado di fare in base a quella situazione. Un po' un miscuglio spero sia chiaro . Volevo distinguere tra intuizione come momento dell'io e istinto : inconscio , il se' . |
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Ed è vero quello che dice Ouspensky, nell'uomo comune è assogettata ai desideri, tutti sappiamo aver grinta per quello che ci interessa, che ci prende... sottolineo perchè è un modo di dire interessante, non sappiamo infatti essere noi a prendere (volontà), sappiamo solo essere presi. Non sappiamo avere la giusta grinta per quello che non ci interessa. La volontà nell'uomo minuscolo coincide col piacere, nell'Uomo maiuscolo col dovere. E' per questo che dovremmo sintonizzarci su una nuova linea di pensiero... smetterla di fare quello che si vuole, e iniziare a volere quello che si fa... Tutto quello che si fa. |
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