Ermopoli

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Ray 17-05-2010 23.59.33

Il libro dei XXIV Filosofi
 
Si tratta di un libro poco noto, spiritualmente importante e piuttosto misterioso e, anche se il motivo per cui ve lo propongo è il secondo di questi elementi, una breve introduzione sugli altri due è purtroppo necessaria (almeno per come la vedo io... in ogni caso ve la cuccate :@@ ). Prometto che vi tedierò il meno possibile con considerazioni filologiche e che comunque le disseminerò di considerazioni che non si trovano nei vari testi e che sono quelle che mi hanno spinto, e spero spingeranno anche voi, ad occuparmene.

Si tratta di un opuscolo, a quanto ne sappiamo redatto alla prima metà del XIII secolo che contiene 24 asserzioni filosofico-teologiche su Dio, un breve prologo che le introduce e un commentario ad ognuna delle asserzioni. Perchè dico redatto? Perchè dal contenuto appare evidente che le asserzioni e il commentario non sono opera della stessa persona. Il che fa delle asserzioni un testo più antico, probabilmente parecchio (anticipazione del mistero... dovreste sentire un brividino di suspance).
Anche per via dell'epoca della redazione ritengo probabile che essa, con relativo commentario si possa annoverare in quella generale e monumentale opera di salvaguardia, riscoperta e diffusione della tradizione antica occidentale che l'Ordine del Tempio in quegli anni portò avanti, ereditando la missione cistercense che prima era stata benedettina: vitalizzare, savaguardare e diffondere la Tradizione Occidentale (brividino solo per Sole).

Il nome può risultare fuorviante però è anche vero che alimenta il mistero. Nel prologo è spiegato che si riuniscono 24 filosofi con l'intento di definire quanto è possibile sapere attorno a Dio e ognuno dice una cosa. In realtà, come ho già detto, è certo che l'autore dei 24 aforismi è unico.
Nei manoscritti appare senza titolo o con titoli diversi, tuttavia è rimasto noto con questo nome. Sembra decisamente che il primo a chiamarlo così sia stato Meister Eckhart, che lo cita entusiasticamente varie volte nelle sue opera. Questo fatto riverbera la questione dell'appartenenza alla Tradizione Occidentale... ma perchè Eckhart ha voluto chiamarlo così? Solo comodità o c'è dell'altro? Mistero... (altro brividino di suspance please).

Esistono varie versioni del manoscritto, se non sbaglio 22, composte tra appunto la prima metà del XIII secolo (la più antica) e la fine del XV. Portano delle diversità nel commentario e in taluni casi, anche nelle asserzioni.
Questo, come potete immaginare, complica notevolmente le indagini sulla sua reale origine. Attualmente esistono due teorie: la prima è basata sulle versioni più recenti che fanno sostenere ai loro fautori che l'autore sia Ermete Trismegisto e che l'opuscolo faccia parte dei suo insegnamenti e quindi vada annoverato direttamente nella Tradizione Ermetica (adesso potete anche fibrillare). La seconda teoria, più accreditata e meglio sostenuta, si basa soprattutto sulla versione più antica e ipotizza nientemeno che l'opuscolo sia in realtà il perduto De Philosophia di Aristotele, o meglio il terzo libro di quest'opera, quello teologico, su cui si sarebbe poi fondato il XII libro della sua Metafisica (chi fibrilla su questo ha tutta la mia stima).


In ogni caso, alla fin fine, queste notizie servono solo ad introdurre la questione e non hanno una grossissima importanza se non per un punto cruciale: che sia in un modo o nell'altro, dato anche il contenuto, possiamo stare sicuri di essere di fronte ad un testo facente parte della Tradizione Occidentale e quindi come tale, meritevole della più concentrata attenzione.

Le asserzioni sono estremamente interessanti e notevolissimi appoggi per la meditazione, nonchè ricchissimi spunti d'intuizione.

Ve li proporrò uno alla volta (sono piccoli, brevi frasi) con anche il commento e magari, se ci andrà, discuteremo di qualcuno.

Ultima nota: nel testo che mi è capitato in mano, basato sul manoscritto più antico, non c'è la versione latina. L'ho trovata in rete, nella versione tedesca di wikipedia. Quindi riporterò la traduzione in mio possesso e sotto il testo latino (che però non so a quale manoscritto appartenga) in caso qualcuno lo ritenesse utile.

:C:

filoumenanike 18-05-2010 09.56.06

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 85944)
Si tratta di un libro poco noto, spiritualmente importante e piuttosto misterioso
Si tratta di un opuscolo, a quanto ne sappiamo redatto alla prima metà del XIII secolo che contiene 24 asserzioni filosofico-teologiche su Dio, un breve prologo che le introduce e un commentario ad ognuna delle asserzioni. Perchè dico redatto? Perchè dal contenuto appare evidente che le asserzioni e il commentario non sono opera della stessa persona. Il che fa delle asserzioni un testo più antico,
Anche per via dell'epoca della redazione ritengo probabile che essa, con relativo commentario si possa annoverare in quella generale e monumentale opera di salvaguardia, riscoperta e diffusione della tradizione antica occidentale che l'Ordine del Tempio in quegli anni portò avanti, ereditando la missione cistercense che prima era stata benedettina: vitalizzare, savaguardare e diffondere la Tradizione Occidentale
Il nome può risultare fuorviante però è anche vero che alimenta il mistero. Nel prologo è spiegato che si riuniscono 24 filosofi con l'intento di definire quanto è possibile sapere attorno a Dio e ognuno dice una cosa. In realtà, come ho già detto, è certo che l'autore dei 24 aforismi è unico.
Nei manoscritti appare senza titolo o con titoli diversi, tuttavia è rimasto noto con questo nome. Sembra decisamente che il primo a chiamarlo così sia stato Meister Eckhart, che lo cita entusiasticamente varie volte nelle sue opera. Questo fatto riverbera la questione dell'appartenenza alla Tradizione Occidentale... ma perchè Eckhart ha voluto chiamarlo così?
Attualmente esistono due teorie: la prima è basata sulle versioni più recenti che fanno sostenere ai loro fautori che l'autore sia Ermete Trismegisto e che l'opuscolo faccia parte dei suo insegnamenti e quindi vada annoverato direttamente nella Tradizione Ermetica (adesso potete anche fibrillare). La seconda teoria, più accreditata e meglio sostenuta, si basa soprattutto sulla versione più antica e ipotizza nientemeno che l'opuscolo sia in realtà il perduto De Philosophia di Aristotele, o meglio il terzo libro di quest'opera, quello teologico, su cui si sarebbe poi fondato il XII libro della sua Metafisica (In ogni caso, alla fin fine, queste notizie servono solo ad introdurre la questione e non hanno una grossissima importanza se non per un punto cruciale: che sia in un modo o nell'altro, dato anche il contenuto, possiamo stare sicuri di essere di fronte ad un testo facente parte della Tradizione Occidentale e quindi come tale, meritevole della più concentrata attenzione.


:C:

Commentare le asserzioni dovrebbe essere molto interessante, speriamo non difficilissimo, comunque dato che tu sei in possesso di una versione e di un testo latino che forse potrebbe non combaciare, secondo me all'inizio soprattutto si potrebbero esaminare le sole asserzioni, altrimenti il testo latino potrebbe creare una distrazione notevole, almeno per me!
Complimenti Ray, mi piace molto l'idea che possa essere uno scritto relativo all'opera di Aristotele, ho letto qualche asserzione e sono tutte molto razionali e lucide, il che fa propendere verso lo Stagirita!

Ray 19-05-2010 00.04.14

Citazione:

Originalmente inviato da filoumenanike (Messaggio 85950)
Commentare le asserzioni dovrebbe essere molto interessante, speriamo non difficilissimo, comunque dato che tu sei in possesso di una versione e di un testo latino che forse potrebbe non combaciare, secondo me all'inizio soprattutto si potrebbero esaminare le sole asserzioni, altrimenti il testo latino potrebbe creare una distrazione notevole, almeno per me!

E tu non farti distrarre icon_mrgr:

Se hai dato un'occhiata avrai visto che le asserzioni sono piuttosto brevi e lineari. In realtà non c'è alcun problema di traduzione, dal punto di vista sintattico o grammaticale. Semmai c'è da discutere sui termini usati e sul loro significato, cosa per la quale il testo originario è fondamentale.
Ma ti ripeto che per la traduzione non ci sono problemi, sono convinto che più di qualcuno qui, pur non avendo studiato latino, intuirebbe facilmente il senso delle frasi anche se mettessi solo la versione originale.
Diverso il discorso per i commenti, ma quelli sono di gran lunga meno importanti e li riporterò solo per completezza. Poi se ci capiterà di trovare in qualcuno di essi qualcosa di utile, meglio così.

Ray 19-05-2010 00.14.57

Prologo
 
Inizio riportando il prologo, anche se ha la sola esclusiva funzione di introdurre il discorso, dichiarandone le intenzioni... almeno così pare a me: non mi sembra ci sia nascosto nulla di interessante.


Citazione:

Durante una riunione di ventiquattro filosofi, un solo punto rimase loro in questione: che cosa è Dio?
Con una decisione comune, dopo aver espresso i propri giudizi, essi fissarono la data di un nuovo incontro. Ognuno di loro avrebbe proosto la propria interpretazione di Dio sotto forma di definizione, per giungere in questo modo - partendo dalle loro definizioni proprie - a stabilire di comune accordo qualcosa di certo intorno a Dio.
Infine, uno solo di essi enunciò le seguenti proposizioni:
la versione in latino:

Citazione:


Congregatis viginti quattuor philosophis, solum eis in quaestione remansit: quid est Deus? Qui communi consilio datis indutiis et tempore iterum conveniendi statuto, singuli de Deo proprias proponerent propositiones sub definitione, ut ex propriis definitionibus excerptum certum aliquid de Deo communi assensu statuerent.


L'unica cosa che a mio avviso merita sottolineare è che la parola "filosofo" non è certo usata come facciamo modernamente. All'epoca il Filosofo era il Sapiente, il Saggio, colui che dedicava la vita alla Conoscenza. Tanto che gli ermetisti usano il termine per indicare chi ha completato l'Opera Alchemica.

stella 19-05-2010 09.20.40

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 85999)
L'unica cosa che a mio avviso merita sottolineare è che la parola "filosofo" non è certo usata come facciamo modernamente. All'epoca il Filosofo era il Sapiente, il Saggio, colui che dedicava la vita alla Conoscenza. Tanto che gli ermetisti usano il termine per indicare chi ha completato l'Opera Alchemica.

Comunque anche dedicando la loro vita alla Conoscenza, non avevano ancora chiarito il punto principale, cioè rispondere alla domanda "Che cosa è Dio ?" questo farebbe pensare che anche con tutta la conoscenza di questo mondo non si riesce a trovare una risposta univoca, forse perchè per questo è necessario uscire dal razionale....
Se il termine filosofo viene usato dagli ermetisti per definire chi ha completato l'Opera Alchemica, la mia idea è che questi 24 filosofi non entrano in questa categoria, perchè, sempre per mia supposizione, chi riesce a realizzare l'Opera in questo mondo, essendosi purificato e tornato al candore originale, dovrebbe avere un chiaro concetto del creatore di questo mondo, e non farne appena motivo di discussione.

Ray 19-05-2010 16.26.53

Citazione:

Originalmente inviato da stella (Messaggio 86004)
Comunque anche dedicando la loro vita alla Conoscenza, non avevano ancora chiarito il punto principale, cioè rispondere alla domanda "Che cosa è Dio ?" questo farebbe pensare che anche con tutta la conoscenza di questo mondo non si riesce a trovare una risposta univoca, forse perchè per questo è necessario uscire dal razionale....
Se il termine filosofo viene usato dagli ermetisti per definire chi ha completato l'Opera Alchemica, la mia idea è che questi 24 filosofi non entrano in questa categoria, perchè, sempre per mia supposizione, chi riesce a realizzare l'Opera in questo mondo, essendosi purificato e tornato al candore originale, dovrebbe avere un chiaro concetto del creatore di questo mondo, e non farne appena motivo di discussione.

Ma l'hai letto?


OT: ma perchè un pezzo del post mi è venuto con un carattere più grande?

filoumenanike 19-05-2010 21.06.04

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 86031)
Ma l'hai letto?


OT: ma perchè un pezzo del post mi è venuto con un carattere più grande?

:o

stella 19-05-2010 23.02.00

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 86031)
Ma l'hai letto?

Non l'ho letto e mi piacerebbe farlo insieme qui.

Io avevo espresso il dubbio che i filosofi con il solo ragionamento non avrebbero potuto stabire chi o cosa fosse Dio, ma ho visto che si tratta di definizioni, al fine di trovarne una che soddisfasse tutti, quindi così ci sta.
Se poi questi filosofi hanno completato l'Opera su di sè, queste definizioni diventano oltremodo interessanti.

Ray 19-05-2010 23.40.55

I
 
Vi propongo la prima sentenza. Nei prossimi post vi racconterò ancora alcune cosette sulla struttura del libro e simili, per adesso mi limito a riportare senza commentare per conto mio.
Quel che sarà forse utile però è spendere qualche considerazione sui termini chiave che vengono usati nella versione latina, di chiara origine greca e densi di significato tanto da richiedere di meditarci su.


Citazione:

DIO E' UNICO, GENERA L'UNITA' DA SE STESSO E RIFLETTE IN SE STESSO UN SOLO ETERE RISPLENDENTE

(DEUS EST MONAS MONADEM GIGNENS, IN SE UNUM REFLECTENS ARDOREM. )[/size]
Questa definizione è stata formulata secondo l'immagine della Causa Prima, in quanto essa si moltiplica numericamente da se stessa, in modo tale che il moltiplicando sarà stato assunto sotto forma di unità, il moltiplicatore sotto forma del suo doppio, il prodotto sotto forma del suo triplo, ovvero del riflesso dell'immagine.
Così, invero, accade anche nei multipli: ciascuna unità ha il suo proprio numero perchè ognuna, al di sopra della diversità, è riflessa dalle altre.
Citazione:

(Haec definitio data est secundum imaginationem primae causae, prout se numerose multiplicat in se, ut sit multiplicans acceptus sub unitate, multiplicatus sub binario, reflexus sub ternario. Sic quidem est in numeris: unaquaeque unitas proprium habet numerum quia super diversum ab aliis reflectitur. )

filoumenanike 20-05-2010 00.04.45

letterale: Dio è Unità che genera Unità e riflette solo in se stesso la luce= Dio è Unico e risplende di luce propria

Si potrebbe pensare ad un circolo chiuso, Dio é Unico e risplende di luce propria e dunque la relativa citazione non mi sembra adeguata. L'unità di Dio non permette che vi sia una sua moltiplicazione, altrimenti non sarebbe più unità, oppure non ho capito bene cosa voglia dire la citazione!

Falketta 20-05-2010 00.13.17

Cosa si intende per Causa Prima?

filoumenanike 20-05-2010 00.29.48

Citazione:

Originalmente inviato da Falketta (Messaggio 86075)
Cosa si intende per Causa Prima?

La Causa prima è l'origine di tutto, l'inizio da cui ha preso vita il mondo, la Causa Prima in senso lato è Dio.

stella 20-05-2010 12.01.05

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 86071)
Vi propongo la prima sentenza. Nei prossimi post vi racconterò ancora alcune cosette sulla struttura del libro e simili, per adesso mi limito a riportare senza commentare per conto mio.
Quel che sarà forse utile però è spendere qualche conside razione sui termini chiave che vengono usati nella versione latina, di chiara origine greca e densi di significato tanto da richiedere di meditarci su.

DIO E' UNICO, GENERA L'UNITA' DA SE STESSO E RIFLETTE IN SE STESSO UN SOLO ETERE RISPLENDENTE.

(DEUS EST MONAS MONADEM GIGNENS, IN SE UNUM REFLECTENS ARDOREM. )

Essendo Dio la causa prima, tutto ciò che è creato contiene il suo riflesso (l'unità), così che tutto ciò che esiste porta in sè l'unità di Dio (Unità intesa come numero uno a cui segue uno x uno, uno x uno x uno e così via all'infinito tutto riflette l'unità.
Se potessimo da questo estrarre la radice quadrata e procedendo così all'inverso torneremmo all'Unità che tutto contiene.

Ray 20-05-2010 14.22.28

Citazione:

Originalmente inviato da filoumenanike (Messaggio 86074)
letterale: Dio è Unità che genera Unità e riflette solo in se stesso la luce= Dio è Unico e risplende di luce propria

Così però banalizzi un pochino... ci sono da fare delle considerazioni sia sul termine "monos" che su quell'"ardor" soprattutto.

________________

Io ho messo il commento per completezza, ma come si può facilmente vedere non è scritto dalla stessa mano. E' di molto successivo e cerca di riportare o di leggere la sentenza sotto aspetti particolari, probabilmente cari al filone di pensiero di chi l'ha composto. Concentrerei maggiormente l'attenzione sulla frase di partenza... in origine quella c'era e basta.

Ray 20-05-2010 14.25.49

Aggiungo un link ad una vecchia discussione che può avere degli interessanti risvolti intuitivi.

http://ermopoli.it/portale/showpost....80&postcount=2


Si tratta dell'espressione in frazione del numero aureo, il "numero della natura"...

Sole 20-05-2010 16.04.27

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 86031)


OT: ma perchè un pezzo del post mi è venuto con un carattere più grande?

Prima di inviare prova a selezionare tutto e cliccare sul simboletto con la doppia A sovrapposta che si trova all'angolo in alto a sinistra della barra degli strumenti. Dovrebbe sistemarti tutto, ma poi controlla che non ti abbia tolto i quote.

Ray 20-05-2010 16.11.35

Citazione:

Originalmente inviato da Sole (Messaggio 86112)
Prima di inviare prova a selezionare tutto e cliccare sul simboletto con la doppia A sovrapposta che si trova all'angolo in alto a sinistra della barra degli strumenti. Dovrebbe sistemarti tutto, ma poi controlla che non ti abbia tolto i quote.

Sisi avevo fatto, cmq li vedo più grandi solo dall'altro pc.

stefano 20-05-2010 16.19.27

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 86106)
Aggiungo un link ad una vecchia discussione che può avere degli interessanti risvolti intuitivi.

http://ermopoli.it/portale/showpost....80&postcount=2


Si tratta dell'espressione in frazione del numero aureo, il "numero della natura"...


guardando la formula viene da pensare che il numero phi rappresenti più o meno la "replicazione" in serie dell'unità nella manifestazione.
un numero che in se contiene in sostanza l'infinità della manifestazione e dello stesso immanifesto?

Uno 20-05-2010 16.23.01

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 86113)
Sisi avevo fatto, cmq li vedo più grandi solo dall'altro pc.

Ho aggiustato un pò
Poi cancello tutti questi commenti o.t. sulla formattazione

filoumenanike 20-05-2010 16.25.37

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 86105)
Così però banalizzi un pochino... ci sono da fare delle considerazioni sia sul termine "monos" che su quell'"ardor" soprattutto.

________________

Ho messo la traduzione più letterale possibile, non ho banalizzato in quanto non ho commentato, ho tradotto.
Se poi si vuole dare significati particolari sono qui per leggerti con piacere.
Per monos, di derivazione greca, si intende Uno, unità, il termine viene ripreso da Leibniz, per il quale la monade è l'unità minima e indivisibile di cui è composta la sostanza spirituale, di cui fanno parte tutte le cose.

Per ardor si può prendere luce, fiamma, amore...

stefano 20-05-2010 16.30.18

non conosco molto di latino.così a senso leggendo tradurrei più o meno.
Dio è una monade (o un solitario?) da cui si genera una monade (idea originale?) che in se riflette fuoco (d'amore)?
scusate se ho scritto strafalcioni

Sole 20-05-2010 17.11.57

a.s.
brrr :H

_______

DIO E' UNICO, GENERA L'UNITA' DA SE STESSO E RIFLETTE IN SE STESSO UN SOLO ETERE RISPLENDENTE

Lascio stare il latino che non lo conosco.

Dio è solo e unico e può generare da se stesso un essere che contiene in se tutto ed è l'Uno. Poi mi devo appoggiare alla Gnosi per andare avanti, perchè non capisco il riflettere e comunque già si scosta dalla tradizione gnostica perchè dall'Assoluto si generano direttamente due Eoni e non l'Uno. In effetti è un collegamento che manca nel primo triangolo di emanazione, ora non mi manca più...

Riflettere. Flette due volte, è doppio, ma in se stesso perchè?
Un solo etere due volte splendente.
Intanto cosa intendere per etere? Tutto ciò che ancora non ha forma? Particelle non ancora assemblate?
Etere è tradotto da ardor, che non vuol dire etere, da quel che ho trovato, ma ardere, brillio.
Come fanno i commentatori ad arrivare alla doppia emanazione?

Cercherò altre soluzioni ma nel frattempo aspetto commenti.

Ray 20-05-2010 19.03.35

Si bon, aspettiamo anche di leggere il resto.

luke 20-05-2010 20.48.59

DIO E' UNICO, GENERA L'UNITA' DA SE STESSO E RIFLETTE IN SE STESSO UN SOLO ETERE RISPLENDENTE

(DEUS EST MONAS MONADEM GIGNENS, IN SE UNUM REFLECTENS ARDOREM.


A me viene in mente questo:

Da Dio si generano tutti i piani dell'esisenza, ( le varie frazioni del numero phi) che contengono e sono contenuti dalla monade divina iniziale.

Ardorem può significare ardere, e penso alla legna che arde e la fiamma nasce ed è causata dalla legna stessa.
A tal proposito mi chiedevo la differenza tra ardere e bruciare, quest'ultima parola mi fa pensare più a qualcosa che poi si consuma, ardere mi da più un senso di continuità, quasi di pulsazione.

Ray 20-05-2010 23.11.57

2
 
Mi è piaciuto molto l'intervento di Luke, approfondirei ma lo farò in seguito. Invece vado avanti a pubblicare i pezzi del libro, perchè mi son reso conto che è meglio avere un'idea un po' più ampia dell'insieme, per parlarne meglio.

Citazione:

DIO E' LA SFERA INFINITA, IL CUI CENTRO E' DOVUNQUE E LA CIRCONFERENZA IN NESSUN LUOGO.

(DEUS EST SPHAERA INFINITA CUIUS CENTRUM EST UBIQUE, CIRCUMFERENTIA NUSQUAM)


Questa, se dovessi commentarla in modo dotto e sostenuto, direi che è una figata pazzesca

Riporto il commento, sempre per completezza, ma non sempre mi sembra che apporti chiarezza...


Citazione:

Questa definizione è stata formulata raffigurando come centro la stessa Causa Prima nella sua vita propria.
In verità, il circolo della sua superficie si trova al di sopra, laddove esso termina, insieme, all'esterno. Per questo, il suo centro è ovunque, perchè non ha alcuna dimensione per le nozioni comuni. Cercando la circonferenza della sua sfericità, la si dirà elevata fino all'infinito, poichè tutto quello che è privo di dimensioni è così come anche il creatore fu all'inizio, e dunque il suo limite non è in nessun luogo.
In questo modo, la proposizone è evidente.


(Haec definitio data est per modum imaginandi ut continuum ipsam primam causam in vita sua. Terminus quidem suae extensionis est supra ubi et extra terminans. Propter hoc ubique est centrum eius, nullam habens in anima dimensionem. Cum quaerit circumferentiam suae sphaericitatis, elevatam in infinitum dicet, qui a quicquid est sine dimensione sicut creationis fuit initium est. )

Ray 20-05-2010 23.29.46

3
 
Metto anche il terzo, perchè ci aiuta col primo.


Citazione:

DIO E' TUTTO INTERO IN QUALSIASI PUNTO DI SE STESSO

(DEUS EST TOTUS IN QUOLIBET SUI.)
Anche quella frazione è sempre uguale in qualsiasi punto la prendiamo e se lasciamo i puntini sotto e sopra, anche completa.
Sembra un ologramma...

Citazione:

Questa definizione è stata formulata secondo il significato dell'essenza della divinità nella sua semplicità.
Poichè infatti non vi è nulla che le oppone resistenza, essa - che si dà come l'ente dovunque simile e insieme, parimenti, al di sopra e al di fuori - non è in nessun punto divisa per la mancanza di qualche potenza di cui sarebbe in se stessa deficiente. E neppure si trova in uno stato diverso da questo a causa della potenza di un che di estraneo che la domini.

(Haec definitio data est secundum considerationem essentiae divinitatis in sua simplicitate.
Cum non sit aliquid ipsi resistens, ipsa simul ubique tota ens, et etiam similiter super et extra ubique, non distrahitur defectu virtutis alicuius in ipsa deficientis, nec stat terminata virtute alieni dominantis. )

filoumenanike 20-05-2010 23.31.10

non si poteva trovare una definizione di Dio migliore di questa,
Dio è tutto, è una sfera infinita di cui non si conosce nè il centro nè i confini!

Ho sempre immaginato che Dio fosse così, e in tutta quella sfera ho la presunzione di credere che ci sia dentro il mondo, il creato e dunque anche l'essere umano.

edit: mi sono sovrapposta a Ray, il mio post si riferisce alla seconda immagine di Dio

Ray 20-05-2010 23.32.41

Citazione:

Originalmente inviato da filoumenanike (Messaggio 86155)
non si poteva trovare una definizione di Dio migliore di questa,
Dio è tutto, è una sfera infinita di cui non si conosce nè il centro nè i confini!

Si che si conosce il centro: ovunque....

filoumenanike 20-05-2010 23.37.31

Questa terza definizione spiegherebbe che Dio, essendo UNO, sempre uguale a se stesso in tutti i suoi punti, in realtà non si fraziona, si espande come la fiamma, come l'amore che non si divide ma si allarga.
Dunque Dio genera solo se stesso, non crea niente, tutto è in Lui, l'essere perfetto...

filoumenanike 20-05-2010 23.39.50

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 86156)
Si che si conosce il centro: ovunque....

ubique , ovunque ..quindi in nessuna parte!

Ray 22-05-2010 18.38.57

Citazione:

Originalmente inviato da filoumenanike (Messaggio 86160)
ubique , ovunque ..quindi in nessuna parte!

Avevo pensato di passar oltre e continuare a mettere le sentenze (bon, lo faccio comunque) ma ragionandoci mi rendo conto che invece è un concetto importante.

Ovunque per me è dappertutto, non in nessun luogo.

Ma come ce la immaginiamo una sfera che ha il centro dappertutto? Cosa vorrebbe dire, che ha molti (infiniti) centri? No ovviemente, ne ha uno.
Ma se il centro di una sfera è il punto equidistante da tutti i punti della superficie, se la sfera è infinita ecco che qualsiasi punto è equidistante (infinito) dalla superficie (che non c'è) e quindi il centro è ovunque.
Se invece vediamo il centro come l'origine, l'emanazione di una sfera che si espande, data l'espansione all'infinito, non si può limitare questo centro ad un punto/luogo.

filoumenanike 22-05-2010 19.17.13

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 86228)
Ovunque per me è dappertutto, non in nessun luogo.

Ma come ce la immaginiamo una sfera che ha il centro dappertutto? Cosa vorrebbe dire, che ha molti (infiniti) centri? No ovviemente, ne ha uno.
Ma se il centro di una sfera è il punto equidistante da tutti i punti della superficie, se la sfera è infinita ecco che qualsiasi punto è equidistante (infinito) dalla superficie (che non c'è) e quindi il centro è ovunque.
Se invece vediamo il centro come l'origine, l'emanazione di una sfera che si espande, data l'espansione all'infinito, non si può limitare questo centro ad un punto/luogo.

Cerco di seguire il tuo ragionamento, se il centro è ovunque significa che ogni punto della sfera infinita può essere il centro, dunque come nel caso della doppia negazione che diventa affermativa, così l'affermazione che un centro sia ovunque potrebbe equivalere a dire che il centro non esiste...tutto è centro.
Forse mi sono persa e ho seguito il mio ragionamento, il concetto base che dovrebbe emergere è che Dio non è spiegabile con rifermenti umani, Dio in realtà non si può descrivere geometricamente, sto completamente fuori?

luke 22-05-2010 19.37.07

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 86228)
Avevo pensato di passar oltre e continuare a mettere le sentenze (bon, lo faccio comunque) ma ragionandoci mi rendo conto che invece è un concetto importante.

Ovunque per me è dappertutto, non in nessun luogo.

Ma come ce la immaginiamo una sfera che ha il centro dappertutto? Cosa vorrebbe dire, che ha molti (infiniti) centri? No ovviemente, ne ha uno.
Ma se il centro di una sfera è il punto equidistante da tutti i punti della superficie, se la sfera è infinita ecco che qualsiasi punto è equidistante (infinito) dalla superficie (che non c'è) e quindi il centro è ovunque.
Se invece vediamo il centro come l'origine, l'emanazione di una sfera che si espande, data l'espansione all'infinito, non si può limitare questo centro ad un punto/luogo.


Trovo giusto il fatto che la sfera/Dio non possa avere circonferenza e superficie, perchè altrimenti significherebbe che può essere circoscritto e separato da altro che non è Lui, diverso da Lui.

Ray 22-05-2010 19.54.14

Citazione:

Originalmente inviato da filoumenanike (Messaggio 86231)
Forse mi sono persa e ho seguito il mio ragionamento, il concetto base che dovrebbe emergere è che Dio non è spiegabile con rifermenti umani, Dio in realtà non si può descrivere geometricamente, sto completamente fuori?

Dio non si può descrivere geometricamente e non è spiegabile con riferimenti umani, tuttavia è possibile conoscere qualcosa a proposito di Dio e questo è lo scopo con cui il libro è stato scritto.

In ogni caso, al di là dei varti approcci filosofici, con i quali il testo nel corso del tempo è stato variamenta affrontato, quello che è sfuggito ai più e che io sto cercando di riportare all'attenzione, è che queste asserzioni dovrebbero avere lo scopo di fare da basi per intuizioni, ragionamenti, riflessioni, meditazioni. Per spingersi più in là possibile, ognuno come può, nel tentativo di sfiorare qualcosa... di conoscere.

Per altro, ma è una parentesi, il concetto che Dio sia conoscibile dall'uomo è alla base della dottrina cristiana.

filoumenanike 22-05-2010 23.51.35

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 86233)
Dio non si può descrivere geometricamente e non è spiegabile con riferimenti umani, tuttavia è possibile conoscere qualcosa a proposito di Dio e questo è lo scopo con cui il libro è stato scritto.

Le frasi di questo libro mi sembra che non siano vicine alla religione cristiana, ci trovo un senso greco della ricerca filosofica, quando alla base della sophia vi era il grande quesito sull'Essere,da cui le cosiddette dottrine ontologiche.
Giustamente possiamo fare deduzioni, meditazioni, riflessioni, eppure mi sembra che le frasi siano talmente stringate, precise e logiche che si può cadere fuori del seminato facilmente, almeno da parte mia.

Ray 22-05-2010 23.54.56

Citazione:

Originalmente inviato da filoumenanike (Messaggio 86237)
Le frasi di questo libro mi sembra che non siano vicine alla religione cristiana,

Non ne sono state prodotte, ma ne sono vicinissime. Prova ne sia che molti mistici cristiani le hanno riportate e studiate e commentate e dobbiamo penso tutte le edizioni manoscritte a religiosi cristiani.

Ray 23-05-2010 00.00.55

4
 
Metto la quarta sentenza che introduce concetti importanti, comuni sia al cristinesimo che alla gnosi.


Citazione:

DIO E' SPIRITO CHE GENERA IL LOGOS, IL QUALE PERSISTE IN CONTINUITA'

(DEUS EST MENS ORATIONEM GENERANS, CONTINUATIONEM PERSEVERANS. )


Citazione:

Questa definizione esprime secondo rapporti differenti la vita propria di questa setssa essenza della deità: il genitore, infatti, generando si numera; da parte sua, la progenitura si avvera perchè è generata e si pone in un rapporto di uguaglianza secondo il modo della continuità; e in questo modo persiste.

(Haec definitio dicit vitam propriam secundum rationes diversas ipsius essentiae deitatis.
Numerat enim se genitor gignendo; genitura vero verbificat se qui a gignitur; adaequatur vero per modum continuationis qui se habet spirando. )

filoumenanike 23-05-2010 00.03.32

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 86238)
Non ne sono state prodotte, ma ne sono vicinissime. Prova ne sia che molti mistici cristiani le hanno riportate e studiate e commentate e dobbiamo penso tutte le edizioni manoscritte a religiosi cristiani.

Quasi tutto quanto ci è pervenuto dal passato lo dobbiamo a quei fantastici monaci amanuensi, asceti e spiritualisti, mistici come li definisci giustamente, che in anni davvero bui per tutta l'europa, sono riusciti a salvare i resti della civiltà greco romana, che i barbari e sorattutto le invasioni arabe crudamente avevano spazzato via. Certo non stiamo parlando dellla chiesa, stiamo parlando di mistici che si elevano al di sopra della chiesa e delle sue miserie.

stella 23-05-2010 20.13.13

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 86239)
Metto la quarta sentenza che introduce concetti importanti, comuni sia al cristinesimo che alla gnosi.

DIO E' SPIRITO CHE GENERA IL LOGOS, IL QUALE PERSISTE IN CONTINUITA'


Il Logos è il verbo, la parola, che viene generata da Dio che è spirito, quindi il verbo fa sì che tutto esista a partire dalla creazione (Dio disse...) Attraverso il Logos la creazione diventa manifesta e persiste in continuità.

filoumenanike 23-05-2010 23.13.05

riesci a capire perchè sia stato usato il termine orationem, invece di logos, in latino hanno lo stesso significato... tu comunque traduci con un termine che l'autore aveva a disposizione e non usa, avrà un senso?


OT tutto il giorno ho seguito il tread e non ho mai trovato il tuo post n.37, poi stasera me lo ritrovo davanti al mio, con un orario di poco antecedente il mio, c'è una spiegazione oppure ho le traveggole!?


Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 23.51.26.

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