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Ray 13-04-2009 19.39.35

Come usciamo dalla mente (soggettiva)?
 
Il problema è annoso ed è da sempre oggetto di indagine filosofica e non solo. Lo imposto in uno dei mille modi possibili, solo per inquadrare e avere un esempio.

Apparentemente non abbiamo alcuna prova dell'esistenza di alcunchè al di fuori della nostra percezione. Non solo... anche l'oggetto da noi percepito non ci da alcuna garanzia di realtà al di fuori del nostro soggettivo.

Mettiamola dal punto di vista della percezione. Possiamo immaginare l'incontro di due processi: le impressioni che arrivano dall'oggetto (che possiamo anche immaginarci oggettive) e il filtro della nostra percezione, che è soggettivo per forza, dato che ognuno ha delle sue proprie peculiarità ed è distinguibile da tutti gli altri.
La rappresentazione di questo oggetto, nella mente, va considerato quindi il risultato di entrambi (ben che vada) ed è quindi soggettiva... ossia parzialmente discosta dall'oggettività.

Traduco: di fronte a me esiste una sedia. Percepisco la sedia e posso immaginare che essa perturbi il mio campo percettivo e che faccia lo stesso con qualsiasi altro campo. Tuttavia il mio campo percettivo è soggettivo e la rappresentazione mentale (l'immagine e l'idea) della sedia percepita sarà un risultato delle due cose e cioè discosterà un tot dalla sedia reale.
Ne risulta che la realtà intrinseca della sedia mi resta del tutto sconosciuta.

Inoltre: qualunque grado di realtà io possa immaginare pre-esistente alla mia percezione, avrà sede nel mio soggettivo e quindi, ancora una volta, non mi darà alcuna garanzia di realtà... se non sul piano mio soggettivo, dove dubbi non si pongono.

Non sono certo di aver esposto il problema in modo comprensibile.... tuttavia lancio a tutti lo stesso la domanda: (secondo voi) come se ne esce? Sempre se sia possibile...

nikelise 13-04-2009 21.05.35

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 67458)
Il problema è annoso ed è da sempre oggetto di indagine filosofica e non solo. Lo imposto in uno dei mille modi possibili, solo per inquadrare e avere un esempio.

Apparentemente non abbiamo alcuna prova dell'esistenza di alcunchè al di fuori della nostra percezione. Non solo... anche l'oggetto da noi percepito non ci da alcuna garanzia di realtà al di fuori del nostro soggettivo.

Mettiamola dal punto di vista della percezione. Possiamo immaginare l'incontro di due processi: le impressioni che arrivano dall'oggetto (che possiamo anche immaginarci oggettive) e il filtro della nostra percezione, che è soggettivo per forza, dato che ognuno ha delle sue proprie peculiarità ed è distinguibile da tutti gli altri.
La rappresentazione di questo oggetto, nella mente, va considerato quindi il risultato di entrambi (ben che vada) ed è quindi soggettiva... ossia parzialmente discosta dall'oggettività.

Traduco: di fronte a me esiste una sedia. Percepisco la sedia e posso immaginare che essa perturbi il mio campo percettivo e che faccia lo stesso con qualsiasi altro campo. Tuttavia il mio campo percettivo è soggettivo e la rappresentazione mentale (l'immagine e l'idea) della sedia percepita sarà un risultato delle due cose e cioè discosterà un tot dalla sedia reale.
Ne risulta che la realtà intrinseca della sedia mi resta del tutto sconosciuta.

Inoltre: qualunque grado di realtà io possa immaginare pre-esistente alla mia percezione, avrà sede nel mio soggettivo e quindi, ancora una volta, non mi darà alcuna garanzia di realtà... se non sul piano mio soggettivo, dove dubbi non si pongono.

Non sono certo di aver esposto il problema in modo comprensibile.... tuttavia lancio a tutti lo stesso la domanda: (secondo voi) come se ne esce? Sempre se sia possibile...

Non se ne esce cosi' posto il problema , se si vuole una rappresentazione veramente oggettiva della realta' .
Ma mi domando a che serve una tale rappresentazione oggettiva ammesso che ci si arrivi.
Ammettiamo che io entri in una stanza nella quale c'e' un computer ed un quadro , io del computer nemmeno me ne accorgo invece il quadro assorbe tutta la mia attenzione .
Per me la realta' e' una stanza col quadro .
Questa e' la realta' per me se si intende per realta' il rapporto tra soggetto ed oggetto .
Se invece si guarda solo all'oggetto allora cambia , ma a che serve questo modo di vedere?

gibbi 13-04-2009 21.20.00

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 67458)
Il problema è annoso ed è da sempre oggetto di indagine filosofica e non solo. Lo imposto in uno dei mille modi possibili, solo per inquadrare e avere un esempio.

Apparentemente non abbiamo alcuna prova dell'esistenza di alcunchè al di fuori della nostra percezione. Non solo... anche l'oggetto da noi percepito non ci da alcuna garanzia di realtà al di fuori del nostro soggettivo.

Mettiamola dal punto di vista della percezione. Possiamo immaginare l'incontro di due processi: le impressioni che arrivano dall'oggetto (che possiamo anche immaginarci oggettive) e il filtro della nostra percezione, che è soggettivo per forza, dato che ognuno ha delle sue proprie peculiarità ed è distinguibile da tutti gli altri.
La rappresentazione di questo oggetto, nella mente, va considerato quindi il risultato di entrambi (ben che vada) ed è quindi soggettiva... ossia parzialmente discosta dall'oggettività.

Traduco: di fronte a me esiste una sedia. Percepisco la sedia e posso immaginare che essa perturbi il mio campo percettivo e che faccia lo stesso con qualsiasi altro campo. Tuttavia il mio campo percettivo è soggettivo e la rappresentazione mentale (l'immagine e l'idea) della sedia percepita sarà un risultato delle due cose e cioè discosterà un tot dalla sedia reale.
Ne risulta che la realtà intrinseca della sedia mi resta del tutto sconosciuta.

Inoltre: qualunque grado di realtà io possa immaginare pre-esistente alla mia percezione, avrà sede nel mio soggettivo e quindi, ancora una volta, non mi darà alcuna garanzia di realtà... se non sul piano mio soggettivo, dove dubbi non si pongono.

Non sono certo di aver esposto il problema in modo comprensibile.... tuttavia lancio a tutti lo stesso la domanda: (secondo voi) come se ne esce? Sempre se sia possibile...

Non sono per nulla certa di aver compreso e quindi lontanissima dal poter rispondere alla tua domanda....ma per chiarirmi : la sedia che ho davanti a me è una sorta di interpretazione della sedia reale perchè è la risultante del reale con la percezione che personalmente ho di questo oggetto .... come dire che è solo molto probabile, ma non oggettivamente certo, che sia una sedia cosi' come questa è nella realtà ? La sola percezione di un oggetto non può portare alla reale conoscenza dello stesso ?

Ray 13-04-2009 22.51.37

Citazione:

Originalmente inviato da nikelise (Messaggio 67460)
Non se ne esce cosi' posto il problema , se si vuole una rappresentazione veramente oggettiva della realta' .
Ma mi domando a che serve una tale rappresentazione oggettiva ammesso che ci si arrivi.
Ammettiamo che io entri in una stanza nella quale c'e' un computer ed un quadro , io del computer nemmeno me ne accorgo invece il quadro assorbe tutta la mia attenzione .
Per me la realta' e' una stanza col quadro .
Questa e' la realta' per me se si intende per realta' il rapporto tra soggetto ed oggetto .
Se invece si guarda solo all'oggetto allora cambia , ma a che serve questo modo di vedere?

Cosa cambia scusa? Come fai a guardare solo all'oggetto, dato che il soggetto è colui che guarda?

Ray 13-04-2009 22.56.32

Citazione:

Originalmente inviato da gibbi (Messaggio 67462)
Non sono per nulla certa di aver compreso e quindi lontanissima dal poter rispondere alla tua domanda....ma per chiarirmi : la sedia che ho davanti a me è una sorta di interpretazione della sedia reale perchè è la risultante del reale con la percezione che personalmente ho di questo oggetto .... come dire che è solo molto probabile, ma non oggettivamente certo, che sia una sedia cosi' come questa è nella realtà ? La sola percezione di un oggetto non può portare alla reale conoscenza dello stesso ?

Non posso dire neanche che sia probabile, in realtà, senza poter fare la tara della mia percezione, non posso nemmeno sapere nulla della sedia.

Non solo la sola percezione dell'oggetto non può portere alla reale conoscenza dello stesso, questa è una prima conseguenza... il guaio è che ciò limita gli ambiti di esistenza considerabili alla mia percezione. Come dire che non posso dire nulla su una qualsiasi esistenza al di fuori di essi.

Anche quando penso ad altri ambiti, essi sono in me e io percepisco questi pensieri. Non sono quindi uscito dal soggettivo, anzi forse ci sono penetrato ancor di più.

Mah...

griselda 13-04-2009 23.14.22

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 67458)
Il problema è annoso ed è da sempre oggetto di indagine filosofica e non solo. Lo imposto in uno dei mille modi possibili, solo per inquadrare e avere un esempio.

Apparentemente non abbiamo alcuna prova dell'esistenza di alcunchè al di fuori della nostra percezione. Non solo... anche l'oggetto da noi percepito non ci da alcuna garanzia di realtà al di fuori del nostro soggettivo.

Mettiamola dal punto di vista della percezione. Possiamo immaginare l'incontro di due processi: le impressioni che arrivano dall'oggetto (che possiamo anche immaginarci oggettive) e il filtro della nostra percezione, che è soggettivo per forza, dato che ognuno ha delle sue proprie peculiarità ed è distinguibile da tutti gli altri.
La rappresentazione di questo oggetto, nella mente, va considerato quindi il risultato di entrambi (ben che vada) ed è quindi soggettiva... ossia parzialmente discosta dall'oggettività.

Traduco: di fronte a me esiste una sedia. Percepisco la sedia e posso immaginare che essa perturbi il mio campo percettivo e che faccia lo stesso con qualsiasi altro campo. Tuttavia il mio campo percettivo è soggettivo e la rappresentazione mentale (l'immagine e l'idea) della sedia percepita sarà un risultato delle due cose e cioè discosterà un tot dalla sedia reale.
Ne risulta che la realtà intrinseca della sedia mi resta del tutto sconosciuta.

Inoltre: qualunque grado di realtà io possa immaginare pre-esistente alla mia percezione, avrà sede nel mio soggettivo e quindi, ancora una volta, non mi darà alcuna garanzia di realtà... se non sul piano mio soggettivo, dove dubbi non si pongono.

Non sono certo di aver esposto il problema in modo comprensibile.... tuttavia lancio a tutti lo stesso la domanda: (secondo voi) come se ne esce? Sempre se sia possibile...

Ti dico come traduco le tue parole.
Davanti a me ho una sedia essa occulta la mia visuale o comunque parte di essa, alcune cose dietro la sedia non mi sono visibili. Se ogni volta che guardo davanti al mio sguardo c'è sempre quella sedia vedrò un'immagine mancante dei pezzi che le sono propri: le gambe,il sedile, lo schienale di ciò che occultano, la visione dell'insieme che avrò sarà sempre parziale e condizionata da essi.
La soluzioone risiede forse nella conoscenza della forma della sedia? Se mi rendo conto che ho la vista condizionata da essa, e ne tengo conto, ogni qual volta penso di avere una visione intera dell'insieme che vado osservando posso riuscire a vedere senza la sedia.
Il problema è accorgersi della sedia e conoscerla in tutte le sue parti per poterla smontare e avere senza di essa una visione oggettiva non più condizionata dalla sua forma.
Come si faaaaaaaaaaaaa? diavolo.g:
Perchè la prima cosa che mi viene è che se tolgo la sua sagoma la taglio insomma mi rimangono dei buchi che ancora mi impediscono di vedere il tutto.
Mi fermo perchè mi sto ingarbugliando ancora di più.
:C:

Grey Owl 13-04-2009 23.21.42

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 67458)
tuttavia lancio a tutti lo stesso la domanda: (secondo voi) come se ne esce? Sempre se sia possibile...

Penso che non se ne esca dal soggettivo, la persona ha nel suo essere soggetto l'incapacità di cogliere l'oggettività.
Nel momento in cui la persona perde la sua soggettività può vedere le cose per quello che sono.

filoumenanike 14-04-2009 00.52.04

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 67458)
Apparentemente non abbiamo alcuna prova dell'esistenza di alcunchè al di fuori della nostra percezione. Non solo... anche l'oggetto da noi percepito non ci da alcuna garanzia di realtà al di fuori del nostro soggettivo.

Mettiamola dal punto di vista della percezione. Possiamo immaginare l'incontro di due processi: le impressioni che arrivano dall'oggetto (che possiamo anche immaginarci oggettive) e il filtro della nostra percezione, che è soggettivo per forza, dato che ognuno ha delle sue proprie peculiarità ed è distinguibile da tutti gli altri.
La rappresentazione di questo oggetto, nella mente, va considerato quindi il risultato di entrambi (ben che vada) ed è quindi soggettiva... ossia parzialmente discosta dall'oggettività.

Secondo me la realtà per noi esiste così come noi la percepiamo, ognuno osservando ciò che appare o che sentiamo lo metabolizza e rielabora secondo la sua particolare persona, io posso vedere arancione ciò che altri lo possono vedere rosso!

La realtà diventa oggettiva, secondo i nostri criteri, quando un certo numero di persone la definisce allo stesso modo, è quasi un tacito accordo per poter in qualche maniera comunicare e parlare di un qualcosa che sta al di fuori di noi.

Anche la descrizione dei nostri malesseri, che poi i medici accomunano sotto la voce generica di sintomi, varia a seconda della sensibilità individuale, ho sentito descrivere una colica renale come fitte uguali al parto, come una lama di coltello che ci penetra, come la sensazione di spezzarsi in due etc.

Anche la definizione di emozioni piacevoli sfocia in esternazioni molto diverse, alcuni possono banalizzare emozioni che spingono, invece, altri a scrivere liriche bellissime!

L'umanità ha cercato di uniformare, sotto comuni denominatori, questa ridda di sensazioni, di conoscenze, di percezioni di tutto quanto chiamiamo reale, proprio per razionalizzare al massimo i fatti, per poterli studiare scientificamente.

Azzardo un'altra idea, se penso alla geometria...la vedo come un'astrazione dei nostri pensieri, della nostra logica, non sono certa che nella "realtà" esista il cubo perfetto, l'esaedro perfetto, la retta, la semiretta...mi fermo altrimenti finisco di perdermi!

Grey Owl 14-04-2009 01.49.55

Citazione:

Originalmente inviato da filoumenanike (Messaggio 67472)
La realtà diventa oggettiva, secondo i nostri criteri, quando un certo numero di persone la definisce allo stesso modo, è quasi un tacito accordo per poter in qualche maniera comunicare e parlare di un qualcosa che sta al di fuori di noi.

Come dire che se tutti noi diciamo che le foglie degli alberi sono viola, le foglie diventano oggettivamente viola?

Secondo il mio vedere ritengo che un mondo oggettivo esista ma non è percepibile da una mente soggettiva. Fino a che esisterà un io, il mondo oggettivo non è percepibile. Quando una mente ha come metro di misura un'io, essa non potrà concepire il mondo per quello che è (oggettivo). Se poi questi io sono tantissimi, allora non è proprio possibile.

nikelise 14-04-2009 05.41.53

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 67465)
Cosa cambia scusa? Come fai a guardare solo all'oggetto, dato che il soggetto è colui che guarda?

Appunto non puoi avere una rappresentazione solo dell'oggetto sara' sempre in relazione al soggetto che guarda.
Allora o io cambio ed includo anche il computer nella mia realta' o il computer ne restera' sempre fuori.
Quindi mi pare di poter dire che avremo sempre una visione soggettiva della realta'.

filoumenanike 14-04-2009 09.29.06

Citazione:

Originalmente inviato da Grey Owl (Messaggio 67475)
Come dire che se tutti noi diciamo che le foglie degli alberi sono viola, le foglie diventano oggettivamente viola?

Secondo il mio vedere ritengo che un mondo oggettivo esista ma non è percepibile da una mente soggettiva. Fino a che esisterà un io, il mondo oggettivo non è percepibile. Quando una mente ha come metro di misura un'io, essa non potrà concepire il mondo per quello che è (oggettivo). Se poi questi io sono tantissimi, allora non è proprio possibile.

No, le foglie non diventano oggettivamente viola, sono dette viola per un gran numero di persone dalla visione soggettiva.

Sono d'accordo quando dici che niente può essere concepito in modo oggettivo da menti soggettive!
Indubbiamente esiste un mondo oggettivo dove ciò che è... è al di là della percezione, ma il nostro limite non ci permette di conoscere tale realtà.

jezebelius 14-04-2009 15.28.47

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 67458)
Il problema è annoso ed è da sempre oggetto di indagine filosofica e non solo. Lo imposto in uno dei mille modi possibili, solo per inquadrare e avere un esempio.

Apparentemente non abbiamo alcuna prova dell'esistenza di alcunchè al di fuori della nostra percezione. Non solo... anche l'oggetto da noi percepito non ci da alcuna garanzia di realtà al di fuori del nostro soggettivo.

Mettiamola dal punto di vista della percezione. Possiamo immaginare l'incontro di due processi: le impressioni che arrivano dall'oggetto (che possiamo anche immaginarci oggettive) e il filtro della nostra percezione, che è soggettivo per forza, dato che ognuno ha delle sue proprie peculiarità ed è distinguibile da tutti gli altri.
La rappresentazione di questo oggetto, nella mente, va considerato quindi il risultato di entrambi (ben che vada) ed è quindi soggettiva... ossia parzialmente discosta dall'oggettività.

Traduco: di fronte a me esiste una sedia. Percepisco la sedia e posso immaginare che essa perturbi il mio campo percettivo e che faccia lo stesso con qualsiasi altro campo. Tuttavia il mio campo percettivo è soggettivo e la rappresentazione mentale (l'immagine e l'idea) della sedia percepita sarà un risultato delle due cose e cioè discosterà un tot dalla sedia reale.
Ne risulta che la realtà intrinseca della sedia mi resta del tutto sconosciuta.

Inoltre: qualunque grado di realtà io possa immaginare pre-esistente alla mia percezione, avrà sede nel mio soggettivo e quindi, ancora una volta, non mi darà alcuna garanzia di realtà... se non sul piano mio soggettivo, dove dubbi non si pongono.

Non sono certo di aver esposto il problema in modo comprensibile.... tuttavia lancio a tutti lo stesso la domanda: (secondo voi) come se ne esce? Sempre se sia possibile...

Cioè, tanto per capire.
La sedia - ciò che io valuto e mi rappresento - è il risultato di due processi.
Mi sembra che tu abbia detto che quella che disturba il mio campo percettivo e che presumo disturbi anche quello di altri " non è " la sedia reale ( oggettiva ) ma, semplicemente a prima vista, quel che vedo ( appunto soggettivamente ), ciò al quale attribuisco una forma, è un risultato.
Risultato/forma che viene generata sia dalle impressioni derivanti dall'oggetto e sia dal filtro che, abbiamo detto essere soggettivo.

Ora, queste impressioni da qualche parte devono pure arrivare. Però, dato che il mio campo percettivo è limitato a quel che guardo, a ciò che viene ad esservi inserito, attribuirò valenza a ciò che ho davanti, ossia la sedia.
Questo perché, probabilmente, elaboro( devo per forza) le impressioni in un linguaggio a me comprensibile dato che l'elaborazione di quello originario mi è precluso.
In realtà, mi pare si possa parlare di traduzione che mi serve, giocoforza, per l'elaborazione di quelle impressioni altrimenti non tangibili per la mia mente ed il mio filtro.
Ne segue che dovrò per forza di cose " trovare e cercare" ciò che assomiglia a qualcosa di conosciuto o che quanto meno ci si avvcini per potere poi " materializzare" la sedia.

Qui però sono sempre nella soggettività dato che queste operazioni sono funzionali alla materializzazione dell'oggetto.
Data questa premessa, posto che possa corrispondere più o meno al meccanismo che mi pare di aver capito, non potrò mai uscire dalla soggettività per due motivi.
Il primo, perchè è la mia stessa soggettività che mi permette di " materializzarmi" e dunque di sapere che " son qua " e che pertanto anche l'oggetto ( quel che mi rappresento per tale ) è qui con me; il secondo perchè, posto di riuscire in quel discostarsi dalla soggettività, anche se solo per un momento, tutto mi sembrerà incomprensibile, senza linguaggio: inesistente ( anche se ancora, forse, di soggettivo si tratta ).

Ne deduco che anche questo inesistente o che io percepisco per tale anche se per breve durata, può essere esplorato ma non so ancora in che modo e per quanto tempo.
L'unico modo, mi pare allora, è cercare di partire dalla soggettività così da individuare - e dividere - quali sono le impressioni che arrivano dall'oggetto e quale è il filtro " soggettivo" che utilizzo.
Tutto ciò che non ri-conosco mi sembrerà alieno, lontano dalla mia percezione e per quanto io voglia avvicinarmi all'oggettivo ne sarò sempre più lontano.

Non credo sia possibile discostarsi dalla soggettività, mentre invece credo che sia possibile conoscerla per capire bene il suo funzionamento.
Agendo per capirne il meccanismo posso, dopo, riuscire a modificare la percezione dell'oggetto e via via, andando a ritroso, espandere( non so se possa essere corretto ) il mio linguaggio per svolgere con più precisione quella funzione di " traduzione".
Mi troverò sempre nella soggettività ma non credo che si possa fare in altro modo.
Quella soggettività che avrà più dati e con alta probabilità può avvicinarsi ad un diverso grado di percezione, pure se dal basso può essere definita " oggettività" nonso.gif

Uno 14-04-2009 16.03.13

Citazione:

Originalmente inviato da nikelise (Messaggio 67460)
Ammettiamo che io entri in una stanza nella quale c'e' un computer ed un quadro , io del computer nemmeno me ne accorgo invece il quadro assorbe tutta la mia attenzione .
Per me la realta' e' una stanza col quadro .

Cito Nike ma parlo con tutti, banalmente (ed incomprensibile, mi rendo conto, ma ora lo metto giù sintetico) arriviamo alla realtà oggettiva quando nulla di ciò che osserviamo è in grado di far uscire una nostra aspettativa basata su ripetizione.
Nike vede solo il quadro e poco la stanza perchè si aspetta qualcosa dal quadro, vuole vedere dal quadro quello che si aspetta il quadro possa trasmettergli. Il computer non si aspetta che gli trasmetta nulla perchè con i computer vive di ricordo, cioè delle esperienze precedenti in cui mai i computer gli hanno mai dato qualcosa di interessante per il modo di essere che lui era.

Se Nike entrasse in una stanza dove ci sono due oggetti strani e sconosciuti a lui, magari studiati anche in modo tale che forma, colori etc... non gli ricordino nulla o che lui non li associ a nulla... Nike li vedrebbe entrambi come una prima volta che vede qualcosa.

Ora abbiamo parlato di oggetti diversi, ma anche sullo stesso oggetto funziona allo stesso modo, la sedia potrà avere delle parti percettive che più per noi sono nuove ed altre che sono già "fatte"... questo ci impedisce di vedere oggettivamente, la mente filtra quello che crede di conoscere già.

griselda 14-04-2009 16.33.06

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 67501)
Cito Nike ma parlo con tutti, banalmente (ed incomprensibile, mi rendo conto, ma ora lo metto giù sintetico) arriviamo alla realtà oggettiva quando nulla di ciò che osserviamo è in grado di far uscire una nostra aspettativa basata su ripetizione.
Nike vede solo il quadro e poco la stanza perchè si aspetta qualcosa dal quadro, vuole vedere dal quadro quello che si aspetta il quadro possa trasmettergli. Il computer non si aspetta che gli trasmetta nulla perchè con i computer vive di ricordo, cioè delle esperienze precedenti in cui mai i computer gli hanno mai dato qualcosa di interessante per il modo di essere che lui era.

Se Nike entrasse in una stanza dove ci sono due oggetti strani e sconosciuti a lui, magari studiati anche in modo tale che forma, colori etc... non gli ricordino nulla o che lui non li associ a nulla... Nike li vedrebbe entrambi come una prima volta che vede qualcosa.

Ora abbiamo parlato di oggetti diversi, ma anche sullo stesso oggetto funziona allo stesso modo, la sedia potrà avere delle parti percettive che più per noi sono nuove ed altre che sono già "fatte"... questo ci impedisce di vedere oggettivamente, la mente filtra quello che crede di conoscere già.

Volevo domandare se è come quando leggo un post, mi è capitato di accorgermi di non leggerlo veramente, ma di cercare in esso il mio punto di vista. Se non lo trovavo il post non era di mio gradimento, poi ok rileggo sempre più volte anche a distanza di tempo e li mi capita di vedere cosa c'era scritto e non sempre. :U Può valere anche in questo caso?
fiori.gif

nikelise 14-04-2009 17.27.03

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 67501)
Cito Nike ma parlo con tutti, banalmente (ed incomprensibile, mi rendo conto, ma ora lo metto giù sintetico) arriviamo alla realtà oggettiva quando nulla di ciò che osserviamo è in grado di far uscire una nostra aspettativa basata su ripetizione.
Nike vede solo il quadro e poco la stanza perchè si aspetta qualcosa dal quadro, vuole vedere dal quadro quello che si aspetta il quadro possa trasmettergli. Il computer non si aspetta che gli trasmetta nulla perchè con i computer vive di ricordo, cioè delle esperienze precedenti in cui mai i computer gli hanno mai dato qualcosa di interessante per il modo di essere che lui era.

Se Nike entrasse in una stanza dove ci sono due oggetti strani e sconosciuti a lui, magari studiati anche in modo tale che forma, colori etc... non gli ricordino nulla o che lui non li associ a nulla... Nike li vedrebbe entrambi come una prima volta che vede qualcosa.

Ora abbiamo parlato di oggetti diversi, ma anche sullo stesso oggetto funziona allo stesso modo, la sedia potrà avere delle parti percettive che più per noi sono nuove ed altre che sono già "fatte"... questo ci impedisce di vedere oggettivamente, la mente filtra quello che crede di conoscere già.

Beh ma allora per essere oggettivi ci vuole alien ormai icon_mrgr:
voglio dire che e' difficile trovare qualcosa che non abbia gia' in qualche modo dentro per un motivo o per l'altro.
Anche un paesaggio del sudafrica mi ricorda il monte pellegrino a Palermo.
Poi , a che serve questa oggettivita' se subito la modifichiamo a nostro comodo?

Ray 14-04-2009 18.45.15

Citazione:

Originalmente inviato da jezebelius (Messaggio 67500)
Mi sembra che tu abbia detto che quella che disturba il mio campo percettivo e che presumo disturbi anche quello di altri " non è " la sedia reale ( oggettiva ) ma, semplicemente a prima vista, quel che vedo ( appunto soggettivamente ), ciò al quale attribuisco una forma, è un risultato.
Risultato/forma che viene generata sia dalle impressioni derivanti dall'oggetto e sia dal filtro che, abbiamo detto essere soggettivo.

No, la sedia che perturba il mio campo percettivo è quella reale... è l'incontro con la mia soggettività che rende inevitabilmente soggettivo il risultato (- per + da -)

Ray 14-04-2009 18.51.19

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 67501)
Cito Nike ma parlo con tutti, banalmente (ed incomprensibile, mi rendo conto, ma ora lo metto giù sintetico) arriviamo alla realtà oggettiva quando nulla di ciò che osserviamo è in grado di far uscire una nostra aspettativa basata su ripetizione.
Nike vede solo il quadro e poco la stanza perchè si aspetta qualcosa dal quadro, vuole vedere dal quadro quello che si aspetta il quadro possa trasmettergli. Il computer non si aspetta che gli trasmetta nulla perchè con i computer vive di ricordo, cioè delle esperienze precedenti in cui mai i computer gli hanno mai dato qualcosa di interessante per il modo di essere che lui era.

Se Nike entrasse in una stanza dove ci sono due oggetti strani e sconosciuti a lui, magari studiati anche in modo tale che forma, colori etc... non gli ricordino nulla o che lui non li associ a nulla... Nike li vedrebbe entrambi come una prima volta che vede qualcosa.

Ora abbiamo parlato di oggetti diversi, ma anche sullo stesso oggetto funziona allo stesso modo, la sedia potrà avere delle parti percettive che più per noi sono nuove ed altre che sono già "fatte"... questo ci impedisce di vedere oggettivamente, la mente filtra quello che crede di conoscere già.

Bene. Così se ne esce. Whew.

Questo presuppone tuttavia un elemento che non avevamo consdiderato... ossia la potenziale "neutralità" del campo percettivo.

Se costringiamo (e nelle "prime volte" è costretto da solo) il campo a non metterci del suo, ecco che abbiamo un contatto con l'oggettivo. Poi dopo magari la rappresentazione avrà un che di soggettività (oppure anche no), ma in ogni caso essa perturberà il campo dall'interno rendendolo soggettivo quando esso percepirà altro.

Questo però pone un'ulteriore conseguenza. Esiste un lasso (diciamo di tempo, ma è un processo) nel quale raffrontiamo il percepito con l'interno, diciamo la memoria, per poter associare il percepito a rappresentazioni già fatte... evidentemente farne altre costa più energia, ma anche impone nuove connessioni.
Questo significa che tutte le percezioni sono oggettive, almeno fino a che questo processo ha termine (bon, microsecondi, ma non ha importanza ai fini del discorso).

Ray 14-04-2009 18.53.43

Citazione:

Originalmente inviato da nikelise (Messaggio 67503)
Poi , a che serve questa oggettivita' se subito la modifichiamo a nostro comodo?

Beh, oltre ai tentativi che potremmo fare per cercare di raggiungerla, e tra le altre cose, per quanto mi riguarda mi da la garanzia di esistere.

Soggettivo/oggettivo, essendo gli poli di una dualità, devono esistere sullo stesso piano di manifestazione. Se non esiste uno, non c'è neanche l'altro.

filoumenanike 14-04-2009 20.01.09

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 67507)
Bene. Così se ne esce. Whew.

Questo presuppone tuttavia un elemento che non avevamo consdiderato... ossia la potenziale "neutralità" del campo percettivo.

Se costringiamo (e nelle "prime volte" è costretto da solo) il campo a non metterci del suo, ecco che abbiamo un contatto con l'oggettivo. Poi dopo magari la rappresentazione avrà un che di soggettività (oppure anche no), ma in ogni caso essa perturberà il campo dall'interno rendendolo soggettivo quando esso percepirà altro.

Sono contenta che ne siate usciti, io comunque sono rimasta impigliata ancora al discorso iniziale...bene, come si fa ad avere una percezione neutrale quando osservando qualsiasi oggetto lo percepisco in modo diverso da chiunque altro?

Forse non è questo il punto della discussione?
Sto completamente fuori tema? se fosse così non ho davvero capito niente...leggo.gif

nikelise 14-04-2009 20.51.02

Citazione:

Originalmente inviato da filoumenanike (Messaggio 67510)
Sono contenta che ne siate usciti, io comunque sono rimasta impigliata ancora al discorso iniziale...bene, come si fa ad avere una percezione neutrale quando osservando qualsiasi oggetto lo percepisco in modo diverso da chiunque altro?

Forse non è questo il punto della discussione?
Sto completamente fuori tema? se fosse così non ho davvero capito niente...leggo.gif

No filo e' proprio questo il punto .
Uno dice che se ti imbatti in qualcosa che non ti ricorda nulla , a questo punto non puoi non avere una visione oggettiva.
Ecco forse se vedi al microscopio un battero potresti avere una visione oggettiva ma se lo vede il tuo amico biologo non e' piu' cosi'.
Non sei una biologa vero?
Insisto pero' nel dire che solo se entra a far parte di me quella cosa ha un senso altrimenti non ha significato .
Sbagliero' ma senza soggettivita' manca il contenuto , il significato di quella cosa.

griselda 14-04-2009 21.36.00

Citazione:

Originalmente inviato da nikelise (Messaggio 67513)
No filo e' proprio questo il punto .
Uno dice che se ti imbatti in qualcosa che non ti ricorda nulla , a questo punto non puoi non avere una visione oggettiva.
Ecco forse se vedi al microscopio un battero potresti avere una visione oggettiva ma se lo vede il tuo amico biologo non e' piu' cosi'.
Non sei una biologa vero?
Insisto pero' nel dire che solo se entra a far parte di me quella cosa ha un senso altrimenti non ha significato .
Sbagliero' ma senza soggettivita' manca il contenuto , il significato di quella cosa.

Seguendo il ragionamento di Nike (grazie) allora tutto ciò che è soggetto ad imprinting non è più oggettivo? Cioè ci leghiamo intorno e dentro tutto il nostro vissuto e quando lo rivedremo avremo anche tutto quello oltre all'oggetto. Non riusciremo più ad avere ad esempio la sedia e basta ma avremo una serie di sentimenti di pensieri a catena legati all'imprinting.
Esempio da bambina sono caduta da una sedia, sedia = pericolo= dolore= giorni di tristezza= rimproveri.....insomma tutta una serie di sentimenti che non mi faranno essere obiettiva nel considerare una sedia per quello che è, ma appena la vedo una serie di pensieri a catena mi attraversano.
Era questo di cui si voleva parlare?:@@

nikelise 14-04-2009 21.48.26

Citazione:

Originalmente inviato da griselda (Messaggio 67514)
Seguendo il ragionamento di Nike (grazie) allora tutto ciò che è soggetto ad imprinting non è più oggettivo? Cioè ci leghiamo intorno e dentro tutto il nostro vissuto e quando lo rivedremo avremo anche tutto quello oltre all'oggetto. Non riusciremo più ad avere ad esempio la sedia e basta ma avremo una serie di sentimenti di pensieri a catena legati all'imprinting.
Esempio da bambina sono caduta da una sedia, sedia = pericolo= dolore= giorni di tristezza= rimproveri.....insomma tutta una serie di sentimenti che non mi faranno essere obiettiva nel considerare una sedia per quello che è, ma appena la vedo una serie di pensieri a catena mi attraversano.
Era questo di cui si voleva parlare?:@@

Si e' questo .
E' un po ' come parlare del fiore e di una poesia sul fiore .
Ma chi se ne frega del fiore punto e basta ...o no?

griselda 14-04-2009 21.55.31

Citazione:

Originalmente inviato da nikelise (Messaggio 67515)
Si e' questo .
E' un po ' come parlare del fiore e di una poesia sul fiore .
Ma chi se ne frega del fiore punto e basta ...o no?

E lo so, :) il punto è che, credo eh, che alla fine non ci si capisce mai perchè ognuno ha i suoi occhialetti, ognuno vede il suo soggettivo, e non ci incontriamo mai, a volte può capitare proprio di non intendersi, ognuno racchiuso nel suo mondo. Ma non solo ci precludiamo qualunque altra esperienza perchè riusciamo a vedere sempre la solita cosa. E questo è riduttivo, ok che può andarmi bene per ciò che è stato di bello, ma mi preclude altro a cui ho legato la paura o il negativo. Insomma andiamo in giro prevenuti e tutto quello che vediamo è già stato, è come non vivere, ma rivivere sempre le stesse scene, lo stesso finale, come quel film: ricomincio d'accapo, ecco la vedo così siamo intrappolati li nel nostro primo vissuto.
fiori.gif

nikelise 14-04-2009 22.19.31

Citazione:

Originalmente inviato da griselda (Messaggio 67516)
E lo so, :) il punto è che, credo eh, che alla fine non ci si capisce mai perchè ognuno ha i suoi occhialetti, ognuno vede il suo soggettivo, e non ci incontriamo mai, a volte può capitare proprio di non intendersi, ognuno racchiuso nel suo mondo. Ma non solo ci precludiamo qualunque altra esperienza perchè riusciamo a vedere sempre la solita cosa. E questo è riduttivo, ok che può andarmi bene per ciò che è stato di bello, ma mi preclude altro a cui ho legato la paura o il negativo. Insomma andiamo in giro prevenuti e tutto quello che vediamo è già stato, è come non vivere, ma rivivere sempre le stesse scene, lo stesso finale, come quel film: ricomincio d'accapo, ecco la vedo così siamo intrappolati li nel nostro primo vissuto.
fiori.gif

Perche'? C'e' anche il secondo , il terzo , il quarto ,
sono tutti vissuti , i tuoi soggettivi ma importanti vissuti ,sta in te farli diventare importanti e l'ultimo piu' importante del primo.

griselda 14-04-2009 22.27.41

Citazione:

Originalmente inviato da nikelise (Messaggio 67518)
Perche'? C'e' anche il secondo , il terzo , il quarto ,
sono tutti vissuti , i tuoi soggettivi ma importanti vissuti ,sta in te farli diventare importanti e l'ultimo piu' importante del primo.

Spetta. Se la prima volta che ho incontrato una che scrive come Dafne, o che parla come caio, ed ho avuto una cattiva esperienza, che succede? Che inconsciamente mi sentirò immediatamente allontanare da lei, il mio registrato, mi mette in allarme io non so perchè, ma lui si. Quindi io non potrò mai più avere un qualcosa con una Dafne o con caio, perchè sarò prevenuta, mentre l'avro con Gisella perchè mi ricorda la mia amica del cuore. Se vai contro questi sentire, questi moti interni, forse avrai altre esperienze altrimenti rifari sempre la stessa che saranno numerose ma diverse solo di numero, perchè per il resto è già stato.
Faccio un altro esempio: presente le tipe che dicono: oh mi innamoro sempre degli uomini str...icon_mrgr: capitano tutti a me. Sarà un caso? No. Tutto si ripete a nostra insaputa però. Se non ci studiamo sopra non lo vediamo.
Se ho spiegato male per favore qualcuno corregga grazie. :)

Kael 14-04-2009 22.59.09

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 67501)
Se Nike entrasse in una stanza dove ci sono due oggetti strani e sconosciuti a lui, magari studiati anche in modo tale che forma, colori etc... non gli ricordino nulla o che lui non li associ a nulla... Nike li vedrebbe entrambi come una prima volta che vede qualcosa.

E quindi potremmo dire che sarebbe oggettivo?
In questo senso la nostra prima esperienza in qualsiasi campo "profuma" di oggettività molto di più di tutte le volte successive, in cui la mente ci frega credendo di conoscere già quell'evento.

Questo spiegherebbe anche il detto "è la prima impressione che conta", nel senso che la prima volta che affrontiamo una situazione siamo totalmente aperti e "captiamo" dettagli che poi nelle volte future tralasciamo credendo di conoscere già, perdendo così oggettività.

Forse che l'uomo nasce oggettivo (o tendente alla), ma perde questa capacità già nei primi anni di vita..

Sole 14-04-2009 23.44.25

Da tutto quello che ho letto fin qui ho avuto la netta impressione che non siamo oggettivi perchè ci chiudiamo alla conoscenza, ci chiudiamo alla curiosità, ci chiudiamo alla scoperta e mi viene in mente ciò che diceva Gesù quando chiama beati quelli che non smettono di stupirsi.
Se la prima volta vediamo e osserviamo e la seconda no è perchè abbiamo bollato tutto come già visto e quindi ci chiudiamo a maggiori esplorazioni. Se potessimo mantenere il faro sempre acceso che gira....
E' un pò come quando si ha un pregiudizio su qualcosa.

Eppure sembra così facile....

luke 14-04-2009 23.52.55

Per come la vedo io, ha ragione Uno quando dice che l'osservazione di un qualcosa che già, in parte, conosciamo rende pressochè impossibile un'analisi oggettiva della realtà, in quanto la percezione che avremo viene inevitabilmente condizionata da ciò che abbiamo in memoria per esperienze precedenti.
E' un pò come l'esempio del mangiare una cosa per la prima volta e poi mangiarla le volte successive...probabilente già prima di mettercela in bocca il cervello avrà inviato determinate sensazioni di gusto, sapore ecc basandosi sulle prime volte che abbiamo assaggiato quella cosa.

Credo anche, però, che con la prima osservazione difficilmente si possa avere una "omnicomprensività" che ci faccia valutare l'oggetto in ogni suo aspetto possibile ed immaginabile.

Un modo per avvicinarci sempre di più all'oggettivo può essere, quindi, osservare ogni realtà come se fosse sempre la prima volta, con sguardo vergine, potendo ogni volta notare cose nuove che non avevamo colto e potendo affettuare nuovi livelli di analisi, come se stessimo componendo un mosaico aggiungendo sempre qualche pezzo in più (pezzi che ovviamente non dovranno essere delle semplici fotocopie dei primi che abbiamo usato)

Potremmo dunque provare ad aumentare sempre di più la capacità di percezione: vediamo la sedia, colore , forma, dimensione, la pesiamo, la tocchiamo, studiamo tutto sul materiale di cui è composta , sulle proprietà molecolari della sedia, sulle reazioni elettromagnetiche e sulle forze che la tengono insieme e così di seguito si potranno analizzare tutti gli aspetti possibili ed immaginabili,
In definitiva potremo anche effettuare un'analisi omnicomprensiva che ci permetterà di arrivare ad una percezione che è vicina al 99,9999999% della realtà ma, e questa è un'opinione personale, non potrà mai essere possibile conoscere la realtà al 100%, cioè la realtà così come è, in quanto a mio parere l'esistenza di un soggetto osservatore che sia comunque un qualcosa d'altro dall'oggetto osservato porta inevitabilmente la presenza di un filtro ( per quanto piccolo e appena percettibile) che soggettivizza la realtà stessa.

filoumenanike 15-04-2009 00.09.12

A questo punto, leggendo le risposte di Nike e degli altri, in particolare di Uno, l'oggettività è qualcosa relativa alla percezione individuale, se conosco un oggetto per la prima volta, lo guarderò senza pregiudizi, positivi o negativi, dunque quell'oggetto mi dovrà apparire di forza "oggettivo"

Questo mi appare un ragionamento limitato alla conoscenza
indoividuale, da sempre perr me il concetto di oggettivo assume un significato più lato, è oggettivo qualcosa di riconosciuto tale da tutti, altrimenti anche la prima visione di un oggetto da parte, ad esempio, di un daltonico risulterà priva di preconcetti precostituiti ma falsata rispetto alla realtà, così come la maggior parte degli individui la osserva e la conosce!

Forse che la percezione è diversa dalla conoscenza?
E allora l'oggettività che cosa è?

Uno 15-04-2009 00.40.36

Citazione:

Originalmente inviato da filoumenanike (Messaggio 67525)
A questo punto, leggendo le risposte di Nike e degli altri, in particolare di Uno, l'oggettività è qualcosa relativa alla percezione individuale, se conosco un oggetto per la prima volta, lo guarderò senza pregiudizi, positivi o negativi, dunque quell'oggetto mi dovrà apparire di forza "oggettivo"

Questo mi appare un ragionamento limitato alla conoscenza
indoividuale, da sempre perr me il concetto di oggettivo assume un significato più lato, è oggettivo qualcosa di riconosciuto tale da tutti, altrimenti anche la prima visione di un oggetto da parte, ad esempio, di un daltonico risulterà priva di preconcetti precostituiti ma falsata rispetto alla realtà, così come la maggior parte degli individui la osserva e la conosce!

Forse che la percezione è diversa dalla conoscenza?
E allora l'oggettività che cosa è?

Confondi la miglior oggettività possibile comunemente con la vera oggettività.

Se tutti riconoscessero ciò che è oggettivo potremmo chiudere il discorso qui, invece quello di cui parli te è la media delle percezioni della massa. Cioè se tot persone vedono una cosa in un certo modo allora quella cosa è così. Però questa non è la verità, quel gruppo di persone (anche fosse quel gruppo tutte le persone della terra) potrebbe comunque essere collettivamente condizionato da qualcosa.
Insomma l'oggettività esiste prima della percezione delle persone e non è una cosa che può adattarsi in nessun modo a tali percezioni.

------------------

io non ho scritto da nessuna parte che la prima volta che osserviamo una cosa l'osserviamo oggettivamente, ho scritto che le volte dopo siamo di solito condizionati, se non facciamo uno sforzo per non lasciarci condizionare.
Il problema che giustamente fa notare Nike è che questo sforzo sembrerebbe coincidere con una perdita della nostra identità. In sostanza la perdita di tutti i punti di riferimento che si hanno fino a quel momento. Ma io non intendevo questo, o meglio intendevo che è possibile vedere con occhi nuovi elementi già visti e allora osservare attentamente ogni più piccolo particolare fin quando l'energia della nostra attenzione ce lo permette.

Questo è l'altro parametro per vedere oggettivamente, occorre l'occhio del bambino, l'energia dell'adulto e poi l'esperienza del vecchio se proprio vogliamo dirla tutta. Perchè esperienza reale significa che alcune parti le abbiamo già osservate e non vanno necessariamente sostituite... il problema che di solito invece osserviamo con semplice e frammentaria memoria, quindi siamo convinti di aver già visto e/o capito una cosa mentre invece l'abbiamo scartata dalla prima vista e non l'abbiamo mai osservata attentamente, il tutto inconsciamente.

nikelise 15-04-2009 09.47.42

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 67527)
Confondi la miglior oggettività possibile comunemente con la vera oggettività.

Se tutti riconoscessero ciò che è oggettivo potremmo chiudere il discorso qui, invece quello di cui parli te è la media delle percezioni della massa. Cioè se tot persone vedono una cosa in un certo modo allora quella cosa è così. Però questa non è la verità, quel gruppo di persone (anche fosse quel gruppo tutte le persone della terra) potrebbe comunque essere collettivamente condizionato da qualcosa.
Insomma l'oggettività esiste prima della percezione delle persone e non è una cosa che può adattarsi in nessun modo a tali percezioni.

------------------

io non ho scritto da nessuna parte che la prima volta che osserviamo una cosa l'osserviamo oggettivamente, ho scritto che le volte dopo siamo di solito condizionati, se non facciamo uno sforzo per non lasciarci condizionare.
Il problema che giustamente fa notare Nike è che questo sforzo sembrerebbe coincidere con una perdita della nostra identità. In sostanza la perdita di tutti i punti di riferimento che si hanno fino a quel momento. Ma io non intendevo questo, o meglio intendevo che è possibile vedere con occhi nuovi elementi già visti e allora osservare attentamente ogni più piccolo particolare fin quando l'energia della nostra attenzione ce lo permette.

Questo è l'altro parametro per vedere oggettivamente, occorre l'occhio del bambino, l'energia dell'adulto e poi l'esperienza del vecchio se proprio vogliamo dirla tutta. Perchè esperienza reale significa che alcune parti le abbiamo già osservate e non vanno necessariamente sostituite... il problema che di solito invece osserviamo con semplice e frammentaria memoria, quindi siamo convinti di aver già visto e/o capito una cosa mentre invece l'abbiamo scartata dalla prima vista e non l'abbiamo mai osservata attentamente, il tutto inconsciamente.

Caspita Uno e' verissimo , ma questa e' una cosa difficile a dir poco , e' veramente scalare una montagna molto molto alta.
Perche' noi vediamo le nostre cose sempre in un quadro che non e' reale , che e' il nostro quadro soggettivo , sicche' l'errore diventa quasi e senza quasi inevitabile nel confronto con l'altro .
Ecco , a posteriori e' possibile se si sta attenti vedere quanto si sbagliava nel valutare le cose e pian piano costruire l'oggettivita' necessaria ad affrontare l'evento futuro .
Che mai sara' uguale al precedente.
Per cui necessita anche una certa qualita' d'intuito e di analogia nel valutare fatti diversi e la capacita' di domare le belve che stanno dentro di noi e che ci fanno sbagliare........ ma anche vivere,
vedi la pantera di Dafne ECC. ECC.
Che difficile ......

Ray 15-04-2009 14.23.49

Citazione:

Originalmente inviato da luke (Messaggio 67524)
Per come la vedo io, ha ragione Uno quando dice che l'osservazione di un qualcosa che già, in parte, conosciamo rende pressochè impossibile un'analisi oggettiva della realtà, in quanto la percezione che avremo viene inevitabilmente condizionata da ciò che abbiamo in memoria per esperienze precedenti.
E' un pò come l'esempio del mangiare una cosa per la prima volta e poi mangiarla le volte successive...probabilente già prima di mettercela in bocca il cervello avrà inviato determinate sensazioni di gusto, sapore ecc basandosi sulle prime volte che abbiamo assaggiato quella cosa.

Credo anche, però, che con la prima osservazione difficilmente si possa avere una "omnicomprensività" che ci faccia valutare l'oggetto in ogni suo aspetto possibile ed immaginabile.

Un modo per avvicinarci sempre di più all'oggettivo può essere, quindi, osservare ogni realtà come se fosse sempre la prima volta, con sguardo vergine, potendo ogni volta notare cose nuove che non avevamo colto e potendo affettuare nuovi livelli di analisi, come se stessimo componendo un mosaico aggiungendo sempre qualche pezzo in più (pezzi che ovviamente non dovranno essere delle semplici fotocopie dei primi che abbiamo usato)

Potremmo dunque provare ad aumentare sempre di più la capacità di percezione: vediamo la sedia, colore , forma, dimensione, la pesiamo, la tocchiamo, studiamo tutto sul materiale di cui è composta , sulle proprietà molecolari della sedia, sulle reazioni elettromagnetiche e sulle forze che la tengono insieme e così di seguito si potranno analizzare tutti gli aspetti possibili ed immaginabili,
In definitiva potremo anche effettuare un'analisi omnicomprensiva che ci permetterà di arrivare ad una percezione che è vicina al 99,9999999% della realtà ma, e questa è un'opinione personale, non potrà mai essere possibile conoscere la realtà al 100%, cioè la realtà così come è, in quanto a mio parere l'esistenza di un soggetto osservatore che sia comunque un qualcosa d'altro dall'oggetto osservato porta inevitabilmente la presenza di un filtro ( per quanto piccolo e appena percettibile) che soggettivizza la realtà stessa.

Stai dicendo che la percezione del reale è un limite e che, come tale, si pone al di fuori della funzione di interferenza? Possiamo solo tendervi?

Questo non sarebbe necessariamente in disaccordo con quanto diceva Uno...

Ray 15-04-2009 14.38.31

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 67527)
io non ho scritto da nessuna parte che la prima volta che osserviamo una cosa l'osserviamo oggettivamente, ho scritto che le volte dopo siamo di solito condizionati, se non facciamo uno sforzo per non lasciarci condizionare.
Il problema che giustamente fa notare Nike è che questo sforzo sembrerebbe coincidere con una perdita della nostra identità. In sostanza la perdita di tutti i punti di riferimento che si hanno fino a quel momento. Ma io non intendevo questo, o meglio intendevo che è possibile vedere con occhi nuovi elementi già visti e allora osservare attentamente ogni più piccolo particolare fin quando l'energia della nostra attenzione ce lo permette.

Questo è l'altro parametro per vedere oggettivamente, occorre l'occhio del bambino, l'energia dell'adulto e poi l'esperienza del vecchio se proprio vogliamo dirla tutta. Perchè esperienza reale significa che alcune parti le abbiamo già osservate e non vanno necessariamente sostituite... il problema che di solito invece osserviamo con semplice e frammentaria memoria, quindi siamo convinti di aver già visto e/o capito una cosa mentre invece l'abbiamo scartata dalla prima vista e non l'abbiamo mai osservata attentamente, il tutto inconsciamente.

Si, ma io farei una netta distinzione tra percezione e osservazione. Che quest'ultima sia condizionata non ci piove e, anche se fornisci i parametri per poter avvicinare essa all'oggettività, che ci si scontri o meno con il limite introdotto da Luke, una volta raggiunta sarebbe comunque un risultato superiore alla percezione oggettiva, perchè permetterebbe l'elaborazione della stessa.

Per carità, il fine è quello, tuttavia io mi accontentavo della possibilità di una percezione e, se non erro, sostieni la potenzialità della neutralità del campo percettivo, o in condizioni di sua "verginità" o "fermando" le intereferenze interne (aspettative e simili).
Come dire che il campo, di suo, è neutro, ma viene perturbato nn solo dall'esterno ma anche dall'interno ed è questa perturbazione interna a renderlo soggettivo.

Il che, come dicevo, produce un "attimo" di oggettività, destinato magari a scomparire immediatamente, a fuggire come tutti gli attimi, ma pur sempre esiste ed è rincorribile da un soggetto abbastanza veloce.

O non ho capito che intendevi?

stella 15-04-2009 21.48.12

Qualche volta mi succede una cosa strana, quando sto a guardare nel vuoto e con la mente occupata altrove, mi fisso su un particolare che può essere qualsiasi cosa, un sasso, o un fiore, una macchia sul pavimento, ecc., quando mi scuoto mi accorgo che stavo osservando quella cosa incuriosita come se non l'avessi mai vista prima, in effetti è difficile trovare due cose uguali identiche in tutti i particolari, però nel momento che noto questa cosa entro già nel soggettivo perchè dentro di me la confronto con qualcosa di già visto....

Grey Owl 15-04-2009 22.12.10

Citazione:

Originalmente inviato da stella (Messaggio 67559)
Qualche volta mi succede una cosa strana, quando sto a guardare nel vuoto e con la mente occupata altrove, mi fisso su un particolare che può essere qualsiasi cosa, un sasso, o un fiore, una macchia sul pavimento, ecc., quando mi scuoto mi accorgo che stavo osservando quella cosa incuriosita come se non l'avessi mai vista prima, in effetti è difficile trovare due cose uguali identiche in tutti i particolari, però nel momento che noto questa cosa entro già nel soggettivo perchè dentro di me la confronto con qualcosa di già visto....

Leggendoti mi è tornato alla mente questa esperienza qui che in qualche modo è legata alla tua. Come se la mente fosse stata presa alla sprovvista rispetto a quel particolare che stavi fissando. Il risultato è che l'hai osservata con curiosità perché non vi era il filtro/mente attivo su quel particolare. Come nel "pensiero puro" in cui ogni orpello è fatto cadere e rimane l'osservazione il più oggettiva possibile rispetto alle energie che si hanno a disposizione.

luke 15-04-2009 22.19.27

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 67536)
Stai dicendo che la percezione del reale è un limite e che, come tale, si pone al di fuori della funzione di interferenza? Possiamo solo tendervi?

Questo non sarebbe necessariamente in disaccordo con quanto diceva Uno...



Bè si, in buona sostanza possiamo anche vederla così..
Io non sono mai stato un granchè in matematica ma, secondo me, l'esatta e obiettiva percezione della realtà, può anche essere vista come una funzione tendente a.... che quindi si avvicina senza mai raggiungere.

Ray 16-04-2009 01.05.29

Citazione:

Originalmente inviato da luke (Messaggio 67563)
tendente a.... che quindi si avvicina senza mai raggiungere.

Si, è la definizione di limite.

Uno 19-04-2009 13.21.22

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 67537)
Si, ma io farei una netta distinzione tra percezione e osservazione. Che quest'ultima sia condizionata non ci piove e, anche se fornisci i parametri per poter avvicinare essa all'oggettività, che ci si scontri o meno con il limite introdotto da Luke, una volta raggiunta sarebbe comunque un risultato superiore alla percezione oggettiva, perchè permetterebbe l'elaborazione della stessa.

Per carità, il fine è quello, tuttavia io mi accontentavo della possibilità di una percezione e, se non erro, sostieni la potenzialità della neutralità del campo percettivo, o in condizioni di sua "verginità" o "fermando" le intereferenze interne (aspettative e simili).
Come dire che il campo, di suo, è neutro, ma viene perturbato nn solo dall'esterno ma anche dall'interno ed è questa perturbazione interna a renderlo soggettivo.

Il che, come dicevo, produce un "attimo" di oggettività, destinato magari a scomparire immediatamente, a fuggire come tutti gli attimi, ma pur sempre esiste ed è rincorribile da un soggetto abbastanza veloce.

O non ho capito che intendevi?

Forse non capisco io quello che intendi ora, comunque provo lo stesso a risponderti.
Un computer elabora i dati con un linguaggio di basso livello (in sostanza 1 e 0) poi per poterlo usare noi comuni mortali e poter fare tante cose, come navigare, scrivere etc... ci sono quelli che sono chiamati dei layer (strati) con linguaggi via via più ad alto livello più complessi, che occupano più spazio ma per noi più semplici da usare.

In un certo senso noi funzioniamo allo stesso modo, abbiamo sempre il basso livello in cui siamo oggettivi, però per il vivere quotidiano con la cosiddetta civiltà abbiamo sovrapposto dei layer man mano che abbiamo perso capacità empatiche di comunicazione e che la nostra sete di conoscenza si è sempre più specializzata.

La chiave per comprendere la cosa potrebbe essere proprio questa: specializzazione o indifferenzazione (o visto da un altro punto di vista olismo o unità).
Per essere oggettivi bisogna abbracciare tutto e non entrare nel particolare, d'altro canto per vivere occorre entrare nel particolare, l'importante è non pensare che sia l'unica modalità possibile. Nell'esempio del pc, nell'uso di tutti i giorni fa comodo usare Windows (o Linux) con tutti i suoi programmi pronti, però questo è solo un aspetto di un processore che può essere usato per moltissime altre cose. Un pò ritorna il discorso delle cellule totipotenti che poi si specializzano che facevamo tempo fa. Come Umani abbiamo la capacità (se vogliamo) di spaziare sui due lati, specializzazione-indefferenzazione in un certo senso se vogliamo dirla tutta questa è la caratteristica che ci rende unici ed al centro dell'Universo.


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