Alchimia: la questione della materia prima
E' da un po' che penso a come impostare questa discussione, argomento di discussione con un amico, e più ci penso più mi rendo conto che non è semplice. Ci provo... poi eventualmente via via mi correggerò.
Ci sono già altri tread sull'alchimia e ci sono anche molte discussioni correlate, tuttavia mi sembra inevitabile ribadire alcuni concetti più o meno di base... sia perchè non sono semplici, sia perchè introducono e forse illustrano il problema. L'alchimia pratica ha come scopo la produzione della Pietra Filosofale. L'alchimia in se ha come scopo la Realizzazione dell'alchimista, ma, come abbiamo visto negli altri tread, il metodo consiste, per chi voglia praticare coi fornelli, nel produrre questa Pietra. Produzione della Pietra e Realizzazione personale vanno di pari passo e il lavoro esteriore è appoggio a quello interiore e viceversa... anzi, tutto il lavoro è in realtà interiore e le trasformazioni che avvengono, se avvengono, sono indotte dall'uno all'altro dei due ambiti di lavoro. In pratica l'alchimista utilizza il lavoro ai fornelli come specchio di quello su se e viceversa... e alla realizzazione della Pietra corrisponde la sua stessa Realizzazione... egli diventa pietra filosofale. Ma cos'è questa Pietra Filosofale? E' la perfetta, o migliore possibile nella manifestazione, incorporazione dello Spiritus Mundi, l'anima del mondo, l'energia divina... quella "materia" in cui sono immersi i mondi e che è alla base della vita, di tutto ciò che è vivo. Dato che tutto è più o meno vivo, in ogni cosa è contenuto, pur in modalità diverse, questo Spiritus Mundi. La Pietra Filosofale quindi, è la massima incarnazione dello spirito... insomma è spiritus mundi estremamente concentrato. Siccome questa corrente vitale tende a far evolvere la materia che attraversa, tutto evolve verso la perfezione. Solo che lo fa con una velocità corrispondente al suo grado di perfezionamento... da cui all'uomo comune non basterebbe certo una vita, così come sempre all'uomo comune non è dato nella sua vita di assistere all'evoluzione di un metallo, a meno di accelerare in qualche modo il processo. Ed è proprio questo che l'alchimia vuole fare... nulla di innaturale, solo accelerare quello che la Natura fa comunque. E' quindi chiaro che la Pietra, evoluzione perfetta della materia prima, ha la capacità di far evolvere fino alla perfezione ciò con cui entra in contatto... ed ecco che quindi può mutare il metallo "vile" in oro. Oro che rappresenta la massima espressione per la natura metallica. Ma questa trasformazione, lungi dall'essere la produzione di oro lo scopo dell'alchimista, è solo la controprova sperimentale che si è davvero prodotto la Pietra. Chi legge i libri degli alchimisti scopre quasi subito che, chi più chi meno, chi questo chi quello, essi raccontano abbastanza dettagliatamente i processi necessari a questo scopo. Quello che non dicono è quale sia la materia prima, ossia la materia da cui partire, insomma cos'è che si deve usare per fare la Pietra. Anzi, questo è forse il più importante e oscuro mistero da esplorare. Spero di aver illustrato decentemente la questione, ma non ne sono per niente sicuro. Quindi mi fermo un attimo, prima di rendervi partecipi delle considerazioni che finora sono stato in grado di produrre sul problema in se, ossia quale sia la materia da cui si debba, o si possa, partire. |
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Per il momento mi fermo anch'io ma seguo con interesse... |
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Un'altra considerazione è, avendo la materia prima, quella di come raffinare e concentrare ulteriormente lo spiritus. Anche le condizioni ambientali esterne hanno una influenza importante sullo sviluppo del processo. Per quanto riguarda dove iniziare a cercare penso che un buon punto di partenza siano i nostri fluidi corporei. |
che la materia prima fisicamente siano le feci?
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Quando dicevo che il procedimento è tutto naturale intendevo che non si va mai in direzione opposta di quella in cui va, o tenta di andare, o andrebbe, la natura. Ossia che il processo evolutivo è intrinseco nella natura stessa ed è tutt'uno con quello Spiritus Mundi che si tenta di imprigionare. Che poi questi processi, visti nel particolare di un determinato essere vivente (metallo o umano che sia) e nello specifico momento incontrino tali e tanti ostacoli da incistarsi quasi sempre è storia di tutti i giorni... e la spiegazione la si può trovare anche studiando le legge delle ottave. Da questo punto di vista l'alchimista, accelerando i processi, aiuta la natura. Anche perchè lavora ricreando un ambiente per così dire ideale... quell'atanor che la singola parte di natura ha quasi mai a disposizione e che rappresenta tanta cura e difficoltà operativa da parte dell'alchimista. Tuttavia, per chiarezza, va ribadito che il processo di perfezionamento che possiamo chiamare alchemico è presente potenzialmente ovunque, anche se in pratica non giunge mai a termine da solo, almeno nel micro (anche nel macro... quanti "pianeti" diventano "stelle"? Beh, qualcuno si...). Sottolineo anche un altro punto, che se pure non c'entra adesso direttamente col discorso, può prevenire future incomprensioni: la differenza fondamentale tra chimica e alchima (profana e sacra) è data sostanzialmente dalla presenza dell'alchimista, ovvero dalla sua partecipazione ai processi... intendo come parte attiva. Se la chimica, giustamente dal suo punto di vista, pretende che un processo sia ripetibile ad libitum e che dipenda esclusivamente dall'interazione degli elementi e delle sostanze che vi prendono parte, l'alchimia richiede che l'operatore partecipi attivamente a questi processi. Il che significa che lo stesso processo, effettuato da due operatori diversi, e soprattutto con diversi intenti, può dare diversi risultati. Questo accade perchè l'alchimista è parte integrante dell'ambiente del processo in atto, si può forse dire addirittura che è egli stesso l'ambiente e quindi influisce e determina l'esito del processo. E con questo forse ho svelato un piccolissimo segreto alchemico... per altro però deducibile dalle basi... spero di no, quando si parla di queste cose si rischia sempre di incorrere, anche inconsapevolmente, nelle ire degli Adepti e dei Filosofi :@@ PS: con calma rispondo anche agli altri. |
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Kael, ma l'Alchimista è parte della Natura o no?
Ed inoltre, l'Alchimia è l'unica via per ottenere certi risultati? |
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Poi certo, da un altro punto di vista possiamo dire che l'Alchimista fa parte della Natura e quindi la Natura fa tutto da sola... ma volevo sottolineare che non si pensi di poter trovare qualche pietra filosofale realizzatasi da sola nel sottosuolo. Per la seconda domanda, se parliamo espressamente di pietra filosofale e intendiamo risultati che vadano al di là della semplice chimica, direi di si... |
cosa è la pietra filosofale?
la si vuole limitare solo al suo significato esterno? |
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Riporto un post dove avevo esposto le mie ragioni. http://ermopoli.it/portale/showpost....&postcount=106 |
Scusatemi se salto alcuni interventi, ma ho bisogno di riprendere il filo del discorso e chiarire alcuni altri punti per poter arrivare ad esporre le mie riflessioni sull materia prima. Quando ci arriverò vedrete che direttamente o indirettamente risponderò anche alle domande saltate.
Innanzitutto precisiamo una cosa: per materia prima qui intendo la materia da cui partire per produrre la Pietra, senza per adesso pronunciarmi se questa sarà poi parte della Pietra o meno. Insomma che sostanza usare. Da questa sostanza poi si dovrà procedere con le varie operazioni (argomento forse di altri tread), che in linea di massima consistono nell'estrarre da questa materia prima quel famoso spiritus mundi, o quintessenza, che poi si dovrà concentrare ed improgionare nella Pietra, qualunque sia la sua natura. Abbiamo detto che questo Spiritus è contenuto in qualsiasi cosa. Tuttavia, evidentemente, si parte dal presupposto che vi sia qualcosa da cui sia più conveniente estrarlo, o perchè ve n'è di più, e/o perchè è più facile da lavorare in tal senso e/o perchè unico possibile da lavorare. Unico o parte di pochi. Chiarisco anche perchè spesso per Materia Prima si intende invece quella che dobbiamo estrarre, questa quintessenza, che poi in effetti sarà la base della Pietra, se non la Pietra stessa. Torniamo al rapporto che sussiste tra l'alchimista e il lavoro che fa. Abbiamo detto che sono correlati ed analoghi e che le trasformazioni avvengono in entrambi gli ambiti e sono indotte da un ambito e l'altro e viceversa. Risulta plausibile quindi che, se consideriamo l'operatore, nel suo ambito, sarà egli la materia prima, dato che non può partire altro che da se stesso. Questo però implica che la stessa correlazione che ci sarà nell'operare sia presente anche nelle materie di partenza. Ecco quindi che la materia prima da scegliere dovrà avere una correlazione analogica con l'operatore. Non so se si capisce quel che intendo... ma se mi sono riuscito un po' a spiegare, dovrebbe risultare evidente il perchè possiamo escludere in partenza qualsiasi parte dell'operatore, fluido corporeo o altro che sia. Egli è già tutto, materiale e sottile, materia prima dell'opera e parte integrante della stessa, quindi l'appoggio materiale "esterno" dovrà avere altre origini... e inoltre, se nell'operatore tutto dovrà avvenire tramite ciò che è contenuto in lui, ossia nel microcosmo, per conseguenza tutto ciò che avviene nell'atanor dovrà non far parte di lui, quindi escluderei anche successivi apporti di parti corporee. C'è ancora un'altra questione (ce ne sono varie, ma per il filo del discorso) e cioè che deve mantenere la correlazione tra il "grado evolutivo" di partenza dell'operatore e quello della materia prima, dato che poi il processo dovrà andare di pari passo. Se queste mie riflessioni hanno fondamento esse producono tutta una serie di implicazioni... |
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Dunque, ci sono due lavori, anche se in realtà è un solo lavoro, e sono quello che l'operatore compie ai fornelli e quello che compie su se stesso. Da un certo punto di vista, quando quello ai fornelli è diretto quello su se indiretto e viceversa... ossia facendo la Pietra, grazie a quest'opera, l'operatore la svolge anche su se, anche perchè se non si traformasse anche lui non riuscirebbe a compierla. Questo punto è fondamentale ed è importante che sia chiaro. Non è che semplicemente quel che compio nei fornelli si trasferisce in me, è un legame più profondo. Per compiere alcune cose devo trasformarmi io, ma contemporaneamente, quello che compio diviene in me. Insomma è un lavoro solo, ma che per via del metodo si scinde e ottiene in più questa famosa Pietra. Ora, se questo è chiaro, è chiaro che la correlazione tra i due lavori, ossia il rapporto che sussiste tra i cambiamenti che occorrono nei fornelli e quelli nell'operatore, deve essere costante. Ad ogni elemento deve corrispondere un elemento nell'altro ambito... e tra queste corrispondenze deve intercorrere la stessa analogia. Esempio banale... se il fuoco sotto l'atanor deve essere costante, l'altro fuoco interno, che non è lo stesso di quello dell'atanor ma corrisponde per analogia, deve essere altrettanto costante. Inoltre la stessa correlazione, che comprende anche delle differenze quindi, che c'è tra fuoco esterno e interno, deve suissistere anche nelle altre "coppie". Si capisce? Questo esclude l'utilizzo di parti del corpo, fossero anche prodotti, come i vari fluidi, nel lavoro nei fornelli. Non nel lavoro su se, beninteso. Ma in quello ai fornelli si. Se per dire, nel lavoro su di me per un certo passaggio e per un certo tempo è importante chessò il sudore, ecco che dovrò trovare una sostanza analoga in natura che potrò usare nella parte estrena. Se io infilassi in un qualche alambicco roba che proviene da me questo provocherebbe la necessità di infilare in me qualcosa che proviene da fuori, il che almeno per quanto ne so io, è escluso dagli alchimisti. Bon, se è chiaro, è possibile procedere alle riflessioni che da questi punti sono scaturite e soppesarle. E' evidente che quel che ho detto finora è passibile di essere corretto... non sono sicurissimo di aver centrato la questione in tutti i punti di vista che ho considerato, anche se su alcuni sono abbastanza certo. Tuttavia, fino a prova contraria o fino a che mi si sottopongano argomentazioni convincenti, questa è la visione migliore che sono riuscito finora ad ottenere. |
per quello che per ora ne capisco io penso di poter concordare con la tua visione della cosa.
penso sia possibile operare anche solo in un senso o nell'altro (penso ai mistici, religiosi ecc. ecc. che magari senza sapere altro lavorano allo stesso scopo) Il lavoro ai fornelli dovrebbe servire come "controprova" del risultato ottenuto. per avere la certezza di non aver fallito. Sei d'accordo? Inoltre una volta capito come funziona in se, non si tratta forse di saper estrarre l'anima e lo spiritus mundi da qualsiasi cosa? |
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Se la prima fase su di sè consiste nell'opera al nero, è lì che si dovrebbe cercare la materia prima, analogamente in natura la si dovrebbe trovare fuori di sè ma nascosta anche se molto comune. Potrebbero essere le foglie cadute che marciscono o qualcosa del genere, secondo di me una cosa che è viva, per esempio le pietre e i metalli non mi sembrano vivi Sono solo mie riflessioni, comunque. |
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Un'altra questione è che viene detto (smentitelo se non è vero) che l'assunzione della pietra accelera lo sviluppo dell'alchimista rispetto ad una persona che non usufruisce della pietra. Se questa questione è vera allora è possibile che l'alchimista ottenga la pietra prima che la sua persona diventi oro. Altrimenti assumere la pietra a che serve se si è già arrivati ? Ammettiamo comunque che la materia debba per forza essere di origine esterna all'operatore, come spiegare allora che esistono decine se non centinaia di testi che descrivono procedimenti alchemici basati, per es, sull'urina? |
a mio avviso perchè se si impara a separare l'anima da qualsiasi cosa... si impara anche su se stessi (fisicamente).
il riferimento a materia prima come qualcosa che hanno tutti ma che tutti considerano "scarto" può far pensare a urina o feci. io ho parlato di feci ad esempio. ma se semplicemente si riferisse a qualcosa contenuto nella terra per esempio non sarebbe comunque qualcosa che hanno tutti allo stesso modo? sul discorso "assunzione della pietra" che agevola l'alchimista e lo velocizza trasportandolo al mistico ad esempio non può essere il "continuo dialogo con Dio"? |
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Una persona potrebbe acquistarle con anni di lavoro, mentre l'alchimista le potrebbe risvegliare immediatamente, con tutti i pericoli connessi. |
meglio secondo me procedere per gradi anche perchè in un modo o nell'altro se non hai compreso qualcosa rischi davvero di bruciarti
da come scrivi penso abbia attinenze con il famoso risveglio kundalini di certe tradizioni. o mi sbaglio? |
Di sicuro è che la pietra è una sostanza altamente psicoattiva.
C'è il serio rischio di bruciarsi. |
beh pensando al corpo dei santi dopo morti (e anche a un Padre Pio in vita) pare che costantemente avesse una temperatura corporea molto più alta del "normale" (38-39)
che sia legato quindi al fuoco interiore continuamente "vitalizzato" dall'opera? |
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Mi rendo conto delle difficoltà del discorso, che sono in primis mie a spiegarmi, e delle conseguenti incomprensioni anche grosse che ne possono derivare. Per quanto io sia capace cercherò di chiarire meglio possibile più punti possibile. Innanzitutto, dato lo scopo del tread, che è molto specifico, rimanderei altrove i possibili collegamenti con altre discipline. Mistica, religione o altro, pur se ovviamente condividono con ogni via lo scopo ultimo, ossia la Realizzazione, non hanno nulla a che fare con l'alchimia, soprattutto pratica. E' ben possibile operare su se stessi con tutti questi mezzi, ma qui parliamo di questo specifico mezzo, che comprende inderogabilmente la produzione della Pietra. Dico questo per evitare di portar fuori il tread. Tornando in tema, no, il lavoro ai fornelli non è la controprova del risultato già ottenuto su se, ma è parte integrante del lavoro... anzi è il lavoro stesso. Semmai la trasformazione di metallo vile in oro può rappresentare la controprova del risultato ottenuto, ma la produzione della Pietra va di pari passo col lavoro dell'alchimista. Se fosse possibile e/o sensato estrarre lo Spiritus Mundi da qualsiasi cosa l'alchimia non avrebbe senso così com'è. Si limiterebbe a dire prendete qualsiasi cosa e procedete all'estrazione, mentre invece il problema della materia prima e della sua identificazione è di primaria importanza. Quella serve per fare la Pietra. |
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A noi possono non sembrare vivi, ma tutto ciò che è permeato dallo Spritus Mundi lo è, e tutto ne è permeato. Chiaro che il comune concetto di vita in questo caso va di molto allargato. |
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Come prima cosa non ho detto che il lavoro col proprio sudore sia parte dell'opera, lo citavo come esempio. Non sto dicendo neanche che non c'entra nulla, tornerei sulla questione in seguito. E' tuttavia evidente, a mio avviso, che non può essere considerata la materia prima della pietra, per i motivi già esposti. Per il resto... l'alchimista non diventa oro, sarebbe una statua. Oro può diventare, per mezzo della pietra, un metallo vile. Non abbiamo stabilito se una volta prodotta la Pietra l'operatore ne debba assumere, comunque questo è un buono spunto. La Pietra serve a mutare i metalli in oro, e più genericamente, come dici, ad accelerare il processo evolutivo di ciò a cui viene in contatto. Sarebbe analogico presumere quindi che il Filosofo che ha ottenuto la Pietra abbia anch'egli caratteristiche simili, ossia che abbia la capacità di accelerare l'evoluzione altrui. In ogni caso, se il lavoro, anzi i lavori vanno di pari passo, allora l'ottenimento della Pietra dovrebbe corrispondere al raggiungimento dello stesso stato. Potrebbe darsi tuttavia che la trasmutazione finale, chiamata anche "redenzione della materia" necessiti di qualche applicazione. In effetti non lo so e non ho attualmente elementi per prendere una o l'altra posizione neanche ipotetica. Sui testi Enoch non so che dirti... ci sono libri che dicono qualsiasi cosa. Ti chiederei di citarmi gli autori che sostengono questo e se lo sostengono chiaramente o se sia una tua interpretazione. Certo che i Maestri riconosciuti (posso citarne qualcuno) che ho letto io, non certamente tutti neanche lontanamente, non dicono nulla del genere. |
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però ho intenzione di fare una cosa. mi metto all'opera, faccio le mie ricerche e cercherò di capirci qualcosa in più. una volta fatto questo, tornerò nel 3d. ok? p.s. per ora non so ma c'è qualcosa che non mi quadra in quanto dici (ma anche in quanto dice Enoch). Più una sensazione che altro sia chiaro ma cercherò di fare chiarezza |
I testi ci sono , informati e sopratutto sperimenta.
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Sullo sperimentare... non penso proprio, almeno adesso, che farò esperimenti tipo assumere sali estratti dalla mia urina, non è nelle mie corde e non credo abbia senso per me, poi in futuro chissà. Però il fatto che non sperimento quello non significa che non sperimento nulla, anzi quello che dico non è solo frutto delle mie elucubrazioni e letture, ma si basa anche e soprattutto su sperimentazioni e osservazioni dirette. Chiaro che ci sono anche letture, ragionamenti e dubbi che ne derivano e che esprimo. |
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dipende cosa intendi per sperimentare. |
Vorrei porre una domanda che da un po' mi ronza per la testa: l'oro che si trova sulla terra è lo stesso che c'era alle origini ?
Nel libro della Genesi dove si parla del giardino di Eden c'è questa descrizione: "Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi. Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre intorno a tutto il paese di Avìla, dove c'è l'oro e l'oro di quella terra è fine; qui c'è anche la resina odorosa e la pietra d'ònice." Ora penso che essendo la creazione in un certo senso decaduta insieme all'umanità, per quanto si cerchi non si riuscirà mai a trasformare qualsiasi cosa in oro.... Il lavoro su di sè è diverso perchè, almeno dal mio punto di vista, essendo connessi alla pietra filosofale che identifico con Gesù Cristo attraverso la comunione, abbiamo in noi quello che può dare il via alla trasmutazione.... ma per quanto riguarda la materia penso che, come dice San Paolo nella lettera ai Romani: "La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo." Vorrei sapere che ne pensate. fiori.gif |
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Comunque ti esorto a continuare nell'esporre la tua teoria e sopratutto facci capire che cosa è per te la materia prima, può darsi che più avanti le nostre vedute si incontreranno. Perdonami ma ancora non riesco a comprendere le tue argomentazioni. |
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E' provato ad esempio che oggi esistono filoni metalliferi dove mille anni prima non c'era niente, o c'era altro... Oppure un altro esempio è la capacità dei sali d'argento di reagire alla luce, qualità questa che è stata utilizzata fin dall'inizio nella fotografia, oppure ancora è stato sperimentato che a forza di sottoporre un dato metallo a delle trazioni, questo andava a rinforzarsi proprio nel punto di rottura, aumentando in quel punto la sua struttura cristallina, più o meno come a noi le piastrine accorrono dove ci siamo feriti... A tal proposito però c'è da dire che, se sono vivi come noi, possono anche morire... Quindi c'è pietra e pietra, c'è metallo e metallo.... e a differenza del regno vegetale e animale non è così facile riconoscere, almeno esteriormente, uno vivo da un cadavere... |
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-------------- Mi pareva di averlo già scritto, forse non in questi termini, il lavoro con i fornelli (come tutti i lavori, ma questo è ben codificato in un certo modo) risuona con con i processi chimici (e non solo) del corpo dell'Alchimista allo stesso modo che i processi chimici di questo risuonano con il ciò che l'Alchimista produce ai fornelli. Quindi, per esempio, la pietra potrebbe essere buona per curare una terza persona, cosa che un Alchimista che ha compiuto l'Opera direttamente può fare anche senza pietra (la pietra può servire per l'indirettamente) ma non per sviluppare l'Alchimista. |
grazie Uno.
parte di quello che non mi quadrava lo hai sviscerato tu |
da quello che scrive Uno mi verrebbe anche da pensare che possa esistere una persona che di per se è pietra filosofale ma che non avendo conoscenze di altro tipo non potrebbe riprodurre la pietra "fisicamente"
è corretto o no? |
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Alchimia. La chiave dell'immortalità (Zecchini Valerio) credo che fosse la vecchia edizione, reperita nella biblioteca comunale di Abbiategrasso. |
Questo libro l'avevo "scansionato" parecchi anni fa.
Riporto un'estratto del cap.11 "Interpretazioni improprie dell'alchimia" sperando che l'autore non mi "castri" per la questione del (c): Un diverso tipo di critica va riservato invece a tutte quelle interpretazioni spiritualiste o `tradizionaliste' che sono state avanzate in proposito: René Guenon e Julius Evola tra tutti. Spezzeremo quindi una lancia in favore di quest'altra categoria di erudite interpretazioni che, pur non inquadrando correttamente la vera natura delle operazioni alchemiche così come si sono tramandate in Occidente, colgono tuttavia assai più da vicino il senso di una realizzazione spirituale intesa come reintegrazione nella divina beatitudine delle origini. Le distanze non sono incolmabili, ma permangono notevoli differenze. Evola stesso, ad esempio, sulla scorta (li tradizioni e testi ermetici orientali - indiani e cinesi principalmente - ritiene possibili interventi trasmutatori su sostanze fisiche ma solo quale conseguenza del raggiungimento della perfezione interiore nella quale consisterebbe essenzialmente la pietra filosofale. In questo modo si travisa la natura del vero processo alchemico nei termini propri in cui da millenni - dai faraoni a Fulcanelli - è venuto a formularsi nel Vicino Oriente e nel continente europeo. A1 contrario di quanto sembra accadere per le consorelle orientali, la Tradizione alchemica occidentale vede invece l'evoluzione spirituale dell'operatore dipendere essenzialmente dal corretto procedere delle manipolazioni in laboratorio. In entrambe i casi esiste uno stretto parallelismo tra operazioni sulla materia al crogiolo e il livello spirituale dell'artista, ma in Occidente la dinamica che sta alla base di questo rapporto va in senso esattamente contrario a quello previsto da Evola. Riguardo all'influsso spirituale diretto che il compost in fusione ha sull'alchimista sin dalle prime operazioni, E. Canseliet, nell'introduzione a Le Dimore Filosofali, cita un passo rivelatore dalle Conversazioni sulle Scienze Segrete del Conte de Gabalis: Si forma in questo globo una polvere solare, che... essendo preparata secondo l'arte, diventa, in poco tempo, superlativamente adatta ad esaltare il fuoco che è in noi; ed a farci diventare, per modo di dire, di natura ignea. Questo e altri passi dimostrano che dalla manipolazione fisico-chimica di particolari sostanze minerali sottoposte alla doppia azione del fuoco del forno e del fuoco segreto scaturisce un irraggiamento ondulatorio che agisce sull'artista stesso purificandolo e illuminandolo sulle operazioni da compiere. Dalla corretta elaborazione al forno si produrrà poi gradualmente il compimento della pietra filosofale e solo dall'assunzione di questa la conseguente realizzazione fi*nale dell'artista. Applicare gli stessi contenuti dello yoga, del tantrismo c del taoismo, ai testi della nostra tradizione ermetica ha condotto Evola fuori strada, e con lui coloro che come noi hanno voluto seguirne le tracce... A. Savoret afferma senza reticenze che: I'alchimista non r un mago. Il fuoco che egli usa per la sua opera non è, malgrado l'opinione di certi moderni, il suo proprio 'astrale' È tuttavia un fuoco `astrale' se lo si intende da un certo punto di vista (nel senso di siderale, che viene dai lumi*nari, n.d.a.).(19) Vogliamo portare un esempio pratico di questa travisante interpretazione in riferimento alle due possibili vie dell'Alchimia: la secca e la umida. |
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