Paura o/e vigliaccheria
Mi è davvero piaciuto questo editoriale e ci ho meditato
parecchio...ne avrei fatto un sunto ma avrei limitato l' esposizione del Direttore....quindi mi sono permessa di copiarla integralmente e di condividerlo con voi... lo so è lunghetto ma credo ne valga la pena :C: emmm Capo ho scritto qui perchè mi sembra che alcuni disagi riguardino e vadano a toccare quello che è il benessere...in caso sposta...grazie "Editoriale della rivista “Oltretutto” n.12 del Direttore Simona Valesi Siamo seduti alla nostra scrivania e facciamo di tutto fuorché telefonare alla persona cui sappiamo di dover parlare, quando scriviamo mettiamo tra parentesi ciò che ci sta più a cuore, andiamo a scuola ma non studiamo, scriviamo un libro e non lo presentiamo a un editore, a volte non scriviamo neanche il libro, non chiediamo scusa neanche quando ci accorgiamo di aver sbagliato, non affrontiamo il datore di lavoro quanto esce dalle righe, non facciamo lo sgambetto al ladro che ci è scappato vicino, non balliamo una danza perché affermiamo che non ci piace, non osiamo cantare in pubblico, non scriviamo un articolo che ci viene richiesto, non acquistiamo un pezzo d’abbigliamento che tanto ci piace, non ci presentiamo per quel lavoro perché ci riteniamo inadeguati, non osiamo parlare la lingua che abbiamo appena studiato, ci tremano le gambe all’esame da dare, ci manca il respiro per rivelare che amiamo. Eppure abbiamo sogni da quando siamo nati, partoriamo desideri ogni giorno della nostra vita. Sogniamo. Noi stessi, nel migliore dei casi, siamo nati da e per un desiderio, ma neanche questa matrice, che pure è forte, ci viene in aiuto nel vivere il nostro percorso in questa esistenza. Tutta la nostra vita è vissuta a metà, bloccata nel suo flusso entusiastico di un’energia creativa e onnipotente a causa di una forza non identificata, sottile eppure possente, che si insinua densa e appiccicosa nelle trame del nostro agire. All’inizio non si percepisce, è delicata e leggera, ma poi si raddensa, forma come una noce solida alla bocca dello stomaco e da lì dilaga, secernendo una sostanza come pece che copre tutta la superficie del nostro corpo, fino a paralizzarlo. E’ la paura. Una forza fisica che ha vita propria e che prende possesso del nostro corpo e della nostra anima impedendoci di agire. Ci hanno parlato dell’atavica paura della morte e di quella edipica del sesso, del rispetto delle leggi e del timor di Dio, ma questa è ancora più terrificante. Non è facilmente riconoscibile perché ha sviluppato una straordinaria abilità a mimetizzarsi in miliardi di anni che gestisce la vita. E in miliardi di anni è riuscita a nascondersi dietro mille scuse e giustificazioni dando al genere umano l’illusione di vivere. Ma chi ha vissuto per tutto questo tempo è lei, figlia immortale di un fallimento primordiale: la paura di vivere. Quando parla, usa un’unica frase che sa ripetere e parafrasare in più modi: “E’ troppo difficile!”. Questo è l’indizio per identificarla, il modo in cui si scopre, l’unico momento in cui è possibile visualizzare il nemico. Non ha importanza comprendere in questa sede da dove e perché nasce, ma comprendere che le si può impedire di crescere. E’ fondamentale capire che nessun essere umano può accettare di essere controllato da un potere occulto così meschino, da una dittatura che non lascia libertà di scelta, da un controllore che ha come unico compito quello di farvi fallire. Ogni essere umano ha il dovere di non accettare che la sua vita sia bloccata da una vomitevole e melliflua codardia. E se non l’avete ancora riconosciuta, osservatela meglio, va sempre a braccetto con la sua sorella gemella, la pigrizia. Quando vi vedete pigri state all’erta, l’avete trovata, è lì vicino a voi, sta prendendo possesso della vostra volontà. Ora che l’avete scoperta, riconosciuta, finalmente vista e identificata, ribellatevi semplicemente al fatto di vedervi vittima di un’entità così miserabile e bassa. E’ quella reazione al disgusto che la fa scappare, quell’alzarsi dalla poltrona e spintonarla di lato, facendo il primo passo verso la realizzazione di un vostro sogno che la fa ritirare, indebolire. E allora sollevate quel telefono, scrivete quel libro, andate a trovare quell’editore, ballate quella danza, dipingete quel quadro, fermate quel ladro, urlate a tutti che avete imparato ad amare nel momento in cui avete imparato a rispettare ed amare voi stessi, e vi renderete conto che per la prima volta nella vostra vita sarete veramente vivi. Perché se siete veramente voi, e non lei a capire, vedere e decidere, chi vi può fermare? Se il nostro Dio sapesse (e lo sa!) che siamo disposti a continuare a vivere come abbiamo vissuto finora, dovremmo allora veramente averne il timore. Simona Valesi." |
Un bellissimo articolo, grazie per averlo postato.
L'ho scelto tra i diversi messaggi messi qui oggi e forse non a caso (come tutte le cose della vita). In questo periodo io mi trovo un po cosi, un po spiazzata dalla pigrizia e qualche volta dalla paura di "non essere in grado di" ... o di sbagliare qualcosa. La sensazione che ti invade è davvero sgradevole, ancora peggio ignorarla sperando che passi al piu presto senza reagire. martello.: Sto cercando di capire per quale motivo si puo cadere in questi meccanismi di vita, e sto meditando ad un efficace rimedio (ancora non trovato) per scacciare la paura una volta identificata la fatidica parola "è difficile" o varie. Sai cosa però che piu mi spaventa? La pigrizia. La paura tutto sommato ... so scacciarla, mi ci vuole un po ma alla fine l'effetto è ottimo mentre la pigrizia è lo scalino piu alto. Avete qualche consiglio?nonso.gif |
La vedevo più psicologia... comunque se affrontiamo anche la fisiologia può stare bene anche qui.
La cosa che accomuna queste due condizioni (la vigliaccheria dell'articolo e la pigrizia che teme iside) fisicamente è il bloccarci, un blocco di diverso tipo però la paura raggela la nostra energia, la solidifica, la pigrizia la fa calare drasticamente ce la fa disperdere in continuazione... Per cui anche se l'effetto è identico: il blocco, la fisiologia è opposta... e quindi? :sornione: |
... e quindi si è pigri perchè si ha paura ?
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si...
la paura però come tutti i sentimenti si può presentare a diversi gradienti... quando è blanda si gestiscepiango.gif ... quando è molto intensa può prendere le sembianze di un terrore... che appunto blocca il corpo, fino ad episodi di catatonia...o gli attacchi di panico...:o
Effettivamente mi piacerebbe che ne parlassimo in un altro post dove affontare l'argomento: quali sono le paure più ataviche che abbiamo? Cioè coem si chiamano le paure antiche sulle quali cadiamo, siamo fragili, e che si attualizzano nella vita da adulti. E anche cce ne sono di quelle arcaiche che riguardano un po' tutti e come le affrontiamo?booh.gif :C:. |
e quindi... si utilizza la pigrizia come alibi?
(Giudi,aspetto la tua nuova discussione fiori.gif ) |
si potrebbe continuare questa Fobie comunemente paure
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ok seguo il post li quindi
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mi sa che il tempo è maturo per riportare su questa discussione...
vuoi per l' evolversi (meglio dire devolversi?) della situazione inerente il forum...vuoi per la reazione che ognuno di noi ha avuto... qui si parla di paura e o vigliaccheria....soprattutto di prendersi le proprie "responsabilità".... mi era piaciuto questo articolo... adesso mi chiedo: cosa mi era piaciuto? e mi rispondo pure:quel mea culpa... che in qualche modo mi faceva sentire simile a millle altri...."mal comune mezzo gaudio".... enno...non funziona così....questo è un alibi macroscopico.... e allora come la metto? subito mi son detta: il capo esagera.....e me ne sono andata per i fatti miei tranquillamente....ma di tranquillo c'era ben poco.... visto che sta roba la stavo metabolizzando... l' adagiarsi è una brutta compagnia...ed è peggiore quando sai che non ti stai assumendo le tue responsabilità.... e poi mi stupisco di una tag enorme? e che mi stupisco a fare? in fin dei conti questo ho seminato e questo raccolgo.... ma è questo quello che voglio? no!!!! hai voglia di battere e ribattere sui dormienti.... p.s. capo quel test non mi piace affatto.... ho letto e riletto...continua a non piacermi... e sai perchè? perchè nessuna di quelle possibilità mi va a genio... |
Citazione:
Ma la pigrizia secondo me nasconde qualcosa che non abbiamo voglia di fare. Si sta bene fisicamente e psicologicamente quando si fa quello che si vuole fare e soprattutto quello che piace fare. Se una cosa si vuole veramente con tutte le nostre forze, non esiste pigrizia o paura che tenga. Un altro discorso per le cose che si "devono" fare e allora si cerca sempre in qualche modo di rimandarle, anche se si sa che viene il momento di affrontarle. Ho visto che affrontando per prime le cose più antipatiche, si vede che poi non erano così terribili, e si allenta la tensione che viene quando si rimanda una cosa che sai che è lì che ti aspetta. Invece rinunciare a una cosa perchè la reputiamo "troppo difficile" dovrebbe essere una sfida con noi stessi... quel blocco che sentiamo alla bocca dello stomaco quando in qualche modo dobbiamo mettere in gioco noi stessi è la paura... come dice l'articolo citato da Era. La paura di fare una figuraccia, di non essere all'altezza, di essere rifiutati se dichiariamo il nostro amore, e così o ci si blocca e non si sa mai come sarebbe andata a finire, o ci si butta... Secondo me la pigrizia è una difesa che mettiamo in atto per non metterci in discussione, e così, come dice l'articolo, viviamo la nostra vita a metà tra gli slanci di energia e la paura che ciò sia troppo difficile per noi. Penso che un buon sistema per vincere la pigrizia sia quello di provare a sforzarsi almeno una volta, e se il risultato è positivo, la prossima volta sarà più facile sbloccarsi, e quel blocco alla bocca dello stomaco un po' alla volta dovrebbe allentarsi. E se qualche volta dovremmo rimanere delusi, sapremo che almeno ci abbiamo provato. Ciao fiori.gif |
La questione del dovere che proponi Stella è intressante perchè porta il discorso sul motivo per cui si fà una cosa.
Ho notato che si sente dovere quando la cosa nn la facciamo per noi stessi ma per un motivo esterno a noi. Il Dovere di Fare qualcosa per noi stessi nn è un dovere è qualcsoa che si Fà e basta senza neppure tanto pensarci. Qualcuno dirà: si ok e allora vai a lavorare dipendendo da un capo maleducato per te stessa (nn è il mio caso il capo maleducato ... nn del tutto almeno)? No, ma ti alleni a nn lasciarti condizionare da questo e lavorare esercitandoti a fare le cose senza sforzo e senza vittimismo e/o grossolaneria mettendo tutto te stesso nel minor tempo possibile. Porto un esempio personale. Molto spesso capitano momenti di poco lavoro nel mio campo (contabile) e momenti di un carico di lavoro eccessivo; nei momenti di carico lo si fà e mi rendo conto che se lo faccio pensando : che noia devo farlo ci metto moltissimo tempo e mi stresso da fare schifo Se invece vado in ufficio e senza troppo pensare a cosa farò o nn farò comincio .. a metà giornata posso iniziare il lavoro programmato per il giorno dopo e oltrettutto la mia mente a fine giornata è vivacizzata e nn stanca. Questo per completare il discorso di Stella ma anche per aprire la questione su altri fattori. Speriamo di nn essere andata troppo fuori. |
Io ho il problema opposto. E' quando ho poco da fare che mi lascio prendere più facilmente dalla pigrizia.
Capita a nessuno? |
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p.s. piove! e io oggi volevo andare al mare... e adesso che faccio??? c'entra qualcosa?? :@@ |
Anche a me capita. Il punto è che volendo, probabilmente avrei sempre qualcosa da fare, su cui concentrarmi, vivendo l'attimo presente, invece a volte lascio che la mente se ne vada per i fatti suoi, il risultato è che oltre impigrirmi, lascio che le mie paure (irrazionali) prendano il sopravvento su di me... accade quando non metto tutta me stessa nel fare le cose... e allora è meglio non fare... martello.:
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Non vorrei andare troppo fuori tema parlando solo di pigrizia, ma essendo un'esperta in materia mi rendo sempre più conto di come funziona questa cosa. Si parlava in fondo di paura e vigliaccheria...il mal di vivere, è che a volte ci lasciamo sopraffare dai pensieri e tutto ciò che dovremmo fare in breve tempo ci sembra insormaontabile, soprattuto nei momenti in cui vi è rifiuto a fare....è pure vero che alcuni sono affetti da una sorta di stanchezza cronica che potrebbe dipendere pure da fattori costituzionali, comunque ho notato che nei momenti no, a volte è sufficiente solamente un piccolo sforzo di volontà e mettersi in moto....e talvolta con grande sorpresa ci si rende conto che la difficoltà sta proprio nell'attivarsi, a me capita che se riesco a 'partire' riesco a fare in alcune ore quello che non avrei fatto in molto più tempo, se non ci avessi messo quello sforzo iniziale.
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Comunque penso che per un buon equilibrio dobbiamo saper accettare anche le nostre giornate no, io penso che il nostro organismo a volte si rifiuta di mettersi in moto perchè forse c'è bisogno di staccare la spina, e questa non la definirei pigrizia. Un altro discorso invece è quello di prendersi le proprie responsabilità e quando ci si sente in colpa per aver omesso qualcosa di importante o per aver nicchiato qualcosa che andava fatto, ci si sente così piango.gif..... E questo entra nel discorso paura/vigliaccheria.... Io so che quando mi accade così finchè non riesco a mettere le cose a posto non riesco a combinare niente di buono... Ciao :C: |
Io trovo che il concetto di staccare la spina, che è innegabilmente moderno è ingannevole e deleterio alla psiche umana, primo perchè imprime ancor di più in maniera suggestiva che siamo alla stessa stregua di un elettrodomestico, se ci pensate bene il bisogno che si manifesta è di variare, perchè quando si dice stacco la spina a meno che non sia completamente stanchi fisicamente e quindi si dorme, come un elettrodomestico troppo caldo va spento, ma le dinamiche di raffreddamento (e quindi di recupero della funzionalità... no delle energie :H se capite questa, capite una cosa importantissima per un certo tipo di lavoro) sono diverse , se non è questo il caso dicevo per staccare la spina intendiamo, cambiare situazione, una vacanza, un hobby, una passeggiata.... cioè quello che ci fa "raffreddare" da una situazione, lo stacco dell'attenzione cosciente e magari concentrata (per quello che ci riesce) in un tipo di attività, quindi la definizione staccare la spina è utilizzata in maniera non corretta
Siamo o.t.? Ma non completamente... la pigrizia è la paura di consumarci, che non va ovviamente confusa con la gestione ottimizzata delle risorse... ma come al solito solo l'attenta e sincera autosservazione ci dirà dove è il confine. |
sarà...a me sembra che tutto sommato non usiamo tutte le
energia a nostra disposizione....ma le sprechiamo o le "accumuliamo" chi ha a che fare con i bambini può vedere che qualsiasi cosa facciano ci mettono tutto l' impegno/energia...giocano e non si distraggono... corrono...ridono....ecc ecc ...poi di punto in bianco si addormentano di colpo....dormono senza interruzioni....e si risvegliano di nuovo carichi... noi adulti...non solo usiamo male le energie....ci nascondiamo anche dietro la stanchezza...paura...vigliaccheria ( giusto per riprendere il tema) e non risolviamo niente...poichè il riposo non è riposo...il coraggio non è coraggio...e la stanchezza è solo noia e pigrizia.... |
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Esistono due " dinamiche " di raffreddamento. La prima è quella che equivale al dormire. Si dorme per recuperare la " funzionalità " del corpo ( ?) che durante la giornata " si è consumato " o meglio ha esaurito le sue risorse e " lavora " a basso regime. Si dorme quindi per rimettere in moto quella funzionalità che ha diminuito la sua efficacia. In questo caso non ci si spegne, come un elettrodomestico, del tutto per raffreddarsi perchè si passa ad uno stato nel quale è più semplice recuperare la funzionalità ( che secondo me dipende dal recupero di energia ). Diversa invece( dunque collegata ) è la dinamica che interessa il " modificare" , variare la situazione ( tipo andare in vacanza ). Questa potrebbe rappresentare un surrogato della prima. A questo punto ci sono due tipi di pigrizia. La prima rappresenta il limite " fisico ", oltre il quale potremmo pure andare ma fino ad un certo punto credo, per permettere di recuperare la sua funzione. La seconda pigrizia che si manifesta, e quindi cambiare lo scenario nel quale si è immersi rappresenta un limite " psicologico ". Entrambe le circostanze hanno la funzione di indicatori e cioè evidenziano un " sopportare fino a.."manata.gif |
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Fatti spiegare da LB un pò di teorie sul raffreddamento, conduzione energetica ed altro.. lui la conosce nella tecnologia ordinaria ma si fa presto a fare le analogie Citazione:
te capì? icon_mrgr: |
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Poi ci sono anche altri casi ma esulano dal discorso. |
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allora...posso chiedere ad LB la sua collaborazione ed il suo aiuto anche in tal senso, per spiegare i sistemi di conduzione e di raffreddamento di un ellettrodomestico? Pls icon_mrgr:! Nel frattempo.....immagazzinerei l'energia che recupero....nel fisico...forse....manata.gif ad ogni modo...va bene definire la pigrizia, visto che si tratta della stessa ( è vero....è la stessa...ciò che intendevo definire diverso era la manifestazione...almeno cosi mi è sembrato....), come indicatore di una qualche " situazione"; cioè indica un limite oltre il quale,inconsapevolemente, si attiva un meccanismo che "ci dice " che non ci si vuole consumare? Nella seconda - ossia nella voglia di cambiare scenario o situazione - prima di arrivare a quel limite, si avverte la voglia di cambiare? Come una specie di pre-limite? |
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Per quanto riguarda noi adulti, usiamo male le nostre energie perchè non possiamo fare sempre solo quello che ci piace, come i bambini, e non abbiamo sempre qualcuno che ci fa trovare la pappa pronta e che pensa già tutto per noi....quindi dobbiamo distribuire le nostre energie tra i vari compiti della giornata e il riposo non è riposo perchè si pensa già a quello che dovremo fare il giorno dopo, e così via. Un adulto che si entusiasma per ogni cosa che fa come un bambino, anche i compiti un po' sgradevoli, secondo me ha trovato il vero senso della vita e penso che la parola "pigrizia" non esista proprio nel suo vocabolario... :C: |
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Mi è successo in una situazione di massimo stress fisico e psicologico, le mie energie si moltiplicavano senza che me ne rendessi conto, per fronteggiare la situazione, al punto che se a mente fredda ci penso di rifarla penso che non ci riuscirei, che non ne avrei la forza, ma quando si è dentro una situazione il corpo reagisce in maniera che mi viene da pensare che di solito usiamo solo una piccola percentuale dell'energia che abbiamo. Certo che a lungo andare il fisico ne risente, ma sono convinta che la maggioranza di noi usa solo una piccola parte del suo potenziale, magari saper ottimizzare questo potenziale per vivere meglio... fiori.gif |
Allora, elettrodomestici come persone, persone come elettrodomestici. Dovendo scegliere non vi dico che elettrodomestico vorrei essere....
Una piccola premessa: le aziende costruttrici per poter diminuire i prezzi hanno ottimizzato la costruzione degli apparecchi rendendoli funzionali esclusivamente per il tempo necessario ad eseguire l'operazione necessaria. Questo ha diminuito le dimensioni, i pesi ed anche il costo, ma ha reso gli apparecchi fragili e soprattutto inutilizzabili per tempi lunghi. Se prendiamo ad esempio un frullatore ad immersione, è stato progettato per tempi di utilizzo di pochi minuti, superati i quali si rischia di danneggiarlo. Il cuore del problema è il motore. Per poter risparmiare sul rame degli avvolgimenti si è diminuita la sezione degli stessi facendoli scaldare molto. Una cosa importante, il nostro elettrodomestico non possiede energia propria, questa gli arriva dalla presa di corrente e quando noi lo spegnamo questa non fluisce più. Usa quella che gli arriva senza accumularla ma nell'utilizzarla ne dissipa una parte all'interno scaldandosi. Ciò significa che il nostro motore in quei pochi minuti raggiungerà temperature spesso superiori ai 100 gradi (od almeno parti di esso) avvicinandosi al punto di bruciatura. Il tempo di raffreddamento è molto più lungo, quindi per 10 minuti di uso possiamo prevedere 1 ora di raffreddamento completo. Fino a quando l'apparecchio non è freddo però non abbiamo più l'autonomia, se aspettiamo 1/2 ora di raffreddamento avremo 5 minuti di autonomia sui 10 previsti e se non abbiamo tempi di raffreddamento e lo abbiamo utilizzato 6 minuti ce ne rimangono 4 prima di arrivare al punto critico. Il raffreddamento non è quindi un momento di recupero dell'energia perduta ma uno smaltimento di quella dissipata ed accumulata all'interno per poter svolgere la funzione richiesta. Citazione:
P.S. la funzione del raffreddamento di un oggetto non è lineare ma logaritmica, quindi 1/2 ora di raffreddamento non sono 5 minuti di utilizzo, ma per semplificare ho reso al funzione lineare.... |
Vediamo se ho capito qualcosa icon_mrgr:
Le emozioni sono l’energia che ci attraversa, possono avere tensione diversa a seconda dei casi. Più l’emozione è grande più la tensione è forte da sopportare perché ci scalda. Tra il riscaldamento subito nel passaggio di questa emozione di questa tensione all’interno di noi più tempo ci vorrà per raffreddarci. Più esperienze di queste emozioni facciamo passando gradualmente dalle più piccole alle più grandi senza saltare passaggi e conseguentemente il raffreddamento necessario, più il nostro sistema nervoso si rafforza. Se invece si sfuggono… il nostro sistema… nel migliore dei casi cerca qualcosa lui da esperire per creare l’energia da far passare senza protezione/precauzione di sopportazione di tensione. Nel peggiore il sistema si atrofizza e puff non gira più nulla …fine trasmissioni. Come lo sforzo fisico che allena i muscoli del corpo…nessuno può pensare di fare sollevamento pesi senza aver iniziato dalla ginnastica. Si inizia dall’abc proseguendo verso la zeta. Ci sono inoltre altri fattori da aggiungere che sono legati inoltre all’alimentazione che posso aiutare…. L’allenamento quindi dovrebbe essere portato avanti su più fronti per un buon funzionamento del tutto. Ok ho fatto un bel minestrone sono pronta fate piano per piacere martello.: icon_mrgr: :C: |
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Però con questo discorso del raffreddamento e di paraganore le persone a degli elettrodomestici, pur riconoscendo che il discorso sull'energia che scorre dentro di noi è molto importante, a anche ovviamente di ottimizzarla al meglio, vorrei riportare il tema sulla paura e sulla vigliaccheria.
Ci sono molti tipi di paure, come si è visto anche nella discussione parallela sulle fobie, ma c'è una paura su cui vorrei focalizzare l'attenzione davanti a cui non si sa come reagire.... O meglio, è molto soggettiva.... E' la paura, o preoccupazione, che viene quando bisogna fronteggiare una situazione contingente ed urgente e non si sa come procedere, è la paura che viene, per fare un esempio figurato, quando si sa che si sta per affogare, e si vorrebbe evitarla, ma non è possibile.... Lasciarsi andare non si può, in qualche maniera bisogna reagire, ma per quanto si pensi cosa sia meglio fare non si vede nessuna soluzione immediata... fiori.gif |
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ok mi metto in posizione martello.: :C: |
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Avete ragione tutt'e due... quando si corre il rischio di affogare o si sta a galla o si annega.... e questo significa anche vivere l'attimo presente e sfruttarlo meglio che si può. La paura in questi casi è negativa perchè tende a bloccare invece che a far reagire... Invece il presente è la vera cosa che conta. Ciao fiori.gif |
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essi è proprio così...il presente è la vera cosa che conta... e intanto....si cucina pensando ai letti da rifare.... si fa spesa pensando all' appuntamento dal dentista.... e si corre corre corre...e prende l' affanno e poi l' ansia...ed ecco sorella paura arrivare lemme lemme....lei e tutte le sue sfaccettature difensive o offensive....utili o assolutamente gratuite... comunque quasi sempre dominanti.... ebbe il discorso paura ha davvero vasti argomenti.... |
secondo un equazione... se aver paura è uguale ad essere immobilizzati, essere immobilizzati è uguale ad aver paura? :H
Altra equazione: se tanto più il sistema nervoso viene collassato da stimoli esterni al punto di bloccarsi/scoppiare, che differenza c'è tra muoversi e Muoversi? :sornione: (in collegamento alla paura, anche quando non sembra) |
Mi verrebbe da dire di sì.. che se aver paura è uguale ad essere immobilizzati, è vero anche che essere immobilizzati è uguale ad aver paura... pero', generalmente la paura per quanto grande, passa, ma l'immobilità generata dalla paura resta, restano delle rigidità che poi vanno risolte... altrimenti si generano altre paure che immobilizzano ulteriormente, irrigidiscono.. come un serpente che si mangia la coda ..
Quando ci "muoviamo" lo facciamo credo spinti da stimoli esterni, quindi in balia di essi... se ci Muoviamo, lo facciamo volontariamente, non sommersi da qualcosa di esterno, ma utilizzando una spinta interna.. credo... Non credo di aver capito bene... ho provato a ragionare icon_mrgr:... mi piacerebbe chiarirli questi concetti chi mi da una mano? :C: |
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Quando poi sono ferma, immobilizzata la paura se ne è già andata ma io rimango in ascolto anzi magari richiamo il film per vederne i tratti i personaggi le situazioni la rivivo nella fantasia ma in questo caso sono io ad andarla a cercare perché rimanere immobile mi da questa calma apparente che però non mi fa vivere. Così facendo entro in un movimento fermo che non è reale. Come detto sopra se mi muovo, mi muovo nel film mentre se mi Muovo esco dal film e mi Muovo veramente nella vita e non più nella fantasia. nonso.gif :C: |
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Citazione:
Quindi, alla fin fine, secondo me ha ragione RedW |
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Se ho paura, a causa di questa sarò immobilizzato. Sarò immobilizzato invece, anche se non ho paura o meglio se non so di averne. Sarò stato immobilizzato da " qualcosa " della quale, per il momento, non sono consapevole. Mi sembra che l'essere immobilizzati derivi comunque dal mostrarsi o meno della paura. Alla seconda equazione.... Il collasso mi pare che sia collegabile all'essere immobilizzati. L'arrestarsi ( il bloccarsi ) dipende da fattori esterni. Vengo spinto per inerzia e quindi soggiaccio alle condizioni " esterne ". La differenza che c'è tra muoversi e Muoversi sta appunto in questo. il " muoversi " non è reale azione, tant'è che si è spinti, cioè si è in balia di forze esterne e quindi il corpo si " blocca " per sopravvivenza; piu nello specifico si blocca per non oltrepassare quel limite oltre il quale, l'oltrepassarlo, potrebbe nuocergli. il " Muoversi " invece dipende da una spinta interna, quindi ci si è scrollati di dosso la dipendenza dai fattori esterni( o quanto meno non si è più, per la maggior parte, dipendenti da questi ). Qui la paura la vedo...come tensione ( interiore ) costruttiva che da la spinta necessaria...per il Movimento. |
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