Ermopoli

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Kael 14-09-2006 14.48.15

Vergogna
 
La vergogna è una delle prime (se non proprio la prima...) esperienze fatte da Adamo ed Eva dopo aver "preso coscienza" del bene e del male. Subito dopo aver mangiato il frutto proibito infatti, essi si sono "accorti" di essere nudi, e ne hanno avuto vergogna tanto da dover "coprirsi" le parti "intime" con delle foglie di fico. Prima di allora, come bambini innocenti, giravano nudi senza la consapevolezza di esserlo...

Da quando l'uomo ha preso coscienza, la vergogna è stata una compagna costante della sua esistenza. Per vergogna l'uomo ha ucciso, si è ucciso, cercando con questi atti disperati di espiare le proprie o altrui colpe... La vergogna in fondo altro non è che Paura... dei giudizi degli altri, dei propri.... del "diverso" in generale.

La ver-gogna senza il "ver" inoltre, era quello strumento di pubblica umiliazione usato soprattutto nel medioevo. Il condannato veniva messo alla gogna, con la faccia cioè che sbucava da un asse di legno (a cui era anche legato con le mani) e con sotto la scritta di quale reato avesse commesso. Il tutto esposto in una pubblica piazza, spesso sopra un palco, e i cittadini che passavano di là lo insultavano con disprezzo ed era anche consuetudine lanciargli dei pomodori in faccia... Probabilmente da ciò deriva il detto "perdere la faccia" quando si commette qualcosa di altamente vergognoso...
Ma perchè proprio la faccia? Penso per il fatto che sia considerata la parte più identificativa dell'uomo... anche negli identikit odierni che fa la polizia si descrive la faccia... E questo è curioso, se si pensa che, al contrario, la "facciata" di norma è la parte meno interessante, la più esterna e quindi la più lontana dal "cuore" delle cose... Ma questo magari è un altro discorso...

:C:

Grey Owl 14-09-2006 14.57.50

Credo che oltre alla faccia (che e' riconoscibile da tutti)... con la gogna si obbligava il colpevore a guardare in faccia le reazioni di disprezzo e di rabbia della gente nei suoi confronti... in qualche modo una punizione ancora piu' grande che non i pomodori o le uova marce...

griselda 14-09-2006 15.08.24

I pomodori mi ricordano il rossore nasce spontaneamente sul volto di chi si vergogna, il marchio della vergona.
Le mani erano quelle con cui aveva compiuto l'azione.
Quella faccia e quelle mani avevano fatto ciò che era stato ritenuto da mettere in ver-gogna.
:C:

jezebelius 14-09-2006 15.22.26

Citazione:

Kael ha scritto
Ma perchè proprio la faccia? Penso per il fatto che sia considerata la parte più identificativa dell'uomo...
Penso anche io. E' il lato più " esterno " di noi ma anche, per la maggiore, la parte che più ci identifica.
Ognuno è diverso, esternamente, per i propri tratti somatici e per questi ha un " suo " posto nella società.
Il fatto di vergognarsi di ciò che si era commesso, e dunque esibiti alla pubblica gogna, secondo me, stava a significare che per un verso si perdeva la faccia, e dunque si perdeva il posto conquistato in quella società, per altro verso invece evidenziava l'umiliazione di trovarsi....come dire....neutri rispetto al posto che si occupava.
Il sentirsi neutro, dunque come si suol dire " senza ne capo e ne coda ", è una sensazione di smarrimento che si attiva nel momento in cui ci si "vergogna " di qualcosa. Nello specifico ci si vergogna di un modo di non essere come gli altri ( rispetto al canone di riferimento che ci si è posto ),o un modo di tenere( o non tenere secondo lo standard di riferimento) una certa condotta ovvero non manifestare agli altri, e dunque all'esterno, le caratteristiche che, nella convinzione di essere elementi di accettazione, potrebbero far accettare la persona nella società.

MaxFuryu 15-09-2006 05.50.47

la facciata è anche la parte che presa singolarmente, a differenza degli altri elementi presi singolarmente, che descrive più cose degli altri. come la faccia...fisiognomica
la facciata è la parte che a primo impatto si guarda prima di scegliere, e noi persone ci basiamo molto l'aspetto della faccia nello scegliere gli altri, ed è la parte che curiamo di più nel porci (ci si guarda la faccia allo specchio, ci si trucca la faccia ecc....)

Grey Owl 15-09-2006 08.34.43

Veramente O.T.
 
Come ho gia' detto altre volte io ho un gemello identico a me... ma proprio identico... abbiamo la stessa faccia...
Quando eravamo bambini le nostre facce erano molto simili... crescendo di eta' e di esperienza le nostre facce sono cambiate... il "carattere" le ha modificate...

Nota O.T. nei gemelli monozigoti le impronte digitali sono diverse ma non il DNA.

Kael 15-09-2006 10.25.19

La vergogna appartiene all'uomo, unico fra gli animali ad aver mangiato il frutto della conoscenza... Deriva dalla capacità di essersi dato una morale e, quindi, di riflesso, una a-moralità. Qualità questa influenzata da vari fattori quali cultura, società, tempo e luogo. Ciò che è morale oggi poteva non esserlo 1000 anni fa o anche tuttora ma da un' altra parte del mondo, così come oggi essere in sovrappeso è spesso motivo di vergogna, mentre 20000 anni fa era considerato molto erotico e preso quindi a modello di bellezza, come la famosa Venere di Willendorf.
Insomma, ci si vergogna di non "rientrare" nella propria moralità che spesso e volentieri è influenzata dall'esterno, fin dalla nascita. Deriva dalla paura e sembra che ne abbia anche gli stessi effetti... il rossorre in viso potrebbe appunto essere un blocco, una paralisi che va a colpire la circolazione sanguinea impedendole di fluire liberamente...

jezebelius 15-09-2006 11.09.51

Citazione:

Originalmente inviato da jezebelius
Nello specifico ci si vergogna di un modo di non essere come gli altri ( rispetto al canone di riferimento che ci si è posto ),o un modo di tenere( o non tenere secondo lo standard di riferimento) una certa condotta ovvero non manifestare agli altri, e dunque all'esterno, le caratteristiche che, nella convinzione di essere elementi di accettazione, potrebbero far accettare la persona nella società.

Esatto Kael la morale..rispecchia i punti di vista, di riferimento, di accettazione e quant'altro.
Come tutte le costruzioni è anche al tempo stesso una costrizione.
Ti costringe in sintesi a conformarti ad un modo di vivere e/o vedere e dunque condiziona il modo di relazionarsi all'esterno. Ma la morale non è del tutto negativa, poichè serve a mantenere un indirizzo. Va da se che ci sono anche casi deleteri di morale e quasi si giunge ad un fondamentalismo del comportamento.
Bisognerebbe vedere quanto abbia peso, se c'è, l'inconscio collettivo anche per questa via.
Nella a-moralità invece c'è l'inverso. Non ci si conforma, anche se non in assoluto, per desiderio di libertà ad esempio ma potrebbe comunque generare conflitti a causa dei quali ci si sente " inadatti " ad una situazione ad esempio.
Per questo verso la vergogna permane come elemento distruttivo della persona nel senso che se questa non rispecchia i canoni che la società nel suo evolversi ha posto e quindi ad un modo di apparire all'interno di questa, potrebbe anche dar vita a patologie particolari secondo me..
Questo in conclusione ha una duplice valenza: sia nei confronti, appunto, della società ma anche rispetto a se stessi. In sintesi non ci si sente accettati per ciò che si mostra o non mostra. Un vero e proprio blocco.

Grey Owl 15-09-2006 11.22.03

Mi domando allora... chi non ha vergogna?
Esistono persone che non hanno vergogna?
Se esistono... come fanno a rapportarsi nella societa'?
Vivono nella societa' portando una duplice maschera consapevoli di questo modus operandi eludendo la morale o l'etica comune?
Oppure sono inconsapevoli (addormentati dal proprio ego) a tal punto che non hanno vergogna?

Shanti 23-09-2006 20.13.39

Quando si prova vergogna ci si sente inchiodati di fronte a sé stessi, davanti alla responsabilità di non esserci comportati come avremmo “dovuto” secondo quanto si pensa gli altri si aspettino da noi. Oppure secondo i limiti che condizionamenti morali ci hanno fatto imporre, a volte a fare da confine con quello che riteniamo errato. Il rimorso è quello che ne consegue.
La vedo quindi anche come una grossa opportunità per guardarsi dentro e capire delle cose di noi stessi, svelandoci anche le nostre debolezze. Di fronte a quel me stesso che si vergogna provo rimorso, pentimento e ho l’occasione per sentirmi umile, accettarmi e infine perdonarmi.

Citazione:

Originalmente inviato da Griselda
I pomodori mi ricordano il rossore nasce spontaneamente sul volto di chi si vergogna, il marchio della vergona.

Non so se il rossore nasce sul volto, ma a me sembra che arrivi da più in basso accompagnato da un graaan calore :D

Ray 07-10-2007 00.53.19

Vergogna
 
Vado a memoria, ma mi pare che non se ne è mai parlato specificatamente... sarà mica che ci si vergogna? icon_mrgr:

A mio avviso è una cosa utile da osservare... è la classica emozione che sembra derivare da stimoli esterni e invece deriva da vissuti interni relativi alla struttura della personalità... e la cosa è anche abbastanza facile da vedere. Insomma, una buona finestra verso se stessi.

Senza voler dare un binario preciso al tread, mi preme però di far notare una cosa che rende la vergogna un sistema di funzionamento peculiare tra i vari che abbiamo per gettare energia al vento (e non solo).

Ci sono situazioni passate nelle quali ci siamo vergognati (oltre ovviamente a quelle in cui ci vergonamo... che poi è il topic). Se le ricordiamo (e non sono ricapitolate) proviamo le stesse cose (o diminuite) del momento in cui sono successe, e bon questo è lo stesso che per le altre emozioni diciamo "negative".

Però la vergogna, più di altre, ha la caratteristica che può sorgere anche in seguito... ovvero può darsi che ricordando un episodio n cui non ci siamo vergognati quando è accaduto, ci vergognamo adesso... particolare no?

Sole 07-10-2007 12.41.26

Non è più particolare nel momento in cui accettiamo che cambiamo, che siamo diversi ogni istante della vita. Nel momento in cui si faceva quella cosa si era in un modo e ad agire era quel tipo che eravamo.. poi si cambia e non capiamo come siamo stati capaci di non controllare e ci giudichiamo...

Per non ripetere si può integrare il tutto con questa discussione già esistente

:C:


Nota di Uno, ho unito le due discussioni ;)

RedWitch 07-10-2007 12.44.38

Citazione:

Originalmente inviato da Ray
Ci sono situazioni passate nelle quali ci siamo vergognati (oltre ovviamente a quelle in cui ci vergonamo... che poi è il topic). Se le ricordiamo (e non sono ricapitolate) proviamo le stesse cose (o diminuite) del momento in cui sono successe, e bon questo è lo stesso che per le altre emozioni diciamo "negative".

Però la vergogna, più di altre, ha la caratteristica che può sorgere anche in seguito... ovvero può darsi che ricordando un episodio n cui non ci siamo vergognati quando è accaduto, ci vergognamo adesso... particolare no?

Se mi vergogno in un dato momento per un qualcosa, poi ogni volta che si ripeterà la situazione (o tornerà in maniera simile) mi vergognerò nuovamente, fin qui, si tratta di associazione, fintanto che non avrò risolto (ricapitolato) , continuerò a vergognarmi ogni qualvolta si ripresenterà una situazione analoga alla prima volta che mi sono vergognata.

E' interessante il fatto che la vergogna possa insorgere anche dopo e quindi generare un blocco successivo al fatto.
Pero' quel dopo, va ad incidere lo stesso. Per esempio, se mi vergogno dopo di aver fatto una qualche brutta figura con una persona, le volte successive che incontrerò questa persona, mi sentirò in imbarazzo, mi vergognerò anche senza che venga evocato il fatto.. mi chiedevo pero' cosa è che puo' generare un blocco successivo. Mi spiego.. puo' darsi che ricordando l'episodio mi accorga di aver detto/fatto qualcosa di cui vergognarmi e che quindi ne prendo coscienza in qualche modo, ma puo' anche essere che ricordando, distorco l'accaduto successivamente , e quindi sono io stessa a generare un eventuale blocco..

Sarebbe interessante provare a vedere da dove viene la ver-gogna. In genere ci si vergogna, quando si crede di aver detto o fatto qualcosa che non si deve fare. Ma in base a che cosa non si deve fare?
E' semplicemente un discorso di educazione, o c'è di più?

Anche il discorso della brutta figura.. abbiamo paura di fare una brutta figura davanti ad altri, e più diamo importanza a questi altri e più la loro opinione di noi risulterà importante per noi...

sono abbastanza confusa sull'argomento...

Era 07-10-2007 13.04.11

come dice Sole se accettiamo il nostro cambiamento
accettiamo anche le cose di cui ci siamo vergognati
nel senso che sono comprese e superate

se questo non succede...ma si continua a subirle è
perchè ancora qualcosa ristagna...quindi c'è ancora
un risucchio e perdita di energia

sisi confusa pure io

griselda 07-10-2007 14.50.02

Non so da dove provenga, forse dall'educazione come dice RedW, da bambina ricordo che mi dicevano: hai vergogna persino della tua ombra.
Credo che tutto si rifaccia ad il legame con i parametri che abbiamo dentro. Ci facciamo i film su come dovrebbero andare le cose di come dovrebbero essere di come dovremmo comportarci ( quindi aspettative) e se non abbiamo avuto tutto sotto controllo, se ci è scappato qualcosa ecco che scatta la vergogna. Io mi vergogno persino di divenare rossa che è il segno evidente della vergogna ed appena sento salire il rossore eccolo aumentare smisuratamente. Ho lottato talmente tanto contro questa cosa che bastava che pensassi ecco sta a vedere che divento rossa... e questo avveniva immediatamente senza che neppure ci fosse il motivo.
Il corpo si strizza tutto lo stomaco pare stringersi e il ricordo di ciò che è stato motivo di vergogna entra in loop, se lasciato agire, e dentro c'è come un voler far finta di niente che però non funziona e si trasforma in bruciore. Mi sono ritrovata a volte ad alzare le spalle e mi accorgevo li che cercavo di spegnere quel bruciore che mi portava disagio per aver provato vergogna. Ma il tutto inutilmente.
Ci sono persone che si vergognano in quel momento e poi riescono a lasciar andare forse è questo il segreto lasciar andare? E successo, domani è un altro giorno.

Non ho mai pensato di ricapitolare questo tipo di eventi. fiori.gif

Ricordo che ad un corso spiegarono che se si sbaglia qualcosa bisogna riviverlo molte volte e visualizzarlo nella mente nel modo in cui avremmo voluto andasse. ( In quel caso era utilizzato dagli sportivi che avevano il terrore di fare sempre lo stesso errore)
nonso.gif

Shanti 07-10-2007 16.56.19

Citazione:

Originalmente inviato da Ray
Però la vergogna, più di altre, ha la caratteristica che può sorgere anche in seguito... ovvero può darsi che ricordando un episodio n cui non ci siamo vergognati quando è accaduto, ci vergognamo adesso... particolare no?

A volte senza necessariamente ricordare un episodio ci si imbatte proprio, ho un esempio specifico: vedi qualche post (ok di più icon_mrgr:) scritto in passato... Ce ne sono alcuni che nemmeno sono riuscita a rileggere.
Citazione:

Originalmente inviato da Sole
Nel momento in cui si faceva quella cosa si era in un modo e ad agire era quel tipo che eravamo.. poi si cambia e non capiamo come siamo stati capaci di non controllare e ci giudichiamo...

Ecco, Sole lo ha spiegato molto bene, scatta il giudizio e di conseguenza la vergogna.

Ray 07-10-2007 23.18.55

Citazione:

Originalmente inviato da Sole (Messaggio 40353)

Nota di Uno, ho unito le due discussioni ;)

Sorry...

Anche io ho le idee un po' confuse sull'argomento... vedo che sono uscite cose inerenti a quello su cui volevo porre l'attenzione, soprattutto RedW quando parla di successiva presa di coscienza.

Ho l'impressione che ci siano due questioni distinte (o perlomeno mi vien da distinguere per chiarirmi)... l'una è un blocco che sopravviene in seguito come nel rendersi conto adesso che si è fatta una brutta figura ieri, ed ecco che mi vergogno (c'è comunque una "presa di coscienza" e questa però fa scattare il meccanismo da voi descritto sui film che mi faccio di me stesso) e l'altra che secondo me fa un'altra cosa e ci può essere d'aiuto.

Mettiamo che in passato ho fatto una brutta cosa e al momento non me ne sono reso conto. Poi col tempo sviluppo me stesso e, una delle conseguenze è una diversa moralità o se volete responsabilità, e mi rendo conto dopo che ho fatto qualcosa che non andava bene e me ne vergogno. Potrebbe scattare un meccanismo virtuoso... come il voler aggiustare quel che ho fatto o perlomeno imparare da esso e non farlo più (comunque crescita).

Tutto dipende da come uso sta vergogna (e non mi faccio usare)... anche la stessa brutta figura alla fin fine mi può essere utile per segnalarmi qualche fantasia che ho su me stesso (che corrisponde a caratteristiche di me che non ho accettato).

jezebelius 08-10-2007 12.59.28

Quindi potremmo individuare la vergogna non come cosa negativa soltanto e ad una prima analisi ma anche come campanello d'allarme per un certo verso.
A questo punto potrei dire che la vergogna è un " limite" al quale si arriva, o ci si rende conto di essere arrivati, anche dopo. Di questo limite, quale blocco, bisognerà individuare la causa e passare ad una nuova elaborazione di se stessi e della vergogna " uscita" in quel momento.
Non so...è come se nel plasmare me stesso, nel senso sia di trasformazione - in base a nuovi canoni per i quali modifico me stesso - e sia di " visione " che vorrei dare agli altri, qualcosa esca fuori, come una falla insomma.
Per l'appunto di parlava anche di perdita di energia.

cassandra 08-10-2007 15.25.14

Si può pensare che la vergogna nasce dalla paura di essere giudicato se l'azione che l'ha preceduta è di pubblico dominio,si può provare un'intima vergogna se invece siamo da soli ad esserne a conoscenza...
Da piccola mi vergognavo perchè al mio compleanno cantavano "tanti auguri..."fuggivo a nascondermi sotto il letto di mia nonna,non gradivo essere al centro dell'attenzione...piangevo disperata.
Da adolescente andavo al mare e facevo il bagno con i pantaloncini perchè ero un pò in carne e non volevo farmi vedere,la cosa starna è che anche quando sono sbocciata continuavo a vergognarmi come se fossi sempre la stessa ragazzina paffutella...(vergogna per complessi)booh.gif
Adesso invece mi vergogno quando entro in un posto che non conosco,tra gente estranea un pò ci metto prima di ambientarmi,ed anche di azioni che ho compiuto e che fanno parte della mia pagella sociale...
Ci sono cose di cui ti vergogni perchè sono gli altri a fartene vergognare,in base all'idea che c'è un giusto ed uno sbagliato universale ed un marcato senso critico verso gli altri più che verso se stessi.
Ma credo che la vergogna punge davvero quando si commette un'azione che fino ad un attimo prima avevi rifiutato, come per dire "a me questo non capiterà mai",oppure "hai visto quello che ha combinato...non si fa,è assurdo etc."e poi puntualmente finisci per avere lo stesso comportamento.
Certo è che è meglio vivere un esperienza vergognosa,che reprimersi per non essere giudicati dagli altri,farne tesoro poi è l'optimum.
Se si parte dal presupposto che se non conosci,non puoi neanche scegliere,anche le esperienze di cui ci si è vergognati assumono tutto un altro senso, quando servono per non ripetere lo stesso errore (se di errore si può parlare)...quel senso che però il resto delle persone tendono a non voler vedere,perchè anche solo per un attimo ci si sente migliori di chi ha sbagliato,di chi ha vissuto un qualcosa fuori dagli schemi classici,o lontano dall'idea che si aveva di quella persona...
L'argomento è complesso più di quanto appare,in sintesi ci vergognamo quando non rispecchiamo ciò che credevamo essere (non siamo il personaggio in cui ci siamo identificati),o perchè non ci rendiamo conto,non accettiamo ciò che realmente siamo...e cioè una marea di possibilità,quando queste probabilità vengono superate da una che non tenevamo in considerazione, ecco che dall'essere impreparati può nascere l'idea di aver fatto qualcosa di scorretto,di cui vergognarsi...
Va da se che nel provare tale emozione c'è una dispersione energetica,il calore sale,si diffonde e va a nutrire quella fonte...è necessario come con le altre emozioni negative accettarla,osservarla,accoglierla, per non ricadere sempre nello stesso circuito...in pratica ricapitolare anche le vicende che ci hanno fatto provare vergogna.:C:

griselda 08-10-2007 17.31.32

La vergogna se non si è conosciuta, studiata attentamente accettata e compresa ma si fa finta che non esista per cercare di superarla, può portare a saltare da un lato all'altro con un rimbalzo poi peggiorativo all'indietro.

turaz 08-10-2007 17.51.43

porta a vivere "estremi " se affrontata così?

Ray 08-10-2007 22.56.27

Citazione:

Originalmente inviato da cassandra (Messaggio 40414)
Certo è che è meglio vivere un esperienza vergognosa,che reprimersi per non essere giudicati dagli altri,farne tesoro poi è l'optimum.

[...]

Va da se che nel provare tale emozione c'è una dispersione energetica,il calore sale,si diffonde e va a nutrire quella fonte...è necessario come con le altre emozioni negative accettarla,osservarla,accoglierla, per non ricadere sempre nello stesso circuito...in pratica ricapitolare anche le vicende che ci hanno fatto provare vergogna.:C:

Secondo me Cassi dice due cose importanti, perchè aprono a due "come" e i come sono quelli che fanno la differenza in tutto.

La prima secondo me da una bella scremata a tutto il discorso vergogna... di fronte ad un ricordo/situazione per cui ci si vergogna a mio avviso un buon inizio è chiedersi (chiedersi sul serio): "vorrei davvero aver fatto diversamente?"... con tutte le conseguenze del caso, che vanno esplorate di volta in volta.

La seconda riguarda la dispersione... che dispersione può non essere se "egoisticamente" cerco di usare per me. C'è quel calore che sale, come giustamente dice e c'è la tendanza a fuggire da quel che si sente, come giustamente fa notare Gris... ma ormai sappiamo no? Sappiamo che ci possiamo ancorare e lasciare che salga...

griselda 28-01-2008 16.04.06

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 40445)
ma ormai sappiamo no? Sappiamo che ci possiamo ancorare e lasciare che salga...

Allora scrivo qui, perchè mi vergogno a chiederlo, ma avrei già voluto farlo sotto altri post dove si parla di "ancorarsi a terra" ( mi vergogno perchè mi sento l'unica al mondo a non aver ancora compreso cosa voglia dire) piango.gif
Qualcuno ha voglia di spiegarmi per favore cosa vuol dire e come si fa ad ancorarsi a terra? ( qui ad esempio nel caso specifico della vergonga, magari l'esempio se lo comprendo poi potrei applicarlo anche a tutto il resto, almeno penso. )
Vi ringrazio anticipatamente. fiori.gif
:C:

Astral 28-01-2008 19.25.54

Qualcuno ha scritto che la vergogna è la paura, io aggiungerei paura+senso di colpa, poichè la sola paura non basta a farci vergognare, c'è anche l'imbarazzo ed il senso di inadeguatezza.

Però mi domando se sia una sensazione soggettiva: c'è gente che si vergogna a chiedere le cose, e altri che uccidono e non hanno senso di vergogna o di colpa.

griselda 28-01-2008 19.38.34

Citazione:

Originalmente inviato da Astral (Messaggio 48553)
Qualcuno ha scritto che la vergogna è la paura, io aggiungerei paura+senso di colpa, poichè la sola paura non basta a farci vergognare, c'è anche l'imbarazzo ed il senso di inadeguatezza.

Però mi domando se sia una sensazione soggettiva: c'è gente che si vergogna a chiedere le cose, e altri che uccidono e non hanno senso di vergogna o di colpa.

Provo a risponderti io Astral che di vergogna ne ho masticata tanta e ancora ne mastico.

Una è frutto di problemi irrisolti credo e di non accettazione l'altra di stati di coscienza diversi, quando si arriva al buio totale, alla cecità della coscienza e allora forse c''è il silenzio assoluto e nessuna vergogna. Una sorta di insensibilità.
Almeno così credo.
:C:

jezebelius 26-03-2008 01.46.01

Riprendo un attimo questo discorso.

Volevo portare, per quel che mi riguarda, una situazione per cui cerco di capire sta vergogna.
Si è detto, insomma, che può trattarsi di non accettazione o anche di senso di colpa o addirittura che la vergogna può arrivare a salire anche dopo che un fatto si è commesso; nel senso che questo moto interiore sovviene successivamente e non durante a mò di campanello.
Non so quanto avvalorare questa considerazione poichè ho visto su di me, e forse mi sbaglio o forse, anche, non ho visto bene ma insomma questo moto, come poi tutti gli altri di cui abbiamo poca coscienza, agisce in sordina.
Ho potuto notare che ci sono atteggiamenti in cui provo vergogna anche durante e semmai, quel che sento dopo, mi spinge più a ricordare quell'atteggiamento che ho avuto e ciò che ho " sentito ".
Voglio dire che, al di la di tutto, per come una situazione si è svolta, comunque, in quell'istante, ho provato vergogna solo che, come dire, l'ho sepolta per poi aspettare, mediante altro forse associazioni, che successivamente uscisse fuori.
Questo modo di porsi, sia nei confronti di se stessi e sia nei confronti degli altri, mi pare che l'abbiamo detto, genera da un lato quel rossore che ci vede protagonisti anche interiormente; dall'altro, non di meno, ci vede protagonisti agli occhi degli altri.
Tornando un attimo indietro, per quanto ho la capacità di riprendere quel che mi è accaduto, ricordo che nel periodo delle elementari erano poche le volte che uscivo dalla classe per andare in bagno.
Sembra una stupidaggine ed in effetti forse lo è ma se guardo bene, questo " reprimere " ha un sapore amaro ( lapsus...nel cercare di scrivere " amaro ", mi son venute fuori le parole " amore " ed " amare "...) che mi tiene compagnia da un bel po.
Tornando a quella situazione per cui non chiedevo mai di uscire o andare in bagno, le volte che chiedevo, al contrario, di andarci mi " limitavo" solo a fare la pipì.
Questa riflessione che forse è comune a tanti credo, può essere accomunata, secondo me, ad una sorta di repulsione quando ad esempio si parla dei " bisogni " fisiologici. Ho notato che ci son persone che hanno difficoltà a parlare di queste necessità fisiologiche, come fosse un qualcosa da tenere nascosto, segregare. Ora non voglio portare l'attenzione su altro ma era solo per dire che probabilmente, chi più chi meno, tutti si è, come dire, interessati da questa tipologia comportamentale.
Tornando alla scuola, avevo in effetti vergogna di andare al bagno per una serie di motivi primo fra tutti sapere che qualcuno poteva "sentirmi" o pensare che qualcuno fosse in bagno ( da questo poi associare che una volta uscito quel qualcuno ero io ), addirittura, mi sentivo " colpevole" per l'odore che, inevitabilmente ed anche chiaramente, ne derivava.
Son portato poi, mi rendo conto, a fare più o meno la stessa cosa anche quando, oggi, vado in un bagno di un luogo pubblico: tendo a limitare il tempo da " perdere " in bagno, tanto è vero ci vado in quei casi che possono essere definiti estremi, come erano estremi quelli per cui chiedevo di andare in bagno nel periodo che ho riportato.
Insomma una repressione che forse ho elaborato per una certa parte ma che per altro, ancora, ha un non so che di occulto.
Mi ricordo che quando ero piccolo - e lo faccio ancora adesso - quando sono in bagno, devo chiudere la porta a chiave per essere tranquillo, al riparo da ciò che può essere una intrusione anche violenta in quel che sto facendo.
Questo si collega al fatto che volevo " nessuno mi vedesse ", in una cosa intima, personale.

Fermandomi ancora in quel periodo il " trattenere ", insomma non chiedere di soddisfare un bisogno e cercare di " rilassarmi " soltanto a casa, in quel luogo che in effetti mi faceva sentire più riparato, poco meno lontano da un giudizio - di fatti chiudevo comunque la porta, come la chiudo ora - mi riporta alla mente qualcosa di sgradevole che non è soltanto associabile al " bisogno fisiologico" ma che mi produce nello stomaco qualcosa che non riesco a decifrare o anche solo leggere.
Anche per me, in effetti qualche volta, si è realizzata la situazione per cui, a letto, mi ritrovavo con le lenzuola bagnate; la pipì a letto credo che sia il classico per un bambino. Ma mi rendo conto che faccio fatica - facendomi problemi su problemi, per una cosa che lucidamente non dovrebbe - anche solo a pensare alla c...a, alle feci.
Come, ancora, la vergogna scatta oggi, lo ripeto così suppongo di non dimenticarmene, quando fuori del bagno, ci sono altre persone; quando, forse, mi sento nudo davanti gli occhi altrui anche se c'è la porta a dividere ( una porta fittizia per certi versi ) e quindi non ho più la mia " immagine " che mi supporta. Quando, ancora, ho paura di dire la mia in mezzo ad un gruppo, che sia una classe o anche no ( anche se in parte questa manifestazione, non so come, l'ho superata ma forse pure qua me la racconto ). Tuttavia non posso non mettere qua perchè la vedo o meglio che dica sento, collegata quando scattavano a seguito di questa repressione forse, i pianti a cui si associava, una rabbia incontrollabile. Ecco la maggior parte delle volte il pianto arrivava perchè, anche in quella occasione, mi ero sentito " nudo", scoperto anche da solo.
Non credo che sia finita ma per il momento, anche se forse un po lungo, metabolizzo un po questo.

Ray 26-03-2008 02.34.28

Citazione:

Originalmente inviato da jezebelius (Messaggio 51407)
e quindi non ho più la mia " immagine " che mi supporta.

Questo mi pare il succo della vergogna. Il trovarsi in situaaione in cui temiamo ci percepiscano per quel che siamo invece da quel che vorremmo che gli altri pensino che siamo... perfetti, senza difetti, senza cacca, reale o metaforica che sia.

Parli anche di una sensazione simile all'andar fuori di testa se questo succede e non ci si può fare nulla... sisi, a me è capitato, ma funziona per così dire al contrario. Pensiamo di andar fuori di testa quando dobbiamo iscire da quel fittizio e comodo bossolo della falsa immagine di noi stessi, in realtà è il botto di come siamo tutto d'un fiato che destabilizza... non è l'uscire è il rientrare.

Astral 26-03-2008 22.13.46

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 51410)
Questo mi pare il succo della vergogna. Il trovarsi in situaaione in cui temiamo ci percepiscano per quel che siamo invece da quel che vorremmo che gli altri pensino che siamo... perfetti, senza difetti, senza cacca, reale o metaforica che sia.

Parli anche di una sensazione simile all'andar fuori di testa se questo succede e non ci si può fare nulla... sisi, a me è capitato, ma funziona per così dire al contrario. Pensiamo di andar fuori di testa quando dobbiamo iscire da quel fittizio e comodo bossolo della falsa immagine di noi stessi, in realtà è il botto di come siamo tutto d'un fiato che destabilizza... non è l'uscire è il rientrare.

Credo che a volte abbiamo paura che ci percepiscano inadeguati, imperfetti, ma non è detto che sia cosi. La vergogna può nascere anche di una percezione sbagliata di noi: ovvero siamo bravi in un lavoro lo stesso, ma ci sottovalutiamo.

Ci sono ad esempio ragazze bellissime, ma che si vergognano del loro corpo, perchè "secondo loro" non va bene ( ma non è detto che sia cosi, poi per quelle che è veramente cosi, ovviamente la vergogna è maggiore).

cassandra 01-04-2008 14.52.33

Citazione:

Originalmente inviato da griselda (Messaggio 48537)
Allora scrivo qui, perchè mi vergogno a chiederlo, ma avrei già voluto farlo sotto altri post dove si parla di "ancorarsi a terra" ( mi vergogno perchè mi sento l'unica al mondo a non aver ancora compreso cosa voglia dire) piango.gif
Qualcuno ha voglia di spiegarmi per favore cosa vuol dire e come si fa ad ancorarsi a terra? ( qui ad esempio nel caso specifico della vergonga, magari l'esempio se lo comprendo poi potrei applicarlo anche a tutto il resto, almeno penso. )
Vi ringrazio anticipatamente. fiori.gif
:C:

Grii ci provo..allora,ovviamente devi accorgerti che la vergogna sta salendo,quando la senti è come appoggiarsi forte sui piedi,come considerarli la base ferma da cui lasciar partire le sensazioni..invece di pensare "ecco sto diventando rossa,madò non mi controllo,etc.etc."cercare subito un punto fermo.E' come reindirizzare l'emozione facendola passare dai piedi,dal basso,l'ancora (ancorarsi con i piedi al suolo)...questa cosa rallenta il processo vergognoso,è come un trucco che ci mette in condizione di gestire la cosa mentre si verifica,sale e di iniziare a controllarla,anzicchè farsi bruciare come una stellina di Capodanno.

abbraccio:
P.S.se non è chiaro,dillo pure,magari ci chiariamo meglio entrambe..:C:

griselda 02-04-2008 11.34.29

Citazione:

Originalmente inviato da cassandra (Messaggio 51653)
Grii ci provo..allora,ovviamente devi accorgerti che la vergogna sta salendo,quando la senti è come appoggiarsi forte sui piedi,come considerarli la base ferma da cui lasciar partire le sensazioni..invece di pensare "ecco sto diventando rossa,madò non mi controllo,etc.etc."cercare subito un punto fermo.E' come reindirizzare l'emozione facendola passare dai piedi,dal basso,l'ancora (ancorarsi con i piedi al suolo)...questa cosa rallenta il processo vergognoso,è come un trucco che ci mette in condizione di gestire la cosa mentre si verifica,sale e di iniziare a controllarla,anzicchè farsi bruciare come una stellina di Capodanno.

abbraccio:
P.S.se non è chiaro,dillo pure,magari ci chiariamo meglio entrambe..:C:

Domanda: con te funziona sempre questa cosa, intendo ogni volta che provi vergogna?
A me di recente non ha funzionato ma non ho capito bene cosa non è andato come doveva andare.
:C:

cassandra 02-04-2008 16.50.56

Citazione:

Originalmente inviato da griselda (Messaggio 51670)
Domanda: con te funziona sempre questa cosa, intendo ogni volta che provi vergogna?
A me di recente non ha funzionato ma non ho capito bene cosa non è andato come doveva andare.
:C:

No Gri..purtroppo noicon_mrgr: ,però dipende da me,nel senso che se sono disattenta e non mi accorgo, parto e mi incendio..ma quando riesco a beccarla in tempo,allora qualcosa nella mia reazione cambia,rallenta..E' come se mi distraessi volontariamente da ciò che sta accadendo intorno per un attimo, pensando a quel che sta scorrendo in me reindirizzandolo dai piedi, questo da il tempo per rallentare l'emozione che avendo più strada da fare prima di arrivare in testa, ti da modo di gestirla un cincinino meglio,non è che passa,ma inizi ad avere un pò più di controllo su di lei..
Poi credo che ci siano periodi e periodi,nel senso che ultimamente anch'io ho attraversato settimane in cui non mi sentivo proprio,intendo che non riuscivo ad ascoltarmi,forse quando ci sono dei cali,diventa più difficile gestirsi,ma continuare a provare,anche quando è così credo sia importante..
fiori.gif

P.S.Al riguardo mi chiedevo anche se, in quel momento in cui appunto si cambia rotta alla vergogna,si verifica una piccola sospensione?..nonso.gif

griselda 02-04-2008 18.05.02

Citazione:

Originalmente inviato da cassandra (Messaggio 51693)
No Gri..purtroppo noicon_mrgr: ,però dipende da me,nel senso che se sono disattenta e non mi accorgo, parto e mi incendio..ma quando riesco a beccarla in tempo,allora qualcosa nella mia reazione cambia,rallenta..E' come se mi distraessi volontariamente da ciò che sta accadendo intorno per un attimo, pensando a quel che sta scorrendo in me reindirizzandolo dai piedi, questo da il tempo per rallentare l'emozione che avendo più strada da fare prima di arrivare in testa, ti da modo di gestirla un cincinino meglio,non è che passa,ma inizi ad avere un pò più di controllo su di lei..
Poi credo che ci siano periodi e periodi,nel senso che ultimamente anch'io ho attraversato settimane in cui non mi sentivo proprio,intendo che non riuscivo ad ascoltarmi,forse quando ci sono dei cali,diventa più difficile gestirsi,ma continuare a provare,anche quando è così credo sia importante..
fiori.gif

P.S.Al riguardo mi chiedevo anche se, in quel momento in cui appunto si cambia rotta alla vergogna,si verifica una piccola sospensione?..nonso.gif

Allora ultimamente mi è successo di non arrossire e ci sono riuscista solo spostando l'attenzione, però poi qualche giorno fa questa cosa non sono riuscita a farla ovvero ho avuto l'impressione (adesso la dico grossa) di uno spostamento interno, davanti ad una persona non ho tenuto botta, ma quello che credo diaver visto è che li in quel momento non c'ero io, non ero nel presente ma nel passato, c'era un mio io infantile che aveva paura come quando ero bambina, insomma ho avuto la sensazione che io sono sparita per un attimo il tempo di arrossire poi sono tornata e stava per partire il giudizio che ho bloccato ed ho cercato di capire cosa era successo.
Se così fosse, e non ne sono ancora sicura, allora bisognerebbe chiedersi in continuazione dove siamo, chi siamo e cosa stiamo facendo, altrimenti salta su qualche piccolo io che la fa da padrone ma che vive nel passato. E possibile ciò secondo voi?
:C:

jezebelius 02-04-2008 23.52.35

Citazione:

Originalmente inviato da griselda (Messaggio 51699)
Allora ultimamente mi è successo di non arrossire e ci sono riuscista solo spostando l'attenzione, però poi qualche giorno fa questa cosa non sono riuscita a farla ovvero ho avuto l'impressione (adesso la dico grossa) di uno spostamento interno, davanti ad una persona non ho tenuto botta, ma quello che credo diaver visto è che li in quel momento non c'ero io, non ero nel presente ma nel passato, c'era un mio io infantile che aveva paura come quando ero bambina, insomma ho avuto la sensazione che io sono sparita per un attimo il tempo di arrossire poi sono tornata e stava per partire il giudizio che ho bloccato ed ho cercato di capire cosa era successo.
Se così fosse, e non ne sono ancora sicura, allora bisognerebbe chiedersi in continuazione dove siamo, chi siamo e cosa stiamo facendo, altrimenti salta su qualche piccolo io che la fa da padrone ma che vive nel passato. E possibile ciò secondo voi?
:C:

Secondo me è possibile.
Mi è capitato oggi che, entrando in un negozio, abbastanza, come dire, " saldo" mi son trovato poi all'interno, nel momento in cui mi perdevo o non ero capace di tenermi, che " combattevo" con un qualcosa che voleva "uscire".
Non so se riesco a spiegarmi ma in sostanza non appena mi lasciavo, un po più, andare sentivo questa sensazione di vergogna; non appena, invece, mi riprendevo e quindi tirarmi su, ecco che la tenevo a bada. Non è molto semplice, mi sono accorto, tutto ciò e di fatti mi sono scaricato tantissimo.

Ray 11-11-2008 01.46.08

Riporto su il discorso perchè mi è capitato di ragionarci oggi e di concludere che l'argomento può essere esplorato ancora (beh, come ogni cosa).

La vergogna la vedo come la paura di quello che gli altri possono pensare di noi. O la controprova che l'hanno effettivamente pensato (tipo mi prendono in giro o simili).

Gli esempi possono essere svariati... ho paura di far brutta figura, ovvero che pensino che non sono adeguato, ho paura che si sappia cosa provo o penso (tipo che mi piace quella ragazza o che ho avuto la tentazione di rubare) se quel che provo o penso non è proprio edificante... insomma ho paura dei giudizi degli altri, ho paura di essere scoperto, che si veda (pensiero o azione o sentimento o desiderio o quel che è).

Il punto è che quei pensieri altrui di cui ho paura in realtà sono miei. Sono quello che penso io... e che penserei di uno in quella stessa situazione, o con gli stessi pensieri, desideri, sentimenti). Insomma è del mio stesso giudizio che ho paura.

Ma come faccio ad aver paura di qualcosa che è mio? Se è mio come fa a minacciarmi? Beh, il fatto è che lo "metto" negli altri, non lo leggo come mio (a volte in parte), non lo voglio sentire.

Questo avviene anche perchè è presente pure il pensiero contrastante, che spesso è speranza. Tipo mi vergogno a mostrarmi in costume perchè penso di non piacere (mi giudico non adeguato... in realtà non mi giudico, ma temo di esserlo... se fosse un giudizio finale sarei in pace col fatto di non mettermi in costume), ma sotto sotto spero di piacere lo stesso. Solo che questo secondo pensiero/speranza mi da piacere e quindi me lo tengo, mentre il timore di non piacere mi fa soffrire e lo espello. Quindi faccio finta di non pensarci io e mi limito a temere che lo pensino gli altri. Magari non sempre tutti gli altri, solo quelli a cui tengo in particolar modo, e quindi quelli in cui "metto" (proietto) più roba.

Insomma, alla fin fine, anche la vergogna serve a non sentire. Forse basterebbe reggere il MIO pensiero su di me, su quello che temo di me.

Il rossore lo vedo come energia che sale veloce alla testa, lasciando vuoto sotto... testa calda, piedi freddi (e quindi sudore per differenza).

Come la vedete?

RedWitch 11-11-2008 11.06.27

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 61619)
.........
Ma come faccio ad aver paura di qualcosa che è mio? Se è mio come fa a minacciarmi? Beh, il fatto è che lo "metto" negli altri, non lo leggo come mio (a volte in parte), non lo voglio sentire.

Questo avviene anche perchè è presente pure il pensiero contrastante, che spesso è speranza. Tipo mi vergogno a mostrarmi in costume perchè penso di non piacere (mi giudico non adeguato... in realtà non mi giudico, ma temo di esserlo... se fosse un giudizio finale sarei in pace col fatto di non mettermi in costume), ma sotto sotto spero di piacere lo stesso. Solo che questo secondo pensiero/speranza mi da piacere e quindi me lo tengo, mentre il timore di non piacere mi fa soffrire e lo espello. Quindi faccio finta di non pensarci io e mi limito a temere che lo pensino gli altri. Magari non sempre tutti gli altri, solo quelli a cui tengo in particolar modo, e quindi quelli in cui "metto" (proietto) più roba.

Si sono d'accordo con quanto dici, soprattutto il nerettato.. ho visto che spesso funziona cosi' per molte cose : senso di inadeguatezza e vergogna .. io penso di non piacere , ma evito di guardarmi sul serio, sperando che un altro mi dica "ma no guarda che stai bene in costume", trovando fuori quella sicurezza che non sento dentro.. fatto e' che se qualcuno mai si permette di dire che in effetti non sto bene in costume mi arrabbio, ci rimango male etc.. (ma come si permette di...?), fintanto che nessuno esprime un giudizio sul "sto bene o sto male" mi vergogno di mostrarmi in costume e basta.. oltretutto, se davvero mi interessasse non vergognarmi, e volessi fare qualcosa per me, certamente troverei il modo (che so una dieta, la palestra o altro), la vergogna e basta credo sia anche un modo per cullarsi dentro alle cose. E' un malessere, non dico di no, ma e' qualcosa che nasconde dell'altro sotto, mai fine a se' stessa secondo me ... per cui rimediabile , impegnandosi ovviamente :H

Citazione:

Il rossore lo vedo come energia che sale veloce alla testa, lasciando vuoto sotto... testa calda, piedi freddi (e quindi sudore per differenza).

Come la vedete?
Il vuoto sotto si , fa perdere il contatto con la terra e con se' stessi.. e ci si perde

griselda 11-11-2008 12.49.33

Io dividerei vergogna che è data da non voglia di cambiare e vergogna da non accettazione di una parte di se.

Cerco di spiegarmi, perchè secondo me anche la reazione è diversa la prima se mi fanno vergognare mi arrabbio, perchè non voglio cambiare l'altra invece arrossisco.

Il rossore avviene secondo me quando c'è una sofferenza, quando arriva immediatamente il centro emotivo a ricordo di un qualcosa di non accettato.

E' come se io avessi perso una gris da qualche parte, nel momento in cui la gris si è scissa tramite un taglio, quella gris tagliata è rimasta a girare da qualche parte dentro di me, perchè considerata inadeguata/sbagliata ecco che quando il movimento emotivo me la riporta a galla lei non sa cosa fare se non arrossire io lo percepisco come una luce che va a puntare su di lei su quella gris, quella che ho relegato in angolo di me stessa, non la voglio vedere non esiste perchè mi ha fatto stare male, l'ho cacciata via e solo il pensiero che esista mi manda in tilt, in getta in quel vuoto in cui la paura della sua esistenza di quello che mi ha portato come esperienza mi lascia esterefatta.
Del tipo: oddio e se la scoprono come l'ho scoperta io? strabuzza:
Non voglio è questo non volere che fa scattare il rossore è un lanciarsi lontano da lei.
Alla base quindi credo ci sia un non accettare che esista che sia esistita anche se ora non è più in grado di agire, perchè le ho tolto le chiavi della prigione dove l'ho rinchiusa, e lei nel momento che rivive, ecco che sale con la potenza della vergogna che ho provato quando è stata scoperta.

Faccio un esempio se uno è stato scoperto a rubare ma ha tagliato fuori la parte che ha rubato con il rossore essa si rifà viva non perchè vorrebbe rubare di nuovo, anzi le è impossibile perchè è chiusa da qualche parte, è il pensiero che possa essere trovata/vista da qualcuno che fa arrossire, questo nasce in una situazione in cui è palese che i ladri ruberebbero, ma non essendoci più quella parte non può rubare ma ecco che rimane il rossore come a segnalare che però esiste da qualche parte, è la paura della sua esistenza che fa arrossire.
Insomma è qualcosa che gira a vuoto dentro di noi che non trova collocazione è parte nostra ma non è stata inglobata resta dispersa inconosciuta non accettata non perdonata, come un figlio ripudiato dalla madre.
Questo è ciò che sento io.
:C:

dafne 13-11-2008 00.35.54

Mi è capitato un paio di giorni fà, ci stò ancora lavorando su ma non mi è ancora chiara la dinamica assurda che si è innescata.
Ho chiesto ai ragazzi del mini market vicino a casa di dirmi se sentivano di qualcuno che avesse bisogno di pulizie o stiro, la cosa incredibile è che ho dovuto fare uno sforzo tremendo per chiedere e sono letteralmente fuggita via dopo...mi sentivo terribilmente in imbarazzo.
Poi sono tornata e ho rispiegato con calma il tutto alla signora ma mi sento un'idiota, come si fà a vergognarsi a chieder lavoro?!

Mi sono resa conto che mi parte lo stesso attrito tremendo quando devo chiamare per un annuncio, una parte di me si sente inadeguata non c'è dubbio e aggiunta a questa, o causata da questa, ecco che spunta la vergogna.

Sono capace di arrossire come un peperone parlando della mia necessità e alle volte temo che questo stato di disagio passi come una forma di scarso interesse perchè poi cerco di arginare la vergogna e mi irrigidisco, divendo, come dire, insensibile, mi blocco...
mah
Troppo nobile per chiedere? O troppo insicura di me? O entrambe?

Ma mi pare che ci vergogniamo di qualcosa quando è un qualcosa che non vogliamo ammettere esista, tipo io non voglio ammettere di essere in difficoltà e così non chiedo...

magari è simile al meccanismo "non ho soldi e allora spendo", nego a tal punto un fatto da arrivare a comportarmi al suo esatto opposto (o contrario? leggo.gif ) provando disagio, quindi vergogna quando percepisco il rischio che si scopra l'altarino..

William 13-11-2008 08.12.59

Citazione:

Originalmente inviato da dafne (Messaggio 61692)
Mi è capitato un paio di giorni fà, ci stò ancora lavorando su ma non mi è ancora chiara la dinamica assurda che si è innescata.
Ho chiesto ai ragazzi del mini market vicino a casa di dirmi se sentivano di qualcuno che avesse bisogno di pulizie o stiro, la cosa incredibile è che ho dovuto fare uno sforzo tremendo per chiedere e sono letteralmente fuggita via dopo...mi sentivo terribilmente in imbarazzo.
Poi sono tornata e ho rispiegato con calma il tutto alla signora ma mi sento un'idiota, come si fà a vergognarsi a chieder lavoro?!

Mi sono resa conto che mi parte lo stesso attrito tremendo quando devo chiamare per un annuncio, una parte di me si sente inadeguata non c'è dubbio e aggiunta a questa, o causata da questa, ecco che spunta la vergogna.

Sono capace di arrossire come un peperone parlando della mia necessità e alle volte temo che questo stato di disagio passi come una forma di scarso interesse perchè poi cerco di arginare la vergogna e mi irrigidisco, divendo, come dire, insensibile, mi blocco...
mah
Troppo nobile per chiedere? O troppo insicura di me? O entrambe?

Ma mi pare che ci vergogniamo di qualcosa quando è un qualcosa che non vogliamo ammettere esista, tipo io non voglio ammettere di essere in difficoltà e così non chiedo...

magari è simile al meccanismo "non ho soldi e allora spendo", nego a tal punto un fatto da arrivare a comportarmi al suo esatto opposto (o contrario? leggo.gif ) provando disagio, quindi vergogna quando percepisco il rischio che si scopra l'altarino..

ti comprendoabbraccio:mi ritrovo spesso in situazioni per cosi dire simili,solo che non arrossisco sono di quelli che sbianca.

Sole 23-11-2008 02.34.02

Citazione:

Originalmente inviato da dafne (Messaggio 61692)
Troppo nobile per chiedere? O troppo insicura di me? O entrambe?

Ma mi pare che ci vergogniamo di qualcosa quando è un qualcosa che non vogliamo ammettere esista, tipo io non voglio ammettere di essere in difficoltà e così non chiedo...

magari è simile al meccanismo "non ho soldi e allora spendo", nego a tal punto un fatto da arrivare a comportarmi al suo esatto opposto (o contrario? leggo.gif ) provando disagio, quindi vergogna quando percepisco il rischio che si scopra l'altarino..

Secondo me entrambe, infatti penso che la vergogna derivi da un conflitto e cioè ciò che vorremmo essere e far vedere fuori e ciò che pensiamo di non essere e la paura che gli altri vedano. O meglio, ciò che vorremmo far vedere di noi e ciò che non vorremmo mai gli altri vedessero.
Se pensiamo a quando diventiamo rissi infatti, più non vogliamo diventarlo e maggiore è il rossore, non si regge il manifestare il fatto di diventare rossi e si diventa incandescenti (uff).
Quante volte diciamo: ma non si vergogna quello?
Magari uno che ha fatto una cosa pazzesca e vergognosa. Evidentemente no, perchè non è in conflitto con quello che è dentro e ciò che manifesta.

griselda 23-11-2008 11.01.19

Citazione:

Originalmente inviato da William (Messaggio 61696)
ti comprendoabbraccio:mi ritrovo spesso in situazioni per cosi dire simili,solo che non arrossisco sono di quelli che sbianca.

Ho sempre pensato che il rossore fosse legato alla vergogna e il pallore alla paura/spavento.
nonso.gif


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