Ermopoli

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Kael 13-04-2006 19.05.12

Ricordarsi di sé
 
Se dovessimo descrivere ciò che abbiamo fatto ieri, ci ricorderemmo proprio tutto nei minimi particolari? ...anche il colore di pantaloni che aveva il signore che ci chiedeva informazioni in Via Roma?

Ovviamente no. Ma questo è ancora un ricordare parziale, che si ferma all'intelletto e non viene compreso nell'essere. Il ricordarsi di se è un ricordare vivo, presente, che permette una vera crescita interiore basata sull'esperienza.

Fintanto che devo "pensare" per ricordare, significa che il ricordo è esterno a me.
Lo devo andare a "prendere" da qualche parte...

Se invece l'avessi interiorizzato, ecco che lo sentirei... costantemente, così come sento di possedere delle mani o dei piedi ogni giorno.

Il ricordarsi di sè pertanto non è cosa semplice, ed è da sempre uno degli obiettivi principali di qualsiasi scuola esoterica... Un ricordarsi di se possibile solo attraverso la "presenza a se stessi" attiva.

jezebelius 14-04-2006 14.26.04

C'è anche da tenere presente che il " ricordarsi di se " proprio perchè non è agevole o quanto meno semplice, rappresenta un grosso ostacolo.
" Interiorizzare " l'esperienza, in maniera attiva, rappresenta in fin dei conti " costituire " l'attenzione che nella stragrande maggioranza dei casi vuole( e dovrebbe ) esssere coltivata.
in una società come la nostra dove quest'elemento viene sottovalutato enormemente la difficoltà, appunto, è insita in se stessi; pertanto bisognerebbe " cambiare " atteggiamento ( anche certamente nella quotidianità ) iniziando, da principio, ad essere " attenti " su una azione o un gesto che davamo per scontato....
Si potrebbe iniziare da qui....forse!

Amy 15-04-2006 14.41.48

non capisco!

Il ricordarsi di se interiore non è legato al nostro essere vivi e alla soddisfazione dei nostri bisogni? Se non è così....mi fate un esempio di ricordo di se "interiorizzato" che non sia fisiologico?

DanieleAsunis 15-04-2006 15.31.44

Per esempio di non fisiologico abbiamo un 'ricordo' interiorizzato del nostro nome.
Se qualcuno ci chiede qual è il nostro nome non abbiamo bisogno di pensarci prima di rispondere, perchè il nome (etichetta) è uno con noi che stiamo dando la risposta.

Amy 15-04-2006 16.13.30

...e allora non è così difficile!!!! Perchè considerarlo un "ostacolo"?

Kael 15-04-2006 16.23.47

Citazione:

Originalmente inviato da Amy
...e allora non è così difficile!!!! Perchè considerarlo un "ostacolo"?

Se fosse semplice, sbagliato la prima volta non sbaglieremmo più. E non mi sto riferendo a "grandi eventi" dove le sensazioni sono così forti da rimanerci "impresse", volenti o nolenti... sto parlando delle piccole cose dove continuiamo a non "ricordarci di noi" e che giocoforza ci capiteranno ancora e ancora, finchè non le interiorizzeremo.

"Impresse" è la parola giusta...
Quante cose ci restano impresse di tutte quelle che abbiamo vissuto?
Troppo poche non credi?

jezebelius 15-04-2006 17.39.28

Citazione:

Originalmente inviato da Kael
Se fosse semplice, sbagliato la prima volta non sbaglieremmo più. E non mi sto riferendo a "grandi eventi" dove le sensazioni sono così forti da rimanerci "impresse", volenti o nolenti... sto parlando delle piccole cose dove continuiamo a non "ricordarci di noi" e che giocoforza ci capiteranno ancora e ancora, finchè non le interiorizzeremo.

"Impresse" è la parola giusta...
Quante cose ci restano impresse di tutte quelle che abbiamo vissuto?
Troppo poche non credi?

E' ovvio che " imprimere " e " richiamare " son perfettamente opposti.
Possiamo dire che un " elemento impresso ", ormai parte di noi, è un ricordarsi di se direttamente mentre, al contrario, " richiamare " è una conseguenza dunque un agire indiretto?

Amy 15-04-2006 19.37.30

Citazione:

Originalmente inviato da Kael
Se fosse semplice, sbagliato la prima volta non sbaglieremmo più. E non mi sto riferendo a "grandi eventi" dove le sensazioni sono così forti da rimanerci "impresse", volenti o nolenti... sto parlando delle piccole cose dove continuiamo a non "ricordarci di noi" e che giocoforza ci capiteranno ancora e ancora, finchè non le interiorizzeremo.

"Impresse" è la parola giusta...
Quante cose ci restano impresse di tutte quelle che abbiamo vissuto?
Troppo poche non credi?


Non lo so...io credo che tutto quello che ci capita ci rimane dentro...bello o brutto che sia! Tutto ci "segna" e ci "forma"..

DanieleAsunis 15-04-2006 19.54.00

Giusto basandomi su quello che hai scritto jez mi viene da fare una riflessione sulla questione del 'ricordarsi di sè'.
Appare infatti un problema che forse non è risolvibile nemmeno con la pratica continua.
Innanzitutto + che un 'ricordarsi' c'è piuttosto uno spostamento dell'attenzione dagli oggetti esterni o interni che 'colorano' la mente, all'ente che li sta osservando.
Della serie, adesso sposto l'attenzione su di me per ricordarmi che esisto.
Ma se questo 'ricordarsi di sè' diventa un'esigenza, una pratica da coltivare, forse ciò accade a causa di un gap speriementale che la pratica stessa, per quanto assidua e continua nn può risolvere.
Per esempio, se io dimentico continuamente il mio nome, al punto da dover fare uno sforzo continuo per ricordarlo, significa che passo continuamente da uno stato (cognizione del proprio nome) ad un altro (dimenticanza) e poi di nuovo a quello precedente solo dietro sforzo deliberato.
Possiamo andare avanti così fino alla fine dei nostri giorni?
No! Dobbiamo trovare la chiave e terminare la partita.
E qual è la chiave?
Semplice, se io posso descrivere due stati differenti di coscienza, e posso riconoscere di trovarmi in uno o nell'altro stato, significa che ho cognizione di entrambi. Li vedo entrambi.
E allora la domanda è: chi è colui che ha la cognizione di questi due stati?
La risposta non può che farci scivolare nel nostro stato naturale, indivisibile e non soggetto a doveri di nessun tipo, nemmeno a quello di dover fare uno sforzo continuo per ricordarci 'che siamo'.
Gli stati sono molteplici, ma la coscienza è sempre una ed è indivisibile.
Per esempio, posso prendere la coscienza e dividerla in due, e subito dopo posso chiedermi: chi è cosciente di questo spacco?
Ecco la coscienza apparire di nuovo, assolutamente indivisa.
Quindi la mia conclusione è che noi siamo sempre noi, pura coscienza indivisa.
Perchè dovremmo fare lo sforzo di ricordarcelo?

Uno 15-04-2006 19.54.58

Citazione:

Originalmente inviato da Amy
Non lo so...io credo che tutto quello che ci capita ci rimane dentro...bello o brutto che sia! Tutto ci "segna" e ci "forma"..

Tutto rimane in memoria e potenzialmente ci forma, nella realtà comune poche cose realmente

Amy 15-04-2006 20.07.18

Continuo a non capire!

jezebelius 15-04-2006 20.09.33

Citazione:

Originalmente inviato da DanieleAsunis
Giusto basandomi su quello che hai scritto jez mi viene da fare una riflessione sulla questione del 'ricordarsi di sè'.
Appare infatti un problema che forse non è risolvibile nemmeno con la pratica continua.
Innanzitutto + che un 'ricordarsi' c'è piuttosto uno spostamento dell'attenzione dagli oggetti esterni o interni che 'colorano' la mente, all'ente che li sta osservando.
Della serie, adesso sposto l'attenzione su di me per ricordarmi che esisto.
Ma se questo 'ricordarsi di sè' diventa un'esigenza, una pratica da coltivare, forse ciò accade a causa di un gap speriementale che la pratica stessa, per quanto assidua e continua nn può risolvere.
Per esempio, se io dimentico continuamente il mio nome, al punto da dover fare uno sforzo continuo per ricordarlo, significa che passo continuamente da uno stato (cognizione del proprio nome) ad un altro (dimenticanza) e poi di nuovo a quello precedente solo dietro sforzo deliberato.
Possiamo andare avanti così fino alla fine dei nostri giorni?
No! Dobbiamo trovare la chiave e terminare la partita.
E qual è la chiave?
Semplice, se io posso descrivere due stati differenti di coscienza, e posso riconoscere di trovarmi in uno o nell'altro stato, significa che ho cognizione di entrambi. Li vedo entrambi.
E allora la domanda è: chi è colui che ha la cognizione di questi due stati?
La risposta non può che farci scivolare nel nostro stato naturale, indivisibile e non soggetto a doveri di nessun tipo, nemmeno a quello di dover fare uno sforzo continuo per ricordarci 'che siamo'.
Gli stati sono molteplici, ma la coscienza è sempre una ed è indivisibile.
Per esempio, posso prendere la coscienza e dividerla in due, e subito dopo posso chiedermi: chi è cosciente di questo spacco?
Ecco la coscienza apparire di nuovo, assolutamente indivisa.
Quindi la mia conclusione è che noi siamo sempre noi, pura coscienza indivisa.
Perchè dovremmo fare lo sforzo di ricordarcelo?

Benvenuto Dany:C:

Quindi ti riferisci ad un modo oggettivo di percepire " se stessi " a prescindere dallo spacco che , in un determinato momento, puo evidenziarsi....portandoci a fare uno " sforzo ".
Secondo te si puo parlare di " attivazione " dell'attenzione attraverso la Volontà (di ricordare se stessi ) e, dunque, mantenere la stessa costantemente accesa anzicchè operare uno sforzo che effettivamente non puo accompagnarci per tutta la vita?:C:

Uno 15-04-2006 20.20.57

Citazione:

Originalmente inviato da Amy
Continuo a non capire!

E non è neanche facile esprimerlo, è qualcosa legato al fatto che facciamo la maggior parte delle cose in maniera automatica, mangiamo, dormiamo, guidiamo, lavoriamo, ci laviamo etc etc senza accorgerci di quello che facciamo, senza sentirci nell'operazione... non so come definirtelo.. ma la differenza la puoi notare quando ti capita una cosa che vivi con tutta te stessa... quella paragonata al resto della vita è diversa...
E se ci pensi dopo scopri che in quel momento tu (una parte del vero tu) silenziosamente osservi te stessa che fai quella cosa... questo è uno dei requisiti, quello più facile da esprimere.

Amy 15-04-2006 20.22.12

...come se mentre facessi quella determinata cosa mi guardassi dall'esterno?

Uno 15-04-2006 20.24.21

Citazione:

Originalmente inviato da Amy
...come se mentre facessi quella determinata cosa mi guardassi dall'esterno?

Si

Amy 15-04-2006 20.26.14

Allora è la coscienza di se...più che il ricordarsi! Sbaglio?

Uno 15-04-2006 22.24.11

Citazione:

Originalmente inviato da Amy
Allora è la coscienza di se...più che il ricordarsi! Sbaglio?

Si può dire anche così si.
Prima con "vedersi dal di fuori" intendevo anche "dal di dentro" per un'azione completa

Uno 15-04-2006 22.26.21

Citazione:

Originalmente inviato da DanieleAsunis
Perchè dovremmo fare lo sforzo di ricordarcelo?

Perchè normalmente alla persona normale non riesce?

DanieleAsunis 17-04-2006 00.04.26

Citazione:

Originalmente inviato da Uno
Perchè normalmente alla persona normale non riesce?

Secondo me perchè non triangola.
Cioè perchè, dal momento in cui la persona (che autoindaga) ha cognizione di trovarsi spesso a viaggiare tra uno stato di coscienza e un altro, non si chiede: "chi è cosciente di entrambi gli stati?"

Perchè per esempio, una persona può scoprire anche in modo fortuito che oltre allo stato di coscienza cui è sempre stata abituata, possono essercene altri più limpidi o un pochino più beati, che possono non corrispondere alla 'percezione di sè' generando così confusione.
Quindi uno potrebbe ritrovarsi a rincorrere continuamente uno stato di coscienza + limpido di cui in qualche modo è venuto a conoscienza, convinto invece di oscillare tra stati di coscienza 'colorata' e coscienza di sè.

Per questo trovo molto sensato e giusto metodologicamente il 'triangolare'.
Ti permette sempre di non restare impigliato.
Che ne pensi?

DanieleAsunis 17-04-2006 00.11.13

Citazione:

Originalmente inviato da jezebelius
Benvenuto Dany:C:

Quindi ti riferisci ad un modo oggettivo di percepire " se stessi " a prescindere dallo spacco che , in un determinato momento, puo evidenziarsi....portandoci a fare uno " sforzo ".

Forse si perchè il 'triangolare' non è infinito, quando arrivi proprio in cima al processo sei 'io io uno uno' :H ...nn so che altre parole usare, sei forse nell'unica condizione che non richiede sforzo, per questo facevo un discorso seguendo un filone logico, nulla di +.
Perchè se lo 'Stato Naturale' è l'unico stato che non richiede sforzo e noi ci troviamo nella condizione di dover fare uno sforzo per 'ripristinarlo e mantenerlo' c'è qualcosa che non torna.

Uno 17-04-2006 00.40.24

Citazione:

Originalmente inviato da DanieleAsunis
Secondo me perchè non triangola.
Cioè perchè, dal momento in cui la persona (che autoindaga) ha cognizione di trovarsi spesso a viaggiare tra uno stato di coscienza e un altro, non si chiede: "chi è cosciente di entrambi gli stati?"

Perchè per esempio, una persona può scoprire anche in modo fortuito che oltre allo stato di coscienza cui è sempre stata abituata, possono essercene altri più limpidi o un pochino più beati, che possono non corrispondere alla 'percezione di sè' generando così confusione.
Quindi uno potrebbe ritrovarsi a rincorrere continuamente uno stato di coscienza + limpido di cui in qualche modo è venuto a conoscienza, convinto invece di oscillare tra stati di coscienza 'colorata' e coscienza di sè.

Per questo trovo molto sensato e giusto metodologicamente il 'triangolare'.
Ti permette sempre di non restare impigliato.
Che ne pensi?

Negli stati più limpidi (se intendiamo la stessa cosa) la presenza di se è sempre compresa altrimenti non c'è limpidezza, è vero che c'è un salto di stati che alcune tradizioni chiamano attenzione che possono essere ricordati singolarmente o meno... nel senso per esempio che passando dalla 1° comunque ordinaria attenzione alla seconda, tornando indietro non si ricorda nulla se almeno le due attenzioni non si sono integrate nel nostro Essere... ma non vai nella 2° senza una limpidezza o presenza di te maggiore.
Quindi più che triangolare parlerei di integrare.

DanieleAsunis 17-04-2006 22.58.27

Bhè, il Sè non può mai essere assente, spero che su questo siamo daccordo, la cognizione di questa Presenza invece si, può essere assente, anzi, quasi sempre lo è. Chiamo 'triangolare' l'atto di fare uno sforzo produttivo, che non necessariamente porta a qualcosa, nel senso che non è un metodo infallibile, perchè alla domanda: " chi è cosciente di questo e di quello? " può non seguire una risposta corretta.

Se però la risposta arriva c'è un riemergere ad un'altra condizione che viene sicuramente (forse?) integrata.

Non so a cosa ti riferisci quando parli di 1° e 2° e delle qualità di attenzione associate, quindi su questo vorrei ma non ho basi per seguirti.

Avete leggo.gif leggo.gif leggo.gif leggo.gif già trattato l'argomento qui nel forum? In caso contrario 'glossarium' please.:H

Uno 18-04-2006 00.57.24

Citazione:

Originalmente inviato da DanieleAsunis
Avete leggo.gif leggo.gif leggo.gif leggo.gif già trattato l'argomento qui nel forum? In caso contrario 'glossarium' please.:H

No, solo accennato in giro ma mai bene, ne ho parlato con alcuni in privato... quando ho un minuto di tempo ne scrivo per bene.

il Se non è mai assente, ma se non ne sei cosciente siamo da capo

DanieleAsunis 18-04-2006 01.16.30

Citazione:

No, solo accennato in giro ma mai bene, ne ho parlato con alcuni in privato... quando ho un minuto di tempo ne scrivo per bene.
Ok

Citazione:

il Se non è mai assente, ma se non ne sei cosciente siamo da capo
A beh certo! Però se uno afferma di 'essere cosciente di sè' e non si scusa per il gioco di parole allora è certo con non è uno con il sè. No?
(Mi scuso per il gioco di parole) fiori.gif

Kael 12-02-2007 12.47.47

Il ricordarsi di sé implica una presenza viva e costante.
Poniamo un esempio. Quando qualcuno ci offende (visto che ultimamente di questo si parla molto in forum) noi meccanicamente ci offendiamo. Solo dopo, che siano minuti, giorni o anni, si può con l'aiuto dell'intelletto tornare sulla questione e riprendere un certo controllo.

Col senno di poi, se qualcuno ci ha offeso intenzionalmente, possiamo ricordarci della massima "ognuno fa il meglio che può, in base al proprio livello di coscienza" e quindi, sempre intellettualmente, lo si può perdonare (e quindi perdonare noi stessi, liberandoci...)
In egual modo, se qualcuno ci ha offeso non intenzionalmente, possiamo ricordarci che comunque "ci siamo offesi perchè egli non ha soddisfatto le nostre aspettative" e dunque, ancora intellettualmente, possiamo perdonarlo e perdonarci...

In entrambi i casi, non abbiamo saputo farlo subito, durante, proprio perchè non ci ricordavamo di noi stessi... Abbiamo dovuto usare l'intelletto per raggiungere quel Sapere che ci ha liberati... ed è proprio l'intelletto il ponte che può condurre l'uomo al Sapere...
Ma una volta raggiunto tale Sapere, fatto proprio, non serve più pensare, proprio perchè si E' quel Sapere... Per assurdo, Dio non ha bisogno di pensare, perchè Sa...
Ma come tutte le cose, non basta arrivarci, bisogna Ricordarsene...

L'esempio sopra dimostra chiaramente come pochissimi sappiano realmente ricordarsi di se stessi... Per quanto si "capisca" che non bisognerebbe offendersi, è comunque un capire intellettuale che non è integrato con il proprio Essere, ed è ben lungi dal vero Ricordarsi di sé...

RedWitch 12-02-2007 13.00.51

Citazione:

Originalmente inviato da Kael (Messaggio 29997)

Col senno di poi, se qualcuno ci ha offeso intenzionalmente, possiamo ricordarci della massima "ognuno fa il meglio che può, in base al proprio livello di coscienza" e quindi, sempre intellettualmente, lo si può perdonare (e quindi perdonare noi stessi, liberandoci...)
In egual modo, se qualcuno ci ha offeso non intenzionalmente, possiamo ricordarci che comunque "ci siamo offesi perchè egli non ha soddisfatto le nostre aspettative" e dunque, ancora intellettualmente, possiamo perdonarlo e perdonarci...

Ma siamo sicuri sicuri che il perdono passi esclusivamente attraverso l'intelletto? Sono d'accordo sul fatto che per perdonare , serva necessariamente ricordare, se riuscissimo a farlo nel momento stesso in cui accade l'evento scatenante, significherebbe essere presenti a sè stessi.. e non ci servirebbe dopo andare a "ripescare" l'evento nella memoria...

Non sono d'accordo pero' sul fatto che intellettualmente possiamo perdonare e perdonarci. Finchè resta un fatto esclusivamente intellettuale, non è vero perdono.. il vero perdono, secondo me passa per cuore/corpo/mente.. a voglia a dirmi "quella persona mi ha offesa perchè non poteva fare altro..." aiuta.. serve.. ma non è sufficiente a mio parere..

Kael 12-02-2007 13.08.35

Si RedW quello che dicevo io era proprio questo, con l'intelletto andiamo ad essere per un breve istante coscienti, perdoniamo, ma poi non ci ricordiamo di noi stessi, ricadiamo nel sonno, e ancora una volta ci allontaniamo da quello che Siamo veramente... (perchè quando Siamo, appunto, siamo corpo mente cuore insieme...)
Quante verità si sono imparate, le capiamo (con l'intelletto), ma non le comprendiamo (con la totalità del nostro Essere), salvo poi dimenticarcene subito o comunque non nel momento stesso in cui servirebbero davvero?

griselda 12-02-2007 13.17.24

Citazione:

Originalmente inviato da RedWitch (Messaggio 30000)
Ma siamo sicuri sicuri che il perdono passi esclusivamente attraverso l'intelletto? Sono d'accordo sul fatto che per perdonare , serva necessariamente ricordare, se riuscissimo a farlo nel momento stesso in cui accade l'evento scatenante, significherebbe essere presenti a sè stessi.. e non ci servirebbe dopo andare a "ripescare" l'evento nella memoria...

Non sono d'accordo pero' sul fatto che intellettualmente possiamo perdonare e perdonarci. Finchè resta un fatto esclusivamente intellettuale, non è vero perdono.. il vero perdono, secondo me passa per cuore/corpo/mente.. a voglia a dirmi "quella persona mi ha offesa perchè non poteva fare altro..." aiuta.. serve.. ma non è sufficiente a mio parere..

L'uomo secondo me tende sempre a guardare il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno, ovvero chi si "ritiene offeso" sia chi si "ritiene l'offenditore" (o come si dice) sono passibili entrambi di non accettazione....meccanismi automatici....che portano a vedere il bicchiere mezzo vuoto da entrambi a questo punto potrebbero con uno sforzo volontariamente guardare dalla parte del bicchiere mezzo pieno.
Chiaro che avrebbero dovuto a priori non dare spazio all'offesa ricordandosi di se ed avendo amore per se stessi, ma se è capitato come rimediare a se stessi?
A questo punto dovrebbe intervenire il perdono perdonarsi perchè si è permesso che ci si facesse del male si avesse una reazione invece di esser rimasti presenti?

Shanti 12-02-2007 22.10.48

Citazione:

Originalmente inviato da RedWitch (Messaggio 30000)
Ma siamo sicuri sicuri che il perdono passi esclusivamente attraverso l'intelletto? Sono d'accordo sul fatto che per perdonare , serva necessariamente ricordare, se riuscissimo a farlo nel momento stesso in cui accade l'evento scatenante, significherebbe essere presenti a sè stessi.. e non ci servirebbe dopo andare a "ripescare" l'evento nella memoria...

Non sono d'accordo pero' sul fatto che intellettualmente possiamo perdonare e perdonarci. Finchè resta un fatto esclusivamente intellettuale, non è vero perdono.. il vero perdono, secondo me passa per cuore/corpo/mente.. a voglia a dirmi "quella persona mi ha offesa perchè non poteva fare altro..." aiuta.. serve.. ma non è sufficiente a mio parere..

Sono d'accordo.
A volte si sente dire “perdono ma non dimentico”, certo dimenticare non è possibile ma una frase di questo tipo a me fa pensare che vero perdono alla fine non c’è stato. Per come la vedo io perdonare davvero significa fare come se non fosse successo. E’ diverso dal dimenticare come può sembrare a prima vista, mi spiego meglio se riesco: quando ricordo l’evento, per esempio qualcuno che mi ha fatto del male, non sento alcun rancore o strascico (che può essere anche nascosto molto bene), proprio come se non fosse mai successo niente. E ’molto più difficile di quanto può sembrare.
Quindi se come dici tu riuscissimo a essere presenti nel momento in cui accade tutto quel processo sarebbe semplificato, pur ricordandolo non ci sarebbe niente da ripescare.

jezebelius 12-02-2007 23.39.01

Citazione:

Originalmente inviato da griselda (Messaggio 30003)
Chiaro che avrebbero dovuto a priori non dare spazio all'offesa ricordandosi di se ed avendo amore per se stessi, ma se è capitato come rimediare a se stessi?
A questo punto dovrebbe intervenire il perdono perdonarsi perchè si è permesso che ci si facesse del male si avesse una reazione invece di esser rimasti presenti?

Secondo me, il fatto che non si è presente a Se stessi è il fattore scatenante della reazione; e questo è stato detto.
Si reagisce per mancanza di lucidità intendendo con questa il mancato ricordo di Se.
Molto spesso, riprendendo ciò che invece è gia stato detto altrove, ci si identifica, in quell'istante che accade ad esempio un'offesa, con quell'individuo, l'io, di quel momento ma che intanto rappresenta solo una parte della nostra personalità.
Appunto in questo senso se riuscissimo, come dice Kael, a tenere vivo il Ricordo attraverso l'intelletto...secondo me sarebbe un grosso passo avanti, sforzo che chi Cerca dovrebbe imparare a fare.

Ray 18-12-2007 01.55.47

Tiro su questo tread perchè mi ha colpito la domanda di Astral in questo post.

Che cosa ci impedisce di essere presenti?

La trovo una domanda intelligente, conseguenza diretta della constatazione che si può essere presenti. Credo anche che alla fin fine sia qui il senso di certe fugaci esperienze... domandarsi come mai non sono permanenti o ripetibili a volontà e muoversi in quella direzione (molti invece ci si addormentano su).

Potrei fare una lunga lista di risposte, sia generale che personale e immagino che ognuno possa fare altrettanto. Magari lo facciamo pure... però, facendo una rapida scorsa mentale su questa lista, ho l'impressione che tutti i motivi che trovo siano alla fin fine riconducibili ad uno solo: non abbastanza energia.

Voi che ne pensate?

turaz 18-12-2007 10.48.23

a mio avviso è l'I.P. che si "impossessa" di una certa cosa e fa letteralmente "sedere sugli allori" e quella "presenza" a tal punto sparisce.
l'I.p. in pratica fa in modo che l'energia venga "spostata" e dispersa invece che concentrata.

Ciauzz

Astral 18-12-2007 11.18.34

Si esatto Ray, non abbastanza energia, e sopratutto se si è calati in un contesto dove gli altri te ne assorbono molta o dove tu sei uno che la disperdi facilmente.

Allora la domanda utile potrebbe essere come e quali sono le fonti da dove prendere l'energia?

Faccio un esempio: ieri mi sentivo molto appesantito e intontito, volevo andare subito a dormire e non riuscivo a far nulla, mi sono sforzato a fare qualche postura yoga e subito dopo, mi sentivo meno stanco, con più voglia di fare.

Questo è un esempio ma per avere questi stati, dovremmo capire quando, dove e come prendere energia, oltre che con il cibo ed il riposo.

:C:

Kael 18-12-2007 11.28.49

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 45938)
facendo una rapida scorsa mentale su questa lista, ho l'impressione che tutti i motivi che trovo siano alla fin fine riconducibili ad uno solo: non abbastanza energia.

Voi che ne pensate?

Io penso che il problema sia: scarso controllo su quell'energia che già si ha e, di conseguenza, quella che si riesce ad usare è poca rispetto a quella che si spreca. Che poi è la tua stessa considerazione solo vista da un altro punto di vista...

Perchè non si riesce a stare presenti?
Perchè veniamo continuamente "assorbiti" da ciò che ci ciroconda, le nostre energie ne sono risucchiate, e con quelle poche che ci restano (pochissime all'inizio) iniziamo a lottare contro questi meccanismi. Allora piano piano iniziamo a riappropriarci delle nostre energie, il nostro "centro magnetico" si fa via via più forte e inizia a tenere sempre più a bada le dispersioni inutili, fin tanto da dominarle.

Però da quanto ho osservato su di me l'energia che abbiamo è enorme, il punto è che non sappiamo incanalarla perchè manca un "controllore" che la governi, e così ci sembra assai scarsa.. Siamo come una macchina ferma da anni, gli ingranaggi arrugginiti, alcuni pezzi addirittura ci siamo dimenticati che esistano, e solo per metterci in moto sembra una fatica enorme.
Ma se un uomo sapesse "girare" al regime che gli è proprio, altro che fuochi d'artificio...

dafne 18-12-2007 11.44.59

Scarsa energia sono d'accordo e sono d'ccordo anche quando Kael dice che non è che l'energia non ce l'abbiamo ma non sappiamo incanalarla. Quello che mi chiedo guardando me è, da dove viene quest'energia? Qual'è il suo punto d'origine, perchè alle volte riesco a concentrarla e direzionarla ma ho sempre l'impressione di averla "trovata" già dirottata. Uhm è come bere da un ruscello ma non sapere qual'è l'origine della sorgente. Non so se mi spiego. Per essere sempre presenti a sè stessi forse bisognerebbe aver pulito il letto del ruscello (noi stessi) dai massi che deviano il percorso dell'acqua, acqua che a causa di quei massi magari straripava nei posti sbagliati e a causa di questo abbiamo costruito pure delle dighe di contenimento...tolti i massi, e non le dighe, quelle vanno via dopo quando non servono più, ecco che l'acqua/energia può fluire in modo corretto..mah, forse è un'immagine troppo fantasiosa
fiori.gif

RedWitch 18-12-2007 12.18.06

Citazione:

Originalmente inviato da dafne (Messaggio 45951)
.................................................. ............
Per essere sempre presenti a sè stessi forse bisognerebbe aver pulito il letto del ruscello (noi stessi) dai massi che deviano il percorso dell'acqua, acqua che a causa di quei massi magari straripava nei posti sbagliati e a causa di questo abbiamo costruito pure delle dighe di contenimento...tolti i massi, e non le dighe, quelle vanno via dopo quando non servono più, ecco che l'acqua/energia può fluire in modo corretto..mah, forse è un'immagine troppo fantasiosa
fiori.gif

Non mi sembra troppo fantasiosa questa immagine Daf, sicuramente pulire dai massi è una buona parte del lavoro che serve per recuperare energie che abbiamo lasciato da qualche parte (episodi che hanno creato blocchi, che hanno messo questi massi che non permettono all'acqua di fluire correttamente). Questi massi secondo me fanno in modo che l'acqua si dirperda in mille rivoli che poi non sappiamo controllare. Una volta tolti i massi dovrebbe essere più facile riuscire ad incanalare correttamente l'energia di cui disponiamo, e quindi riuscire ad essere più presenti a noi stessi. Lavorare sulle dispersioni anche dovrebbe essere un buon modo per avere a disposizione energie che normalmente sprechiamo, quindi,credo che individuarle sia il primo passo per poterlo fare e poi andare a correggere determinati comportamenti che le alimentano ..

Anche secondo me il non riuscire a restare presenti è un problema di scarsa energia, che poi si traduce con il sonno..

Astral 18-12-2007 12.57.47

Lancio una provocazione:

Noi pensiamo che questi massi, sia blocchi, ricordi del passato, ma se invece fosse persone e situazioni che con il loro modo di fare ci mettono "alle strette"?

Se si è impossibilitati a sbarazzarsene di queste persone e situazioni? A voglia a trovare dove l'energia si disperde!

Per carità l'interno è più importante, ma anche le situazioni esterne influenzano, ed è una bella sfida mantenere l'energia in certe situazioni ( dipendenza dai genitori, suocera in casa, etc.).

:C:

turaz 18-12-2007 13.09.54

e se io ti dicessi che sei tu a crearle e a volerle in un certo senso? (ho lanciato un sasso al contrario)

dafne 18-12-2007 13.13.54

Citazione:

Originalmente inviato da Astral (Messaggio 45969)
Lancio una provocazione:

Noi pensiamo che questi massi, sia blocchi, ricordi del passato, ma se invece fosse persone e situazioni che con il loro modo di fare ci mettono "alle strette"?

Se si è impossibilitati a sbarazzarsene di queste persone e situazioni? A voglia a trovare dove l'energia si disperde!

Per carità l'interno è più importante, ma anche le situazioni esterne influenzano, ed è una bella sfida mantenere l'energia in certe situazioni ( dipendenza dai genitori, suocera in casa, etc.).

:C:

Guarda di post in giro sulle dipendenze e sui rappori vincolanti ne trovi...in genere però quando si ha una dipendenza c'è sempre un motivo scatenante, un bisogno nascosto, in realtà la dipendenza è la diga che abbiamo costruito (secondo me) per ovviare alle dispersioni pericolose provocate dalla presenza del masso (il bisogno). Per questo dico che non serve a molto togliere la diga senza aver compreso qual'è il sasso incriminato per la deviazione e senza la possibilità/desiderio di toglierlo.
leggo.gif forse chiudere certi canali e un pò come chiudere la chiusa della diga e osservare da dove arriva la pressione maggiore, un percorso a ritroso verso il masso...mah magari mi son fatta su nel filo spinato nonso.gif
Ogni tanto mi sembra un circolo vizioso,non sono presente a me stessa perchè disperdo energia nei bisogni e ho bisogno dei bisogni per definire chi sono per sentirmi...
stosvegli: va beene faccio pausa

turaz 18-12-2007 13.16.19

sei sicura dafne di avere dei "bisogni"?
ci hai pensato profondamente?
prova a sostituire la parola "bisogno" con scelta e vedi che ne esce


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