Tolleranza reciproca
Dato che non penseremo mai nello stesso modo e vedremo la verità per frammenti e da diversi angoli di visuale, la regola della nostra condotta è la tolleranza reciproca. La coscienza non è la stessa per tutti. Quindi, mentre essa rappresenta una buona guida per la condotta individuale, I'imposizione di questa condotta a tutti sarebbe un'insopportaibile interferenza nella libertà di coscienza di ognuno (Mohandas Karamchand Gandhi)
Quant'è vero!:) |
Provocazione:
Tollerare = sopportare Si sopporta ciò che si considera un male... |
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Se arrivassimo a tollerare tutti sarebbe già un passo enorme.
Nella tolleranza sì c'è una sopportazione, ma tollerare davvero (non fare finta) per me significa un passo prima del voler bene a tutti. Per voler bene a tutti , per avvicinarsi all'amore verso il prossimo prima credo che si debba tendere alla tolleranza :H |
La tolleranza va a braccetto con la comprensione se comprendi perchè quella persona agisce in quel modo tolleri il suo comportamento, secondo me l'intolleranza deriva dal non conoscere dal non capire dal non comprendere.
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Io la vedo al contrario, cioè si tollera esattamente ciò che non si comprende.
Prendiamo le in-tolleranze alimentari, possiamo tradurre in dentro-tolleranza, una forzatura, un tollerare che esplode in eritemi, disagi fisici. Una costrizione che scoppia. Se sono costretta a tollerare non comprendo, non ne faccio parte, è qualcosa lontano da me per cui non posso prenderlo con me. Ma lo tollero, e se lo tolloro lo identifico diverso. Se lo vedo diverso ecco che non lo comprendo in me. Però è vero anche che forzarsi di tollerare con lo scopo di imparare a conoscere il diverso (il discorso di Red mi pare si avvicini a questo..) aiuta a fare silenzio nel pregiudizio nel vedere diverso e avvicina al conoscere e quindi comprendere. Ma a quel punto non è più tollerare ma osservare. Non è la comprensione che aiuta a tollerare, secondo me è l'inverso .. e se c'è comprensione non esiste più la tolleranza. :C: |
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Credo si possa diventare tolleranti se non lo si è di natura...
A volte, ad es.,per rispetto di una persona "adulta-anziana"si puo'sopportare e/o accettare un discorso,un'idea,un modo di fare.. Anch'io trovo che la tolleranza sia piu'un accettare le differenze,che sopportarle. |
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aggiungerei che messa in questi termini..cioè tolleranza/sopportazione diventa spesso un peso... cercherei di ricordare che la mia libertà finisce dove inizia la tua....in questo caso la sopportazione perde d' importanza...o no? la sento come comprensione non più sopportazione... |
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E' vero che chi " tollero" lo accetto per quello che è ma non è detto che lo veda uguale cosi da comprendere le sue ragioni. Faccio un esempio. La tolleranza e la, conseguente, intolleranza religiosa: Islam e Cristianesimo. I Cristiani " tollerano" gli Islamici e viceversa. In ogni caso vi è una delimitazione dell'ambito religioso, fino ad un certo punto. Continuerei cercando poi di analizzare il " pensiero" che MoonA ha postato anche per vedere di trarre altro; pure qualche collegamento. Si parte, secondo me, da una consapevolezza e cioè che il pensiero, la visione di un certo fatto è diviso, su una data cosa o su un oggetto. Pertanto, proprio perchè è diviso si avranno delle verità parziali. I punti di vista saranno molteplici, frammentati. Proprio perchè parziali, questi frammenti di verità non sono l'interezza e quindi poichè è difficile vedere l'intero l'unica cosa che si può fare è il " sopportarsi", anche se è "male" nella misura in cui noi si reputa ciò che abbiamo come più idoneo di un'altro punto di vista, in modo tale da, almeno, creare una base, un presupposto, per ciò che, come dice Red, è una fase precedente al riconoscimento di noi negli altri. Infatti Cassandra dice bene secondo me in quanto anche chi non è tollerante, o almeno non lo è stato fino ad ora, lo può essere, può accettare, appunto, fino a sopportare un peso individuando un limite, oltre il quale limite o vi è una comprensione o una rottura. |
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E' anche vero che ci sono cristiani che non li sopportano quelli...come non sopportano il mondo ma qui andiamo fuori...quindi non darei in nessun caso..oneri unilaterali.. Per la reciprocità...allora ci possiamo riferire a chi sappiamo che tollera "reciprocamente" un comportamento, ossia agisce in un ambito....come una sfera ad esempio...se calza come indicazione. Mettiamo il caso che i cristiani operino in una sfera e coloro che seguono la religione islamica in altra. In ambedue le sfere, chiuse, che si toccano fino ad un certo punto, c'è chi professa la sua religione. Alcuni sono convinti che entrambe sono valide ( qui non interessa ) ma c'è anche chi non " sopporta", di una l'altra e che che le due sfere si tocchino o addirittura si avvicinino. Ecco...la probabile vicinanza, o lo sfregarsi/toccarsi, potrebbe essere definita come sopportare un " peso " oltre il quale la sfera non limita...e succede quello che succede... Aiuto...Si capisce?nonso.gif |
Ovviamente il mio discorso era generico come il tuo esempio:) ...ma non è il caso di inoltrarsi nel discorso(sarebbe OT).
Non so se ho capito bene il tuo discorso della sfera che limita....Praticamente hai detto che chi ha idee differenti non dovrebbe stare a stretto contatto per non correre il rischio che lo sfregarsi/toccarsi protratto nel tempo provochi reazioni di intolleranza?booh.gif Secondo me non ci dovrebbero essere limiti...dal momento che si creano si ha una chiusura verso le idee altrui, quindi il fatto di porre dei limiti non so quanto possa essere costruttivo!:@@ |
Io non so se voglio tollerare tutti (non ammazzatemi :@@ ), ci sono persono che fanno cose che non mi piacciono, per esempio gli assassini, i pedofili, gli spacciatori etc etc
Perchè dovrei tollerarli? |
Ma l'aforisma è riferito alle idee, al pensiero altrui...nemmeno io tollero le persone che hai elencato...e non tollero nemmeno gli islamici che si fanno esplodere(Jez in questo caso io sarei uno di quei cristiani che non tollerano gli islamiciicon_mrgr: )...però l'intolleranza è riferita ai loro atti, il fatto che la pensino diversamente da me non m'interessa(peggio per loro...visto che credo di essere io nel giustoicon_mrgr: )...il problema è che purtroppo spesso il pensiero porta alle azionimartello.:...se la tolleranza fosse reciproca non si compirebbero certi atti.
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Nel senso: poichè l'aforisma( ma il pensiero in generale) dice che deve essere reciproca la tolleranza, non si può dire, quindi evidenziare tale caratteristica negli islamici che non lo sono con ( e anche come ) i cristiani...icon_mrgr: .. ..della serie non lo fanno loro..perchè dovremmo farlo noi...! Comunque ad ogni modo si può partire anche da li, cercando di analizzare quelle che sono le intolleranze. Cerco di sviscerare l'esempio che ho fatto, quello delle sfere, con la pretesa di riuscire a veicolare ciò che voglio dire.. La sfera in questo caso ha la capacità di aumetare il proprio volume. Potremmo definirla come la coscienza che non è uguale per tutti. E' vero si tratta di pensieri, nell'aforisma, ma da li a passare all'azione ci vuole poco, soprattutto partendo dal fatto, dandolo per certo, che la coscienza ha assorbito qualcosa e dunque l'azione che ne deriva è frutto di ciò che si è assorbito. Per cui potremmo estensivamente dire che, l'aforisma, si occupa anche delle azioni delle persone come conseguenza del pensiero in quanto atto. Si nota che si parte da un presupposto e cioè " la diversità di pensiero" e quindi la diversità delle azioni. Le mie son più belle di quelle degli altri ad esempio e sono anche più giuste ( ma giusto rispetto a cosa poi? ). Ora poniamo due sfere A e B che occuoano ognuna uno spazio. Mettiamo che queste, col passare del tempo, ne cercheranno uno più esteso rispetto alla limitatezza del precedente. Col passare del tempo,la sfera A, proprio perchè aumenta il volume, tenderà quindi ad occupare anche lo spazio della B e questa cercherà di fare altrettanto opponendo il suo aumento di volume a quella. Ora cosa è la tolleranza? E' la possibilità, da parte sia della sfera A e sia della B di rimanere ognuna nel posto che ad ognuna è stato assegnato a prescindere dall'aumento di volume, facendo esattamente ciò che aveno fatto fino a quel momento. Se invece la sfera A " forza" col suo volume la B inevitabilmente questa ci si troverà immersa fino ad esserne assorbita totalmente,( o al contrario ). Insomma come le bolle di sapone: quelle che rimangono attaccate, ma non si uniscono, si tollerano anche se quello è il caso limite, precedente all'unificazione delle due; poi vi saranno bolle che scoppiano a contatto con altre poichè " più deboli" ed altre che saranno integre. L'intolleranza quindi è l'invasione di un pensiero, atto, azione nella sfera altrui, in quanto si presume che il pensiero altrui sia meno importante rispetto al proprio. Ma questo lo vediamo anche tutti giorni dappertutto no? Sono sicuro che potrei fare di meglio...però...martello.: |
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Io credo che se siamo a tollerare è prorpio perchè siamo costretti a sopportare una situazione. Se ci mettiamo sulla nostra benamata isola deserta, non abbiamo bisogno di tollerare nulla.. siamo l'ambiente e l'ambiente è noi. Tollerare diventa sicuramente utile per conoscere. Co-stretti... azzardo .. stretti intorno a qualcosa per conoscerlo ma siamo stretti e non ancora dentro quel qualcosa. La tolleranza si usa anche come misura... infatti oltre una certa tolleranza/misura una tavola che regge qualcosa che va oltre come peso si rompe. La sua sopportazione ha raggiunto il limite. Possiamo dire che la sopportazione è il vaso che contiene l'acqua/tolleranza.. se l'acqua è troppa il vaso si rompe. |
A pensarci bene il limite di tolleranza permette di aumentare al resistenza...
Probabilmente Gandhi dichiarando che non tutti abbiamo lo stesso livello di coscienza per cui non sarebbe possibile comprederci tutti, dobbiamo iniziare ad imparare ad aumentare la resistenza senza collassare sotto la sopportazione. Quindi restando all'esempio del vaso che si rompe, se il vaso fosse fatto di materiale elastico pian piano si allargherebbe. |
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Esattamente... La elasticità in questo senso era quella che intendevo. Per non far traboccare l'acqua, prendedo l'esempio che hai citato, il vaso che la riceve dovrebbe essere idoneo ad espandersi. Tollerare allora è aumento della resistenza ma in questo aumento ci vedo anche un tollerare consapevole. Fare richiamo ad una " giustizia " di comportamenti, ad esempio, è limitante..Giusto, insomma, rispetto a cosa? Come esempio...Tizio vive in un luogo. Di tale Tizio si può anche accettare il suo modo di fare o pensare ma lo si fa parzialmente, ad esempio agli occhi Mevio, poichè " costringe" le sue figlie a sposare Caio o Sempronio... Teoricamente per il fatto che esistono diversità di comportamenti non si può dire che l'uno sia più " giusto" di un'altro in quanto questi rappresentano solo una forma esteriore e quindi di realizzazione di un modo comportamentale di vita. Secondo me, invece, si dovrebbe partire non da una tolleranza "a priori", anche inconsapevole, quanto invece pervenire a questa partendo da un presupposto ossia che in fondo siamo uguali ma anche diversi... L'intolleranza, quindi secondo me, è la non considerazione di questo presuposto. |
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