Ermopoli

Ermopoli (https://ermopoli.it/portale/index.php)
-   Parole Connesse ma non Troppo (https://ermopoli.it/portale/forumdisplay.php?f=88)
-   -   Intenzione e Volontà (https://ermopoli.it/portale/showthread.php?t=2517)

Sole 26-01-2007 15.27.48

Intenzione e Volontà
 
Spesso queste due parole vengono usate come sinonimi nel parlare comune eppure muovono qualcosa di diverso.
Sembrano legate da un filo di azione.

Nell'intenzione manifestiamo un desiderio che ci muove verso la sua real-izz-azione, fare cioè in modo che prenda forma, che diventi reale. Se resta ferma come impulso iniziale rimane solo potenziale e non si manifesta. Le famose "buone intenzioni" di cui il mondo è pieno.
Ma se l'intenzione è la spinta, la volontà dovrebbe essere la forza che realizza.
Sembra quindi che l'intenzione sia un imput interno che si manifesta attraverso la volontà che è il fare e l'una è conseguenza dell'altra. La prima si manifesta per mezzo della seconda e la seconda si origina per mezzo della prima. In questo son connesse ma pur sempre distinte.

Ma allora, se diciamo: "avevo intenzione di fare.. e ho fatto"
oppure: "avevo voglia di fare.. e ho fatto" dove sta la differenza?

Si potrebbe pensare che nel primo caso l'intenzione sia il carburante per la volontà. Nel secondo caso la volontà è divenuta indipendente da una spinta e si auto origina... ma non so.
Come se l'intenzione fosse necessaria ad originare la volontà solo se non si abbia una piena coscienza di ciò che si vuole realizzare... ma ancora, non saprei.

Ray 26-01-2007 15.42.09

Parecchio interessante questa distinzione. Di primo acchito mi piace parecchio, soprattutto la cosa dell'intenzione che si manifesta tramite la volontà.

C'è una questione che andrebbe approfondita però (ce ne sono pareccie ma bon, una alla volta): se la volontà sorge dall'intenzione ovvero ne è conseguenza, l'intenzione da cosa sorge?

In-tenzione = tensione dentro...

Uno 26-01-2007 15.46.51

se tu hai un serbatoio di acqua piovana e vuoi mandarla ad innaffiare un terreno l'intenzione è la tua mano che che muove il tubo, la volontà è il tubo.

se spari l'intenzione è il mirino, la volontà la canna del fucile.....

In pratica la volontà non è una forza nel senso di qualcosa che spinge, ma una forza nel senso di qualcosa che mantiene "la rotta".... che fissa il campo di azione, non in senso di luogo, ma di obiettivo...........cosa che poi come è uscito in altra discussione avviene a priori o non avviene

Adesso la domanda sorge spontanea... e cosa è che spinge?
Se dovessi rispondere io ribalterei la faccenda (come è in realtà)... non c'è niente che spinge, quanto invece c'è altro che attira... quindi noi abbiamo la capacità (se l'abbiamo) di mirare, mollare e poi concentrare il flusso verso un bersaglio.... poi una volta che è partito tutto accade.... come deve accadere, come possiamo.....

Ecco come conciliare gli apparenti opposti orientali ed occidentali
;)

Uno 26-01-2007 15.48.49

non avevo visto la rispsota di Ray, abbiamo postato insieme... comunque non cambia nulla

'ayn soph 26-01-2007 23.06.05

fino a qui è abbastanza confuso, vediamo se ci ho capito qualcosa.

come sarebbe che la volontà è una fissità se poi dico "ho voglia di", dove intendo che ho piacere o ho gusto di fare qualcosa (si dice così?)

Uno 26-01-2007 23.37.23

La volontà non è una fissità, è la capacità di mantenere una direzione fissa quando lasciamo andare quello che viene attirato da altro... avere voglia significa fare di tutto per arrivare al bersaglio... è una parte di noi che va verso l'oggetto del desiderio, anche quando in senso più visibile è l'oggetto che viene verso di noi.

Haamiah 27-01-2007 01.02.53

L'intenzione dovrebbe essere il fuoco che brucia dentro, è qualcosa che è innato, ciò che mi conduce a volere una certa cosa.
Più l'intenzione è pura, più riuscirà a manifestarsi sui piani fisico, mentale e spirituale; ma se all'intenzione non unisco una forte volontà, per es se al primo ostacolo mi fermo, in tal caso tale intenzione rimarrà lettera morta....nel momento in cui la vivicherò unendovi una forte volontà, allora, come dice Uno, se mantango la direzione, senza farmi distrarre da ciò che mi conduce altrove.....
sarò già a metà dell'opera.

jezebelius 27-01-2007 01.03.30

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 28575)
se spari l'intenzione è il mirino, la volontà la canna del fucile.....


Adesso la domanda sorge spontanea... e cosa è che spinge?
Se dovessi rispondere io ribalterei la faccenda (come è in realtà)... non c'è niente che spinge, quanto invece c'è altro che attira... quindi noi abbiamo la capacità (se l'abbiamo) di mirare, mollare e poi concentrare il flusso verso un bersaglio.... poi una volta che è partito tutto accade.... come deve accadere, come possiamo.....

;)

Allora cerco di raccapezzarmi un attimo per vedere se ho capito.
Intanto la distinzione, tra intenzione e volontà, va posta per capire meglio la dinamica. Effettivamente se sto sparando, come hai riportato nell'esempio, l'intenzione è il mirino, la volontà la canna del fucile.
Ora tendendo conto che l'oggetto verso il quale rivolgo la mia intenzione ( non so se si può dire " desiderio", quindi il desiderare qualcosa ), a prima vista, posso dire che è questo che mi "attira"?
Evidentemente mi pare di capire che si possa consideralo in questi termini.
Di conseguenza è soltanto " apparente" l'azione del mirare, in quanto ciò che credo, a torto quindi, essere l'oggetto della mia intenzione, invece mi attira a se forse, ma non ne sono sicuro, per " qualità" che io gia posseggo e che dunque, una volta raggiunto quel punto-obbiettivo si possono definire-levigare ancora di più.
Esempio: se volessi fare il medico, insomma ne avessi l'intenzione, non sapendo ancora in quale branca specializzarmi, il fatto stesso che percorro la strada per arrivare a quel "traguardo ", o punto di partenza altro se vogliamo, mi darà la capacità di affinare ciò che potenzialmnente posseggo gia internamente. Pertanto sarà in base a quese caratteristiche interiori-intrinseche che "avrò" l'intenzione di fare il medico.
Ma questa non sarà altro che un " riflesso" indotto dall'esterno; in pratica l'oggetto al quale mi rivolgo, " carica " la mia intenzione, perchè ne posseggo potenzialmente le caratteristiche. Possiamo definirle quindi come la parte che in potenza, laddove presenti, nell'atto di essere attirate, appunto, vengono percepite come spinta?

Sole 31-01-2007 23.18.59

Jez, io l'ho capita così...

Dentro l'uomo nasce il desiderio che viene proiettato all'esterno sull'oggetto e funge da magnete verso il quale ci muoviamo e che si muove verso di noi attirandoci.
Il mezzo per la realizzazione è la volontà che serve a mantenere dritta.. la rotta del proiettile che parte per arrivare all'obiettivo. Se mentre sparo un accidente mi fa deviare il percorso di mezzo millimetro avrò l'illusione di aver centrato il bersaglio ma avrò fallito. Inoltre spesso accade che si perda interesse verso qualcosa o che proprio non ci ricordiamo più perchè abbiamo iniziato e così non finiamo mai qualcosa... questo accade perchè non tenevamo dritto il fucile e non abbiamo curato che lo fosse sempre.
Per mantenere dritta la rotta serve conoscenza di se ed attenzione. Una volta puntato, lanciata la freccia tutto va come l'intenzione desiderava.. nella proporzione in cui siamo in grado di conoscere noi stessi e i nostri reali desideri e nella misura in cui siamo capaci di riconoscere un calo di tensione del braccio che regge il fucile. Cioè come possiamo.. nel momento in cui spariamo.
Una volta partito il tutto mi sto già muovendo con tutto il mio essere (sperandolo) verso quella cosa e le cose stanno già accadendo di conseguenza nello spazio e nel tempo. A questo punto devo "solo" stare attenta che Chi regge il fucile sia sempre la stessa me stessa che ha fatto partire il colpo.

stella 02-02-2007 20.12.59

Citazione:

Originalmente inviato da Sole (Messaggio 29118)
A questo punto devo "solo" stare attenta che Chi regge il fucile sia sempre la stessa me stessa che ha fatto partire il colpo.

Quest'ultima frase mi ha molto colpita perchè qualche volta capita così.
Si parte in un'impresa con molto entusiasmo, l'intenzione c'è, il mirino viene puntato sull'obiettivo, ma la volontà non rimane fissa sull'obiettivo, si distrae, forse perchè nel frattempo abbiamo intravisto un nuovo obiettivo, o non siamo veramente sicuri delle nostre vere intenzioni... quindi il colpo fallisce...
L'intenzione c'era, ma la volontà non era altrettanto forte... e questo accade forse perchè tra l'intenzione e il suo raggiungimento non ci mettiamo tutta l'energia, o nel frattempo la cosa non ci attira più tanto, qundi la volontà non è più incanalata su quell'obiettivo.
Penso che la cosa sia collegata anche allo scorrere del tempo: se il tempo che passa tra l'intenzione e la sua realizzazione è breve è più facile che la volontà venga mantenuta, perchè non viene distratta da altri avvenimenti che possono modificare la situazione iniziale di quando si ha avuto l'intenzione.
Comunque a prescindere da tutto questo discorso direi che vale sempre il detto: "volere è potere".
Cioè se una cosa si vuole con tutte le proprie forze non c'è tempo o distrazioni che tengano... cioè per il fatto stesso che vogliamo / possiamo ottenere (semprechè non sia una cosa impossibile o al di fuori della nostra portata).
E' tutta una questione di quanta forza ci mettiamo, o, ribaltando la questione, quanta forza di attrazione esercita quella cosa sulla nostra volontà, più importante è quella cosa per noi, più ci mettiamo tutti noi stessi per ottenerla.
Ciao

fiori.gif

Ray 03-02-2007 01.05.52

Ho giocato a pallacanestro fin da ragazzino (lo so, mi ripeto...) e quando ti insegnano il tiro piazzato ti spiegano una cosa importante (almeno una volta lo facevano...). Quando scocchi il tiro non devi togliere subito la mano, ma devi lasciarla li, tenerla nella posizione di tiro scoccato finchè la palla non è entrata... e la devi seguire con lo sguardo.
Nel biliardo dopo aver tirato si deve lasciare li il braccio e guardare la palla entrare (non avete idea di quante palle sicure non entrano se le si "abbandona" prima della buca...)

Vale anche nelle arti marziali. Il colpo richiede il mantenimento dello stesso dopo portato (bastano pochi attimi)... si dice che si deve tenere ferma l'intenzione.

Come dire che l'intenzione di colpire (imbucare, fare canestro ecc.) non è solo davanti al colpo (bilia, pallone), ma anche dietro...

'ayn soph 03-02-2007 01.17.48

Citazione:
Originalmente inviato da Sole
A questo punto devo "solo" stare attenta che Chi regge il fucile sia sempre la stessa me stessa che ha fatto partire il colpo.
____________________________
leggendo questa frase mi è sembrato di capire che ci sono due "me stessi" e il momento di far partire il colpo e quello di aver retto il fucile dovevano coincidere nella stessa persona.
Aggiungerei che la stessa persona che tiene il fucile e spara il colpo dovrebbe essere quella che poi fa tutto il resto, sia prima che poi.

Uno 03-02-2007 01.29.32

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 29401)
Ho giocato a pallacanestro fin da ragazzino (lo so, mi ripeto...) e quando ti insegnano il tiro piazzato ti spiegano una cosa importante (almeno una volta lo facevano...). Quando scocchi il tiro non devi togliere subito la mano, ma devi lasciarla li, tenerla nella posizione di tiro scoccato finchè la palla non è entrata... e la devi seguire con lo sguardo.
Nel biliardo dopo aver tirato si deve lasciare li il braccio e guardare la palla entrare (non avete idea di quante palle sicure non entrano se le si "abbandona" prima della buca...)

Vale anche nelle arti marziali. Il colpo richiede il mantenimento dello stesso dopo portato (bastano pochi attimi)... si dice che si deve tenere ferma l'intenzione.

Come dire che l'intenzione di colpire (imbucare, fare canestro ecc.) non è solo davanti al colpo (bilia, pallone), ma anche dietro...

Dai... non dirmi che non sei arrivato a capire il perchè.....
è un "semplice" discorso di slittamento temporale.... quando tu stai ancora seguendo con lo sguardo e la mano tesa la palla che entra nel canestro, questa in realtà è già entrata.... hai presente il ritardo di percezione?
Questo non significa che una volta partita continui a direzionarla.... quando è partita è partita.... invece è il calcolo del ritardo di percezione che nelle varie discipline è studiato.

jezebelius 03-02-2007 01.38.13

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 29401)
Ho giocato a pallacanestro fin da ragazzino (lo so, mi ripeto...) e quando ti insegnano il tiro piazzato ti spiegano una cosa importante (almeno una volta lo facevano...). Quando scocchi il tiro non devi togliere subito la mano, ma devi lasciarla li, tenerla nella posizione di tiro scoccato finchè la palla non è entrata... e la devi seguire con lo sguardo.
Nel biliardo dopo aver tirato si deve lasciare li il braccio e guardare la palla entrare (non avete idea di quante palle sicure non entrano se le si "abbandona" prima della buca...)

Vale anche nelle arti marziali. Il colpo richiede il mantenimento dello stesso dopo portato (bastano pochi attimi)... si dice che si deve tenere ferma l'intenzione.

Come dire che l'intenzione di colpire (imbucare, fare canestro ecc.) non è solo davanti al colpo (bilia, pallone), ma anche dietro...

Ora capisco....
Capisco perchè facevo fatica a lanciare nonchè canestrare la palla( anche se un po bassino per la palla a canestro) e perchè avevo difficoltà ad imbucare anche se talvolta, lo confesso, era il Fattore C che mi dava una mano.
Tendendo ferma la volontà, accompagnadola nel tempo e nello spazio, si stabilizza l'intenzione che sarà conseguenza di quel desiderio di conquista?
Secondo me, se cosi è, questa è una chiave di lettura che potrebbe essere applicata a tutto ciò che abbisogna di fermezza vale a dire di stabilità nella realizzazione, poichè più forte sarà la volontà e meno possibilità di mancare il bersaglio vi saranno. Il senso di tutto questo sta nel fatto, a mio avviso, che la sola intenzione non basta se non supportata in maniera complementare. Vedrei in questo caso la volontà come una guaina che " riveste " l'intenzione affinchè questa possa arrivare. Più ferma è la volontà cosi sarà dura la guaina, all'interno della quale però l'intenzione potrà scorrere al riparo dagli agenti esterni che in qualche maniera potrebbero farmi mancare il risultato.
La guaina va sempre rinvigorita.

Shanti 03-02-2007 01.49.19

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 29401)
Ho giocato a pallacanestro fin da ragazzino (lo so, mi ripeto...) e quando ti insegnano il tiro piazzato ti spiegano una cosa importante (almeno una volta lo facevano...). Quando scocchi il tiro non devi togliere subito la mano, ma devi lasciarla li, tenerla nella posizione di tiro scoccato finchè la palla non è entrata... e la devi seguire con lo sguardo.
Nel biliardo dopo aver tirato si deve lasciare li il braccio e guardare la palla entrare (non avete idea di quante palle sicure non entrano se le si "abbandona" prima della buca...)

Vale anche nelle arti marziali. Il colpo richiede il mantenimento dello stesso dopo portato (bastano pochi attimi)... si dice che si deve tenere ferma l'intenzione.

Come dire che l'intenzione di colpire (imbucare, fare canestro ecc.) non è solo davanti al colpo (bilia, pallone), ma anche dietro...

Mi viene in mente il tiro con l'arco dove non credo sia facile prendere la mira, e quindi penso sia importante prima di tutto la tensione della corda dell'arco e poi l'intenzione di colpire il bersaglio.

Ray 03-02-2007 01.56.08

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 29409)
Dai... non dirmi che non sei arrivato a capire il perchè.....
è un "semplice" discorso di slittamento temporale.... quando tu stai ancora seguendo con lo sguardo e la mano tesa la palla che entra nel canestro, questa in realtà è già entrata.... hai presente il ritardo di percezione?
Questo non significa che una volta partita continui a direzionarla.... quando è partita è partita.... invece è il calcolo del ritardo di percezione che nelle varie discipline è studiato.

Non ne facevo un discorso temporale, o meglio lo facevo al contrario, mi sta bene la contemporaneità.
Quando parlavo del braccio che resta su non pensavo al braccio che continua a indirizzare la palla anche dopo... il dietro era spaziale non temporale.

L'esempio migliore forse è quello delle arti marziali... l'intenzione non è davanti al colpo ma lo contiene, è tutto intorno. Se si toglie il braccio non si completa il tiro (colpo) e parte dell'intenzione si perde.
Anche se può sembrare (e sembrare che lo dicevo) che ti canestra/imbuca dopo aver tirato, col colpo di karate si capisce meglio... li il colpo è arrivato eccome quando devi lasciare li il braccio ancora un attimo, ma se lo togli perde molto "succo", riverbero e quindi effetto (da sto punto di vista una parte del colpo arriva dopo si, e se sposto la direzione del pugno sposto la direzione di dove va quel che segue, che cmq fa parte del colpo)

Uno 03-02-2007 15.32.54

1 Allegato/i
Ho provato a fare un disegnino/schema, vediamo se rende.

Comunque il concetto è che esiste un ritardo tra ciò che sta accadendo e la nostra percezione, lo possiamo quantificare in due segmenti il primo è la distanza tra noi e ciò che sta accadendo e che quindi che sia pure un millisecondo o un nanosecondo comunque c'è, il secondo segmento è il passaggio dell'informazione attraverso i nostri neurotrasmettittori... idem millisecondo o nanosecondo etc...
Il secono segmento è soggettivo e dipende dalla nostra famosa presenza di riflessi, l'unico modo per annullarlo completamente sarebbe di avere la coscienza nella 4° dimensione: ciò che pensiamo/percepiamo sta accadendo... il famoso qui e ora.
Invece comunemente abbiamo un ritardo benchè minimo... io adesso sto percependo di pigiare un tasto, cosa che è avvenuta un nanosecondo fa...
nell'esempio del basket nel momento in cui percepisco il mio finire del movimento, essendo un movimento veloce, la palla è già partita, se io non proseguissi il movimento oltre rischierei (non è detto, ma succede) di fermarlo prima.... il proseguire è in pratica un margine di sicurezza per evitare di terminare il movimento prima ed in maniera errata... ma la palla è partita... non la indirizzo ancora.
Questo discorso può aprire nuove prospettive sul modo di dire "presenti a se stessi"

P.s. cliccate sull'immagine per vederla più in grande

griselda 03-02-2007 20.01.15

Adesso dico la mia, quando ero ragazzina icon_mrgr: ero un maschiaccio mi piacevano le arti marziali e il karate e insieme a degli amichetti imitavamo i personaggi dei film...prendevamo delle tavolette di legno e le spaccavamo col taglio della mano... così facendo mi accorsi che quando cercavo di romperla dovevo avere la massima concentrazione e che la mia forza interna partiva molto prima che la mano si muovesse e spaccasse la tavoletta...era come un'onda che partiva dal centro di me stessa e che tramite la mano si imprimeva sulla tavoletta spezzandola e a me piaceva dire che la rompevo con la forza delle mente icon_mrgr: ma sinceramente in quel momento la mente non c'era proprio ero quell'energia che usciva da dentro e basta era una massima concentrazione di me stessa era come se il mondo scomparisse era la tensione massima di me stessa come spremuta ed espressa in quell'attimo...
ma uff a parole mi sa che non l'ho mica spiegato.:@@

jezebelius 03-02-2007 20.40.28

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 29428)

Comunque il concetto è che esiste un ritardo tra ciò che sta accadendo e la nostra percezione, lo possiamo quantificare in due segmenti il primo è la distanza tra noi e ciò che sta accadendo e che quindi che sia pure un millisecondo o un nanosecondo comunque c'è, il secondo segmento è il passaggio dell'informazione attraverso i nostri neurotrasmettittori... idem millisecondo o nanosecondo etc...
Il secono segmento è soggettivo e dipende dalla nostra famosa presenza di riflessi, l'unico modo per annullarlo completamente sarebbe di avere la coscienza nella 4° dimensione: ciò che pensiamo/percepiamo sta accadendo... il famoso qui e ora.
Invece comunemente abbiamo un ritardo benchè minimo...
nell'esempio del basket nel momento in cui percepisco il mio finire del movimento, essendo un movimento veloce, la palla è già partita, se io non proseguissi il movimento oltre rischierei (non è detto, ma succede) di fermarlo prima.... il proseguire è in pratica un margine di sicurezza per evitare di terminare il movimento prima ed in maniera errata... ma la palla è partita... non la indirizzo ancora.
Questo discorso può aprire nuove prospettive sul modo di dire "presenti a se stessi"

Allora resetto tutto e cerco di spiegare sta cosa nella speranza di averci capito qualcosa.
Mi sembra che allora si parli di " percezione".
Uno ci dice che il " qui ed ora" è difficile da percepire a patto che non ci si trovi, con la coscienza, nella 4^ dimensione.
A questo proposito, volevo chiedere, quando parli di segmento e della possibilità di annullarlo ti riferisci solo al secondo segmento, quello soggettivo, o all'intero quindi oltre al soggettivo anche il primo ossia la distanza che c'è tra noi e ciò che sta accadendo?
Continuando e cercando di fare un ragionamento su sta cosa per quanto mi è possibile, il nanosecondo che ognuno si porta di ritardo percettivo non è altro che la punta dell'iceberg. In sintesi tale ritardo altro non è che il "tempo", mi pare di capire, e questo piccolo spazio, che si trova nel primo segmento come nel secondo, essendo per l'appunto impercettibile lo si vive come se stesse accadendo in quel momento: ecco perchè nel lancio della palla il cestista, o chi altro in altra azione, " crede" che quello sia il presente non ponendo alcuna differenza tra quel che sta facendo, presente, e ciò che è appena passato, anche se da poco.
Questo nanosecondo, insomma questo spazio che divide il momento percettivo, su grosse distanze si trasforma nel tempo che conosciamo, dunque passato, presente e futuro ma sostanzialmnente se fossimo nella 4^ dimensione non ci sarebbe differenza, o se vogliamo nessuna discrepanza tra i momenti poichè tutto sarebbe " qui ed ora"!
Il discorso probabilmente si potrebbe anche intrecciare col discorso della velocità della luce.
Questa viaggia a 300.000 Km/sec ma la percezione che di essa abbiamo è legata, come tutto del resto, ai segmenti di cui si è parlato sopra.
Riportando il tutto all'interno della discussione si potrebbe dire che il tempo "falsa" il risultato giacchè è una semplice illusione affermare oggi, ad esempio, un desiderio e realizzarlo dopo due anni. Saranno passati si due anni, per il tempo terrestre ma sostanzialmente è come se quel desiderio l'avessi affermato nel momento in cui si realizza. Cioè come se lo spazio non foss'altro che una distanza fittizia tra l'affermazione e la realizzazione.
Insomma come una specie di eco: la voce si estende fino al punto che non trova un ostacolo, appunto l'obbiettivo che voglio realizzare, tornando con esso indietro; tanto maggiore sarà distante l'ostacolo tanto maggiore la realizzazione dell'obbiettivo. Annullare la distanza, annullerebbe conseguentemente anche il tempo di viaggio di estensione della voce.
Forse ho usato un esempio del cavolo o peggio ancora ho toppato. Attendo ad ogni modo chiarimenti.

Kael 04-02-2007 02.52.47

Nel Kiudo, o arte del tirare con l'arco giapponese, la prima cosa che insegnano è: "se non vi è distanza tra tiratore ed obiettivo, è impossibile sbagliare il colpo". In altre parole, tutta la pratica consisteva nel diventare contemporaneamente 3 parti: colui che scaglia, ciò che è scagliato, e il bersaglio da raggiungere.
La precisione del tiro era un effetto di questo atteggiamento "mentale". In pallacanestro (come nel biliardo), più che insegnare a "seguire" il tiro, insegnano ad "accompagnarlo"... come se la mano si allungasse fino a depositare la palla direttamente nel canestro.

Come dice Uno, una volta lasciata la palla, il tiro è già scoccato... Eppure la mano prosegue la sua corsa "concettuale" fino a canestro anche dopo che la palla è partita... per il discorso di ritardo di percezione...
Il tiro dipende da TUTTO il movimento del braccio... anche se la palla si "stacca" dal braccio a metà del movimento stesso... Sembra paradossale ma non lo è. Se fermo il braccio nel momento in cui la palla è partita, non farò canestro quasi mai...
La palla parte ma aspetta l'esecuzione tutta del tiro...


Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 01.16.06.

Powered by vBulletin Copyright ©2000 - 2024, Jelsoft Enterprises Ltd.
Questo sito non è, nè può ritenersi assimilabile ad una testata giornalistica, viene aggiornato senza alcuna periodicità, esclusivamente sulla base della disponibilità del materiale. Pertanto, non è un prodotto editoriale sottoposto alla disciplina della l. n. 62 del 2001. Il materiale pubblicato è sotto la responsabilità dei rispettivi autori, tutti i diritti sono di Ermopoli.it che incoraggia la diffusione dei contenuti, purchè siano rispettati i seguenti principi: sia citata la fonte, non sia alterato il contenuto e non siano usati a scopo di lucro. P.iva 02268700271