Bisogno di insuccesso
Non vi è più grande ostacolo alla liberazione del bisogno di insuccesso.
(E.M.Cioran) Per togliere eventuali dubbi dico subito che dal contesto in cui è inserito l'aforisma risulta chiaro che per "liberazione" intende la realizzazione spirituale (o un determinato grado di perfezionamento) alla orientale. In ogni caso, anche prendendola genericamente, quindi una liberazione da qualcosa che ci tiene prigionieri, dalla Grande Illusione a una semplice abitudine (ma sono mai semplici?), credo che Cioran colga un sottile, segreto e importante pezzettino dell'animo umano. Io almeno ho spesso percepito in me un qualcosa che descriverei con parole simili... desiderio si sconfitta, istinto di morte... insomma una forza profonda che tira dall'altra parte e che reputo essenziale, oltre che il maggior ostacolo per qualsiasi cosa. Voi che ne pensate? L'avete mai sentita (o qualcosa di simile)? |
Ho sentito in più occasioni il bisogno di insuccesso quando ad un passo dalla realizzazione ho avuto paura del cambiamento. L'insuccesso come alibi per non cambiare le cose.
Sono legato alla catena che mi lega, l'insuccesso è l'alibi per non liberarmi. In tante piccole occasioni sono arrivato ad un passo dal realizzarle e quando è servito lo sforzo conclusivo, non ho retto alla tensione e ho rinunciato. Ho letto e riletto questa frase e mi son domandato:"...una volta liberato dalla catena delle abitudini, che accade?" Perchè questa domanda? Perchè mi pongo il problema del dopo? Perchè non desiderare la libertà e poi quel che sarà sarà? Sono identificato con la catena che mi tiene prigioniero? La paura nasce dal fatto che non conosco la libertà? Quindi mi spaventa la libertà e così è meglio rimanere alla catena? Un'esplosione di domande che hanno zittito la mente, non riesco a fare chiarezza, a darmi delle risposte. Continuo a rileggere questo aforisma. |
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Cioran ha colpito in pieno mi sa... |
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La paura per il cambiamento, la responsabilità che deriva da un qualsiasi comportamento. Però pensavo anche di collegarlo, questo bisogno giacchè si manifesta, appunto, come forza trainante verso il basso diretta alla non realizzazione, all'incertezza. Non so se questa, l'incertezza, sia lo stato nel quale " si tende " all'insuccesso. Il fatto di non profondere la dovuta energia in qualcosa perchè la forza comunque è attiva per trascinarci verso il basso e dunque il fare nell'incertezza, mostra, secondo me, l'altra faccia della medaglia di una paura che ha come solo scopo quello che si rimanga al solito posto. Per altro verso fare con incertezza delle cose o tenere determinati comportamenti da questa caratterizzati, decreterà inevitabilmente l'insuccesso. Da ciò una ricerca, appunto un bisogno, di tale insuccesso. Un bisogno che diviene parte integrante, se gia non lo è a causa della presenza della forza contrastante, del nostro Lavoro. Un gettare la spugna che a volte è visto come cose più semplice da fare. Un muoversi nell'incertezza allora gia potrebbe preguidicare un fine, una tappa, un risultato, un successo. Certo, il lasciarsi andare è più semplice che affronatre le cose e quindi affrontare la responsabilità che ne deriva. Son convinto che chiunque, pur affrontando un discorso generico, possegga tale bisogno a qualsiasi livello. |
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La risposta è che quando mi succede è perchè non ho intenzione di arrivare al successo. Possono esserci diversi motivi per cui ho bisogno di avere un insuccesso... Una volta risolti il motivi ed eliminati ecco che questo bisogno decade. Può essere che non abbia la forza di fare le cose con tutta me stessa e quindi questo fa si che non la cerchi mai, non mi sforzi per averla e quindi in questo caso è più comodo l'insuccesso così non faccio fatica e sto al calduccio nella mia confortevole non vita e do la colpa a lui. Secondo me è ego bello e buono che lotta contro e che non va alimentato ma sfruttato. :C: |
Io invece credo che spaventi anche il successo! Quando una persona ha successo non si può tornare indietro, in alcune carriere, deve persino barricarsi con guardie del corpo o andare a vivere in qualche posto lontano, lontano dalle invidie della gente o delle persone che cercando di prendere un po' del tuo successo, levandoti la privacy.
In altri contesti avere successo significa essere felici, appagati, soddisfatti e quanta paura si ha ad avere e perdere queste cose, talmente tanta da preferire di non possederle mai... |
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:C: |
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Non ricordo bene l'aforisma che ho letto in home mesi fà ma diceva qualcosa come " il desiderio di un dio che pur punendo dia un senso alla vita è una tentazione maggiore per l'animo umano della sua assenza che pur giustifica ogni crimine" Ci piace avere e cercare qualcuno che ci guidi, che ci dia da mangiare ecc ecc proprio come dei bambini (parlo in generale icon_mrgr: ) Inoltre probabilmente c'è in mezzo anche una buona dose di pigrizia e di tolleranze basse basse..un pò come se avessi abituato il mio corpo ad assumere solo zuccheri per avere energia, di rapida assunzione (come le reazioni ai fallimenti) ma alla lunga deleteri per il fisico. Eh ma vuoi mangiare sano, limitare i dolci, elaborare i cibi complessi..svegliarti...martello.: questo è per me icon_mrgr: Forse esco fuori come un balcone dal seminato ma mi pare ci sia anche qualche attinenza con il bisogno di ricercare sempre le stesse soluzioni dolorose, lo stesso tipo di persone, forse non c'è solo la paura di diventare responsabili ma anche un pò l'incapacità di andare oltre a una prima errata esperienza, come se il fallimento, una volta capitato lasciasse un solco in cui poi si infilano tutte le nostre sensazioni/esperienze simili.. nonso.gif abbraccio: pensavate di esservi liberati del mio solco macchinoso eh? icon_mrgr: |
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A me è successo e quando ho deciso di esplorare in me la cosa ho trovato che mi capitava spessissimo, ma solitamente bannavo quell'istinto in una frazione di secondo, neanche il tempo di divenirne cosciente. A volte lo divenivo e semplicemente scartavo l'ipotesi... ma restava sempre qualcosa, un mancato appagamento. Esplorando, non senza timore, questa istanza, per quel poco che finora ho intravisto, mi è parso che fosse decisamente "antica", profonda. Non forte, facile da debellare e dimenticarsene bellamente, non diperazione da suicidio o cose del genere, solo attrazione. Attrazione accompagnata da una sensazione di desiderio di liberazione, di ritorno, come se una vocina suggerisse che è quella la strada più breve, che cosa ci faccio qui... Vabbeh, forse sono solo divagazioni libere di una fantasia che ha trovato un pertugio per farsi una sgroppata però... però qualcosa mi dice che sta cosa ci sia un po' in tutti, sviluppata o meno, potenziale o meno, che faccia parte dell'animo umano. Mah |
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In effetti assecondandola spinti dal desiderio di liberazione, si prova quella libertà che potrebbe definirsi di sospensione. Sospensione che mi pare sia collegata all'esempio/esercizio della ballerina |
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Invece ho provato questa attrazione al mare, anche dalla nave o dalla barca e siccome non so nuotare questa attrazione mi è parsa strana e mi ritiravo immediatamente, ma per un breve attimo l'impulso era quello di lasciarmi portar via. Se ci penso a mente serena brrrrrrrrrrrrr nonso.gif |
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Penso che quella vocina in ogni caso non vada ascoltata, perchè non si sa da dove proviene.... Non voglio andate OT ma c'era una casa di una amica di mia sorella, e chiunque saliva al secondo piano, sentiva una vocina di buttarsi dalla tromba delle scale. Diciamo che sono sensazioni pericolose per chi non le sa gestire, e qualcuno potrebbe pure cascarci ( in tutti i sensi). |
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Si a me e' capitato ma non ho mai esplorato la cosa, mi capitava spesso quando andavo a trovare un'amica che fino a qualche anno fa , abitava ad un piano alto. Quando arrivavo al piano del suo appartamento istintivamente guardavo nella tromba delle scale che era molto ampia e avevo proprio un'attrazione verso il basso l'istinto di lanciarmi, che durava un lampo, perche' mi scuotevo subito, mi faceva paura quella strana attrazione (che traducevo con istinto di suicidio.. ), e non volevo vederla. Come dire, se non la vedo la esorcizzo. E' la prima volta che penso razionalmente a quegli episodi e francamente non saprei dare loro una spiegazione logica, ne ho un altro, che anche se non e' strettamente collegato con l'istinto della morte, mi ha sempre incuriosito , ma non sono mai riuscita a dargli un nome, e me ne sono sempre vergognata, soprattutto non ne ho mai parlato a nessuno .. Quando ero a scuola nelle ore di lezione quando l'insegnante di matematica spiegava noi alunne eravamo tutte sedute composte e non volava una mosca. A me senza nessun perche' spesso balzava in testa l'istinto (o fantasia, non so bene cosa fosse) di alzarmi di colpo andare al centro della classe e mettermi ad urlare in quel silenzio.. anche qui il tutto durava un lampo, era proprio come una specie di istinto tanto incontrollato quanto breve, lo scacciavo immediatamente anche perche' era una cosa che mi faceva sentire .. come dire un po' anormale... Chissa' se hanno un perche' queste "fantasie" o istinti o?.. non saprei nemmeno dargli un nome. |
Durante le ferie ho avuto occasione di provare quella disciplina che utilizza un'imbragatura con doppi moschettoni (non conosco il nome) e l'elmetto. Ti consente di passeggiare sulle cime degli alberi in sicurezza passando da un'albero all'altro attraverso delle funi e appigli vari (tipo il ponte tibetano ed altri simili).
In quell'occasione ho provato piu' volte l'istinto di lanciarmi nel vuoto, ricordo che rimanevo affascinato da quell'altezza. Non era desiderio di morire pero', era un misto di attenzione ed adrenalina per il pericolo di morire o farsi male. Mi trovavo su una piazzola sulla cima di un albero molto alto e mettevo i piedi fuori dal bordo osservando il terreno che era molto in basso, in quel momento mi sentivo bene, oserei dire padrone di me stesso, una sensazione di controllo e di potere. Capisco che suona strano, ora che lo scrivo penso sia forte come affermazione ma ripensandoci ho sentito questa sensazione. Pure io quando andavo a scuola ricordo che ero seduto sul sedile dell'autobus che portava a scuola e davanti a me c'era una persona, in un lampo immaginai di prenderla a pugni anche se questa non mi dava particolare fastidio, un raptus violento che e' rimasto nella mia mente. Ricordo che mi inquieto' quella fantasia e scatto' l'adrenalina e la vergogna per averlo pensato. |
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Io ho la sensazione che se mi sporgo troppo potrei venir risucchiata dal vuoto e perdermi in esso. Mi è venuto in mente il 3d dell'abisso :@@ In ogni caso non gli do corda ma quando mi obbligano a percorrere gli orridi mi si alza l'attenzione a 1000. icon_mrgr:icon_mrgr:icon_mrgr: :C: |
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Ma sopra all'acqu è più forte, la volta che me ne sono resa conto è stato impressionante, era come se qualcosa di magnetico attirasse il mio sguardo che era diventato quasi fisso, non era solo una questione di gravità anche se ho avuto la sensazione di venir risucchiata letteralmente dentro l'acqua. La sensazione di entrare in una specie di tunnel alla velocità della luce, superando però la velocità del visibile (eh questa me la devo spiegare a me prima icon_mrgr: ) però è suonato il campanello d'allarme del corpo che si stava sbilanciando troppo,mi ha fatto riscuotere ma l'effetto è davvero difficile da spiegare a parole. nonso.gif |
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