Chi impara ad obbedire
Ho sentito spesso questo modo di dire e ne vorrei parlare con voi.
Chi impara ad obbedire impara a comandare. Credo che possa avere tante interpretazioni diverse. Ad esempio chi impara ad obbedire reprimendosi poi si scaglierà a comandare per reazione Oppure chi impara ad obbedire svilupperà una tale forza di volontà che lo porterà a comandare anche a se stesso. Che ne pensate? |
che sono vere entrambe le cose e nessuna delle due.
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Non avevo mai sentito questo modo di dire.. manca qualcosa pero'.. obbedire a chi? comandare chi?
per un bambino imparare ad obbedire ai genitori, significa imparare che esistono delle regole che vanno rispettate ... e se impara questo, da genitore saprà dettare le regole della propria casa credo..., viceversa se farà sempre quello che gli pare (o che gli sembra di volere), crescerà senza nessun controllo.. nel tuo esempio Gris Citazione:
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sempre che vi sia qualcosa da "comandare" e qualcosa da essere "controllato"
fissato questo quanto si dice lo trovo corretto |
visto che siamo in aforismi....la dico come la sento....
il buon capo...che sia d' ufficio...di reparto a quant' altro... sa comandare e farsi "obbedire" perchè a sua volta ha obbedito.... filosoficamente 'a lè istess....ossia il prepotente viene obbedito (o forse si finge di obbedire) per ovvi motivi dai dipendenti.....colui che sa comandare è autorevole....non autoritario.... ecco mi sono infilata in un vespaio...mo come ne esco? vabbè dai si capisce no? fiori.gif |
Citazione:
La prima cosa che mi salta gli occhi è un " fare " in una determinata direzione: obbedire, comandare. Da passivo diventa attivo, nel senso " prima si riceve e poi si rilascia probabilmente nella medesima direzione ma con verso opposto". Questo imparare ad obbedire, insomma, secondo me individua la capacità ( che non tutti posseggono ) di essere in un certo senso umili. Pigliamo i militari ad esempio. E' ovvio che la recluta una volta giunta in caserma dovrà imparare ad obbedire alle regole di quel posto, altrimenti sarebbe fuori-posto; quindi un forzare ciò che è stato, cercando di modificarlo, in una direzione. Ma nulla vieta a quella recluta, in futuro, di fare tesoro di ciò che nel tempo ha assorbito, rimodellandolo sotto forma di ordini...che so..perchè ha intenzione di fare l'ufficiale e dunque comanderà a sua volta. In poche parole, anche l'apprendista falegname se imparerà ad obbedire, imparerà a comandare attraverso la trasmissione quale artigiano e diverrà, forse a sua volta falegname. Altra cosa che mi salta gli occhi è questo " imparare". Nel momento in cui si impara ad obbedire, mi pare, si impara anche a comandare. Lo vedo come essere riuscito ad assorbire l'insegnamento, avendolo fatto mio. Per cui successivamente sarò in grado di trasmetterlo. Ecco appunto...da passivo ad attivo. |
sempre che scelga di farlo...
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In effetti la conoscevo così: impara ad obbedire prima di comandare. Da questo punto di vista sono d'accordo con Jez sul discorso dell'umiltà: per esempio iniziando a lavorare in un posto prima obbedisco ai miei superiori, imparo il lavoro e con il tempo (tipo gavetta) avrò abbastanza esperienza per elevarmi a un livello superiore.
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:o strabuzza: ma....conoscendo l'elemento....nonso.gif scusa.gif questo lo posso dire io!!!!!!!!!:C: :C: :C: :C:
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C'è qualcuno disturbato dalla parola comandare, retaggi di infanzia :)
Proviamo a dargli altri punti di vista, impresa titanica... Se io non ascolto il mio corpo, per esempio quando lo stomaco mi dice che è sazio, se non ubbidisco e smetto di mangiare.... potrò poi comandargli di correre dietro l'autobus? Si ci potrò provare... ma con dubbi risultati. Spesso (direi sempre ma stamani sono in vena buona icon_mrgr:) chi rifiuta l'obbedienza è colui che vorrebbe comandare, chi ubbidendo al giusto (anche se non servirà, specifico che giusto in questo caso lo si sente se non si fa dormire la coscienza) dovrà comandare non vorrebbe farlo... E' giustissimo (icon_mrgr:) il discorso di Jez su autorevolezza e autorità, la seconda si basa su forza bruta, la prima su forza interiore. per finire ob-bedire prestare ascolto prima di tutto (grosso modo)... è tanto disonorevole? Tanto brutta cosa? O forse ne abbiamo dato un senso assurdo da quando non esiste più qualcuno che comanda perchè ha qualcosa di saggio da dire? |
non vi è nulla di "errato" nel "comandare" a mio avviso.
fatto sta che dipende da chi comanda e soprattutto da come lo fa. e nello stesso modo dipende da come si ubbidisce. il "caprone" di turno che esegue gli ordini a comando senza porsi il minimo dubbio un domani potrà (anzi aggiungo "vorrà") anche comandare ma sarà esattamente un despota. così come "comandare" senza aver presente le peculiarità di chi si ha di fronte crea a mio avviso solo danni altro e ben centrato a mio avviso discorso è "saper recepire il meglio da chi sta sopra" considerando "meglio" quello che serve in quel momento. ma se chi sta "sopra" non ha nulla da offrire...non v'è nemmeno nulla da imparare eh si ... retaggi dell'infanzia )))) ciauzz |
Citazione:
Mentre come giustamente dice Uno se ci fossero solo Saggi in giro obbedire sarebbe un modo di impare qualcosa che ci sfugge proprio per quanto detto prima. |
Citazione:
Prestare ascolto sarebbe una cosa da fare con chiunque ci rapportiamo.. |
Attraverso l'esperienza dell'obbedire si puo' comprendere il modo corretto di comandare...
Come dire... crea le fondamenta del comando nell'obbedienza, per poter dettar legge con la saggezza di chi conosce entrambe le posizioni... |
Mi ricordo "karatè kid" - "metti la cera, togli la cera" .. lui detestava farlo e non capiva minimanente il perchè dovesse, e poi si ritrova ad avere braccia più forti ed allenate.
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Citazione:
Molti la vivono come una limitazione appunto: " Perchè Tizio mi deve comandare quando non vale nulla ?". Credo che il problema, volendolo affrontare superficialmente, stia proprio nel fatto che spesso, in questi tempi, manca chi " invece " utilizza il comandare per tramandare/insegnare; lo utilizza invece come strumento di un proprio potere personale, della serie " Io ho questo posto/potere e tutti devono fare ciò che dico ". Un ego insomma che trova libero sfogo in quella via, probabilmente. Imparare, però, individua una sorta di accoglienza - sia in un verso che nell'altro - e mi pare che l'etimo della parola lo si sia gia visto da qualche altra parte ma riprenderlo non fa male. Per l'appunto imparare significa " apprendere " o anche " accogliere". Di qui fare proprio l'insegnamento. A questo punto " Imparare " ( quindi apprendere, fare proprio ) ed " Ob-bedire ", (nel senso di prestare ascolto prima ) denotano una dinamica mi pare. Non si può, in definitiva, imparare se prima non c'è l'atto che determina, in me, l'ascolto e quindi l'apertura a ricevere l'insegnamento. Se quindi tutti si pensa che non c'è bisogno di imparare, forse allora ecco spiegato il motivo della mancanza di obbedienza...no? C'è un proverbio che probabilmente si ricollega al 3d e recita, più o meno in questo modo: " Quanno si' 'a 'ncunia, statte; quanno si' martiello, vatte" " Quando sei incudine statti; quando sei martello, batti" |
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