Emozioni esternate, sopportate o represse
Riprendo un'interessante discussione che ho trovato nella discussione del tradimento, ne apro una qui, perchè magari è bene che li si parli di quell'argomento.
In effetti la confusione che spesso si fa sulle emozioni e che certi correnti psicologiche ci dicono che dobbiamo esprimerle e tirarle fuori, positive o negative che siano. Se le reprimo significa che le allontano o non le voglio sentire, se le sopporto le soffro consapevolmente. Però a volte succede di soffrire un emozione, ad esempio sappiamo che siamo impauriti e la sentiamo forte dentro. La chiave secondo me è capire come vanno sentite e trasformate ste emozioni. Poi ho una domanda un po' strana: in molte vie esoteriche si parla di guardare le emozioni con distacco, come se non ci appartenessero e di non lasciarsi trascinare da esse. Un cantante per esempio che deve esprimere emozioni anche non proprio come caspita deve farediavolo.g: |
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Il fatto è che siamo abituati , in genere, a reprimere o esternare le emozioni, cose non così diverse in fondo in fondo, che immaginare altre modalità di rapportarsi ad esse sembra impossibile... Di base capita qualcosa, immediatamente scatta l'emozione, si sopporta finchè si può, di solito la soglia è molto bassa che manco ci accorgiamo della fase "sopportazione", e poi o si reprime o si butta fuori a seconda delle proprie caratteristiche , abitudini, contesti.... Distaccarci permette di essere comunque un minimo presenti si vive quella emozione e si è consapevoli di farlo, non stiamo come un mulo a testa bassa e coi paraocchi rispetto ad essa. Più si è in grado di reggerla più credo si possa sfruttare l'energia pura dell'emozione stessa, ed anche se all'inizio sempbra il contario, alla lunga si risparmiano energie e non ci svuotiamo ogni volta. Il saggio distaccato non è uno a-emotivo, tutt'altro...non si preoccupa o non è costretto a manifestare emozioni a riepetizione come un megafono, si interessa, almeno credo, di cosa è in grado di suscitare negli altri, in modo per loro utile... |
Io ho parlare di arte: hai mai visto un artista, asettico, che non esprime gioia, dolore, tristezza, sensualità, stupore?
Se comunica qualcosa, è proprio perchè esprime queste cose, tramite parole, gesti, melodie. Tra l'altro mi risulta che anche la psicologia è a favore del vivere le emozioni e non reprimerle. Posso capire se il discorso è di non farsi trascinare dalle emozioni, di non farci governare dalle emozioni, ma non da non esprimerle. Sarebbe come dover star sempre zitti, perchè il nostro silenzio dice tutto. Si anche, ma a lungo andare non puoi continuare a comunicare cosi. |
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Astral credo che qui ci stia bene quella distinzione che si fece tempo fà tra emotivo ed emozionale, non so se era proprio questo il titolo della discussione.
Possiamo riprenderla o riportarer qui la distinzione. Non si tratta di negare le emozioni ma di viverle senza farsi travolgere, senza identificarcisi. Spesso gli artisti che veicolano egregiamente le proprie emozioni agli altri sono poi, come persone, un pò sballati, instabili, se preferisci irritabili comunque decisamente poco equilibrati. (in genere eh) |
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Forse è OT però volevo chiederlo a tutti, visto che io da sola reprimo e la mia forte emotività credo con aggiunta di altro che non è ancora bene definito, mi fa scappare l'emozioni da tutte le parti. Sento di aver bisogno di un allenamento, presente una cosa che vada più piano della realtà? In modo di poterle acchiappare prima che salendo mi stappino senza che nemmeno ne prenda coscienza in anticipo? Si capisce? Magari chiedo l'impossibile eh ma almeno l'ho chiesto. Penso che se gusto il sapore, se imparo a conoscere una prima volta poi so come si fa ma il problema per me è acchiappare quella prima volta Fine OT |
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Non so secondo me le emozioni sono campanelli d'allarme, quello che provi ti fa capire su cosa devi lavorare, poi è ovvio che puoi trasformarle prima di esprimerle. Si sono daccordo nel non farsi trascinare, ma credo che se uno non ha neanche più la capacità per esempio di emozionarsi davanti ad un tramonto, allora c'è qualcosa che non va anche in quel caso. |
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In ogni caso, prima ancora di capire che intendi, smentisco categoricamente che gli psicologi siano equilibrati solo per l'appartenenza a tale categoria. Per gli artisti dipende... se intendiamo con tale parola quelli che vengono così definiti e spinti dalle cassa di risonanza commercial-mediatiche sono, se non tutti, la maggior parte squilibrati o comunque più hanno successo, più sono squilibrati. Lo vediamo continuamente, chi fa più successo arriva spesso al suicidio o a morti tragiche. Se invece parliamo di artisti nel vero senso della parola (qualcuno di loro può anche avere successo, anche in vita e non arrivare all'autodistruzione) quelli sono equilibrati. Tra le due categorie ci sono in mezzo infinite sfumature. |
Si ma io non parlavo del fatto dello squilibrio o equilibrio dell'artista, parlavo della capacità di espressione e comunicazione delle emozioni, cosa che smentisce un po' il fatto di non dover esternare le emozioni.
Per artisti non mi riferisco a chi ha successo, quello è marketing non è arte. Parlo in generale dell'arte che è espressione, ma potrei dire anche altri mestieri dove la comunicazione e l'espressività è importante. Mi risulta che l'espressione di emozioni, sentimenti e stati d'animo sia fondamentale, a secondo di quello che si interpreta. Ci sono artisti e psicologi e equilibrati e altri squilibrati, come del resto tutte le persone, per cui l'esempio di Dafne era poco pertinente, ed è da sfatare il luogo comune che l'artista è quello squilibrato, appunto perchè non si deve prendere come punto di riferimento i media. Non puoi dire ad un cantante, un attore, un ballerino, un pittore, di non esprimere emozioni in quello che fa. Ed anche uno psicologo direbbe di non reprimere emozioni, ma di esprimerle. Ovvio che una certa trasformazione ci vuole, va bene non farsi trascinare da esse, ma viverle solo interiormente... |
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In ogni caso sarebbe da vedere se questo comunicare emozioni e sentimenti sia effettivamente tutt'uno con l'arte o non sia una sua settorialità divenuta primaria per degenrazione della stessa e dei fruitori dell'arte. |
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Prendi un attore che interpreta Napoleone (esempio) deve esprimere le sue emozioni rispetto a tale personaggio o deve cercare di veicolare le emozioni che si pensa siano state di Napoleone? (o di come sono state descritte nell'opera, che comunque se è stata scritta da un vero artista....) Se è la prima potremmo essere tutti artisti senza tanta fatica, se è la seconda potremmo comunque tutti essere artisti ma solo con il talento e dopo aver imparato l'arte. |
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Intendo il secondo, ma per come la vedo io, deve saper trasmettere le emozioni anche degli altri, a meno che non è un cantautore. Io intendo una persona che sappia esprimere entrambe le cose, con la sua unicità, ma adeguandosi al contesto del personaggio. O Se faccio una canzone esprimo non solo il mio, ma determinate situazioni che possono rappresentare per esempio un popolo. Il tocco personale poi conta, perchè se prendi due pittori, non faranno mai un quadro uguale all'altro, qualcuno si distinguerà sempre di più, perchè subentra anche qualcosa di individuale. Comunque come fai a rappresentare questo, se non c'è un minimo di espressione emotiva e tendendo le emozioni solo dentro? Non si rischia di non esprimere nulla? In un esempio più pratico, io posso anche non dire nulla a mio figlio, ma magari con un semplice sguardo comunicare che non si sta comportando bene. Sto comunque esprimendo e comunicando uno stato d'animo. Se lo guardassi in modo asettico, gli comunicherei indifferenza o apatia. |
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Se vado a vedere un concerto me ne frego se il cantante si emoziona e io mi addormento Andrei oltre, perchè non è neanche sufficiente suscitare emozioni per potersi chiamare artisti, questo riescono a farlo anche gli "artisti" mediatici. Deve essere un certo tipo di emozione.... ma qui in che sezione siamo? Psicologia? Allora lasciamo perdere questa parte del discorso. |
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