Verità concentriche
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Teoricamente il matematico è quello che si avvicina di più alla verità, in pratica è anche quello che più vi arriva con il ragionamento ed un successivo filtraggio del percepito. Il Fisico vede una pecora, vede solo quella di quel paese, non ci ragiona più di tanto, in Scozia lui ha visto solo una pecora nera, le pecore scozzesi sono nere, non ne ha vista anche una bianca. In un certo senso non si pone il problema che potrebbe esistere anche ciò che non vede. L'ingegnere inizia a filtrare con la mente, si dice: "ok ho visto una pecora nera, ho visto solo quella in questo paese, ma potrebbero anche essercene altre non nere". Il matematico va ancora oltre, quella pecora che ho visto non è detto che sia completamente nera, ne ho vista solo una parte.... La morale è: Paradossalmente chi crede in Dio (o nella sua possibile esistenza) è più razionale di chi non ci crede... e i matematici sono i più spirituali tra gli scienziati moderni. |
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In un'altra storia il nonno porta Pierino in tribunale ad assistere ad una causa. Dopo che l'accusa espone le sue ragioni, Pierino sussurra al nonno "L'accusa ha ragione".
Poi è la volta della difesa. Anche stavolta Pierino dice "La difesa ha ragione". E quando il giudice si ritira per deliberare, Pierino commenta "Cavolo nonno è difficile decidere per me hanno ragione entrambi!" Il nonno ci pensa un attimo e poi risponde: "Ma lo sai che hai ragione anche tu?" icon_mrgr: La morale in questa storia è diversa da quella sopra, però rimanda ancora al concetto che la verità non è mai così lampante, per afferrarla bisogna scavare in profondità, liberarla dalle apparenze, farla venire alla luce. E soprattutto che una verità non esclude per forza l'altra, a volte una include l'altra, altre volte è inclusa, spesso si completano a vicenda. Ma parlando di verità concentriche potremmo dire che tanto più ci si avvicina al centro ("filtrando" l'apparenza che ci arriva dalla periferia) tanto più la verità diventa stabile e permanente. |
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Tutto muta secondo dopo secondo è ciò che è verità ora, adesso, può non essere più verità fra qualche secondo. Non credo si possa definire un limite alla vera verità, più si scava più si può trovare una verità diversa... La pecora potrebbe non essere affatto nera, un effetto ottico che falsa il colore di base... chessò il vetro del treno |
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Io direi pero' i piu' potenzialmente spirituali . Poi per esserlo veramente devono smettere i panni del matematico o almeno metterli da parte quei panni. Peccato che lo fanno di rado . |
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Invece credo sia una questione di impostazione della forma mentis (e di sua pulizia). Coloro che interpretano i dati senza rendersene conto e stabiliscono, di conseguenza, delle "verità" assolutamente ipotetiche e molto probabilmente false, realtà fanno più passaggi di chi non lo fa, e quindi dovrebbero consumare di più (che facciano anche più fatica è altra questione). Non nego che per attenersi ai fatti e dichiarare enunciati più precisi possibile sia necessario uno sforzo di pulizia mentale, ma il problema è che quando iniziamo a farlo ci scontriamo con abitudini acquisite in anni di pessime pratiche di pensiero. Riagganciandomi invece alla conclusione che il matematico è quello più spirituale dei tre, ritengo che questo derivi dal fatto che la pulizia mentale che si impone (o che gli viene) lo obbliga a non trarre conclusioni e quindi a non con-chiudere (conclusione) ambiti che in base a ciò che sanno in realtà sono aperti. Restano quindi appunto aperti a molte possibilità, riconoscendo quello che sanno non escludente altro a priori (il fatto che vedo un lato nero non esclude che l'altro possa essere di un altro colore... quindi non posso mai escludere Dio). Se ci chiediamo, con mente onesta, cosa sappiamo realmente su una qualunque cosa, dobbiamo sempre riconoscere che ne sappiamo pochissimo, molto molto meno di quel che ci sembra a prima vista. |
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