Citazione:
Non hai scritto mi hai dato la felicità. Ovvero, in italiano si può anche usare, ma nessuno può darti direttamente la felicità. Potrà fare qualcosa che ti rende felice, potrà eliminare ciò che ti rende infelice, ma non darti la felicità direttamente. Alla fin fine... la felicità è quando amiamo qualcosa che in qualche modo possiamo toccare (anche platonicamente) e siamo al picco sopportabile dell'eccitazione emotiva . Uno/a può essere amabile ma se non l'amiamo.... Se anche qualcuno ci ama, ma non riesce a provocarci altrettanto nei suoi confronti non ci rende felici, al massimo ci da una sensazione di benessere. Se invece riesce a provocare l'amore in noi... allora ci rende e no non ci da. |
Citazione:
Tutti siamo soggettivi nell’esprimerci, io come te. Ma tu volevi ricondurre a concetti che definisci oggettivi ciò che né io né te conosciamo, basandoti sulle tue conoscenze soggettive, io invitavo ad andare oltre le parole per non incorrere nel medesimo errore. Abbiamo un diverso concetto di limitativo…. Citazione:
Ma mentre tu ti fissi su un’allusione, ti sei forse perso quello che stavo cercando di esprimere con un diverso punto di vista. Non sono d’accordo sul tuo ragionamento, “che uno che non ha mai amato non saprebbe di poter arrivare alla felicità per poi essere costretto a tornare indietro....” Io invece dico, se uno non ha mai volato, è vero che non sa cosa si perde, ma se decide di non volare non è per il volare in sé, di cui non conosce la bellezza, ma per la paura di cadere. Chi mai non vorrebbe lasciarsi andare alla felicità di volare se non ci fosse la paura di cadere ? Così è per la felicità, nessuno teme la felicità in sé stessa, esiste solo la paura di soffrire. Tutte le altre paure sono solo derivazioni di questa. Citazione:
Siamo nel teatrino delle individualità no ? dobbiamo restare nel gioco se vogliamo comunicare …. Ma il pensiero di ognuno fa parte dello stesso “pensare” e dello stesso “conosciuto” Citazione:
Citazione:
Per me puoi cambiare le cose solo in funzione di ciò che sei , che in realtà equivale a non poter cambiare nulla. |
Dunque la felicità è connessa all'amore, alla capacità di amare?
Il sentirsi felici coincide con il sentirsi in amore? Non si può dare felicità così come non si può dare amore? Quindi inseguire la felicità vuol dire inseguire l'amore. Se non si ama non si può essere felici. |
Citazione:
Questo per definirla con la risposta intuitiva, quella che viene di getto per intenderci. Per chiarire dico che la felicità dell'essere la si raggiunge in uno stato di assoluto equilibrio tra l'interiore ed il mondo che ci circonda. Togliendo le zavorre, i pensieri, le tensioni fisiche ed emotive sino a raggiungere uno stato privo di ogni elemento aggiunto. Raggiungere la felicità dell'essere attraverso il privarsi delle zavorre per scoprire l'amore dentro di noi. La felicità dell'essere si raggiunge nel momento che ci si basta. La felicità dell'avere è fittizia, è la ricerca della felicità illusoria. Avere sempre qualcosa in più che ci sposta verso l'oggetto del desiderio, la felicità dell'avere è mentale, è una falsa felicità dell'ego. La macchina nuova, la nuova conquista, il potere, il prestigio, il comando, la lusinga. Tutto legato all'ego e che non si accontenta mai. La felicità dell'avere non si accontenta mai. |
Citazione:
La felicità come l'amore la conosciamo dalla nascita, dal cordone ombellicale, dal rapporto materno, è un sentimento che conosciamo perchè l'abbiamo provato alla nascita. Può essere patologico non provare il desiderio e la ricerca della felicità per non aver mai conosciuto l'amore come gli orfani o altri casi limite. La paura in genere nasce da qualcosa che abbiamo conosciuto in qualche modo dentro di noi, oppure fa capo agli istinti, quindi pesca nel collettivo. La paura della felicità non credo sia un istinto nè pesca nel collettivo, piuttosto fa parte del nostro modo di affrontare la vita, le esperienze e le opportunità che ci capitano lungo il percorso. |
La paura di cadere provando a volare c'è... ma viene dopo quella di non sentirsi più la terra sotto i piedi.
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Nella mia esperienza ho notato che molto spesso confondo la felicità con la gratificazione.
I pochi brevissimi momenti in cui penso di essere stata davvero felice non avevo nulla e non volevo nulla. Non nel senso filosofico del termine, non era un pensiero, semplicemente (e su questo avverbio potremmo discutere in eterno) esistevo. Ero in pace. Non pensavo. Certo, poi ci sente grati per quel momento di grazia e questo mi ha fatto notare la differenza. Qundo ricevo quello che volevo sono gratificata dalla felicità che ho sfiorato, perchè l'ho percepita in quella cosa o persona o gesto o immagine. Quindi perchè scatta la paura? Perchè il momento è fugace, passa, svanisce, come il bacio di un innamorato che vive lontano, qualche volta la sofferenza per la distanza ci fà desiderare di lasciarlo per non doverla sopportare più...ma poi ci arriva quel bacio e ciao! via di nuovo da capo. 8-) mi sà che stasera mi sopporto solo io..troppo romantica sono...ma lasciarsi amare pare una stupidata ma non lo è per nulla, per me almeno, e quindi la felicità la vivo ancora come un miraggio. però stò lavorando per cercare di avere meno paura :H |
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