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Come nel mitico vaso di pandora in cui al suo interno vi era, oltre ai mali del mondo anche l'effimera speranza. Se con la ragione ammetto l'ineluttabilità delle cose, al loro decadimento, a livello profondo ne ho paura. Questa paura mitigata, diventa sottile depressione che risulta essere in parte benzina propulsiva per una mia ricerca di un qualcosa in questa vita, fosse anche una piccola risposta alla paura della morte. Senza la paura della morte, senza l'ineluttabilità delle cose, al loro decadimento, alla loro essere legate al tempo... senza tutto questo che resta alla persona? L'effimera speranza è la facile soluzione alla paura della fine, oltre la fine la paura di cosa ci può essere o non essere oltre la fine, del nulla, dell'ineluttabilità che non ammette eccezzioni. Eppure credo che vi sia anche tanta arroganza da parte dell'ego, l'umana paura di morire si scontra con la presunzione all'immortalità. Il non accettare la nostra debolezza di fronte ad eventi più grandi di noi, all'incapacità di accettare quello che è oltre alla normale comprensione. OT: Mi è tornata alla mente la frase che il replicante dice alla fine del film "Blade Runner": "Io ho visto cose che voi umani non potreste immaginare navi stellari in fiamme al largo dei bastioni di Orione. Ho visto i raggi B balenare nel buio presso le porte di Tannhauser. E tutti quei momenti andranno persi nel tempo come lacrime nella pioggia. E' tempo di morire." A chi importa se non al noi stessi se tutto questo andrà perso come lacrime nella pioggia? |
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eh si più hai coscienza della Morte più vivi intensamente la vita.
Avere coscienza sta nell'affrontare quel concetto seriamente, non nello schivarlo per paura. Ecco perchè penso che avere paura della Morte equivalga ad avere paura della Vita e di fatto a limitarsi a vivere sottodimensionati. |
A volte mi sono chiesto cosa provano le persone che sanno grossomodo la data della loro morte, tipo i condannati a morte o i malati terminali, almeno quelli che hanno ancora lucidità mentale, come vivono le loro ltime settimane o i loro ultimi giorni: forse ognuno lo fa a modo suo, c'è chi continua a farfinta di niente,chi viene devastato dalla disperazione ecc.
In generale ogni volta che facciamo una cosa, per quanto piccola e banale, potrebbe essere l'ultima e comunque sappiamo di non essere illimitati, eppure non riusciamo comunque a vivere appieno, ad osare di più , ma viviamo superficialmente senza riuscire a dare una svolta alla vita, come se così facendo acquisissimo il diritto di dire alla morte "non puoi prendermi ancora, vedi non sto vivendo appieno, devi darmi ancora tempo, mi sto solo riscaldando non sono ancora entrato in partita", anche se ovviamente tutto questo non cambia certo le cose. Magari si ha un sussulto quando muore una persona a noi molto vicina, ma dopo poco si ricomincia col solito tram tram. Se si avesse realmente coscienza della morte forse a quel punto non si avrebbero più scuse, saremmo obbligati a Vivere sempre realmente e ad affrontare una volta per tutte, totalmente ed irrevocabilmene, i nostri demoni e forse molti non hanno energia o coraggio per farlo davvero. |
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Ebbeh ragazzi, mi pare di sostituirmi alle frasi delle carte dei cioccolatini se dico che:
"bisogna vivere come se fossimo infiniti pur sapendo di essere finiti" Talmente banale che mi vergogno quasi nel commentarla, però non sono sicuro al 100% che tutti colgano la profondità intrinseca di questa osservazione. Mi pare chiaro che io ad 80 (ma pure a 90 e più) anni continuerò a vivere come se non dovessi mai morire, però l'importante è Saperlo veramente che tocca, che il corpo ha un inizio ed una fine. Il problema, o meglio la riflessione che ti poni Ray è correlata a chi ti dice che dovrai morire il giorno X. Se lo sai da solo, nulla ti cambierà, come hai ben scritto, se te lo dice qualcun altro allora si che potrebbe cambiare.... La cosa si collega ad un'altro discorso che avevo buttato con nonchalance ma che nessuno ha colto, quello dei rifiuti e del pudore.... Visto che qui siamo in esoterismo posso essere più esplicito in questo senso. Se uno sa che sono un cretino non mi fa nessun effetto Se me lo dice, ammesso che non mi faccia effetto per come sono (come sono generico ora non ci interessa indagare tutte le sfaccettature) comunque qualcosa muove, qualcosa si muove da questi verso me.... Lo stesso con i rifiuti, con i bisogni corporali, o psicologici, con la data della mia morte, ma potrebbe anche essere con il mio nome comune o quello non comune... ci sono vari gradi e livelli dello stesso fenomeno. Cioè l'espressione, il tipo di espressione, il veicolo e quindi il veicolato sono praticamente alla base di tutto l'esoterismo, ma anche della magia e della comune psicologia interpersonale ma pure interiore (perchè anche al nostro interno si veicolano delle cose tra diverse nostre aree, come fuori anche dentro e viceversa) Il potere sia con la p minuscola che con la P maiuscola tutto su questo si basa alla fin fine. |
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Cioe' l'esprimere un concetto darebbe un valore aggiunto aggiunto al suo contenuto ? |
Ciao a tutti,
finalmente tra trasloco aziendale e ferie ho modo di leggervi nuovamente. :) Ho letto quello che avete postato fin'ora e mi sono chiesta se veramente ho superato almeno in parte la paura della morte come credevo. Ho iniziato a pensarci seriamente qualche anno fa perchè prima mi cullavo nella convizione di un qualche al di là indefinito, credo di aver iniziato a muovere qualcosina quando sono arrivata al concetto che senza un minimo di coscienza e di consapevolezza di sè moriamo e scompariamo per sempre. Non credo di averlo accettato in pieno perchè una parte di me spera ancora in una qualche forma di provvidenza a cui delegare il mio dopo-morte ma ho sempre creduto che in me almeno in parte ci fosse il seme della morte come propulsore per la vita. E' grazie all'idea della morte che trovo la forza per la ricerca spirituale, per affrontare la depressione e più o meno tutte le problematiche della vita che mi si presentano, quindi da questo punto di vista dovrei dirle grazie. Stando a contatto con le persone anziane nel servizio di volontariato sono facilitata, tento di immaginarmi vecchia, ma vecchia davvero piena di rughe, senza più armi, senza bellezza, senza giovinezza. E la sensazione che mi pervade è di sgomento totale, paura, angoscia profonda. Ed è da quella sensazione di angoscia che si leva un appello disperato: io non voglio scomparire. Ma Edera invecchierà, morirà, scomparirà c'è poco da fare... ma forse non tutta, c'è qualcos'altro sotto, lo avverto ed è questo qualcos'altro di astratto, non definito che spinge e manda avanti e mi invita a tenere uno sguardo costante dentro di me. Ora che ho letto i vostri post però mi chiedo se non sia un altro modo per fuggire l'idea della morte anche se a me sembra di no. |
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La frase da cioccolatino mi è parsa banalmente banale icon_mrgr: finchè non l'ho avvicinata ad un altro discorso che è, a dio piacendo diavolo.g: , quasi giunta a maturazione dentro di me. Il lavoro, inteso come guadagno per sostenersi, era un punto di domanda ENORME. Che cosa vuola fare Daf della sua vita? Che lavoro scegliere? O meglio, che filosofia di vita scegliere, perchè il lavoro anche questo è. Lavorare per sopravvivere, per arrivare a fine mese, qualsiasi lavoro fosse qualsiasi gratificazione desse o togliesse...o il lavoro di carriera, inteso come un costruire, un creare benessere, denaro, futuro, soddisfazione.. Nessuna delle due cose mi gratificava, mi soddisfaceva in pieno. Non voglio lavorare solo per arrivare alla fine del mese, non voglio vegetare diavolo.g: , ma non volevo neanche imbarcarmi in super progetti, creare un qualcosa in cui eccellere e magari poi da lasciare ai miei figli..no. Improvvisamente ho capito che lavorare (un pò come vivere) dev'essere un cammino di soddisfazione, un costruire non per avere alla fine un "prodotto", un cumulo di cui godere, da esibire ma piuttosto è come dipingere una camera, disegnarci 100 pesci, anche se alla fine il risultato gratrifica e arricchisce è il dipingere che ne ha reso un buon lavoro. Alla fine morirò, io scomparirò, tutto ciò che mi rende Daf svanirà o al massimo rimarrà registrato, come su un nastro, e magari qualcun altro potrà trovarlo...ma così come quella che sono in questo momento non è neanche la stessa di un anno fà (qualche cosa è cambiata grazie al cielo icon_mrgr: ) così quello che io credo di essere non ci sarà più alla mia morte. Fatalmente in questo momento non m'importa poi molto di cosa sarà, cibo per i vermi, energia che si trasforma, spirito. Magari un giorno chissà troverò una finestra più ampia, ma ad oggi morire è una cosa che devo saper accettare, superare, o non riuscirò a dedicarmi a vivere. Pare una minchbip messa così, in testa funzionava meglio icon_mrgr: ma alla fine del papirozzo la frase da cioccolatino è incredibilmente profonda, e non perchè l'ha detto il capo:@@ ma perchè penso di averla capita (e fu così che il capo le smontò tutta la teoria..ahahah) Infine, morire è la paura del silenzio, della solitudine...la stasi, l'immobilità che genera l'angoscia. (ok adesso dillo alla tua pigrizia.. icon_mrgr: ). Un'altra cosa che mi colpisce pensando alla morte è che mi viene in mente quel discorso sul denaro, che chi ne ha ci stà attento e chi non ne ha ne sperpera..onestamente non so se centri molto ma ho la sensazione che finchè non ci accorgiamo della morte sperperiamo la vita mentre quando sappiamo di dover morire la vita diventa una ricchezza che gestiamo con oculatezza.. Mi fermo che stò cominciando a incasinare il tutto leggo.gif ma i commenti sono graditi, soprattutto se ho detto fesserie fiori.gif |
"Veri o falsi che siano i nostri ideali è giusto che li perseguiamo. Dopo la nostra morte, i bambini che giocano in noi, saranno i nostri giudici". Goethe
Questo lirico pensiero di Goethe ha attraversato una buona parte della mia prima giovinezza. Un periodo in cui credevo di aver trovato dopo aver incrociato la filosofia orientale alcune delle risposte ai perchè che mi ponevo. Ho creduto che la reincarnazione potesse rappresentare una landa di refrigerio dove poggiare la mia testa. L'idea della morte stranamente non mi spaventava perchè ero convinta in modo fideistico che avevo avuto già delle vite precedenti e che ero destinata ad averne altre. Poi, ad un certo punto ho perso gran parte delle mie credenze, delle mie pseudo-certezze. Avevo costruito sulla sabbia e sulla sabbia ho ritrovato le macerie di quello che avevo costruito. Ora l'idea della morte mi terrorizza a dir poco. Ho paura che ci sia una sorta di nulla eterno che sopraggiungerà alla mia scomparsa. Eppure c'è una parte di me che non vuole arrendersi a questa atmosfera pregna di nichilismo. Come la metto e come la giro la paura di morire caratterizza la mia esistenza. Se soltanto avessi la certezza che esiste un oltre... chissà forse avrei meno paura, ma non è detto. |
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c'è differenza se gli altri sanno che facciamo i bisogni corporali (come tutti del resto) ma ci vedono mentre li facciamo? Mi sfugge proprio il senso, anche se percepisco che è qualcosa di importante.. |
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E di quella situazione di disagio può, consapevolmente o meno, aprofittare.... E' un pò come pensare una cosa e verbalizzarla, non è lo stesso, specie se ci crea dei problemi a confessarla... così ho capito io almeno... |
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Questo penso che oltre alla magia sia anche alla base della preghiera (che diventa sempre più potente tanti più vi partecipano). Tutto l'Universo è connesso con tutto, non esistono atomi immobili ma c'è un continuo scambio fra ogni particella che crea una sorta di danza generale... la vita. |
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Una domanda, ma se l'altro avesse per esempio il pensiero che io sono cretina o comunque pensieri poco carini nei miei confronti ma non me lo dicesse qualcosa si muove lo stesso verso di me ? |
secondo me si.
solo per il fatto che li ha coniati (quindi sono energetici) se poi li ha coniati con forza emotiva a mio avviso hanno ancora più forza. secondo me è anche per quello che molti maestri parlano in termini di "state attenti a quello che pensate perchè potrebbe realizzarsi" |
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Più che dare un valore aggiunto è attivare quel valore e le conseguenze di esso. Un po' la differenza tra avere 100 euri in tasca e usarli. C'è anche il discorso che la cosa dell'esprimere vale anche all'interno, con se stessi. In effetti sapere di essere chessò egoisti e dirselo cambia parecchio. |
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non sei d'accordo? |
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perturbano se dall'altra parte gli si da spazio a mio avviso. |
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Un conto è Fare perchè voglio indirizzare la mia volontà verso uno scopo e pochi, per essere buoni, sanno farlo. Un conto è influenzare con un certo atteggiamento corporeo o mimica facciale. E poi c'è quello a cui forse ti riferisci, e cioè quel tubo che ci collega e parte da noi verso l'oggetto dei desideri e che crea sensazioni di disagi inconsci sia a chi lo fa partire incosciamente sia a chi si sente attirare da questo. Però siamo veramente fuori, fuori tema. |
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se lo pensi (seppur meccanicamente) lo hai già (anche se debolmente) espresso e quel pensiero si va ad aggiungere ad altri pensieri simili al tuo. |
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