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Uno 21-02-2008 11.04.54

Sono dietro
 
"Sono dietro finire quel lavoro"

"Sono dietro lo studio di ........"

etc etc... l'interpretazione più facile è il retrobottega in cui gli artigiani facevano il lavoro... però a pensarci bene non si può non notare il movimento che compiamo quando facciamo qualche lavoro......

stella 21-02-2008 11.25.36

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 49902)
"Sono dietro finire quel lavoro"

"Sono dietro lo studio di ........"

etc etc... l'interpretazione più facile è il retrobottega in cui gli artigiani facevano il lavoro... però a pensarci bene non si può non notare il movimento che compiamo quando facciamo qualche lavoro......


Significa che quella cosa a cui stiamo dietro si trova più avanti e dobbiamo fare un certo lavoro per arrivare al lavoro finito...
Stare dietro a qualcuno invece vuol dire essere interessati e cercare di conoscere meglio....
Quando abbiamo finito un lavoro non ci stiamo più dietro ma lo abbiamo davanti, o meglio ce lasciamo dietro perchè è già stato fatto.

turaz 21-02-2008 12.02.18

nel senso che non l'hai ancora finito... è l'equivalente di "sto lavorando" ma con un'accezione mentale di "rincorsa" di qualcosa.
come se ci fosse del frenetico in quel "dietro".

RedWitch 21-02-2008 13.02.39

Citazione:

Originalmente inviato da stella (Messaggio 49907)
.............

Quando abbiamo finito un lavoro non ci stiamo più dietro ma lo abbiamo davanti, o meglio ce lasciamo dietro perchè è già stato fatto.

Già.. sono d'accordo Stella, mi chiedo pero' quando è allora che viviamo le cose che facciamo?
E' un problema di immergersi nelle cose mentre le stiamo facendo?
Turi ha ben detto che è come una rincorsa... ed in effetti stare dietro ad un lavoro lo vedo anche io come una rincorsa al finirlo, ma è comunque una proiezione nel futuro (sono specializzata in questo oltretutto manata.gif). Poi quando l'abbiamo finito ce lo lasciamo dietro.
Collegando tutto questo all'altro thread mi verrebbe da dire che forse è una questione di presenza a sè stessi ..
Tanto più sono in grado di fare una cosa senza rincorrerla, ma facendo quella e basta tanto più riuscirò a velocizzare il mio fare e quello che rincorrevo diventerà il mio presente?

griselda 21-02-2008 13.11.25

Quando sono rimasta indietro con un lavoro poi corro per recuperare ed in quel momento sono concentratissima proprio per non perdere tempo ed impiegarlo al meglio possibile. E quando mi capita faccio solo quello mi accorgo che sto facendo solo quello.
Si dice anche devo recuperare proprio perchè abbiamo lasciato indietro qualcosa e sappiamo che dobbiamo metterci in pari.
Per metterti in pari con qualcuno che è partito prima devi correre di più ad una velocità maggiore. E per tenere una volocità maggiore senza fare errori devo mettere più attenzione se no non viene bene quello che sto facendo e potrai incorrere in errori e guai. Quando ho finito passo direttamente ad un'altro con le stesse modalità sempre per recuparare il tempo perduto e il tempo sembra trascorrere più lentamente.
:C: metto questa faccina che saluta come dice Sole ( mi è piaciuto il suo modo di vederla, per passare la mano. abbraccio: )

gibbi 21-02-2008 13.15.06

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 49902)
"Sono dietro finire quel lavoro"

"Sono dietro lo studio di ........"

etc etc... l'interpretazione più facile è il retrobottega in cui gli artigiani facevano il lavoro... però a pensarci bene non si può non notare il movimento che compiamo quando facciamo qualche lavoro......

Ops... ho sempre pensato che fosse unicamente un'espressione dialettale ( nel mio dialetto ad esempio si usa sempre : son drio a cusir, son drio a far da magnar , son drio a segar legna ecc..) non letteralmente traducibile in lingua italiana con l'essere dietro a fare qlco. ma con con il "sto facendo" .... l'accenno al retrobottega è compreso , non ancora l'accenno al movimento se non nel senso spiegato da Stella che siamo dietro la cosa che stiamo facendo proprio perchè è una cosa in lavoro non ancora compiuta ...

griselda 21-02-2008 14.12.22

manata.gif Se non c'era Gibbi abbraccio: mica avevo capito eh? si era capito eh? :@@

Era nel senso sunt a dre a laurà.:U
Come gli orefici quando sono anche orafi che nella vedita stanno al banco ma quando lavorano l'oro sono dietro nel retro dove hanno il banchetto di lavoro.
Cosa stavi facendo la dietro? eh ero dietro a lavorare.
Cioè magari non si vede ma c'è un lungo lavoro, si vede il prodotto finito ma non si conosce quello che ci sta dietro o quello che ci è voluto per farlo quel prodotto.

In questo esempio si vede che l'artigiano ad esempio è sia il prodotto finito che il lavoro che c'è dietro quello che non si vede mai se non entrando nel retro anche noi.

Ray 21-02-2008 15.57.20

Uno ha detto in "per star femo dovrai correre" che questo tread è collegato a quanto dicevamo la del destino.

Se il destino non è quello che ci deve accadere, ma quello che dobbiamo imparare, quello di cui dobbiamo fare esperienza e quindi ci mette nelle condizioni affinchè questo avvenga nonostante le nostre intenzioni, allora noi possiamo anticiparlo eccome.

Se "corriamo più veloce di lui", accordando la nostra intenzione con la Nostra intenzione (da dove arriva il destino) che poi è collegato al "fare la Tua e non la mia volontà" ecco che non abbiamo bisogno che il destino ci venga addosso e ci faccia accadere cose che ci costringono a quel che Noi vogliamo.

Se il destino, o come vogliamo chiamarlo, è una forza che ci viene incontro "dal futuro" o dalla nostra più profonda interiorità, con un meccanismo simile, anche se su altra scala, del subconscio grazie al quale ci autoponiamo nelle condizioni di vedere/fare/vivere determinate cose, ecco che possiamo rendere il tutto fluido e privo di "accadimenti" magari forti, che viviamo come problemi o crisi quando ci stiamo opponendo a Lui. Possiamo corrergli incontro, anticiparlo... prima smettendo di opporci (corro per restare fermo) poi aiutandolo proprio (correndo il doppio).

Esempio: se Ray vuole che ray conosca se stesso, in questo cammino ray deve passare attraverso per esempio il rendersi conto di alcune cose di se che non vede. Ray, tramite forze del destino, predisporrà degli accadimenti grazie ai quali ray potrà rendersi conto di quelle cose.

Se ray corre il doppio, accordando la sua volontà con quella di Ray, ray vedrà quella cosa di suo e la sistemerà, rendendo inutile la manovra del destino/Ray e quindi essendo libero da esso.

Se ray corre quel che basta a stare fermo emplicemente non si opporrà a quanto gli accade e via via che Ray, tramite forze del destino, gli presenterà quegli accadimenti, ray non vi si opporrà e farà quanto Ray chiede. Condizione di parziale libertà: libertà che si esercita solo quando l'evento/crisi si verifica.

Se invece ray sta fermo ecco che vivrà quegli accadimenti come contro se stesso, problemi da evitare, crisi da non risolvere. Non farà nulla di quanto gli viene richiesto da Ray... ottenendo così il ripetersi degli accadimenti (analoghi ma a volte talmente uguali da risultare disarmanti) sempre più pesanti (nel linguaggio di Ray sempre più evidenti). Condizone di completa schiavitù da se stessi.

turaz 21-02-2008 16.26.36

eh già ... ripetizione delle esperienze sino a quando non "scatta" quel qualcosa che fa "abbandonare" a Turaz.
A quel punto è data la possibilità di vedere, capire e correggere (attraverso l'azione)
e quando si corregge si è finalmente "liberi" (qualcuno dice che si esce dal karma)

Uno 21-02-2008 16.58.48

Non volevo metterla così Ray citando il collegamento tra i due 3d.

In sintesi volevo far vedere due cose principalmente, la prima è che siamo come dei "rocciatori" nel nostro agire quotidiano, tiriamo una corda verso qualcosa (desiderio, volontà, anche brama purtroppo ma in questo caso la corda è scivolosa e/o sbagliata), verso un appiglio, un obiettivo etc... e poi lo seguiamo (= dietro).
Si dice anche che rincorriamo i nostri desideri... si dice anche seguire o meglio perseguire uno scopo.
Che differenza potrebbe esserci con il tirare?
Intanto dovremmo essere (o almeno avere qualcosa) già sul luogo (non fisico ovviamente) del obiettivo... ma anche avere molta più forza.
Certo in questo caso saremmo più precisi però, quel qualcosa saprebbe già anche cosa trova, se lanciamo avanti solo un aggancio questo non ci da l'oggettiva situazione che troveremo, solo quello che siamo in grado di vedere dal punto dove effettuiamo l'aggancio, il lancio.

Si capisce? Dai si, ditemi di si.

dafne 21-02-2008 17.27.27

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 49927)
Non volevo metterla così Ray citando il collegamento tra i due 3d.

In sintesi volevo far vedere due cose principalmente, la prima è che siamo come dei "rocciatori" nel nostro agire quotidiano, tiriamo una corda verso qualcosa (desiderio, volontà, anche brama purtroppo ma in questo caso la corda è scivolosa e/o sbagliata), verso un appiglio, un obiettivo etc... e poi lo seguiamo (= dietro).
Si dice anche che rincorriamo i nostri desideri... si dice anche seguire o meglio perseguire uno scopo.
Che differenza potrebbe esserci con il tirare?
Intanto dovremmo essere (o almeno avere qualcosa) già sul luogo (non fisico ovviamente) del obiettivo... ma anche avere molta più forza.
Certo in questo caso saremmo più precisi però, quel qualcosa saprebbe già anche cosa trova, se lanciamo avanti solo un aggancio questo non ci da l'oggettiva situazione che troveremo, solo quello che siamo in grado di vedere dal punto dove effettuiamo l'aggancio, il lancio.

Si capisce? Dai si, ditemi di si.

Capo,mi sà che non non ti stò dietro icon_mrgr: non ho l'aggancio giusto. (non so dove vuoi andare a parare, non ne ho la minima idea, il mio piccone con relativa fune saetta nel vuoto?)
provo
Perseguo un obiettivo, rincorro un sogno, stò dietro a qualcosa, cè sempre una certa distanza da colmare, un raggiungere con sforzo però nel tirare ho l'aggancio che in qualche modo mi permette di aumentare l'attrito? Voglio dire, se ho una corda, come nel tuo esempio, su cui agganciarmi, come i rocciatori farò leva sulla corda per aumentare il mio slancio in avanti, oltre al fatto che la corda è la mia linea sicura, non posso perdere il mio obiettivo perchè questo è alla fine della corda stessa.
blink.gif
e poi, cos'è quel qualcosa che trova?

turaz 21-02-2008 17.52.09

per questo parlavo di frenesia capo uno.
a mio modo di vedere è una frase che mostra inconsapevolezza in un certo senso.
nella "pienezza" io sono esattamente nel lavoro
lavoro punto senza agganciarmi al risultato
manifestando appieno me stesso

stella 21-02-2008 18.29.00

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 49927)
Non volevo metterla così Ray citando il collegamento tra i due 3d.

In sintesi volevo far vedere due cose principalmente, la prima è che siamo come dei "rocciatori" nel nostro agire quotidiano, tiriamo una corda verso qualcosa (desiderio, volontà, anche brama purtroppo ma in questo caso la corda è scivolosa e/o sbagliata), verso un appiglio, un obiettivo etc... e poi lo seguiamo (= dietro).
Si dice anche che rincorriamo i nostri desideri... si dice anche seguire o meglio perseguire uno scopo.
Che differenza potrebbe esserci con il tirare?
Intanto dovremmo essere (o almeno avere qualcosa) già sul luogo (non fisico ovviamente) del obiettivo... ma anche avere molta più forza.
Certo in questo caso saremmo più precisi però, quel qualcosa saprebbe già anche cosa trova, se lanciamo avanti solo un aggancio questo non ci da l'oggettiva situazione che troveremo, solo quello che siamo in grado di vedere dal punto dove effettuiamo l'aggancio, il lancio.

Si capisce? Dai si, ditemi di si.

Lanciare una corda che si aggancia all'obiettivo è come tendere l'arco e mirare per far partire una freccia, nel senso che la nostra volontà vuole perseguire l'obiettivo, ma poi c'è da affrontare la fatica dell'arrampicata.
Dal punto in cui lancio la corda ho un appiglio su cui arrampicarmi, mano mano che salgo la meta si fa sempre più precisa, anche se non so esattamente se sarà come la immaginavo ma la corda stà lì a indicare la strada da seguire, e, visto che il lancio è partito da me, la parte di corda che sta agganciata è già sull'obiettivo, in altre parole mi precede, e mi sta a indicare che ce la posso fare, una parte di me è già lassù... e io sto dietro in cordata.
Quando ho raggiunto l'obiettivo non mi serve più la corda che mi sono lasciata dietro, ma devo effettuare un altro lancio...
Ma, e qui sono fatalista, se il destino mi prepara una valanga che non avevo previsto quando ho lanciato la corda, penso che serve poco continuare ad arrampicarsi se la valanga mi travolge....

Sole 21-02-2008 22.54.33

Il discorso mi da l'idea di qualcosa che mi tira, che mi trascina che non mi coin-volge ma mi tra-volge. Il destino lo seguiamo anche, non lo facciamo. Praticamente facciamo un lavoro come sappiamo va fatto ma non ci mettiamo inventiva o volontà come se fosse la prima volta che viene fatto. Seguiamo un flusso che già è stato solcato
Arrivo a vedere l'essere dentro un lavoro e gestirlo ma non l'essergli davanti, che siignificherebbe aprirgli la strada.

Citazione:

Che differenza potrebbe esserci con il tirare?
Intanto dovremmo essere (o almeno avere qualcosa) già sul luogo (non fisico ovviamente) del obiettivo... ma anche avere molta più forza.
Certo in questo caso saremmo più precisi però, quel qualcosa saprebbe già anche cosa trova, se lanciamo avanti solo un aggancio questo non ci da l'oggettiva situazione che troveremo, solo quello che siamo in grado di vedere dal punto dove effettuiamo l'aggancio, il lancio.
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Se sono io a tirare sapendo cosa Voglio sono un magnete che attrae. Il campo di visione è molto più vasto di chi lancia la freccia nel vuoto pur comunque avendo una volontà decisa, ma se non ho una volontà così ferma non posso fare altro che indicare la via alla freccia e lanciare (curioso che la volontà debba invece essere ferma mentre noi ci muoviamo). In questo sensoho inteso che ci vuole maggiore forza nel tirare, forza nel senso di volontà che non devia la traiettoria iniziale.

jezebelius 22-02-2008 02.16.36

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 49927)
Non volevo metterla così Ray citando il collegamento tra i due 3d.

In sintesi volevo far vedere due cose principalmente, la prima è che siamo come dei "rocciatori" nel nostro agire quotidiano, tiriamo una corda verso qualcosa (desiderio, volontà, anche brama purtroppo ma in questo caso la corda è scivolosa e/o sbagliata), verso un appiglio, un obiettivo etc... e poi lo seguiamo (= dietro).
Si dice anche che rincorriamo i nostri desideri... si dice anche seguire o meglio perseguire uno scopo.
Che differenza potrebbe esserci con il tirare?
Intanto dovremmo essere (o almeno avere qualcosa) già sul luogo (non fisico ovviamente) del obiettivo... ma anche avere molta più forza.
Certo in questo caso saremmo più precisi però, quel qualcosa saprebbe già anche cosa trova, se lanciamo avanti solo un aggancio questo non ci da l'oggettiva situazione che troveremo, solo quello che siamo in grado di vedere dal punto dove effettuiamo l'aggancio, il lancio.

Si capisce? Dai si, ditemi di si.

Secondo me, una cosa è rincorrere - anche se non di molto diverso dal perseguire - il desiderio, ecco appunto come qualcosa che devo rincorerre e che non riesco ad acchiappare; la parte che si trova davanti va un po per fatti suoi, non la tengo e questa figurarsi se mi tira a se. Altra cosa è perseguire in quanto è in questa " intenzione " che si verifica qualcosa che mi permetterà di vedere, anche, dove avevo tirato il gancio. Voglio dire insomma che è diverso il lanciare nel vuoto o anche in direzione di uno scopo più o meno labile non sapendo poi se, realmente, quel punto che volevo l'ho preso, dall'indirizzare precisamente la direzione. "Sto dietro" quindi in questo significato. Imparo, assorbo, faccio, lavoro, scalo cosi dopo, da mettere in pratica. Come se la corda oltre che essere appiglio sia, allo stesso tempo, anche mezzo che mi tira su per quanto possa sembrare passiva, tuttavia la percorro dal basso, dal dietro. Se la parte del gancio che ho inviato su è stabile, la corda avrà meno movimento in tal modo da permettermi una scalata se non agevole, più o meno costante a prescindere dall'evento determinato dal destino anche se in questa condizione mi si potrebbe presentare qualche inconveniente.
Mi viene in mente, poi, l'accenno che hai dato della " forza " che ci vorrebbe per esser tirati su. In effetti se il desiderio che ho è forte, questo potrebbe essere considerato come la " forza " che mi tira a se; come un verricello che ha un punto fisso in alto il quale, con la corda, mi tira a se.

griselda 23-02-2008 00.49.00

Se sono dietro a qualcosa o ad una persona la vedo.
Se gli sto davanti lei vede me ma io non lei.
Se sono dietro posso osservare come si muove cosa fa.
Se sono dietro ad un lavoro lo sto dirigendo verso dove voglio che vada, ho un’idea e la perseguo.
Essendo dietro vedo come avanza, se rimane indietro o se è fermo.
Quando un bambino è piccolo per sostenerlo gli sto dietro, per accudirlo gli sto dietro insomma faccio da supporto e gli dedico tempo, gli do la mia energia affinché progredisca.

Per tirare devo andare davanti.
Quindi si presume che sia già arrivato in un posto e che da li tiri: chi, cosa?
Farci tirare dal risultato, allettarci da soli?
Come quando fai qualcosa e pregusti il risultato che ti spinge ad andare avanti?
Quindi da una parte sto dietro alla cosa affinché progredisca e arrivi al punto dove deve arrivare e dall’altra la tiro andando già là a pregustare l’arrivo entrambe le cose mi aiutano ad andare avanti.
leggo.gif

Kael 23-02-2008 20.09.57

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 49902)
"Sono dietro finire quel lavoro"

"Sono dietro lo studio di ........"

etc etc... l'interpretazione più facile è il retrobottega in cui gli artigiani facevano il lavoro... però a pensarci bene non si può non notare il movimento che compiamo quando facciamo qualche lavoro......

Il movimento che facciamo è quello di andare avanti.
La differenza col tirare, cui accenni nell'esempio del rocciatore, è che siamo noi a muoverci e la roccia rimane ferma, mentre invece nell'accezione comune del termine tirare, noi restiamo fermi e tiriamo (a noi) l'oggetto voluto.

Se ad esempio sono dietro a "finire quel lavoro", significa che nella mia mente è già presente l'idea di come sarà il lavoro terminato, quindi mentalmente è come se avessi tirato un grappino verso un obiettivo, e poi seguendo/risalendo la fune (quindi standogli dietro) finalmente lo raggiungerò. Ma sono io a dovermi muovere in avanti, verso di lui, altrimenti volendo tirare a me quel lavoro finito è come se lo facessi retrocedere nel tempo, tirandolo indietro verso di me è come se la costruzione di quel lavoro finito procedesse al contrario e più si avvicina a me più si sfalda.
Il lavoro finito dunque sta bene dove sta, non posso tirarlo indietro. Sono io che devo muovermi in avanti verso di lui.

Lo stare dietro infatti dipende dal verso, dal "senso di marcia". Da un punto qualsiasi infatti sono dietro solo se sto rincorrendo quella determinata cosa, perchè se ad esempio andassi dalla parte contraria sarebbe quella cosa a stare dietro a me...
In un momento qualsiasi basta che mi giro di 180 gradi e tutto quello che prima mi stava davanti ora mi sta dietro, e viceversa. E' una cosa del tutto relativa, quindi lo stare "dietro" determina movimento da parte mia in quella direzione, o quantomeno determina che se anche non mi sono mosso, almeno sto "puntando" verso quella direzione.


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