Ermopoli

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Uno 22-05-2006 16.19.10

Controllo
 
Non entro nel merito se verso se stessi o verso gli altri.... alla fine è uguale... solo la manifestazione è diversa
E' giusto volerne avere? Ed in che misura?
Inizio a rispondere lasciando poi spazio a voi

C'è chi lo vuole perdere ricorrendo a droghe, alcool oppure demandandolo ad altri, vedi istituzioni civili e religiose (tra le civili c'è anche la famiglia ed il marito/moglie etc)
C'è chi lo vuole acquisire abnormemente non limitandosi al controllo di se ma volendo controllare tutto ciò che è nel raggio della propria possibile azione.....

Io sono ovviamente per la via di mezzo.... ma lascio continuare voi prima di dire qualcosa che magari esce da sola

Kael 22-05-2006 16.42.43

Citazione:

Originalmente inviato da Uno
E' giusto volerne avere? Ed in che misura?

Credo che il controllo dovrebbe essere esercitato su quelle influenze che arrivano dal basso e quindi sotto l'umana condizione. Al contempo si dovrebbe "lasciarsi andare" alle influenze che arrivano dall'alto.. cooperando quindi con l'ordine naturale delle cose e non cercando invece di stravolgerlo.

La difficoltà maggiore a questo punto sta nella capacità di discernimento individuale. Saper cioè riconoscere la vera origine delle influenze cui siamo sottoposti, e successivamente scegliere se assecondarla o meno.

PS: Ovviamente sto parlando del controllo su se stessi..

Grey Owl 22-05-2006 16.49.19

Controllo
 
Cito un detto popolare "Se conosci la bestia impari a domarla"...
Abbiamo tutti un lato oscuro... un cono d'ombra che non vogliamo vedere/controllare... per controllo intendo avere consapevolezza...

Faccio un'esempio: se mi pizzico il braccio sento male... ho consapevolezza del dolore... ma non ho tutto "sotto controllo"... il dolore e' un segnale del mio corpo che m'informa del danno che si sta' compiendo con l'azione del pizzicare... non controllo la reazione del mio corpo... conosco il segnale "dolore" ma non lo controllo... ne sono consapevole a livello superficiale ma poi mi fermo li'... non vado oltre alla reazione...
I meccanismi che regolano il dolore sono un mistero...
in verita' avere il controllo e' sinonimo di consapevolezza...

Uno 22-05-2006 16.55.46

Citazione:

Originalmente inviato da Grey Owl
I meccanismi che regolano il dolore sono un mistero...

:sornione: (ne faremo un thread boccaccia: )

RedWitch 22-05-2006 18.07.56

Credo che, sia voler controllare tutto (tutto ciò che riguarda sè stessi, e il proprio raggio di azione), che voler perdere il controllo, siano alla fine le due facce di una stessa medaglia, che di fondo significano la stessa cosa, è un modo per nascondersi, nascondere a sè stessi ciò che non si vuole vedere (di sè stessi).

Se desidero perdere il controllo, lo faccio perchè così "non vedo", anestetizzo quelle parti della mia vita, e di me stesso che non mi piacciono, e non mi prendo nessuna responsabilità perchè credo di non essere in grado di sostenerla, così, diventa comodo, demandare ad altri, o peggio, cercare rifugio in droghe, alcool etc.
Se cerco di mantenere il controllo totale , su me stesso, reprimo a forza, quelle parti di me che non voglio vedere, mi impongo schemi rigidi, per apparire perfetto agli occhi degli altri, ma soprattutto ai miei (sono bello, sono bravo etc, sono PERFETTO..)

Gli schemi rigidi pero' alla lunga da qualche parte fanno esplodere.. e allora , magari sarò precisa in tutto , forzandomi continuamente e dall'altra parte (per esempio) mangerò di nascosto chili di cioccolata per compensare, oppure, ad esempio avrò esplosioni ansiose (icon_mrgr:).
La via di mezzo.. io credo che si possa riassumere in disciplina, che pero' non sfori nella rigidità..

Ray 22-05-2006 23.04.14

Citazione:

Originalmente inviato da RedWitch
La via di mezzo.. io credo che si possa riassumere in disciplina, che pero' non sfori nella rigidità..

uhm... controllo... cum-trollo... rotolare assieme... uhm

Era 23-05-2006 10.18.03

bhe controllo nella giusta misura....quando serve.....
troppo poco...fa agire in modo inconsulto....
troppo...crea inibizioni e autocensura...
anche il controllo usato agli eccessi è causa
di malesseri anche piuttosto importanti....

Ray 23-05-2006 13.58.43

Controllo il cavallo quando lui galoppa e io cavalco. Lo lascio fare... lui sa come evitare gli ostacoli, che piccole deviazioni fare, come affrontare il terreno. Io però gli do la direzione, tengo la briglia e la uso solo se serve. Io so dove dobbiamo arrivare e li lo guido, lui sa andare e mi faccio portare.

Se tengo il cavallo chiuso nel box (controllo eccessivo) non vado da nessuna parte... lui si ingrigisce (e io con lui), è sempre meno cavallo, sempre meno vivo (e io con lui) e alla fine muore (e io con lui).

Se mollo la briglia completamente (nessun controllo) prima o poi ruzzolerà (e io con lui) e c'è il rischio che finisca in qualche burrone (e io con lui).

Controllo il cavallo quando collaboriamo, ognuno con i suoi compiti, per un fine comune (l'andare nel posta da ME deciso). C'è collaborazione... ma io sto sopra e lui sotto... io controllo e lui è controllato... ma siamo anche un tutt'uno... non c'è conflitto.

Io non temo lui e lui non teme me.

cassandra 04-12-2007 18.23.25

Ho sperimentato entrambi gli aspetti cui fa riferimento Ray,ho avuto alcune fasi di briglia sciolta con caduta libera nel burrone ed altre,soprattutto negli ultimi anni in cui ho chiuso il cavallo nel box a prender polvere...
Quando sono arrivata qui era così...ora è già diverso,una delle cose che volevo capire era proprio come riuscire a trovare in me il giusto equilibrio...quindi anche come riuscire a controllare me,con annessi e connessi, negli eventi della vita,dato che talvolta ho sbandato e cosa ben più grave lo sapevo...
Queste sbandate mi hanno resa insicura e da qui la paura di essere incapace di valutare il giusto,senza cadere in un estremo o nell'altro;paura di vivere, perchè in fondo c'era paura di me e del giudizio altrui.
Per poi arrivare un bel giorno a capire e considerare (quiicon_mrgr: ), di avere una responsabilità verso l'essere che non sono, ma che vorrei essere.Questo e molto altro mi ha fatto cambiare prospettiva e punto di vista rispetto a tutto...o meglio me l'ha fatta allargare.So che non è facile cambiare i meccanismi ed il cristallizzato ,anzi quello di riuscire a vedere è solo il primo passo,ma che bel passo non potete immaginarlo...o forse si:H
Finalmente mi assumo le responsabilità e non mi giustifico di chi e come sono,perchè considero tutto quel che ho fatto per me di sbagliato,come un pezzo di vissuto che mi ha resa una persona con la voglia di cercare,di capire ed evolvere,sarà stupido ma mi sembra di essere di nuovo bambina alle prese con l'educazione di me,solo che questa volta sono io stessa ad educarmi...e tra i diversi ma collegati obiettivi, c'è proprio questo,riuscire a controllarmi nel modo giusto,vale a dire essendo consapevole di ciò che faccio, senza lasciarmi trascinare dagli eventi o dall'emotività,per agire e non reagire come mi è capitato di fare.
Quando si lavora su se stessi guardando a fondo senza sconti,si può imparare a conoscersi veramente,da lì probabilmente anche il controllo sarà più gestibile e penso d'accordo con Ray che è necessaria armonia tra "fantino e cavallo"per venirne a capo,altrimenti si è condotti anzicchè condurre e quindi si è succubi di quel che crediamo essere se stessi.
Mi sa che non ho aggiunto nulla di nuovomanata.gif icon_mrgr:

turaz 04-12-2007 18.44.32

come te capo uno sono per la "via di mezzo"
le altre vie "estreme" comportano cadute prima o poi.

ciauzz

Astral 04-12-2007 18.49.27

Mi ha colpito molto la frase di Ray, esercitare il controllo verso il basso, e lasciarsi andare ( o se vogliamo lasciarsi controllare) dall'alto, mi ricorda tanto la figura del Mago dei tarocchi.

In effetti per quanto riguarda gli istinti inferiori occorre sempre fargli un check-up, perchè se lasciati liberi ci possono portare ovunque, e alla fine se comandano loro ci avviciniamo a livello animale.

Di conseguenza se vogliamo controllare le forze dall'alto ci chiudiamo.

Nei confronti degli altri invece il controllo vale se abbiamo delle responsabilità, ad esempio coi bambini, a lavoro, ma allo stesso tempo bisogna lasciare gli altri liberi di esprimere la loro volontà .

Ovviamente anche io sono per una via di mezzo, il problema è che tutti crediamo di essere al centro, ma non lo siamo affatto :H .

Astral 04-12-2007 18.52.19

Citazione:

Originalmente inviato da turaz (Messaggio 44708)
come te capo uno sono per la "via di mezzo"
le altre vie "estreme" comportano cadute prima o poi.

ciauzz

Forse le vie estreme possono servire per riequilibrare quando ci siamo spinti troppo verso un polo, bisogna fare un gesto estremo per ribilanciarsi nel polo opposto, per poi smussarlo sempre di più e trasformarlo in uno sforzo molto moderato ma costante.

Quando esco fuori dal mare perchè mi manca l'ossigeno respiro velocemente, perchè ho bisogno di aria, poi piano piano, mi basta continuare a respirare sempre...

Ray 04-12-2007 22.14.55

Citazione:

Originalmente inviato da cassandra (Messaggio 44707)
Per poi arrivare un bel giorno a capire e considerare (quiicon_mrgr: ), di avere una responsabilità verso l'essere che non sono, ma che vorrei essere.

Io vorrei ringraziare per questa frase, profonda tanto da renderla perla rara. In una riga, in una formula, la possibilità di intuire il senso della vita, quello vero.

Bon che non è uscito nulla di nuono... sai se usciva... icon_mrgr:

dafne 30-01-2008 15.27.34

Citazione:

Originalmente inviato da Grey Owl (Messaggio 20471)
in verita' avere il controllo e' sinonimo di consapevolezza...

lo pensavo anch'io, oggi mi chiedo se è così o se invece una dipende dall'altra, troppo controllo alle volte può significare che non sono per nulla consapevole, o molto poco, di quanto mi accade e quindi controllare mi serve per darmi dei punti di riferimento. Oppure volerlo perdere il controllo mi dice anche che non voglio sapere, comprendere, essere consapevole..nonono.gif che broda che stò facendo altro che minestrone eppure..oppure uso tanti termini dandoli per sinonimi ma non lo sono.
Un esempio, capita di dire sono consapevole di questa cosa e,allo stesso tempo, sono cosciente di questa cosa. Ma hanno lo stesso valore? Consapevolezza e Coscienza sono la stessa cosa? E il controllo quando si è consapevoli-coscienti è un atto voluto o, non mi viene la parola, diciamo naturale? Me lo impongo o è spontaneo? manata.gif

turaz 30-01-2008 16.34.49

è spontaneo quando "comprendi"
non vi è nulla di "forzato" tanto per intenderci
ma sino a che non comprendi per avvicinartici devi in un certo senso "forzarti"

MaxFuryu 31-01-2008 05.08.25

Secondo me a differenza di Red il voler perdere il controllo non sta per non vedere, ma per essere liberi, nell'esempio fatto da lei, a sto punto lo vedrei come essere liberi da se stessi(esteso agli altri). Ci si lascia andare perchè si è bloccati, logicamente se si fosse già liberi non ci si potrebbe lasciare andare, il fatto del controllo a questo punto lo vedrei come paura, non credo che a nessuno piaccia stare controllato, ma essere completamente libero ha i suoi aspetti secondari che non credo starebbero bene a tutti, c'è chi si lascia andare in diversi modi, spesso cercando di "limitare" e "controllare" la cosa.
riguardo all'esempio del cavallo di Ray, mi sorge una domanda e cioè..ma l'esempio non dipende dal cavallo che uno possiede? nel senso, se io possiedo un cavallo addomesticato allora lo riesco a dirigere, ma se ho un cavallo "selvaggio"? sarebbe come controllare cose delle quali poi alla fine controllo solo la manifestazione e non la cosa in se stessa, se mi faccio male, mi sto calmo, controllo il fisico non il dolore(non il cavallo), c'è chi si fa male e si mette a dare pugni al muro (nè fantino nè cavallo).
c'è chi reprime delle cose, vizi, istinti ecc.. in tal caso sto controllando il fantino e non il cavallo.
o forse ho capito male l'esempio?

Ray 31-01-2008 12.15.05

Citazione:

Originalmente inviato da MaxFuryu (Messaggio 48738)
Secondo me a differenza di Red il voler perdere il controllo non sta per non vedere, ma per essere liberi, nell'esempio fatto da lei, a sto punto lo vedrei come essere liberi da se stessi(esteso agli altri). Ci si lascia andare perchè si è bloccati, logicamente se si fosse già liberi non ci si potrebbe lasciare andare, il fatto del controllo a questo punto lo vedrei come paura, non credo che a nessuno piaccia stare controllato, ma essere completamente libero ha i suoi aspetti secondari che non credo starebbero bene a tutti, c'è chi si lascia andare in diversi modi, spesso cercando di "limitare" e "controllare" la cosa.
riguardo all'esempio del cavallo di Ray, mi sorge una domanda e cioè..ma l'esempio non dipende dal cavallo che uno possiede? nel senso, se io possiedo un cavallo addomesticato allora lo riesco a dirigere, ma se ho un cavallo "selvaggio"? sarebbe come controllare cose delle quali poi alla fine controllo solo la manifestazione e non la cosa in se stessa, se mi faccio male, mi sto calmo, controllo il fisico non il dolore(non il cavallo), c'è chi si fa male e si mette a dare pugni al muro (nè fantino nè cavallo).
c'è chi reprime delle cose, vizi, istinti ecc.. in tal caso sto controllando il fantino e non il cavallo.
o forse ho capito male l'esempio?

L'esempio del cavallo dava l'idea della collaborazione con gerarchia. Controllo non è assorbimento in se e neanche repressione.
Ma se si vuole si può vedere il rapporto cavallo-cavaliere (più che fantino) come il rapporto che abbiamo con certe parti di noi. Il cavallo allora può rappresentare gli istinti o le emozioni.

Nel primo caso, nel quale il cavallo è un cavallo, se esso è selvaggio molto semplicemente non lo controllo affatto, se prima non lo domo.
Nel secondo caso, dove il cavallo "è" la mia parte emotiva o quella istintiva... idem.
Poi si può stare a discutere se questi "cavalli" sono sempre selvaggi inizialmente, se non lo sono mai, se per certuni sono selvaggi gli uni e non gli altri e via così. A mio avviso nessun cavallo nasce addomesticato... ma ci sono cavalli con diversi temperamenti. Dicevano però, mi pare gli indiani ma non solo, che il cavallo più difficile da domare, una volta domato, era quello che dava "frutti" maggiori.

stella 31-01-2008 17.50.54

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 48748)
Dicevano però, mi pare gli indiani ma non solo, che il cavallo più difficile da domare, una volta domato, era quello che dava "frutti" maggiori.

Penso che questa cosa sia verissima.
Questo significa che gli istinti e le emozioni, più forti sono, più se si riesce a incanalarli e domarli a nostro favore, più frutti ci daranno...
Ma per controllare e domare il cavallo selvaggio bisogna conoscerlo e osservarlo, quindi conoscere i nostri istinti e usarli.
Più facile a dirsi che a farsi, nel caso della rabbia istintivamente tendo a perdere il controllo e dire o fare cose di cui dopo, a mente fredda, mi pento...

RedWitch 31-01-2008 17.53.36

Citazione:

Originalmente inviato da MaxFuryu (Messaggio 48738)
Secondo me a differenza di Red il voler perdere il controllo non sta per non vedere, ma per essere liberi, nell'esempio fatto da lei, a sto punto lo vedrei come essere liberi da se stessi(esteso agli altri). Ci si lascia andare perchè si è bloccati, logicamente se si fosse già liberi non ci si potrebbe lasciare andare, il fatto del controllo a questo punto lo vedrei come paura, non credo che a nessuno piaccia stare controllato, ma essere completamente libero ha i suoi aspetti secondari che non credo starebbero bene a tutti, c'è chi si lascia andare in diversi modi, spesso cercando di "limitare" e "controllare" la cosa.

Sono d'accordo con te Max, non mi sembra che le nostre visioni siano molto lontane, ma solo due facce della stessa medaglia.
Nell'esempio che ho fatto, mettiamo l'uso dell'alcool esagerato... Se sono timido, o estremamente emotivo, il bicchiere in più, mi da l'illusione che la timidezza e l'emotività spariscono per magia (sensazione di essermi liberata dei miei blocchi) .. se esagero, dall'essere disinvolta passo al non aver alcun controllo su quello che dico.
Il giorno dopo pero' , la timidezza e l'emotività sono ancora lì, (con l'aggiunta se mi va bene di un bel mal di testa)
Ecco intendevo questo per non voler vedere... se continuo a rifugiarmi nell'alcool per essere disinvolta ma non cerco di superare quei miei limiti come posso, uso l'alcool per non vedere, cerco di togliere la timidezza e l'emotività artificiosamente , ma non vado a cercare un miglioramento vero in me..
Se si fosse già liberi, non si avrebbe il bisogno di fare certe esperienze credo.. (intendo sempre l'alcool o droghe ecc)

Controllo non lo vedo opposto a libertà, anzi, una persona veramente libera, credo che abbia il pieno controllo di sè..

fiori.gif

Sole 01-02-2008 01.47.38

Citazione:

Originalmente inviato da RedWitch (Messaggio 48761)

Controllo non lo vedo opposto a libertà, anzi, una persona veramente libera, credo che abbia il pieno controllo di sè..

fiori.gif

Sottoscrivo questa frase. Il controllo appartiene ad una persona nel momento in cui conosce le proprie reazioni. Se le subisce e non può in alcun modo arginarle, non è affatto libero, ma anzi è' costretto a lasciarsi vivere dagli istinti, dalla rabbia e quantaltro.

Sole 20-05-2008 15.49.53

Questo post nell'altra discussione avrebbe portato fuori tema ma qui può servire per aiutarci a capire sto controllo che ci controlla tutti icon_mrgr: chi più chi meno..

Citazione:

Originalmente inviato da turaz (Messaggio 53629)
e quindi cosa si fa per "sciogliere" quelle catene?
quali sono i "rimedi" a vostro parere?

leggendo varie tematiche nel forum sembra quasi vi sia una sorta di "desiderio di Controllo" , dall'altra leggo che si ha paura di cambiare per via del controllo...
domanda allora per che motivo si cerca il controllo quando si nota che in certe situazioni impedisce un reale cambiamento?

il controllo a mio avviso va abbandonato.
non lo si ottiene impedendo a se stessi di esprimersi e manifestarsi pienamente anche se con errori (sempre con il senno di poi)
ciò che rende un uomo "Uomo" a mio avviso è il "vivere" e il saper apprendere dalle esperienze.
Rimanere invischiati in parole (per quanto giuste possano essere) di fatto impedisce un'esperienza piena a mio parere.


Secondo me è necessario distinguere tra due tipi di controllo quello interno e quello esterno. Come si diceva altrove un uomo autoritario controlla l'esterno per paura di perdere qualcosa che crede di possedere ed è quindi posseduto, un uomo autorevole controlla se stesso per non essere posseduto che non da se. Il controlo esterno si ricerca perchè si ha bisogno di conferme esterne, si ha bisogno di punti di riferimento. Abbandonarlo come dici tu è sicuramento un buona cosa ma non esistendo la bacchetta magica controllare se stessi abbandonando il controllo è un atto volitivo che richiede un enorme sforzo per un certo periodo di costanza. Ci si sottopone ad una sofferenza volontaria perchè appunto si incatenati e non si ha la chiave.

Controllo esterno secondo me significa soddisfare tutti i desideri e non rinunciare a nulla (tranne che alla propria natura) e quindi non mettersi mai in gioco e non vivere.
Non ci sono formule magiche c'è da muovere il fondoschiena verso la rinuncia che consegue l'abbandono. Senza rinuncia ... temo che non ci siano strade..

p.s.
mi scuso se ci sono orrori (non è un errore.. ) sto andando un pò di corsa... ci torno stasera in caso.

RedWitch 20-05-2008 17.03.49

Citazione:

Originalmente inviato da Sole (Messaggio 53634)
..........
Controllo esterno secondo me significa soddisfare tutti i desideri e non rinunciare a nulla (tranne che alla propria natura) e quindi non mettersi mai in gioco e non vivere.
Non ci sono formule magiche c'è da muovere il fondoschiena verso la rinuncia che consegue l'abbandono. Senza rinuncia ... temo che non ci siano strade..

Sull'ultima parte sono d'accordo con te.. l'unico modo per lasciare la presa e il controllo presunto che abbiamo /vogliamo sugli altri e' rinunciarci.. un passo per volta, senza la pretesa di avere la bacchetta magica che ci permetta di farlo. A volte mi dico che basta semplicemente ricordarsi che questo controllo esterno non esiste... crediamo di averlo ma in realta' non esiste, non si ha nessun controllo sull'esterno (soprattutto come si diceva altrove sui sentimenti , pensieri degli altri..). Si puo' solo fare in modo di fare le cose al meglio delle proprie possibilita', poi quel che viene viene tanto, che lo si accetti o meno e' cosi' comunque...
Sulla prima parte invece non sono del tutto d'accordo. Spesso la ricerca del controllo sull'altro o su cose che fungono da appoggio esterno, per me non ha significato affatto il soddisfacimento di desideri.. anzi si vengono a creare delle rigidita' pazzesche.. e come dicevi tu non si vive.. perche' ci si basa sempre ed esclusivamente sull'esterno, senza mai guardare al proprio interno. Vivevo perennemente contratta e sempre proiettata nelle cose che facevo o in quello che pensavo che gli altri potessero pensare di me, e a cercare approvazione etcetc..

Un castello di carta insomma..

turaz 20-05-2008 18.02.31

che quindi la chiave stia nel "volgere l'attenzione" all'interno di se stessi invece che all'esterno?
Ecco allora perchè il "bacchettarsi" che molti vedono come "positivo" lo è a mio avviso"solo" dopo un certo lavoro interiore.
quando quel "bacchettarsi" perde pure di importanza e non viene nemmeno più scelto.
ditemi:
chi si diverte a bacchettare se stesso?
A mio avviso il "bacchettarsi" di per se è come continuare a bastonare se stessi.
Per carità si è liberi di farlo.
io noto che casco in questo "gioco" quando non sono pienamente me stesso e quando alla fin fine volgo troppo l'attenzione al di "fuori" di me dimenticandomi di volgerla al mio interno.
voi?

Sinceramente in questo momento preferisco uscire da questo circolo (se ci riesco)

griselda 20-05-2008 18.52.23

Citazione:

Originalmente inviato da turaz (Messaggio 53645)
che quindi la chiave stia nel "volgere l'attenzione" all'interno di se stessi invece che all'esterno?
Ecco allora perchè il "bacchettarsi" che molti vedono come "positivo" lo è a mio avviso"solo" dopo un certo lavoro interiore.
quando quel "bacchettarsi" perde pure di importanza e non viene nemmeno più scelto.
ditemi:
chi si diverte a bacchettare se stesso?
A mio avviso il "bacchettarsi" di per se è come continuare a bastonare se stessi.
Per carità si è liberi di farlo.
io noto che casco in questo "gioco" quando non sono pienamente me stesso e quando alla fin fine volgo troppo l'attenzione al di "fuori" di me dimenticandomi di volgerla al mio interno.
voi?

Sinceramente in questo momento preferisco uscire da questo circolo (se ci riesco)

Quando sono arrivata qui e mi è stato segnalato qualcosa (quello che tu chiami bacchettarsi) non lo capivo, cercavo di capire con la mente e non capivo. Ci sono stati momenti in cui ho anche reagito o ho tentato di reprimere le reazioni che tra l'altro è la cosa che mi viene più semplice.
Non c'era nulla da fare non mi entrava in testa.
Come si poteva fare del male così gratuitamente pensavo ignara.
Poi un giorno grazie all'amore di una amica, una cara dolce amica. mi si è acceso il cuore ( non per molto eh?)ed ho capito che faceva più male a lei dirmelo che a me sentirlo o eravamo comunque pari, non posso stabilirlo so solo che soffriva nel farlo, ma facendo questo si apriva anche lei.
Io ho scoperto invece che facevo e faccio fatica perchè il mio cuore è ancora ricoperto di polvere e ghiaccio per quanto creda invece di essere altro. A volte mi sembrava di non poter sopportare, la mia ip veniva infuocata dalle idee che mi ero fatta di me stessa. Ma io è come se non vedessi, non sentissi, perchè in effetti non mi vedo e anche se mi brucia da morire quando mi fanno notare qualcosa so che lo fanno perchè mi amano, ed io ancora non so nemmeno amare me stessa perchè non riesco a farlo.
Non è bacchettarsi Turi è un'altra cosa qui non bacchetta nessuno qui ci si aiuta qui è mutuo soccorso poi sta a noi saperlo accettare, sta a noi riuscire a comprenderlo.
E questo lo sto scrivendo in primis per me che ancora faccio fatica il più delle volte.
E ringrazio tutti per la pazienza abbraccio: per le mie difese ad oltranza.

turaz 20-05-2008 19.16.02

ho compreso ciò che vuoi dire
prima avevo scritto "è utile "solo" dopo un certo percorso interiore" e a quel punto perde pure di importanza.

quel percorso interiore che fa "levare le difese" (anche perchè non c'è nulla da difendere a mio avviso)
quando si sosta in un determinato stato lo si comprende.
tu dici "è più faticoso per lui dirlo che per me accettarlo".

dipende.
in persone poco consapevoli è più facile farlo che il resto a mio avviso.

cmq credo che alla fine se non si vive quello stato appieno non si comprende.
è sempre l'esperienza di un certo tipo a essere determinante per la comprensione.
e alla fin fine senza di essa quelle che scriviamo rimangono parole (seppur utili, belle e quanto vuoi)morte.

Uno 20-05-2008 20.08.14

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 20466)
Non entro nel merito se verso se stessi o verso gli altri.... alla fine è uguale... solo la manifestazione è diversa

Citazione:

Originalmente inviato da Sole (Messaggio 53634)
Secondo me è necessario distinguere tra due tipi di controllo quello interno e quello esterno.

Uhum... ci penso dry.gif magari pensaci pure tu poi ci ritroviamo qui e vediamo che ne esce icon_mrgr:

griselda 20-05-2008 20.09.47

Citazione:

Originalmente inviato da turaz (Messaggio 53652)
ho compreso ciò che vuoi dire
prima avevo scritto "è utile "solo" dopo un certo percorso interiore" e a quel punto perde pure di importanza.

quel percorso interiore che fa "levare le difese" (anche perchè non c'è nulla da difendere a mio avviso)
quando si sosta in un determinato stato lo si comprende.
tu dici "è più faticoso per lui dirlo che per me accettarlo".

dipende.
in persone poco consapevoli è più facile farlo che il resto a mio avviso.


cmq credo che alla fine se non si vive quello stato appieno non si comprende.
è sempre l'esperienza di un certo tipo a essere determinante per la comprensione.
e alla fin fine senza di essa quelle che scriviamo rimangono parole (seppur utili, belle e quanto vuoi)morte.

E' vero, tanto quanto è vero anche sentirsi domandare scusa per la propria inconsapevolezza, ma sempre con il cuore in mano con il cuore aperto, aperto anche al rischio di reazioni. Ah quanto è bello sapere che l'altro si aspetta da te che tu gli dica qualcosa magari sapendo che potrà cercare di difendersi perchè questa è la prima cosa che viene d'istinto, prima di indagare e ammettere se non l'aveva già visto che l'altro aveva ragione, ma questo è fatto tra amici, tra fratelli che non hanno sentimenti di rivalsa ma che vogliono in primis vedere se stessi e comprendersi e che ancora non essendo perfetti si affidano a CHI la vista l'ha, una vera vista non una fittizia. Ermopoli è qui da vedere da sentire non ha bisogno di essere spiegato da me chi lo vuol trovare deve cercare nel suo cuore, ed ogni volta che non lo trovo è già un risultato, so che li c'è un punto in cui scavare.
:C:

turaz 21-05-2008 10.03.21

Citazione:

Originalmente inviato da griselda (Messaggio 53659)
E' vero, tanto quanto è vero anche sentirsi domandare scusa per la propria inconsapevolezza, ma sempre con il cuore in mano con il cuore aperto, aperto anche al rischio di reazioni. Ah quanto è bello sapere che l'altro si aspetta da te che tu gli dica qualcosa magari sapendo che potrà cercare di difendersi perchè questa è la prima cosa che viene d'istinto, prima di indagare e ammettere se non l'aveva già visto che l'altro aveva ragione, ma questo è fatto tra amici, tra fratelli che non hanno sentimenti di rivalsa ma che vogliono in primis vedere se stessi e comprendersi e che ancora non essendo perfetti si affidano a CHI la vista l'ha, una vera vista non una fittizia. Ermopoli è qui da vedere da sentire non ha bisogno di essere spiegato da me chi lo vuol trovare deve cercare nel suo cuore, ed ogni volta che non lo trovo è già un risultato, so che li c'è un punto in cui scavare.
:C:


quanto dici dovrebbe valere per tutto... in ogni ambito della tua vita.
non solo in Ermopoli.
non fermandoci a "questo si perchè è meglio" e "questo no perchè è peggio".
Altrimenti a mio avviso siamo ancora schiavi di altro (del pre-giudizio)

Anche il fatto della "vera vista" dipende.
da inconsapevole (non parlo di te ma di chi approccia un determinato argomento) non puoi con "sicurezza" sapere chi la ha e chi no.
Di fatto dire "c'è una vista vera" e una vista "finta" prima di sapere di cosa si parla è un fatto di "fede", un'apertura "limitata" a un buono e una chiusura al cattivo (ma basata su non conoscenza iniziale).

griselda 21-05-2008 11.52.02

Citazione:

Originalmente inviato da turaz (Messaggio 53672)
quanto dici dovrebbe valere per tutto... in ogni ambito della tua vita.
non solo in Ermopoli.
non fermandoci a "questo si perchè è meglio" e "questo no perchè è peggio".
Altrimenti a mio avviso siamo ancora schiavi di altro (del pre-giudizio)

Anche il fatto della "vera vista" dipende.
da inconsapevole (non parlo di te ma di chi approccia un determinato argomento) non puoi con "sicurezza" sapere chi la ha e chi no.
Di fatto dire "c'è una vista vera" e una vista "finta" prima di sapere di cosa si parla è un fatto di "fede", un'apertura "limitata" a un buono e una chiusura al cattivo (ma basata su non conoscenza iniziale).

Ti pare di aver fatto un post senza giudizi e senza pregiudizi?boccaccia:icon_mrgr:abbraccio:

Sole 21-05-2008 11.56.21

Citazione:

Originalmente inviato da RedWitch (Messaggio 53641)
Sulla prima parte invece non sono del tutto d'accordo. Spesso la ricerca del controllo sull'altro o su cose che fungono da appoggio esterno, per me non ha significato affatto il soddisfacimento di desideri.. anzi si vengono a creare delle rigidita' pazzesche.. e come dicevi tu non si vive.. perche' ci si basa sempre ed esclusivamente sull'esterno, senza mai guardare al proprio interno. Vivevo perennemente contratta e sempre proiettata nelle cose che facevo o in quello che pensavo che gli altri potessero pensare di me, e a cercare approvazione etcetc..

Un castello di carta insomma..

Hai ragione a dire e mi sembra che Intendiamo la stessa cosa vista da punti di vista diversi. Nel momento in cui non sei cosciente di ciò che fai soddisfi i desideri che intendevo come bisogni non reali sbagliando a chiamarli desideri ma lasciandoti certamente un vuoto dentro e dietro che non colmi se non cercando e scavando.. avere il controllo fuori (sugli altri) serve a non stare male soffrendo volontariamente, senza rendersi conto che si sta peggio. Tutto questo lo vediamo dopo aver guardato a fondo.

Citazione:

Originalmente inviato da Uno
Non entro nel merito se verso se stessi o verso gli altri.... alla fine è uguale... solo la manifestazione è diversa
Citazione:

Originalmente inviato da Sole
Secondo me è necessario distinguere tra due tipi di controllo quello interno e quello esterno
Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 53658)
Uhum... ci penso dry.gif magari pensaci pure tu poi ci ritroviamo qui e vediamo che ne esce icon_mrgr:

Aldilà del significato delle parole il contollo sembra un fare. L'esecuzione dell'osservare.
Osservo e attraverso il controllo gestisco quello che accade intorno e.. effetttivamente anche dentro di me faccio la stessa cosa (icon_mrgr:). Quindi non è il controllo conseguenza di un uomo cosciente ma è l'uomo cosciente che utilzza il controllo a suo favore che sia degli istinti o di se stesso che degli altri. Quindi cambia la manifestazione, è vero.

La distinzione rimane nella manifestazione ma non nell'essenza della cosa.

Stavo anche riflettendo su un'altra cosa. Si dice che si fanno dei controlli sull'operato di qualcuno o di se stesso, su un lavoro, sui compiti di scuola, controllo la torta in forno ecc ecc. Un lavoro a posteriori di un opera già fatta o in corso di opera come va il già fatto. In questo caso il controllo serve a correggere, sistemare e fissare un errore modificandolo. Mi da l'idea di una ricapitolazione con gestione errori. Un anti virus.. effettivamente la modalità controllo arriva un attimo dopo la manifestazione dell'istinto o dell'errore... a volte per prevenire le conseguenze, a volte per correggere.

La mente istintiva parte sempre un momento prima ma il controllo con l'esperienza e l'allenamento allarga il suo campo (di controllo) e arriva a beccare ogni angolo per arginarlo. Di cosa fa parte allora il Controllo, del Padrone?

turaz 21-05-2008 12.24.12

Citazione:

Originalmente inviato da turaz (Messaggio 53672)
quanto dici dovrebbe valere per tutto... in ogni ambito della tua vita.
non solo in Ermopoli.
non fermandoci a "questo si perchè è meglio" e "questo no perchè è peggio".
Altrimenti a mio avviso siamo ancora schiavi di altro (del pre-giudizio)

Anche il fatto della "vera vista" dipende.
da inconsapevole (non parlo di te ma di chi approccia un determinato argomento) non puoi con "sicurezza" sapere chi la ha e chi no.
Di fatto dire "c'è una vista vera" e una vista "finta" prima di sapere di cosa si parla è un fatto di "fede", un'apertura "limitata" a un buono e una chiusura al cattivo (ma basata su non conoscenza iniziale).

giudizi si, pre-giudizi no.
sto valutando una dinamica che si attua in ciascuno di noi a mio modo di vedere.
detto questo cerco di non fossilizzarmi su questa idea (pur considerandola SINORA la mia verità su questo tema)

di quanto ho detto c'è qualcosa che non ti quadra?

Ray 21-05-2008 23.51.23

Ma anche la chiusura è controllo?

RedWitch 22-05-2008 00.00.22

Citazione:

Originalmente inviato da Uno
Non entro nel merito se verso se stessi o verso gli altri.... alla fine è uguale... solo la manifestazione è diversa

Citazione:

Originalmente inviato da Sole
Secondo me è necessario distinguere tra due tipi di controllo quello interno e quello esterno

A me continua a sfuggire una cosa.. pensavo che l'unico tipo di controllo che si potesse effettivamente attuare fosse quello su sè stessi , quindi come Sole avrei in qualche modo fatto una distinzione sul tipo di controllo che si cerca di esercitare sul fuori da quello che si cerca di esercitare verso noi stessi, invece appunto non è così.. ma a questo punto non ho ancora capito se cercare un controllo (quel rotolare insieme a cui accennava Ray all'inizio) su sè stessi sia bene o sia male.. ma soprattutto è davvero possibile esercitare un controllo su noi stessi?

Sole 22-05-2008 00.11.48

Era prorpio questo che mi confondeva.

Il controllo è controllo dovunque si manifesti. La differenza sarebbe nel cosa controlli e lo scopo.
Se la parte alta di me controlla gli istinti e lascia a demoni sotterranei qualcosa va bene.
Maggiore è la coscienza che acquisiamo maggiore è il controllo, che continuo a veder come qualcosa che lavora per esperienza vissuta..

Chi esercita il controllo dovrebbe essere tanto bravo da riuscire a farlo lavorare senza trasformarlo in repressione e chiusura. Controllare gli instinti non è ucciderli.. è osservarli e gestirli.. o anche usarli, il discorso che si faceva dillà sugli archetipi e i daimoni, che ne dici?

Ray 22-05-2008 00.13.47

Citazione:

Originalmente inviato da RedWitch (Messaggio 53781)
A me continua a sfuggire una cosa.. pensavo che l'unico tipo di controllo che si potesse effettivamente attuare fosse quello su sè stessi , quindi come Sole avrei in qualche modo fatto una distinzione sul tipo di controllo che si cerca di esercitare sul fuori da quello che si cerca di esercitare verso noi stessi, invece appunto non è così.. ma a questo punto non ho ancora capito se cercare un controllo (quel rotolare insieme a cui accennava Ray all'inizio) su sè stessi sia bene o sia male.. ma soprattutto è davvero possibile esercitare un controllo su noi stessi?

Beh ma cosa intendiamo con "noi stessi"? Chi esercita il controllo su cosa?
Io posso controlalre il mio comportamento per esempio... ovvero impedire che una mia certa possibilità comportamentale di manifesti, tipo uccidere il vigile per la multa. Ma è una parte di me che ne controlla un'altra... è una lotta, e come tale chiede un pagamento (se non altro in termini di energia).

Poi può darsi che certe parti di me lavorino assieme allo stesso scopo... quella collaborazione con gerarchia che fa si che tutte restino nel loro ambito a non cerchino di controllare l'altra in ciò che non compete loro... ovvero senza invasione (l'invasione va a braccetto col controllo).

Ma per controllare davvero tutti noi stessi credo ci voglia il Padrone... quindi la resa totale, ossia, dal nostro punto di vista (quello dell'io) la perdita totale di controllo.

RedWitch 22-05-2008 12.00.04

Citazione:

Originalmente inviato da Sole (Messaggio 53784)
Chi esercita il controllo dovrebbe essere tanto bravo da riuscire a farlo lavorare senza trasformarlo in repressione e chiusura. Controllare gli instinti non è ucciderli.. è osservarli e gestirli.. o anche usarli, il discorso che si faceva dillà sugli archetipi e i daimoni, che ne dici?

Si' credo che sia cosi' Sole, un po' lo stesso discorso del marinaio, che non puo' controllare il vento, ma che puo' imparare ad usarlo a favore.. in poche parole quello che ordinariamente chiamo controllo, e' una ricerca di potere esattamente come all'esterno, la manifestazione che cambia, ma alla fine e' la stessa cosa..

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 53785)
Beh ma cosa intendiamo con "noi stessi"? Chi esercita il controllo su cosa?
Io posso controlalre il mio comportamento per esempio... ovvero impedire che una mia certa possibilità comportamentale di manifesti, tipo uccidere il vigile per la multa. Ma è una parte di me che ne controlla un'altra... è una lotta, e come tale chiede un pagamento (se non altro in termini di energia).

Poi può darsi che certe parti di me lavorino assieme allo stesso scopo... quella collaborazione con gerarchia che fa si che tutte restino nel loro ambito a non cerchino di controllare l'altra in ciò che non compete loro... ovvero senza invasione (l'invasione va a braccetto col controllo).

Ma per controllare davvero tutti noi stessi credo ci voglia il Padrone... quindi la resa totale, ossia, dal nostro punto di vista (quello dell'io) la perdita totale di controllo.

Gia' il punto e' sempre quello, la conoscenza di se', sapere chi controlla chi, per vedere quale parte sta controllandone un'altra.. finche' siamo divisi, quindi non c'e' possibilita' di esercitare vero controllo, non c'e' nessun "piccolo io" in grado di farlo senza cozzare con un altro.. e' piu' chiaro adesso, grazie fiori.gif

turaz 22-05-2008 12.48.05

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 53780)
Ma anche la chiusura è controllo?


in un certo senso si (ma dipende da uno stato interiore)

Sole 22-05-2008 14.07.54

Citazione:

Originalmente inviato da turaz (Messaggio 53814)
in un certo senso si (ma dipende da uno stato interiore)

Quale certo senso? Quale stato interiore?

Così quel che hai detto non è una risposta, non è una affermazione.

Puoi spiegare cosa intendi?

Sole 22-05-2008 14.14.56

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 53780)
Ma anche la chiusura è controllo?

La chiusura è uno dei drammi della personalità di cui parlavamo nell'altra discussione.
Si mette in atto il dramma per controllare l'altro che non ci invada o che non tocchi corde che possono dolere... detto semplicisticamente, creando anche un certo alorne di mistero che così attrae e tiene stretti sotto controllo gli altri.
Allo stesso tempo però ci si impedisce di vivere.
Questo secondo teoria.. e nella pratica posso dire che è vero.

Chiudersi è il modo migliore per tenere tutto sotto osservazione e non lasciare in giro cose che possono essere compromettenti. Non esce niente.. ma anche non entra.

turaz 22-05-2008 14.30.03

Citazione:

Originalmente inviato da turaz (Messaggio 53814)
in un certo senso si (ma dipende da uno stato interiore)

cerco di spiegare:
chiudersi agli altri è cmq un tentativo di controllo di se o degli altri.
se a chiudersi è il piccolo io beh è "l'inizio della fine".
sino a che non si è raggiunta una certa "indipendenza" e osservazione diciamo che può magari essere utile per osservarsi (ma giusto per trovarci qualcosa di utile)
e di solito quel piccolo io interiormente fa sentire "contrastati" male e altro.
da una parte dice "guarda come sei bravo gli altri non ti scalfiscono"... in realtà in sottofondo un'altra vocina dice tutt'altro.

questo è uno stato interiore di "guerra".
quando lo stato interiore è di "pace" e la persona ha raggiunto un certo grado di consapevolezza la chiusura nemmeno vi è più.
comprende che è un qualcosa che va contro natura e soprattutto contro se stessa.

(o almeno così ci ho capito io)


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