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Uno 09-12-2009 18.22.17

Una ringhiera ci da sicurezza.
 
Non si sa poi perchè una ringhiera che si presuma che ringhi ci da sicurezza icon_mrgr:
Ok avete capito che oggi tento di alleggerire l'aria :@@ comunque sta cosa del ringhia e ringhiera sarebbe da studiare :sornione:.

Ma veniamo al discorso del titolo.
Prendiamo due situazioni sullo stesso strapiombo, in una solo il nostro equilibrio ci permette di non cadere, riuscite ad immaginare la situazione? Un piede più avanti dell'altro ci sporgiamo quel tanto che serve per vedere sotto, i muscoli ed i nervi tesi, una parte del corpo che rimane indietro, ad iniziare da una gamba, per bilanciare il peso.

Nell'altra situazione c'è una bella ringhiera di ferro che da proprio un bel senso di sicurezza, robusta, alta quanto basta etc...
Peccato che i bulloni dove è fissata si stanno sbullonando e appena ci appoggeremo di peso, perchè ci appoggeremo di peso è pacifico, cadrà e noi con lei.

Ok adesso non voglio sentire i: "Io ho le vertigini e non mi appoggio neanche sulla ringhiera".... ho fatto un esempio che statisticamente è rilevante.

Qual'è la morale o il senso di questo post?
Booh... voi che ci vedete?

luke 09-12-2009 18.36.51

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 78255)
Non si sa poi perchè una ringhiera che si presuma che ringhi ci da sicurezza icon_mrgr:
Ok avete capito che oggi tento di alleggerire l'aria :@@ comunque sta cosa del ringhia e ringhiera sarebbe da studiare :sornione:.

Ma veniamo al discorso del titolo.
Prendiamo due situazioni sullo stesso strapiombo, in una solo il nostro equilibrio ci permette di non cadere, riuscite ad immaginare la situazione? Un piede più avanti dell'altro ci sporgiamo quel tanto che serve per vedere sotto, i muscoli ed i nervi tesi, una parte del corpo che rimane indietro, ad iniziare da una gamba, per bilanciare il peso.

Nell'altra situazione c'è una bella ringhiera di ferro che da proprio un bel senso di sicurezza, robusta, alta quanto basta etc...
Peccato che i bulloni dove è fissata si stanno sbullonando e appena ci appoggeremo di peso, perchè ci appoggeremo di peso è pacifico, cadrà e noi con lei.

Ok adesso non voglio sentire i: "Io ho le vertigini e non mi appoggio neanche sulla ringhiera".... ho fatto un esempio che statisticamente è rilevante.

Qual'è la morale o il senso di questo post?
Booh... voi che ci vedete?

Io ci vedo, da una parte una situazione gestita da noi completamente, regolandoci in autonomia per vedere il panorama senza bisogno di limitazioni esterne; dall'altra un situazione in cui ci appogiamo letteralmente e pedissequamente ad altro, che nella vita può essere un lavoro, un amico, un matrimonio, un figlio, col rischio di cadere insieme alla ringhiera, cosa che avremmo evitato se non avessimo sentito il bisogno di una protezione, ma ci fossimo sentiti e fossimo stati in grado di reggerci per conto nostro.

Uno 09-12-2009 18.56.41

Ho dimenticato di evidenziare una cosa, nel primo caso abbiamo paura, nel secondo no anche se con il senno del poi il rischio è più alto.

m@pi 09-12-2009 21.05.50

concordo con quanto scritto da luke, nel primo caso facciamo affidamento su noi stessi e i nostri muscoli in tensione per restare ben saldi e in equilibrio, ovviamente è proprio la paura di cadere di sotto che tiene l'attenzione alta su ogni nostro piccolo movimento e questo fa in modo di evitare di fare passi falsi, nel secondo caso ci affidiamo completamente alla ringhiera certi che se sta lì ci tiene e non cadiamo, quindi l'attenzione ad ogni movimento viene meno e quando la ringhiera cede i nostri muscoli mancano della giusta tensione per restare in equilibrio.

griselda 09-12-2009 21.09.29

Da ansiosa quale sono la prima cosa che mi viene in mente è che appena abbandoni l'attenzione e dai per scontato qualcosa di cui non hai certezza patatrac cadi nel vuoto diavolo.g: No eh? :@@
Uhm volevo dire che ringhiera mi fa pensare a tanti denti, presente come sono fatte alcune vecchie ringhiere? Hanno tanti paletti di ferro verticali, chiusi tra due pezzi di ferro orizzontali, che ricordano la bocca che mostra i denti da qui ringhiare, uguale mostrare i denti che fanno gli animali che devono incutere paura mostrando la loro aggressività.

Grey Owl 09-12-2009 22.43.06

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 78255)
Qual'è la morale o il senso di questo post? Booh... voi che ci vedete?

Nella prima situazione ho lo strapiombo davanti a me. I nervi tesi e la completa attenzione su cosa sto facendo (piede avanti e l'altro più indietro per bilanciare il peso).
Comprendo che una disattenzione mi farebbe cadere con la morte certa, questa consepevolezza mi sveglia ogni senso, ogni fibra del mio corpo è attenta ed in tensione a che non perisca. Queste situazioni sono rare nel mio quotidiano, non capita spesso di mettermi volontariamente in situazioni di rischio anche se la vita mi ha messo di fronte a situazioni in cui la mia coscienza si è dovuta destare per poter garantire la mia sopravvivenza.

L'altra situazione, la bella ringhiera di ferro coi bulloni allentati, quella che cade appena ci si appoggia. Beh, questa è la quotidianità che vivo.
Quante volte mi sono appoggiato a ringhiere che credevo solide, spesso le andiamo a cercare senza manco verificare lo stato dei bulloni.

Nel tempo passato in città, assieme ai cittadini di Ermopoli, ho fatto esperienza di piccole cadute e di salti nel buio. Col tempo alcune ringhiere le ho lasciate dov'erano mentre ad altre mi ci appoggio d'abitudine.

La morale di questo post è che non tutte le ringhiere hanno i bulloni avvitati, che la paura di cadere dallo strapiombo aiuta a destarsi mentre la ringhiera ci permette di continuare a dormire un sonno illusorio.

La paura di cadere dallo strapiombo è la paura della morte. Nella prima situazione non vi sono scuse, appigli o altro tra la morte e noi stessi. La tensione vivifica il corpo, esso è in tensione, attento e vigile.
Nell'altra situazione la ringhiera è la giustificazione, la scusa, il demandare ad altri le proprie responsabilità, la perpetuazione del sonno della propria coscienza.

Ray 09-12-2009 23.28.41

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 78255)
comunque sta cosa del ringhia e ringhiera sarebbe da studiare :sornione:.


Queste son quelle bassezze... perchè sai che non resisto, mi tocca. Evabbeh, tant'è.
Ringhiera è provenzale (harangue) ed è il luogo dove si arringa (si fa un discorso), poi deviato dalla balconata al parapetto.
Ringhiare invece viene dal latino ringere ed è un mostrare i denti comunicando di poter mordere.
Quindi le parole non son collegate? Ehnnò, non sono collegate etimologicamete. Ma siccome si dicono allo stesso modo il collegamento ci sarà.
Ci vogliamo limitare all'intelligente osservazione di Griselda per la quale la ringhiera ricorda una bocca che mostra i denti per via delle sbarre verticali? Giammai... e allora tocca tornare all'arringa: chi fa un discorso, per essere ascoltato, considerato, ci deve mettere aggressività... che è energia verso l'esterno. Quindi mostra potere, come il cane che ringhia. Inoltre il fatto che stia in alto... è giustificato dal ringhio appunto.
A volte mi pare di parlare con lo stesso atteggiamento del bibliotopo... chissà perchè. nonso.gif


_______________________________

Io no, siccome ho le vertigini, non mi sporgo neanche con la ringhiera. icon_mrgr:

Interessante parecchio il discorso. Riportato all'interno e alla ricerca che vi si compie, dice moltissimo. Una cosa è guardare un contenuto interiore che sta sotto con il giusto timore reverenziale e la conseguente prudenza. Un'altra è sentorsi sicuro dalle difese mentali costruite e appoggiarvisi senza averle testate... si rischia di finire di sotto, in bocca al contenuto.
Ma il tutto dipende che si vuole guardare dall'alto. Cosa che ha i suoi indubbi vantaggi (la visione d'insieme, la bellezza del panorama ecc) ma anche svantaggi. Da quella posizione diveta pericoloso il sasso appuntito che pericoloso non è se sono sotto con lui.

nikelise 09-12-2009 23.34.44

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 78255)
Non si sa poi perchè una ringhiera che si presuma che ringhi ci da sicurezza icon_mrgr:
Ok avete capito che oggi tento di alleggerire l'aria :@@ comunque sta cosa del ringhia e ringhiera sarebbe da studiare :sornione:.

Ma veniamo al discorso del titolo.
Prendiamo due situazioni sullo stesso strapiombo, in una solo il nostro equilibrio ci permette di non cadere, riuscite ad immaginare la situazione? Un piede più avanti dell'altro ci sporgiamo quel tanto che serve per vedere sotto, i muscoli ed i nervi tesi, una parte del corpo che rimane indietro, ad iniziare da una gamba, per bilanciare il peso.

Nell'altra situazione c'è una bella ringhiera di ferro che da proprio un bel senso di sicurezza, robusta, alta quanto basta etc...
Peccato che i bulloni dove è fissata si stanno sbullonando e appena ci appoggeremo di peso, perchè ci appoggeremo di peso è pacifico, cadrà e noi con lei.

Ok adesso non voglio sentire i: "Io ho le vertigini e non mi appoggio neanche sulla ringhiera".... ho fatto un esempio che statisticamente è rilevante.

Qual'è la morale o il senso di questo post?
Booh... voi che ci vedete?

Sembra proprio che si debba dire che l'aiuto non serve proprio a nulla .
La ringhiera se non ha bulloni ti ammazza se ce li ha ti impedisce di capire i rischi che corri ...
Eppure eppure prima di cominciare ad andar piano a fare un passo piccolo dietro l'altro una ringhiera per quanto sbullonata ti rallenta e ti avverte di un pericolo esistente , poi sta a te non appoggiarti troppo , sta a te non sottovalutare i rischi .
Ma senza ringhiera potresti anche fermarti del tutto per il panico .
Allora sta ringhiera e' al tempo protezione ed ostacolo . pericolo e avvertimento ...tutto ed il suo contrario .

m@pi 09-12-2009 23.52.36

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 78275)
Interessante parecchio il discorso. Riportato all'interno e alla ricerca che vi si compie, dice moltissimo. Una cosa è guardare un contenuto interiore che sta sotto con il giusto timore reverenziale e la conseguente prudenza. Un'altra è sentorsi sicuro dalle difese mentali costruite e appoggiarvisi senza averle testate... si rischia di finire di sotto, in bocca al contenuto.
Ma il tutto dipende che si vuole guardare dall'alto. Cosa che ha i suoi indubbi vantaggi (la visione d'insieme, la bellezza del panorama ecc) ma anche svantaggi. Da quella posizione diveta pericoloso il sasso appuntito che pericoloso non è se sono sotto con lui.

credo di essere davvero lontana da tutto questo perchè non riesco a capire cosa intendi, non vedo il pericolo di guardare dentro noi stessi... dovrei far attenzione ogni volta che cerco di capire cosa c'è là in fondo? è un buio che all'inizio mi spaventava e mi sembrava di caderci davvero dentro, ora scendo piano ma in quel buio e in quel nulla non vedo niente di pericoloso, sono forse cieca o incoscente? nonso.gif
o forse non ho capito nulla di quello che intendevi? :wow:

stella 09-12-2009 23.58.43

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 78257)
Ho dimenticato di evidenziare una cosa, nel primo caso abbiamo paura, nel secondo no anche se con il senno del poi il rischio è più alto.


Nel primo caso abbiamo paura perchè basta che sbagliamo l'equilibrio, che ci sbilanciamo un po' e precipitiamo. Questo mi dice che possiamo affacciarci sull'abisso ma senza perdere l'equilibrio, l'attenzione ci fa stare all'erta e il piede indietro mi dice che al primo cedimento possiamo retrocedere poggiandosi proprio su quel piede che è rimasto indietro per equilibrare l'altro.

Nel secondo non abbiamo paura perchè vediamo una solida ringhiera davanti a noi, e questo mi dice che spesso non basta la valutazione di ciò che vediamo per fidarci, se non ne proviamo prima la resistenza, cioè se non la sperimentiamo fino a essere sicuri che possa reggere.
Ma in questo esempio ci fidiamo di ciò che vediamo e che ci immaginiamo sia messa lì apposta per farci affacciare sull'abisso senza pericolo di cadere.
Quindi non serve più tenersi in equilibrio, anzi è pacifico che ci poggieremo con tutto il peso e senza paura.....
Questa situazione è allo stesso livello di rischio della prima anzi di più, perchè eliminando la paura siamo senza difesa.
La morale che ne posso trarre è quella di non appoggiarci su ciò che non abbiamo sperimentato offrire la giusta resistenza e che possa reggere il nostro peso.
E anche che guardare nell'abisso è sempre pericoloso, l'unico sistema sarebbe proprio quello di non appoggiarsi alla ringhiera se non la si conosce bene e quindi mantenere sempre l'equilibrio nostro senza spostarlo su altro che non è stato prima testato e sperimentato da noi.
In altre parole, è la paura che ci fa da freno...

filoumenanike 10-12-2009 01.34.42

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 78255)
Prendiamo due situazioni sullo stesso strapiombo, in una solo il nostro equilibrio ci permette di non cadere, riuscite ad immaginare la situazione?

Nell'altra situazione c'è una bella ringhiera di ferro che da proprio un bel senso di sicurezza, robusta, alta quanto basta etc...
Peccato che i bulloni dove è fissata si stanno sbullonando e appena ci appoggeremo di peso, perchè ci appoggeremo di peso è pacifico, cadrà e noi con lei.

L'essere soli, senza alcun appoggio sull'orlo di uno strapiombo mette davvero paura, angoscia, siamo perfettamente consapevoli di poter morire da un momento all'altro, le probabilità di cadere sono davvero alte.
La solitudine uccide.

Nell'altra ipotesi, pur sempre pericolosa in quanto si è sempre comunque sull'orlo di un abisso, sentiamo il conforto di un aiuto, di un appiglio, eppure se siamo esperti di montagna, dei pericoli, sappiamo che ci dobbiamo sempre assicurare che l'appoggio sia valido, abbandonarsi ciecamente, troppo fiduciosi, può portare a conseguenze disastrose, occorre sempre restare vigili e fare affidamento soprattutto sulle nostre forze!

Tra le due ipotesi prreferisco di gran lunga avere vicino una fragile ringhiera piuttosto che il vuoto assoluto.

m@pi 11-12-2009 23.56.34

riflettevo... a volte capita che abbiamo poca fiducia di noi stessi e nelle nostre capacità ed è anche per questo che preferiamo appoggiarci ad una ringhiera...

RedWitch 13-12-2009 01.15.07

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 78255)
...................

Ma veniamo al discorso del titolo.
Prendiamo due situazioni sullo stesso strapiombo, in una solo il nostro equilibrio ci permette di non cadere, riuscite ad immaginare la situazione? Un piede più avanti dell'altro ci sporgiamo quel tanto che serve per vedere sotto, i muscoli ed i nervi tesi, una parte del corpo che rimane indietro, ad iniziare da una gamba, per bilanciare il peso.

Nell'altra situazione c'è una bella ringhiera di ferro che da proprio un bel senso di sicurezza, robusta, alta quanto basta etc...
Peccato che i bulloni dove è fissata si stanno sbullonando e appena ci appoggeremo di peso, perchè ci appoggeremo di peso è pacifico, cadrà e noi con lei.

Ok adesso non voglio sentire i: "Io ho le vertigini e non mi appoggio neanche sulla ringhiera".... ho fatto un esempio che statisticamente è rilevante.

Qual'è la morale o il senso di questo post?
Booh... voi che ci vedete?

Molto banalmente ci vedo il fatto che appoggiarsi all'esterno invece che in sè stessi è una costante umana, ed è qualcosa che fa sentire la mente al sicuro, salvo poi cadere nello strapiombo perchè non si pensa al fatto che i bulloni possano sbullonarsi... mentre in una situazione di tensione facendo ricorso a tutte le proprie risorse si sarebbe più al sicuro... delegare all'esterno tranquillizza, ma è un'illusione, così come la ringhiera non permette di percepire l'effettivo pericolo mentre se non si hanno appigli, la paura che si prova fa in modo che si tirino fuori tutte le proprie risorse per la sopravvivenza che altrimenti rimangono come assopite.

Bisognerebbe vivere in una situazione di tensione costante per poter accedere a tutte le risorse che abbiamo a disposizione?

Kael 13-12-2009 01.30.23

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 78255)
Non si sa poi perchè una ringhiera che si presuma che ringhi ci da sicurezza icon_mrgr:
Ok avete capito che oggi tento di alleggerire l'aria :@@ comunque sta cosa del ringhia e ringhiera sarebbe da studiare :sornione:.
Sono entrambe due protezioni, due difese. Il leone che va a caccia infatti non ringhia, è silenzioso... Ringhia solo se viene minacciato o deve difendere il territorio.
Quote:


Ma veniamo al discorso del titolo.
Prendiamo due situazioni sullo stesso strapiombo, in una solo il nostro equilibrio ci permette di non cadere, riuscite ad immaginare la situazione? Un piede più avanti dell'altro ci sporgiamo quel tanto che serve per vedere sotto, i muscoli ed i nervi tesi, una parte del corpo che rimane indietro, ad iniziare da una gamba, per bilanciare il peso.

Nell'altra situazione c'è una bella ringhiera di ferro che da proprio un bel senso di sicurezza, robusta, alta quanto basta etc...
Peccato che i bulloni dove è fissata si stanno sbullonando e appena ci appoggeremo di peso, perchè ci appoggeremo di peso è pacifico, cadrà e noi con lei.

Ok adesso non voglio sentire i: "Io ho le vertigini e non mi appoggio neanche sulla ringhiera".... ho fatto un esempio che statisticamente è rilevante.

Qual'è la morale o il senso di questo post?
Booh... voi che ci vedete?
La morale è che non esistono protezioni sicure al 100% se si vuole esporsi, se si vuole vedere di sotto. L'unica vera certezza è restare chiusi in casa, non avvicinarsi neanche di sfuggita agli stra-piombi, non vedendo però mai niente cosi.
Quindi l'importante anche se si usano protezioni è di fare comunque sempre affidamento su se stessi. Esse aiutano, ma non sostituiscono l'attenzione e il sangue "freddo".

All'esame della patente insegnano che ad un incrocio, anche se si ha il verde (che in questo caso sostituisce la ringhiera) bisogna comunque rallentare e stare attenti che non stia passando qualcun altro (un tizio che passa col rosso, ma anche un'ambulanza in emergenza perchè no..)

Uno 13-12-2009 21.24.01

Cambiamo situazione. Prendete una sedia, sedetevi con gesto naturale ma state attenti a come lo fate.
Quand'è che i quadricipiti delle gambe, i polpacci, i dorsali e tutti i muscoli coinvolti nel gesto, mollano?
Sicuramente, minimo un centesimo prima... dite o pensate di no?
Fatevi togliere, da qualcuno, la sedia da dietro senza che voi lo sappiate in una seduta a caso. Come nel più classico degli scherzi che a volte da ragazzi si fa cadrete come pere cotte e probabilmente vi farete anche un pò male.

Che significa?

griselda 13-12-2009 21.36.57

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 78427)
Cambiamo situazione. Prendete una sedia, sedetevi con gesto naturale ma state attenti a come lo fate.
Quand'è che i quadricipiti delle gambe, i polpacci, i dorsali e tutti i muscoli coinvolti nel gesto, mollano?
Sicuramente, minimo un centesimo prima... dite o pensate di no?
Fatevi togliere, da qualcuno, la sedia da dietro senza che voi lo sappiate in una seduta a caso. Come nel più classico degli scherzi che a volte da ragazzi si fa cadrete come pere cotte e probabilmente vi farete anche un pò male.

Che significa?

Che la fiducia ci permette di lasciarci andare? E se è mal riposta ci facciamo male?
P.S. le mie gambe si lasciano andare quando sentono il contatto.

Grey Owl 13-12-2009 21.51.27

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 78427)
Che significa?

Che ci si lascia andare nel momento in cui si ipotizza la caduta morbida e sicura sulla sedia. Si valuta la caduta libera qualche centimetro prima sapendo che la sedia ed il deretano sapranno ammortizzare la caduta.

Significa che ci si arrende alla gravità nel momento in cui ci convince la probabile conseguenza della resa.

OT:
Mi è venuto spontaneo scrivere questo pensiero:
Significa che si resiste fino a che non si ha più la forza di farlo.
Non si collega ai pensieri di prima eppure è uscito così.

luke 13-12-2009 22.03.03

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 78427)
Cambiamo situazione. Prendete una sedia, sedetevi con gesto naturale ma state attenti a come lo fate.
Quand'è che i quadricipiti delle gambe, i polpacci, i dorsali e tutti i muscoli coinvolti nel gesto, mollano?
Sicuramente, minimo un centesimo prima... dite o pensate di no?
Fatevi togliere, da qualcuno, la sedia da dietro senza che voi lo sappiate in una seduta a caso. Come nel più classico degli scherzi che a volte da ragazzi si fa cadrete come pere cotte e probabilmente vi farete anche un pò male.

Che significa?

Che se sappiamo che c'è qualcosa che ci accoglie e ci può sostenere, ci lasciamo andare prima del tempo, attraversiamo una fase in cui cadiamo a corpo morto, letteralmente o in senso figurato, se poi il supporto viene meno per qualche motivo, non abbiamo la possibilità, a meno di essere atleti eccezionali, di rimetterci in piedi, molto probabilmente cadremo ed è già tanto se riusciamo a limitare i danni.
Questa è la prima risposta che mi è venuta in mente, senza pensarci troppo, forse riflettendoci sopra per più tempo potrei trovare visioni diverse o più ampie.

Ray 14-12-2009 01.56.18

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 78427)
Cambiamo situazione. Prendete una sedia, sedetevi con gesto naturale ma state attenti a come lo fate.
Quand'è che i quadricipiti delle gambe, i polpacci, i dorsali e tutti i muscoli coinvolti nel gesto, mollano?
Sicuramente, minimo un centesimo prima... dite o pensate di no?
Fatevi togliere, da qualcuno, la sedia da dietro senza che voi lo sappiate in una seduta a caso. Come nel più classico degli scherzi che a volte da ragazzi si fa cadrete come pere cotte e probabilmente vi farete anche un pò male.

Che significa?

Che anticipiamo, che non viviamo mai nel presente.

stella 14-12-2009 11.50.29

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 78427)
Quand'è che i quadricipiti delle gambe, i polpacci, i dorsali e tutti i muscoli coinvolti nel gesto, mollano?
Sicuramente, minimo un centesimo prima... dite o pensate di no?
Fatevi togliere, da qualcuno, la sedia da dietro senza che voi lo sappiate in una seduta a caso. Come nel più classico degli scherzi che a volte da ragazzi si fa cadrete come pere cotte e probabilmente vi farete anche un pò male.

Che significa?

Ho provato ma solo il pensiero che mi tolgano la sedia mi fa stare vigile e non ci casco...
Se però me lo facessero all'improvviso cadrei per terra, anche perchè le gambe nell'atto di sedersi non sono più dritte a sostenere il corpo.
Quindi il significato che ci trovo è che quando pensiamo ad un appoggio ci predisponiamo a quello già prima di venirne in contatto, senza pensare che all'improvviso quell'appoggio potrebbe venire a mancare, quindi anche in questo modo siamo senza difese e poco aperti e vigili all'imprevisto.
Quindi meglio sarebbe, quando si pensa ad un appoggio su cui sedersi, di vederlo e di toccarlo prima con le mani per essere sicuri che non ci scappi, e poi sederci.
In questo vedo un certo desiderio di controllo e di verifica prima di dare la fiducia a rilassarsi.
Se fossi un cieco non potrei mai essere sicuro che la sedia sia al suo posto quindi sarei più vigile e sensibile prima di rischiare di cadere per terra.

filoumenanike 14-12-2009 14.18.31

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 78427)
Cambiamo situazione. Prendete una sedia, sedetevi con gesto naturale ma state attenti a come lo fate.

Sedermi è un gesto naturale sebbene stia sempre attenta a dove mi siedo, eppure all'ultimo momento mio figlio mi sposta la sedia e perdo il controllo...per fortuna era pronto a sostenermi!
Questo significa che nonostante tutte le precauzioni, si può perdere il controllo in un attimo e cadere...così come nell'altro tread, non sappiamo realmente finchè non ci succede quale potrà essere la nostra reazione.
Comunque non si può vivere con la paura del dopo, occorre vivere il presente, senza anticipare il futuro più di tanto.

Edera 14-12-2009 15.28.06

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 78427)
Che significa?

Anch'io direi che non viviamo nel presente e che siamo dominati dagli automatismi. Si può estendere a tutte le azioni quotidiane dove teoricamente non c'è pericolo..
Perchè se prendo un coltello e affetto qualcosa tendo ad essere molto più vigile di quando mi siedo. Però se faccio il cuoco e affetto tutti i giorni il livello di attenzione non sarà molto diverso da quello che uso nel sedermi.

Uno 14-12-2009 18.37.39

Adesso però vorrei che provaste a mettervi seduti su una sedia che non c'è e che sapete che non c'è.
Neanche un atleta ci riesce.....

Quindi? Quindi il discorso del prevenire ciò che ancora non c'è in questo caso non suona, non più di tanto, perchè comunque che sia pure l'ultimo millimetro bisogna lasciarsi andare. Tant'è che, come tutte le pose e le azioni, c'è modo e modo di sedersi. C'è chi si riposa le gambe e chi invece le massacra, chi si riposa la schiena... etc...

Quello che stavo cercando di farvi notare (ancora ed in altra forma) è il passaggio.
Il passaggio da in piedi a seduti in questo secondo esempio. C'è un istante in cui non siamo più in piedi ritti e non siamo ancora seduti.
In quell'istante non è possibile tenere il controllo, se uno mi toglie la sedia in quell'istante esatto cadrò, magari riuscirò a farmi meno male, ma cadrò.
Se voglio mettermi seduto è necessario... al limite devo stare attento che non ci sia in giro qualche buontempone.

Nei passaggi siamo più deboli, in pericolo. Nel primo esempio non siamo in pericolo perchè vogliamo vedere nello strapiombo, siamo in pericolo quando ci appoggiamo alla ringhiera o al piede in avanti se questi cedono o praticamente vengono a mancare (come la sedia).

Questo lo possiamo applicare a qualsiasi cosa. Siamo figli che viviamo felici a casa? Decidiamo di sposarci? Nel passaggio da figli a mariti o mogli rischiamo di farci male, poi se il rapporto è stabile ci godiamo i vantaggi. Se subentrano altre cose dopo e le analazziamo scopriamo che sono sempre altri passaggi.

Siamo studenti ed iniziamo a lavorare?
Siamo pedoni ed iniziamo ad andare in bicicletta?

etc....

luke 14-12-2009 19.05.18

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 78487)
Adesso però vorrei che provaste a mettervi seduti su una sedia che non c'è e che sapete che non c'è.
Neanche un atleta ci riesce.....

Quindi? Quindi il discorso del prevenire ciò che ancora non c'è in questo caso non suona, non più di tanto, perchè comunque che sia pure l'ultimo millimetro bisogna lasciarsi andare. Tant'è che, come tutte le pose e le azioni, c'è modo e modo di sedersi. C'è chi si riposa le gambe e chi invece le massacra, chi si riposa la schiena... etc...

Quello che stavo cercando di farvi notare (ancora ed in altra forma) è il passaggio.
Il passaggio da in piedi a seduti in questo secondo esempio. C'è un istante in cui non siamo più in piedi ritti e non siamo ancora seduti.
In quell'istante non è possibile tenere il controllo, se uno mi toglie la sedia in quell'istante esatto cadrò, magari riuscirò a farmi meno male, ma cadrò.
Se voglio mettermi seduto è necessario... al limite devo stare attento che non ci sia in giro qualche buontempone.

Nei passaggi siamo più deboli, in pericolo. Nel primo esempio non siamo in pericolo perchè vogliamo vedere nello strapiombo, siamo in pericolo quando ci appoggiamo alla ringhiera o al piede in avanti se questi cedono o praticamente vengono a mancare (come la sedia).

Questo lo possiamo applicare a qualsiasi cosa. Siamo figli che viviamo felici a casa? Decidiamo di sposarci? Nel passaggio da figli a mariti o mogli rischiamo di farci male, poi se il rapporto è stabile ci godiamo i vantaggi. Se subentrano altre cose dopo e le analazziamo scopriamo che sono sempre altri passaggi.

Siamo studenti ed iniziamo a lavorare?
Siamo pedoni ed iniziamo ad andare in bicicletta?

etc....

E ci sarebbe un modo per limitare i rischi durante i passaggi o sono uno scotto obbligatorio da pagare?
Soprattutto nei passaggi che decidiamo noi, in prima persona, di avere magari cercare di prepararsi bene prima può servire ad avere un passaggio senza troppi scossoni o invece la fase del passaggio è ingovernabile?

nikelise 14-12-2009 19.34.28

Citazione:

Originalmente inviato da luke (Messaggio 78488)
E ci sarebbe un modo per limitare i rischi durante i passaggi o sono uno scotto obbligatorio da pagare?
Soprattutto nei passaggi che decidiamo noi, in prima persona, di avere magari cercare di prepararsi bene prima può servire ad avere un passaggio senza troppi scossoni o invece la fase del passaggio è ingovernabile?

Io credo di no .
Non ci sono scorciatoie .
Pero' forse una differenza c'e' :
se devi fare una brutta esperienza non c'e' ....che tenga la farai ma se devi fare una scelta tra piu' possibilita' positive che ti si presentano allora il consiglio puo' servire , puo' aiutare .
Voglio dire che al male non c'e' rimedio ma nella scelta tra i tanti beni che ti possono arrivare con le loro differenze , un consiglio puo' servire a scegliere quello piu' adatto.

RedWitch 15-12-2009 01.01.46

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 78487)
.............................
In quell'istante non è possibile tenere il controllo, se uno mi toglie la sedia in quell'istante esatto cadrò, magari riuscirò a farmi meno male, ma cadrò.
Se voglio mettermi seduto è necessario... al limite devo stare attento che non ci sia in giro qualche buontempone.

Nel normale vivere i passaggi sono obbligatori, anzi penso che a vari livelli ogni giorno viviamo tanti piccoli passaggi (anche solo l'esempio del sedersi e alzarsi, quante volte al giorno lo facciamo?), poi ci sono passaggi più evidenti o più importanti nella vita di ognuno (Ad esempio un matrimonio, un figlio, un cambio di lavoro..), e anche nel lavoro interiore, esistono dei passaggi, è in quei momenti di pasaggio che si tende a fare resistenza? Se sapessi che sedendomi la sedia dietro non c'è, cercherei di frenare il più possibile la caduta, ma ad un certo punto sarebbe impossibile non cadere..

Citazione:

Originalmente inviato da luke (Messaggio 78488)
E ci sarebbe un modo per limitare i rischi durante i passaggi o sono uno scotto obbligatorio da pagare?
Soprattutto nei passaggi che decidiamo noi, in prima persona, di avere magari cercare di prepararsi bene prima può servire ad avere un passaggio senza troppi scossoni o invece la fase del passaggio è ingovernabile?

Io penso che prepararsi in qualche modo serva ad affrontare tutte le cose... anche se non abbiamo potere sull'onda del mare possiamo prepararci per cavalcarla e non lasciarci travolgere....

Kael 15-12-2009 02.13.55

Citazione:

Originalmente inviato da RedWitch (Messaggio 78491)
e anche nel lavoro interiore, esistono dei passaggi, è in quei momenti di pasaggio che si tende a fare resistenza? Se sapessi che sedendomi la sedia dietro non c'è, cercherei di frenare il più possibile la caduta, ma ad un certo punto sarebbe impossibile non cadere..

Più che altro sapendo che nei passaggi siamo più deboli, il rischio è appunto quello di non volerli fare questi passaggi, di fare resistenza come dici tu e quindi di non cambiare mai veramente...

Quello che voglio dire è che nel caso della sedia posso anche (con uno sforzo notevole) abbassarmi tenendo i muscoli tesi e contratti, le gambe larghe per non perdere l'equilibrio, e riuscire a sedermi, ma in quel caso il passaggio di stato di fatto non c'è perchè sedersi vuol dire risposarsi, ma se sto più rigido di prima....
Prima o poi si dovrebbe mollare veramente.

Ray 15-12-2009 09.57.17

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 78487)
Quello che stavo cercando di farvi notare (ancora ed in altra forma) è il passaggio.
Il passaggio da in piedi a seduti in questo secondo esempio. C'è un istante in cui non siamo più in piedi ritti e non siamo ancora seduti.
In quell'istante non è possibile tenere il controllo, se uno mi toglie la sedia in quell'istante esatto cadrò, magari riuscirò a farmi meno male, ma cadrò.
Se voglio mettermi seduto è necessario... al limite devo stare attento che non ci sia in giro qualche buontempone.

Nei passaggi siamo più deboli, in pericolo.

Beh, non è che fosse tanto intuibile dal primo post... comunque sia questa è un'indicazione importantissima (grazie).
In pratica lasciarsi andare è necessario per il passaggio. Si innesca volendolo e avvicinandosi, ma se poi non ci si lascia andare si rimbalza indietro. Per effettuarlo si corre un rischio: c'è un momento di totale destrbilizzazione, di non manifesto di nesssuno dei due stati (precedente e successivo)... insomma come dicevo parzialmente nell'altro tread, il passaggio è al buio.

luke 15-12-2009 13.27.48

Avete ragione, è importante prepararsi bene in vista di un passaggio, cercare di affrontarlo con consapevolezza ecc, però una fase di buio comuque credo la si debba passare per forza, un pò come si vede in alcuni film di fantascienza la fase di silenzio radio che c'è al rientro nell'atmosfera terrestre, in cui la navicella è in balia della gravità, non può comunicare ecc, si può cercare di arrivare col giusto assetto, la giusta angolazione e così via, però un momento di imponderabilità esisterà comunque... spero almeno che lassù qualcuno ci ami e vegli su di noi in quei momenti :@@

filoumenanike 15-12-2009 15.30.50

Forse non ho compreso bene il senso del tread ma penso che il passaggio, il momento di silenzio, di blakout, non sia altro che il momento della scelta, momento che si ripete continuamente, per cose semplici come per cose difficili.
Chiunque sceglie una via ha la probabilità di sbagliare, ha l'incertezza del dopo, dell'inevitabile che non sappiamo cosa sia.($)

Sole 15-12-2009 23.45.57

Ma per lasciarsi andare bisogna abbandonarsi. Però lasciare andare vuol dire perdere qualcosa e abbandonare qualcosa... o meglio qualcuno nel caso in cui ci si lascia andare/abbandona, per cui nel passaggio è già implicito un cambiamento.

luke 16-12-2009 00.40.19

Citazione:

Originalmente inviato da Sole (Messaggio 78514)
Ma per lasciarsi andare bisogna abbandonarsi. Però lasciare andare vuol dire perdere qualcosa e abbandonare qualcosa... o meglio qualcuno nel caso in cui ci si lascia andare/abbandona, per cui nel passaggio è già implicito un cambiamento.

Perdere e forse anche acquistare qualcosa, a mio parere; magari ciò che perdiamo dello stato precedente lo ritroviamo trasformato nel nuovo stato, forse è proprio per permettere questo scambio che è necessario il momento di buio.
Il single che si fidanza ad esempio deve perdere qualcosa del suo essere single, perchè altriementi avrà difficoltà a vivere la nuova condizione se non si è modificato in lui qualche elemento.

Ma anche se lo stato preesistente continuasse ad esistere, esempio il pedone che comincia a guidare rimanendo comunque anche pedone, dorà modificare anche il suo "essere pedone", magari iniziando anche lui a portare la macchina capirà meglio che non conviene camminare sempre in mezzo alla strada, starà più accorto e così via.

Edera 16-12-2009 10.41.36

Nella mia esperienza ho notato che affrontare i passaggi spesso è difficoltoso ma se non li affronto arrivano delle grosse crisi, come se qualcosa spingesse verso la direzione cambiamento con forza uguale e contraria alla resistenza che oppongo. Sono tutti momenti in cui non si può esercitare nessun controllo, bisogna abbandonarsi, lasciare che accada..Affidarsi

stella 16-12-2009 11.00.10

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 78487)
Nei passaggi siamo più deboli, in pericolo.

Siamo più deboli ma nello stesso tempo quasi autonomi perchè non ci teniamo su nulla ma ci appoggiamo solo su di noi e le nostre potenzialità, come il bimbo incerto che muove i primi passi da solo, finchè trova il giusto equilibrio.
La fase in cui non si è ne carne nè pesce si tende ad andare in crisi, eppure sono proprio queste crisi di identità che fanno crescere, infatti in questi momenti forse non si dà tutto per scontato quindi secondo me si vive più intensamente, anche se ce ne rendiamo conto quando sono già passati e ormai ci siamo seduti.

luke 16-12-2009 14.23.12

Citazione:

Originalmente inviato da Edera (Messaggio 78516)
Nella mia esperienza ho notato che affrontare i passaggi spesso è difficoltoso ma se non li affronto arrivano delle grosse crisi, come se qualcosa spingesse verso la direzione cambiamento con forza uguale e contraria alla resistenza che oppongo. Sono tutti momenti in cui non si può esercitare nessun controllo, bisogna abbandonarsi, lasciare che accada..Affidarsi

Effettivamente credo anche io che rifiutare il passaggio comporti poi il doversi ritrovare davanti sempre a determinati problemi, anche se poi materialmente il passaggio è stato comunque effettuato.
Probabilmente esiste una fase in cui bisogna lasciarsi "prendere in carico" da qualcosa d'altro da noi per poi ripartire da dove questo qualcosa ci lascia, certo non è facile abbandonarsi con fiducia, io almeno ancora non riesco a farlo completamente, giustamente mi si può dire se non hai fiducia nella Divina Provvidenza in chi vuoi averla?
Eh lo so , proverò a migliorare da questo punto di vista, anche perchè mi trovo in una fase con svariati passaggi in corso, quindi posso mettere subito in pratica quanto detto.

Edera 17-12-2009 10.43.19

Citazione:

Originalmente inviato da luke (Messaggio 78519)
Probabilmente esiste una fase in cui bisogna lasciarsi "prendere in carico" da qualcosa d'altro da noi per poi ripartire da dove questo qualcosa ci lascia, certo non è facile abbandonarsi con fiducia, io almeno ancora non riesco a farlo completamente, giustamente mi si può dire se non hai fiducia nella Divina Provvidenza in chi vuoi averla?

Non sono certo la persona migliore per dare consigli però secondo me siamo abbastanza vicini alla verità quando pensiamo ai passaggi come momenti in cui dobbiamo lasciarci 'prendere in carico' da una parte sconosciuta di noi, mollare la presa, il controllo. E' difficilissimo anche per me, ho la mania di 'controllare' tutto.. Come se potessi veramente farlo... Invece a volte bisogna solo chiudere gli occhi e lasciare che accada.

Luce 17-12-2009 18.17.46

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 78487)
Adesso però vorrei che provaste a mettervi seduti su una sedia che non c'è e che sapete che non c'è.
Neanche un atleta ci riesce.....

Quindi? Quindi il discorso del prevenire ciò che ancora non c'è in questo caso non suona, non più di tanto, perchè comunque che sia pure l'ultimo millimetro bisogna lasciarsi andare. Tant'è che, come tutte le pose e le azioni, c'è modo e modo di sedersi. C'è chi si riposa le gambe e chi invece le massacra, chi si riposa la schiena... etc...

Quello che stavo cercando di farvi notare (ancora ed in altra forma) è il passaggio.
Il passaggio da in piedi a seduti in questo secondo esempio. C'è un istante in cui non siamo più in piedi ritti e non siamo ancora seduti.
In quell'istante non è possibile tenere il controllo, se uno mi toglie la sedia in quell'istante esatto cadrò, magari riuscirò a farmi meno male, ma cadrò.
Se voglio mettermi seduto è necessario... al limite devo stare attento che non ci sia in giro qualche buontempone.

Nei passaggi siamo più deboli, in pericolo. Nel primo esempio non siamo in pericolo perchè vogliamo vedere nello strapiombo, siamo in pericolo quando ci appoggiamo alla ringhiera o al piede in avanti se questi cedono o praticamente vengono a mancare (come la sedia).

Questo lo possiamo applicare a qualsiasi cosa. Siamo figli che viviamo felici a casa? Decidiamo di sposarci? Nel passaggio da figli a mariti o mogli rischiamo di farci male, poi se il rapporto è stabile ci godiamo i vantaggi. Se subentrano altre cose dopo e le analazziamo scopriamo che sono sempre altri passaggi.

Siamo studenti ed iniziamo a lavorare?
Siamo pedoni ed iniziamo ad andare in bicicletta?

etc....

Ci vedo che se mi aspetto che la ringhiera regga,o che la sedia ci sia,rischio di cadere e farmi male..forse il segreto è nel non dare nulla per scontato e non cercare sicurezze dove non ce ne sono, vale a dire considerare che esistono talmente tante variabili fuori di noi(compreso il buontempone di turno),che non è possibile sapere finchè non appoggi il sedere se la sedia c'è o no.

Per ora questo,poi ci torno.

:C:

Ray 18-12-2009 01.49.04

E' amche necessario accettare il pericolo. I passaggi, i cambiamenti, costano.

dafne 12-11-2010 22.39.02

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 78487)
Adesso però vorrei che provaste a mettervi seduti su una sedia che non c'è e che sapete che non c'è.
Neanche un atleta ci riesce.....

..........................................

Quello che stavo cercando di farvi notare (ancora ed in altra forma) è il passaggio.
Il passaggio da in piedi a seduti in questo secondo esempio. C'è un istante in cui non siamo più in piedi ritti e non siamo ancora seduti.
In quell'istante non è possibile tenere il controllo, se uno mi toglie la sedia in quell'istante esatto cadrò, magari riuscirò a farmi meno male, ma cadrò.
Se voglio mettermi seduto è necessario... al limite devo stare attento che non ci sia in giro qualche buontempone.

Nei passaggi siamo più deboli, in pericolo. Nel primo esempio non siamo in pericolo perchè vogliamo vedere nello strapiombo, siamo in pericolo quando ci appoggiamo alla ringhiera o al piede in avanti se questi cedono o praticamente vengono a mancare (come la sedia).


etc....


Tiro su questa discussione perchè c'è qualcosa che vorrei capire, o iniziare a capire.

C'è un momento nel passaggio da una situazione ad un'altra in cui diventiamo vulnerabili, un momento in cui non abbiamo controllo alcuno. Un affacciarsi sull'ignoto.
Scrivi che non siamo in pericolo perchè vogliamo vedere nello strapiombo (quindi esteso non è il desiderio di cambiare) ma perchè ci appoggiamo alla ringhiera o al piede, cioè iniziamo il cambiamento.

Quello che mi stavo chiedendo è se questo passaggio che ci rende vulnerabili non è possibile controllarlo che ci facciamo?
Voglio dire, anche pensando di poter cogliere quel preciso momento, quello in cui ci si abbandona, a cosa ci può servire? Se è al di fuori del mio controllo capiterà comunque.

O riuscire a scorgere il momento in cui smettiamo di essere in piedi (anche se a me non piace molto come definizione perchè appena comincio a sedermi sono già nonpiùinpiedi e giàunpòseduta :U) e siamo seduti ci permette di circoscrivere i danni?

O dobbiamo "solo" arrenderci e lasciare che quel qualcosa di noi che gestisce si molli per affidarsi a qualcos'altro (provvidenza?) per poi riprendere il controllo?

Mi suona un pò come quel solve e coagula che fatico sempre a metabolizzare. Smettiamo di essere in piedi, smaterializziamo quell'immagine, quello stato d'essere per poi ricomporci in un tizio seduto.....leggo.gif

Ray 13-11-2010 13.27.40

Citazione:

Originalmente inviato da dafne (Messaggio 92334)
il momento in cui smettiamo di essere in piedi (anche se a me non piace molto come definizione perchè appena comincio a sedermi sono già nonpiùinpiedi e giàunpòseduta :U)

E' vero che nel momento in cui inizio a sedermi sono un po' meno in piedi di prima e questo essere in piedi va via via calando man mano che proseguo il movimento, ma è anche vero che l'essere in piedi è prevalente fino ad un certo punto poi inizia ad essere prevalente l'essere seduti. Fino a che è prevalente l'essere in piedi posso invertire il moto e rimettermi in piedi con una certa facilità, diverso se ho già attraversato il passaggio. Il passaggio è quel momento in cui non sono nè in piedi nè seduto. In quel punto non ho appoggi e quindi neanche equilibrio. Ovvio che vale per tutti i passaggi.


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