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turaz 07-08-2007 17.32.06

diciamola così a mio sentire.
se tu ti apri all'altro le due cose si fondono
se tu rimani chiuso all'altro al massimo si sovrappongono...
e c'è differenza a mio modo di vedere.
"fondersi" significa che c'è unione
sovrapposizione è sinonimo di divisione cmq.

Uno 07-08-2007 17.41.47

Citazione:

Originalmente inviato da turaz (Messaggio 37345)
diciamola così a mio sentire.
se tu ti apri all'altro le due cose si fondono
se tu rimani chiuso all'altro al massimo si sovrappongono...
e c'è differenza a mio modo di vedere.
"fondersi" significa che c'è unione
sovrapposizione è sinonimo di divisione cmq.

Lo so che a te piacciono le fusioni... ma la coscienza non si può fondere senza la perdita di una delle due entità, cioè con il dominio di una delle due... quindi entrambe sentiranno allo stesso modo della dominante.
Di quello che vuoi, un giorno capirai cosa dico....

La fusione non esiste, siamo già una cosa sola tutti... ma non toglie che esiste l'individualità reale o embrionale. Non è la fusione da cercare... quella la si vede quando si trova l'individualità reale.

turaz 07-08-2007 17.46.35

mmm non per forza.
si possono fondere con un 'equa ripartizione ))))e basta che sia considerata equa dai partecipanti e tutto è ok )))))
comprendo cosa dici.
vediamola così
per me il matrimonio è l'unione di due persone che pur rimanendo individualità aprendosi l'uno all'altro costruiscono insieme un'individualità comune.

ciauzz

Uno 07-08-2007 17.55.15

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 37349)
Di quello che vuoi, un giorno capirai cosa dico....

icon_mrgr:icon_mrgr:icon_mrgr:

:C:

turaz 07-08-2007 18.01.07

ammappus ti autoquoti ))))
allora vediamo se così mi comprendi (dato che parli di un "giorno capirai" io ti dico che fu un giorno che capii ))))))

individualità "reale" (come la chiami tu)
tutti siamo UNO e nello stesso tempo "individui".
tutti hanno una precipua funzione nell'unità.
se tutto è perfetto così non vi è nulla da fare oppure no?

ah no c'è da scegliere.
ustika una rosa di scelte davanti che si riducono a una nel momento in cui da umano divento u-omo

ciauzz

Uno 07-08-2007 18.09.51

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 37349)
Di quello che vuoi, un giorno capirai cosa dico....

icon_mrgr:icon_mrgr:icon_mrgr:

:C:

turaz 07-08-2007 18.19.22

come mai ho la netta sensazione di aver compreso ))))?
va beh

faccio io

"di quello che vuoi, un giorno capirai cosa dico"
ciao ciao

Ray 07-08-2007 22.02.27

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 37343)
Quindi se allarghi la tua coscienza questa si avvicina a quella di "altro" perchè sovrapporsi non possono, altrimenti è plagio e simili....

forse onurB per quanto scorbutichello boccaccia: non era poi così fuori da quello che stavate dicendo....

Non credo che onurB fosse molto distante da quello che dicevamo infatti, anzi credo abbia dato linfa interessante alla discussione. L'equivoco stava, come già detto, nel fatto che lui considerava la distanza tra due individui, mentre io avevo parlato di una "distanza" presente in uno solo. La differenza è sostanziale perchè con la mia teoriuccia ci si poteva riferire al singolo, restare in esso e li considerare la sua etica senza bisogno d'altro, quindi considerando solo la potenzialità delle sue azioni verso l'altro, mentre se considero entrambi devo per forza fare distinzioni e andare a vedere rapporto per rapporto.

Nel secondo caso l'etica va riferita al singolo comportamento, nel primo ad una disposizione. Se prendiamo il secondo si perde il presupposto iniziale e si distacca il principio etico dall'individuo per attaccarlo alle sue singole manifestazioni. Il che può anche andare benissimo, ma è proprio un altro approccio.

Per quanto riguarda il discorso coscienza, la conseguenza che fai notare mi fa sorgere altri dubbi oltre a quelli che avevo quando ho buttato la la cosa.
Se restiamo col modo iniziale di vedere le cose, che prevede che la quesiotne etica sia squisitamente individuale e non presupponga l'inferenza con altri, allora l'impulso etico di allargare la propria coscienza nascerebbe dalla constatazione che sono due cose correlate che vanno di pari passo... più coscienza migliore etica... ma resterebbe individuale. Certo, allargando la mia mi avvicinerei anche effettivamente all'altro, ma ciò sarebbe conseguenza del fatto che al mio interno questa distanza non ci sarebbe... sarebbe un necessario colmare distanze. Inoltre non avrei bisogno che anche l'altro si avvicini, anzi l'altro può essere del tutto inconsapevole della mia aumentata vicinanza. Quindi il rapporto "reale" che ho o non ho con lui conterebbe nulla in questa questione.

Se, per allargamento di coscienza, mi trovo più "vicino" ad "altro" di prima ciò significa che che sono più vicino a chiunque... è un mio stato non altrui.
Il concetto di "altro" o di "tu" comprende la totalità dei singoli altri, non uno solo, neanche di volta in volta.

Se andiamo a considerare il caso per il quale tizio è disponibile a fare tot angherie agli altri per ottenere quel che vuole, tutti tranne giuseppa che è sua madre e a lei non lo farebbe, non possiamo dire che questa è etica... questa è fifa di giuseppa, o remora, o inibizione più o meno indotta... la distanza "etica" da considerare per dare un valore al singolo è sempre quella massima esistente in lui a mio avviso.

mi verrebbe da dire altro ma mi fermo perchè vedo già parecchi buchi in quel che ho detto finora quindi lascio a te (voi)... è inutile continuare se non fissiamo dei punti.

Uno 07-08-2007 23.40.25

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 37372)
Se, per allargamento di coscienza, mi trovo più "vicino" ad "altro" di prima ciò significa che che sono più vicino a chiunque... è un mio stato non altrui.
Il concetto di "altro" o di "tu" comprende la totalità dei singoli altri, non uno solo, neanche di volta in volta.

Infatti non puoi essere etico solo verso uno, se l'etica professionale (faccio un esempio puerile) mi impone certe regole non posso averle solo verso alcuni clienti, per far questo c'è bisogno che la mia coscienza sondi i territori della mia professione.. il detto "non metti coscienza nel far quella cosa...".
E qui stiamo parlando di quello che qualcuno aveva definito punto zero...
Ma se non arrivo a metter coscienza? Se cerco di non scoltarla come P:non ascoltava il grillo saggio?

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Turi non preoccuparti, vedrai che un giorno capirai :H, non qui sul forum, è una promessa.

stella 08-08-2007 21.55.37

Se una persona non mette coscienza in quello che fa, penso che si comporta in modo eticamente scorretto prima di tutto verso se stessa, e poi verso l'altro....
La differenza sta nel fatto che se fa apposta a non metterci coscienza vuol dire che la coscienza ce l'ha ma quella di non mettercela è una sua scelta....
Ma penso anche che è molto difficile essere genuini e nello stesso tempo non mettere coscienza in quello che si fa....
Specialmente parlando di etica ognuno di noi i principi fondamentali li porta nel proprio cuore e nella propria coscienza, che poi agisca in modo diverso da quello che la coscienza suggerisce è sempre una sua scelta che va contro l'etica e la morale che da essa deriva...
In quanto ad essere vicini all'altro, è un discorso soggettivo, ma questo non esime una persona dal comportarsi in modo corretto con tutti.... non è un discorso facile per via dei continui compromessi a cui si viene con la propria coscienza, prima di tutto....
Per esempio se uno vive da rapinatore, non credo che per questo non sia capace di amare e di non rapinare chi ama...
Quindi viene a compromessi con se stesso autoconvincendosi che sta facendo la cosa giusta per sé e per chi ama....sarebbe come rapinare se stesso....
E a questi compromessi scendono un po' tutti, è il classico modo di dire "due pesi e due misure...."
Una persona che si attiene all'etica e alla morale avrà lo stesso peso e la stessa misura verso tutti.... ma è più facile a dire che a fare.....
tante volte poi ci si appella all'amore per giustificare tante cose sbagliate.... quante volte si sente che una persona ha fatto una certa cosa "per amore" come se l'amore potesse giustificare tutto.... anche per esempio ammazzare o ammazzarsi.....

onurB 11-08-2007 20.27.05

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 37343)
Quindi se allarghi la tua coscienza questa si avvicina a quella di "altro" perchè sovrapporsi non possono, altrimenti è plagio e simili....

forse onurB per quanto scorbutichello boccaccia: non era poi così fuori da quello che stavate dicendo....

Ammetto di essere scorbutico, permaloso e di non tollerare molto, ma avrei avuto piacere se qualcuno avesse cercato di spiegarmi cosa stavo dicendo di tanto ridicolo. Avrei tollerato , pur non condividendolo, un sistema come quello che tu hai usato con Turaz, ma non qualcuno che vuole o si illude di farmi aprire la mente senza far alcuno sforzo a sua volta.
Chiedo scusa per il mio tono polemico e spero di essere compreso nel mio sentire.

Adesso, dopo l'intervento di Uno capisco un pò meglio che cosa mi si imputava, concordo e spero sia chiaro cosa intendevo quando dicevo che la giravate e giravate ma non mi davate una risposta.
Per me questo discorso è chiuso, spero di poter partecipare ad altri.

griselda 14-08-2007 15.45.48

Si potrebbe dire quindi che l'Etica è l'equanimità?

onurB 17-09-2007 00.58.02

Secondo me no, Griselda.
L'Etica è qualcosa che esiste indipendentemente dall'uomo e dalle sue azioni, innata direi, solo che troppo spesso impediamo alla coscienza di lasciarsi toccare da lei.
La morale invece è umana, di vari tipi e livelli ma sempre umana, direi che questa è la diferenza fondamentale tra le due.

:C:

dafne 29-01-2008 12.54.58

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 37373)
Infatti non puoi essere etico solo verso uno, se l'etica professionale (faccio un esempio puerile) mi impone certe regole non posso averle solo verso alcuni clienti, per far questo c'è bisogno che la mia coscienza sondi i territori della mia professione.. il detto "non metti coscienza nel far quella cosa...".
E qui stiamo parlando di quello che qualcuno aveva definito punto zero...
Ma se non arrivo a metter coscienza? Se cerco di non scoltarla come P:non ascoltava il grillo saggio?

.

Certo se applico l'etica professionale solo ad alcuni clienti significa che non sono etico ma solo...cosa?
Etica e morale, ho seguito i ragionamenti di Ray, credo di aver compreso e approvato (;) ) il suo discorso sulla distanza tra "io" e "tu" ma non sono ancora sicura di averne compreso la differenza. Io ho sempre pensato che la morale fosse una specie di codice che ci si dà tra persone, in un gruppo, la morale islamica impone alle donne certi atteggiamenti che si distanziano molto da quelli a cui siamo abituati qui, per fare un esempio, ma anche senza andare troppo lontano basta vedere la coppia di amici che ritengono moralmente accettabile avere più compagni, morale che cozza con la mia per esempio, o la morale dell'ambiente in cui viveva mia nonna che considerava inaccettabile il divorzio. Etico è invece un codice che non è discutibile, interpretabile. Uccidere è eticamente sbagliato (moralmente mi posso sentire a posto se faccio fuori un pedofilo che cercava di violentare mio figlio)
Non so se si capisce cosa voglio dire e se è corretto.
Bella discussione però.
ps
ma...a costo di risultare monotona, essere etici riconduce a quell'onore di cui parlavano i cavalieri? Seguire certi principi (ocio che non sto usando maiuscole, nel campo del maiuscolo non ci voglio neanche entrare icon_mrgr: non sono in grado, grazie) a qualsiasi prezzo?
fiori.gif

turaz 29-01-2008 13.02.57

per me no. un conto è il Principio un altro i principi...
Se per seguire un principio vado contro al Principio non lo applico (questo per mia esperienza) perchè dimostra solo che il principio non era "simbolo" di qualcosa di più alto...e andrebbe modificato.
L'Etico a mio avviso riguarda lo Spirito.
la morale riguarda l'immagine di esso nella materia che di per se è modificabile

ciauzz

Sole 30-01-2008 23.51.27

Secondo me Daf l'etica è agire ascoltando la propria coscienza al di là della morale della cultura in cui sono nato e che da essa deriva, posso in ogni caso rispettare la mia cultura di origine, ed adeguarmi ma pur sapendo che la coscienza mi fa agire in un certo senso. Ad esempio, sempre parlando con la "e" minuscola, io uomo islamico (è un esempio) rispetto la mia cultura e giro con mia moglia velata, però in me so che non mi è sottomessa, che non mi appartiene, che è un individuo ecc ecc. e come tale la tratto.
Quel che voglio dire, e che non riesco perchè mi sfuggono le parole, è che non ha importanza l'aspetto esteriore o come mi rapporto con l'esterno se la mia voce della coscienza è forte e sentita in me, perchè in ogni caso sarò adeguato e sano all'interno della morale\cultura in cui mi trovo.

Poi ci sono i casi estremi e visibili, ad esempio un disertore. Mah ci sono non-guerre Etiche? Difendere le tribù assalite dai fanatici militari cristiani in africa che stanno facendo una pulizia etnica, è etico o morale?
In questo caso la Coscienza dovrebbe lasciare ad ognuno la propria esperienza?


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