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Ora mi viene in mente uno schema cosi, abbiate pazienza:
Sono io che gestisco quella cosa, e non mi faccio gestire dalla cosa. |
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Certo e' quello che si diceva quando si parlava di ritiro della proiezione dall'oggetto , del rapporto tra soggetto ed oggetto e dei tipi intro ed estro . E poi anche del ruolo dell'immaginazione attiva nel mediare tra la realta' , l'idea della realta' che ci siamo fatti ed il sentimento che fa vivere quell'idea nella realta' . Sempre la' si arriva o meglio io arrivo sempre la' sperando di non scocciarvi nel dire sempre le stesse cos e. M ala curiosita' e' che queste cose si travestono sempre in mille modi sicche' sembra sempre di parlare di cose diverse . E' il rapporto tra noi e' il mondo la causa di tutto ed e' un legame /dipendenza che si puo' attenuare ma mai eliminare , come il NERO nell'opus alchemico . |
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Volevo aggiungere che non è che non sia fattibile, qulacuno ce la fa a liberarsi da tutto e che è difficoltoso, molto doloroso, perchè penso sia tutto come smettere una dipendenza qualuque e cosa siamo disposti a dare in cambio, quanto siamo disposti a soffrire visto che ci muoviamo solo per tornaconto dovremmo riuscire a vedere un risultato molto alto per lasciare quel che crediamo di avere attraverso al dipendenza che di solito se dipendiamo è molto alto, almeno per come l'illusione in cui siamo racchiusi ce lo mostra |
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Intendo dire che qui non si sta parlando di non dipendere per ulla da niente e da nessuno, ma semplicemente di fregarsene dell'opinone altrui su di noi, in modo da agire come vogliamo e non come pensiamo faccia piacere a chi ci dovrebbe dare approvazione. Cosa tagliabile eccome. Per altro non è che il da chi da che cosa perchè e percome non sono stati visti... sono stati visti, rivisti, stravisti e aspettachelirivedoperchènonsisamai. Invece il tuo discorso lo trovo parecchio interessante per un altro motivo... mi riferisco al dipendere da qualcosa che è utile per noi, e che quindi dovrebbe portarci man mano a non dipendere più (che poi è quello che dovrebbe essere coi genitori). Facevi l'esempio del Cristo. Questo spostare è utile per aiutarci ad abbandonare l'inutile a cui siamo così attaccati. Sembrerebbe il banale cercarsi buoni modelli, ma in realtà ha a che fare col rapporto col Maestro... |
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Quindi il discorso verte sulla dipendenza in senso di quanto posso essere dipendente dall'approvazione altrui e quanto questa mi manovra inconsciamente o anche quanto mi accorgo di questo se almeno adesso ho cpito. E' bruttissimo tra l'altro vivere inq uesto modo, nel senso che si perde l'identità o ancora peggio non si riesce a costruirla almeno io ho questa sensazione non facnedo mai niente per me ma solo per piacere e quindi ricevere approvazione.. Ora che mi sono accorta di questa cosa, non mi comporto meglio nel senso che se qualcuno spinge per su questo tasto la mia falange si arma e mi sale una tale rabbia che sposto sull'altro perchè ancora non so come fare per togliermi di dosso questa cosa. Mi ritornano altrimenti parole subite per anni come: egoista, cattiva...e la disaprovazione diventa: giudizio perdita abbandono freddo fame vuoto Boh magari ho anche mescolato visto che non è ancora chiaro per me booh.gif |
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Qui si parla del dipendere dal giudizio degli altri e invece di questo assurdamente ne sono affetta, non ho strategie se non appunto il fregarmene a basta quando mi riesce, ma è comunque un atteggiamento frutto di uno sforzo di volontà e non una cosa naturale ancora. Spesso la cosa ridicola è che magari l'altro non mi da nemmeno così tanta importanza sì da giudicarmi in qualche modo, mentre invece io me la prendo. Perchè la gente nella nostra società acculturata, progredita in molte cose spesso si ritrova con questo disagio, e magari si tratta di persone meno stupide di altre, mi chiedo. Del resto ci sono ambiti nei quali non ho minimamente il problema. Allora ecco che in effetti mi dovrei chiedere con chi desidero confrontarmi e come funziona lo spostamento in questo ambito per lasciare la dipendenza inutile. Il fatto che ci sia vuol dire che il modello che ci siamo scelti non è buono per il principio che un maestro non può suscitare dipendenza? Cosa ci procura il dolore del giudizio su di noi, questo dolore a volte ha senso sopportarlo o è sempre inutile? |
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vuoi dire che fregandocene noi evitiamo di dipendere da qualcuno o da qualcosa ? Beh se e' questo che volevi dire non mi trovi d'accordo . Il fregarsene e' l'effetto al negativo di una bella e grossa dipendenza . E' vero invece che solo lo spostare ( che poi e' un separare )e dopo il trasformare che ci puo' aiutare . Visto e rivisto ma serve tornarci mi pare . |
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Spostare la dipendenza da una cosa all'altra vuol dire restarne condizionato. Non sto dicendo che ciò sia possibile o meno ma sto spiegando che fregarsene, è essere incondizionati e quindi indipendenti. Poi si possono scegliere certamente termini migliori di fregarsene..m a la ssotanza non cambia. |
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Fregarsene porta a non soffrire a non voler soffrire mentre si soffre ma si decide di fare diversamente |
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Quindi stavo dicendo che dipendere non è inevitabile. Questo non significa che fregandomene sono automaticamente indipendente, ma, come per altro si diceva dal post di Daf in poi, che è un esercizio utile a quel tipo di indipendenza. Che poi è quella dipendenza che non solo non è inevitabile, non dovrebbe proprio esserci se siamo cresciuti. Parlo, lo risotolineo, del dipendere dall'altrui opinione e approvazione. A dire il vero ci aggiungo anche l'aiuto... finchè ci è utile bene, se ne dipendiamo dovremmo lavorarci. Nel senso che, se dipendiamo dall'aiuto altrui, in primmis dovremmo rendercene conto ed accetatrlo, in secundis lavorare in modo da non averne più bisogno come prima, ossia diventare indipendenti. Il fregarsene è un utilissimo taglio netto ai meccanismi descritti da Daf... poi, quando grazie all'attrito prodotto da ciò divento davvero un po' più indipendente, riuscirò ad addestrare la mia struttura a considerare l'altrui opinione senza dipenderne. Anche questi sono concetti triti e ritriti, ma effettivamente ti do ragione: serve tornarci. |
SIcuramente essere indipendenti non vuol dire fregarsene per partito preso, cioè voler fare sempre i bastian contrari rispetto agli altri , gli pseudo-ribelli, perchè è ovvio che in questo caso la dipendenza continua ad esistere, mascherata sotto un'altra veste magari.
Così come non vuol dire, a mio avviso, fare una cosa per far vedere che sono libero, fosse anche la stessa cosa che farei se fossi libero davvero, ma poi dentro nascono sensi di colpa, rimpianti vari che si protraggono indefinitamente. Per essere davvero indipendenti, fine cui tendere dall'inizo senza dubbio, per come la vedo io, bisogna aver passato una fase in cui si è preso il più possibile coscienza delle dipendenze dagli altrui pensieri, modi di essere, visioni del mondo ecc, averci convissuto per un altro periodo nel quale oltre a convivere ed osservare le dipendenze si dovrebbero riuscire ad avere almeno dei barlumi su cosa siamo e quale potrebbe essere la nostra strada , in generale ma anche solo su alcuni aspetti e perchè, ed a quel punto avendo una direzione una bussola (se no siamo indipendenti rispetto a cosa, se non abbiamo neanche un minimo "verso"?) ci muoviamo da soli. Quello che degli altri o delle loro opinioni non ci serve più, perchè ne abbiamo fatto l'uso che dovevamo, non dovrebbe più intralciarci a nessun livello più o meno palese o sotterraneo, se, strada facendo, arrivano buoni consigli e li riconosciamo come tali li accogliamo, ringraziamo e li sfruttiamo. Per questo io credo che l'indipendenza è una tappa imprescindibile in un percorso , ma che si ottiene sul serio solo ad un punto molto avanzato, dopo parecchi sforzi; pi è ovvio questo "punto" può essere più o meno mobile sull'asse temporale a seconda dell'impegno, delle situazioni e del modo cui ci rapportiamo ad esse ecc. Dico tante cose, magari molte in contraddizione tra di loro, però l'argomento mi "prende" parecchio e sto cercando di fare ordine in me al riguardo. |
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In ogni caso, ho detto che fregarsene non è il termine più felice, e comunque Ray sopra a ben descritto la differenza, volendola trovare, tra fregarsene e non essere realmente condizionati. Ho spiegato che secondo me si tratti di non farsi condizionare, quindi penserei che forse ampliavi. Io penso che sia abbastanza utopico pensare di mettersi al Lavoro e dire: adesso non mi faccio più condizionare! Molto più realistico è iniziare a fregarsene, si diceva, e vedere certe cose in un modo maggiormente distaccato per quanto ci sia possibile. Fregarsene è un lavoraccio, non è per niente semplice, basta provare per verificarlo, se non lo si prova non lo si sa. Si crea attrito. Un attrito che si può reggere o meno ma se si regge ti permette di fare quello che vuoi e di verificare gli effetti. Effetti che a lungo andare danno risultati che si stanno cercando, l'indipendenza. Il cinismo... anche una persona imperturbabile spesso e volentieri vien presa per cinica... |
provo a fare un esempio pratico che secondo me serve a chiarire la chiamiamola "procedura".
Io dipendo da ciò ceh pensa mio padre di me. Faccio di tutto per dire la cosa giusta e colpirlo. Mi accorgo. Non posso con il solo accorgermi illudermi di essere indipendente devo applicarmi tantissimo affinchè la mia volontà mi sia chiara rispetto a ciò che vorrei lui vedesse e pensasse di me. Quella volontà devo applicare. Come poso fare se bramo la sua approvazione e desidero fare qualcosa che so disapproverebbe? Me ne frego e lo faccio lo stesso mettendomi sotto pressione, creandomi uno stress emotivo molto forte senza esagerare, nei limiti delle proprie tolleranze. Soffro come una bestia (perchè sono nei miei limiti) la prima volta e poi la seconda meno e la terza meno e via così. Sacrifico la brama alla volontà di quello che voglio fare davvero. Da quel sacrificio me ne viene energia/tensione sotto forma di attrito che mi può portare a non essere più condizionata da ciò che mio padre pensa di me. Lui continuerà a pensarlo e per me non sarà un problema. Chiaro che negli esempi di Luke non c'è nulla di tutto questo, ma c'è una dipendenza forse ancora maggiore, come diceva lui stesso. Secondo me fregarsene altro non è che fare quello che vogliamo fare e basta. Se all'inizo per farlo si ha bisogno di non farlo sapere agli altri che ci condizionano, va bene... successivamente, assaporato l'effetto di aver fatto qualcosa che si voleva, si troverà la forza di fregarsene un tot di più anche comunicandolo. Rispettare i limiti che si possono sopportare e via via si fa. |
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Fregarsene e' un atteggiamento piu' che un effetto negativo rispetto una dipendenza . Corrisponde a prendere un fenomeno e a far finta che non ci sia , in termini psico rimuoverlo . L'atteggiamento positivo e' invece affrontarlo il fenomeno , accettarlo e quindi trasformarlo in qualcosa di diverso che e' poi un valore che deve essere in me e non fuori di me perche' non proiettato all'esterno . Perche' il malessere nasce dalla distanza tra quello che noi aspiriamo ad essere o vorremmo essere e come ci considera o com'e' l'oggetto su cui proiettiamo . Se dipendo dal giudizio di qualcuno e' perche' quel qualcuno e' cio' che vorrei esssere ma se quel quacuno non mi da' la giusta importanza o non mi valorizza affatto ecco che io scado ad essere niente . Non dipendere pero' e' impossibile perche' anche l'itrovertere deve partire da una tendenza a dipendere . Allora fregarsene e' solo rimandare l'alienazione che proviene dalla dipendenza e che prima o poi arrivera' e con forza anche maggiore . |
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Cerchiamo di far luce su sto buco nero. La dipendenza dall'altrui opinione (perchè di questo si stà parlando ora) genera attaccamento. Nella persona che accoglie questo nostro bisogno (e che come abbiamo visto ne ha uno che collima col nostro...al che si spiegherebbe pure perchè i gesti di dipendenza provocano istintivo e naturale allontanamento in chi non ha questo tipo di bisogno...muble muble....) e nel bisogno stesso. Riflettevo prima su un fatto curioso, non esiste un momento di stabilità nella dipendenza, non c'è un momento in cui, ok, mi approva, tutto bene...c'è una continua ricerca dell'approvazione. Una cosa sfiancante (anche per chi non desidera impegolarsi nel giochetto e cerca di non essere brutale..scusa.gif ). Mi sono chiesta perchè (sisamaichemisiasfuggitoqualcosa..vero?8-) abbraccio: ) In realtà la paura di non ricevere l'approvazione è persino più forte del riceverla. La mente è sempre protesa verso la possibilità che non accada come se la cosa non accadesse mai, non potesse accadere, e paradossalmente quando l'approvazione arriva il bisogno non diminuisce ma aumenta :wow: Come se ci fosse una dogma di fondo, nessuno mi approva (Calimero docet icon_mrgr: ) per la quale nessun tipo di approvazione da nessuna persona possibile può risolvere la questione. Perchè si cercano le situazioni che confermano i nostri pensieri, non è vero? Meccanicamente intendo. Fina a quando.....ecco forse qui entra in campo il discorso delle dipendenze positive. Io aggiungo anche che delle volte si ha fisicamente bisogno di approvazione, ma dico fisicamente come abbracciosamente o coccolosamente, sublimare questa parte non è robetta di due minuti, lo vedo persino nei miei figli, quando stabilisco un contatto fisico e verbale allora ok, ci siamo, sennò...ciao. Citazione:
La cosa che mi colpisce di più di questo tuo scritto è il verbo intralciarci. leggo.gif ps Ma fregarsene deriva da fregare? Fregare nel senso di approfittare, prendere in giro o di sfregamento? |
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Ormai non avendo più rapporto come ha detto Uno devo lasciarla andare quindi non mi rapporto più a lei. Ma mi sono accorta di aver ricostruito quel rapporto insano con l'uomo con cui vivo. Altra mazzata! Faccio un esempio mi sono accorta una sera che andavo a letto in punta di piedi per non far vedere che andavo a letto tardi perchè lui mi controlla! Altra mazzata! beh ora vado a letto come e quando voglio e accendo pure la luce beh cerco di non fare tanto rumore ma questa volta per un motivo diverso: rispetto! Ma come dice Luke devo vedere tante cose e scoprirne altre. Io non riesco a fare una cosa solo perchè me l'hanno detta io devo capire il perchè se no ciccia! La cosa importante è vedere a cosa sono dipendente. Quando sono arrivata qui non capivo perchè qualcuno rideva quando dicevo: "mio marito dice che...."ora lo so! E un'altra persona mi disse:" Non sono tuo marito" ora penso volesse sottolineare che non dovevo diventare dipendente da lui.:) Ah dimenticavo fare quello che voglio o fregarmene come dici tu Ray e Daf secondo me vuol dire anche calpestare l'altro e se l'altro è inconsapevole non è che è un delinquente come mi ha fatto capire Uno nel thread sull'ipnsosi, fa quello che fa inconsciamente, io mi devo difendere ma non ucciderlo o rompere il rapporto che ho con questa persona ferendola continuamente solo perchè lei non è alla mia "altezza" devo cercare di stare libera io senza ammazzare l'altro secondo te è possibile? |
Io credo che è opportuno parlare di distacco, che è il polo positivo dell'indifferenza. L'esempio di Sole è calzante, io so che mio padre mi disapprova, raziolalmente valuto anche se può avere delle ragioni, oppure si tratta di un suo limite. Nel primo caso con distacco posso avere l'apertura mentale di considerare che c'è del buono e del vero in quello che dice, ma ho comunque sempre la facolta di scegliere. Nel secondo caso mi accorgo invece che è un suo limite, e che è utopia fare qualcosa, quindi rimane un dispiacere di fondo, ma posso anche contrariarlo con distacco, facendo le scelte che sono più giuste per me.
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Ho riletto qanto appena scritto e mi sono resa conto che sono ancora a guardare le conseguenze e imbastir giustificazioni. Comunico con gli altri in questo modo, stabilisco dei contatti in questo modo. Non sempre grazie al cielo, ogni tanto mi sbaglio manata.gif e mi comporto come una persona adulta che sa di cosa parlare e se non sa di cosa parlare riesce a reggere anche o doscorsi altrui o i silenzi. Il distacco, bravo Astral, il contrario dell'attaccamento. Muble muble La rabbia e la recriminazione impediscono di fatto che questa condizione si possa verificare....giusto? stosvegli: |
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Per me fregarsene non è fare finta che non ci sia (l'opinione altrui), ma sapere che c'è e fare lo stesso (come ci pare). |
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