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Grey Owl 18-10-2007 01.53.02

interrompere-mettersi in mezzo
 
Nel parlare comune si dice inter-rompere una discussione... quindi rompere questo flusso interno o tra. In genere lo si fà mettendosi in mezzo alle due persone che discutono.

Quando due persone si parlano si crea tra loro una specie di corrente o meglio un flusso, uno scambio di "energie", di attenzioni.
Se una terza persona si mette in mezzo, interrompe questo flusso. In questo caso il mettersi in mezzo (non l'essere messo in mezzo) crea una interruzione del flusso, o meglio questa persona intercetta il flusso assorbendolo a sè l'attenzione in una sorta di brama.

Come se due persone si specchiano e la terza ponendosi in mezzo rompesse questo specchio.
Di fatto qualcosa si rompe... si sente l'interruzione.
La persona al centro attira a sè l'attenzione di tutti e quindi cambia la direzione a qualcosa che prima stava fluendo in maniera armonica s'interrompe.
L'effetto è come quello che accade ad un elastico in tensione quando viene tagliato... le parti tagliate si ritirano. Avviene un silenzio causata dall'interruzione, poi un'onda di ritorno e le parti che riportano a sè l'attenzione che prima fluiva.

Che ne pensate?

turaz 18-10-2007 09.57.33

la ritengo veritiera a seconda dei casi.
c'è anche chi riesce a inserirsi senza interrompere quel flusso.

Ray 18-10-2007 10.14.24

Chi si inserisce non interrompe il flusso solo se è capace di incanalarlo in uno nuovo a tre, grazie all'aggiunta del suo. Altrimenti semplicemente inter-rompe. Pensiamo a chi si mette in mezzo a due che litigano... o è in grado di gestirli tutti e due o va a finire che le prende da entrambi.

Poi dipende dalle intenzioni di ch lo fa... se è solo interropere (per esempio un litigio) ed è in grado di sostenere, allora avviene quel che dice Grey, taglia l'elestico e ognuono se ne va col suo rimbalzo di ritorno.
Se l'intenzione è mediare e armonizzare allora si mette in mezzo, ma deve mettere in gioco del suo almeno altrettanto di quel che si stanno giocando i due partecipanti, nel bene o nel male. Se si mette in mezzo col mignolo, sta giocando, se la racconta.

Poi ci può essere anche la brama, come dice Grey, il bisogno di attenzione o di mostrarsi bravo e superiore... può esserci anche (difficlie che sia proprio a zero) o può essere il motivo principale. Nel secondo caso, come dicevo se la racconta ovviamente, vive nel sogno dell'altro motivo.

turaz 18-10-2007 10.20.44

difficile ma non impossibile.
il consapevole di turno lo fa con altro "piglio" non legato a bisogni ma diciamo per permettere di fare un salto di un certo tipo o tentare di farlo.
quanto dite è veritiero sino a un certo "punto" di consapevolezza.
così come io potrei dire che il continuare in eterno a pensare che chi fa qualcosa abbia qualche bisogno da soddisfare (in accezione negativa sempre e cmq) a mio avviso non permette un dialogo di per se "paritetico".

Ray 18-10-2007 10.31.16

Citazione:

Originalmente inviato da turaz (Messaggio 41133)
così come io potrei dire che il continuare in eterno a pensare che chi fa qualcosa abbia qualche bisogno da soddisfare (in accezione negativa sempre e cmq) a mio avviso non permette un dialogo di per se "paritetico".

Su questo concordo pienamente. Non solo non permette dialogo paritetico, ma neanche dialogo proprio... si impedisce di prendere quel che c'è di buono in quel che ha fatto chi ha fatto.

Che poi non è diverso da quel che ho detto... infatti parlavo di motivi principali e secondari, distinguevo.

turaz 18-10-2007 10.37.53

ecco io starei attento all'ultimo punto (ma è un qualcosa che dico principalmente a me stesso)
ossia a quando si finisce nella sostanza a identificarsi in un "pensiero" perdendo la capacità di osservazione.
ho notato nella mia esperienza come l'osservazione "pura" subentra quando si è "disidentificati".
ossia quando per usare altri termini "l'ego si arrende"
questo porta chi lo fa a comunicare qualcosa
se chi riceve però non si "apre" il flusso non si crea.
anche qui "dialogo e collaborazione"

Ray 18-10-2007 11.13.50

Il problema non nasce solo se l'altro non apre, ma anche quando chi comunica quel che ha osservato, nel farlo, ringalluzzisce l'ego che prima (forse) si era arreso e lo stesso ego filtra, a volte poco a volte assai, quel che viene comunicato.

In un altro modo: posto che a volte si riesca nell'osservazione impersonale (cosa più rara di quel che ci raccontiamo) la comunicazione impersonale è tutt'altra cosa. Per ottenerla si dovrebbe aver "pulito" ciò che si è osservato prima di comunicare insieme a tenere la tensione (energia) mentre si comunica alta almeno quanto lo era nell'osservazione.

turaz 18-10-2007 11.38.01

pienamente d'accordo.
penso che su questo occorra lavorare
su un lavoro di "pulizia" per essere "filtri" puri.
Diciamo che è una sorta di "elevazione" dell'ego (so già che questo modo di dire suonerà stonato)


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