fare il callo
Viene usato generalmente in senso negativo.
Quando si "fa il callo" a qualcosa sembra che ci si sia abituati alla cosa, la si sopporta. "Ho fatto il callo a quella situazione, non mi urta più". Pperò se analiziamo la cosa fare il callo vuol dire aumentare al resistenza. Per cui non è una sopportazione o abitudine ( ci son cose a cui non ci si abitua mai) ma è proprio una capacità dell'uomo di adattarsi, aumentare la resistenza dei nervi... Il mio solito dilemma è questo: trattasi di repressione di emozioni fastidiose? trattasi di reale resistenza? Se tocchiamo i calli delle mani, la parte di pelle è insensibile e quindi non soffre più, non ha tatto.. è insensibile... e quindi? Si tratta di desensibilizzarsi? Che ne pensate? |
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si desensibilizzazione. |
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Credo forse che si possa parlare di durezza nel senso che perdendo la sensibilità, la pelle, come ha detto Sole, si " abitua ", proteggendosi alla sollecitazione che le arriva dall'esterno. Come se ciò che arrivasse dall'esterno, anzicchè essere assorbito...trovasse un muro e rimbalzasse. |
Un'armatura.
Quindi invece che aprirsi alla difficoltà che si incontra ci si chiude interiormente e si costruisce un'armatura esterna per evitare che passi la sofferenza o disagio della sitiazione, infatti ci si rende insensibili, non si sente più nulla, non si ha percezione dell'esterno. Quello che mi colpisce è il fatto che renderesi insensibili significa chiudersi internamente per manifestare esternamente dei sintomi. Se ci si apre internamente anche il corpo resta morbido e sensibile ma ciò che entra esce.. così invece resta ammaccata l'armatura e i colpi non hanno modo di ammortizzarsi. Dovremmo limare... i calli. |
Il callo è un abitudine essersi abituati ma sotto il callo c'è comunque la sensibilità. I calli ai piedi ad esempio dolgono molto con l'andare del tempo, perchè sopra si è creata la parte dura ma sotto rimane l'infiammazione?
Questa metafora per dire che nell'osservazione mi pare di aver notato che a volte a qualcosa di fastidioso non reagisco ma la reazione sotto c'è ma sopra c'è il callo mi sono abituata a sentirmi dire quella cosa e invece che tenerla d'occhio c'ho fatto il callo. Ecco che si è creata una finta protezione che però non ha tolto il fastidio lo ha solo spostato nel tempo e nel modo. Ma è come se fingessi di non sentirla. fiori.gif |
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Forse no, (dovremmo limare i calli), se non si formasse il callo, non potremmo continuare a lavorare (mani) camminare (piedi). Il callo ci permette di continuare, di perpetrare l'azione. I "calli emotivi" idem (credo), se non si formassero ci impedirebbero di proseguire, di avanzare, saremmo sempre turbati da questo o da quello, perdendo di vista il lavoro (psiche) e il camminare (percorso). |
faccio un esempio musicale....
il batterista si ritrova sui palmi delle mani una bella "impalcatura" callosa....che gli evita i rossori e le piaghette che le bacchette...sfregando sulla pelle creano...ma sotto....la cute sente pressioni che talvolta possono dolere.....quindi se il callo protegge non è detto che risolva..... quando si parla di emozioni invece....credo sia un palliativo.... è sufficente che chi vuol "ferire" sappia centrare il punto giusto ed ecco che il callo o farci il callo non serve più... utile sarebbe capire perchè quel tipo o quella cosa mi "tocca" e modificare la causa del callo all' origine.. |
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tiene molto conto del punto in cui il callo si forma... sono indicazioni utilissime...proprio a livello emotiva... (comunque è una discussione da salute e benessere appena pronta la scrivo/scriviamo) |
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Ah ah ah mi è venuto in mente il detto " non pestarmi i calli." vi suona? |
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Il callo non desensibilizza, è una parte insensibile che si forma (è un di più che prima non c'era) per proteggere una parte sensibile. Si forma in virtù del fatto che quella parte è ripetutamente sollecitata in modo pernicioso. Ed è la miglior protezione che l'organismo automatico è riuscito ad escogitare. Infatti, oltre a proteggere quella parte, ne protegge anche la sensibilità stessa... se ci si pensa potrebbe essere più comodo che la parte si desensibilizzi e non si formi il callo (materia in più)... invece, forse in previsione di un cessare di quelle sollecitazioni, viene preservata la sensibilità.
Questo da anche una possibilità di scelta... posso continuare ad espormi alle sollecitazioni e tenermi il callo, oppure posso evitarle ed il callo non mi servirà più. UNa volta che c'è il callo quella sollecitazione non avrà più lo stesso effetto pernicioso, tuttavia potrebbe essere il callo a dolermi (a domostrazione che la parte sotto è ancora sensibile)... quindi la sollecitazione mi fa ancora effetto. Parliamo di sollecitazioni alle quali la pelle non è in grado di rispondere moficando la propria struttura e quindi si forma una sovra-struttura. In termini psicologici siamo pieni di calli (sovrastrutture) che hanno lo scopo di proteggerci da sollecitazioni che risulterebbero perniciose... restando nel superficiale, basti pensare al callo che ci facciamo per guardare i tg o al fatto che ogni giorno muore qualcuno sotto i 25 anni in auto o cose simili... certo che psicologicamente possiamo lavorare sulla materia che sta sotto il callo... forse certe sollecitazioni possono diventare per noi meno perniciose, ma dolorose restano... Mi fermo o scrivo un romanzo, mi verrebbe da andare in varie direzioni... forse è da approfondire cmq... |
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abbraccio: |
Callo=repressione
Riporto questo 3d in alto perchè interessante secondo me più di quello che può apparire a prima vista se poi valutato in se stessi e al nostro modo di relazionarci.
Il callo mi da tanto l'idea di uno che reprime e ci fa poi il callo l'abitudine a non sentire a non provare dolore è un modo che ha la pelle e la psiche per non patire più. Ma il problema è che poi manca di sensibilità la pelle ma anche quella parte di psiche nel rapporto con gli altri. Se io ho il callo non sento e non percepisco dolore ma allo stesso tempo non ho la sensibilità aduegata per non farne a chi il callo non l'ha. Osservarsi e scoprire i propri calli ci permette prima di non reprimere e poi di non far soffrire gli altri. Si? |
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