Nota di Uno: ho estrapolato i primi 4 post dal tread Bastian Contrario perchè li stavamo andando fuori tema
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mi spiego meglio:
a livello "puro" non vedo errori in questa affermazione. Se una persona ha trovato in se la luce costante e ha lavorato sulla propria IP può arrivare a comprendere che la sua Via è l'amore incondizionato agli altri e questo amore si manifesta con l'aiuto per l'evoluzione altrui. Pertanto è uno dei lavori più difficili in assoluto quello di donare senza metterci di mezzo l'IP. E non significa "condizionare" significa proprio donare. su questo argomento ci sarebbe da discutere anni perchè su questo punto ci sono parecchie distorsioni in giro. Chiaro come sia un punto quasi di arrivo che va di pari passo con un profondo lavoro interiore. questo a mio avviso non significa che di per se non sia un'affermazione vera. a mio avviso a molti stona perchè di mezzo c'è un ancoraggio e forte di IP |
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e io ti rispondo: così come credi esista il Maestro Assoluto dovresti rimanere aperto alla possibilità che tale Maestro si esprima nel donarsi completamente agli altri. |
Turi... se non ti rispondo subito quante altre cose mi metterai in testa? icon_mrgr:
Perchè invece di concentrarti sul "problema" perdi tempo a cercare di capire ("psicanalizzandomi") cosa io ti dirò in risposta? fine O.t. La più alta forma di amore è verso se stessi, da questa poi si può manifestare amore verso il tutto, prima è impossibile "Se una persona ha trovato in se la luce costante" al di la dell'esattezza e precisione della frase il concetto sostanzialmente è corretto... quindi non posso amare il mondo intero se prima non amo me stesso. Sembra facile amare se stessi... in realtà è molto più difficile di credere di amare gli altri, non puoi fingere con te stesso, puoi addormentarti e rivolgere l'attenzione fuori, ma non puoi farti teatrini, o ti ami o non ti ami. |
infatti io ho specificato che a "livello puro" non trovo sostanziali errori in quella affermazione.
chiaro che se non si ama se stessi... a livello universale si intende a mio avviso l'UNO di cui siamo tutti parte (dipende poi cosa si intende per se stessi di certo ad esempio non la IP) non puoi amare incondizionatamente gli altri. e ho specificato che tale frase "stona" per determinati motivi (l'essere aggrappati a se stessi ma non nel senso dell'UNO universale quanto a uno dei piccoli se "gonfiato" che ci fa trattenere qualcosa) a mio avviso è uno dei passaggi per arrivare "là". Chiaro che se io sono ancora "qui" quello "la" non lo comprendo proprio se non apro la mente ad altre possibilità oltre a quella seppur valida in cui mi trovo (quella di amare me stesso) |
Scusate ma di che parla questa discussione della più alta forma di amore, o dell'amore in se stessi?
Che cavolo vuol dire che faccio parte dell'Uno, quale Uno? Credo che l'amore verso se stessi ( che non è l'amor proprio) sia la chiave per avvicinarsi verso l'amore puro, poichè se non amo me stesso in modo incondizionato, proietterò sempre tutto sull'altro. Se la mia stima non è sufficiente ad esempio, aiutero gli altri per farmi notare, sperando che mi siano riconoscenti. Se mi piace una persona e l'aiuto perchè mi fa un certo effetto tra le gambe, la aiuterò sotto sotto perchè spero in uno scopo. Come posso aiutare gli altri incondizionatamente con amore puro, se non ho risolto tutte ste cose dentro di me? |
infatti si parla di "più alta forma di amore" non di "una forma di amore"
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Illudersi di amare gli altri, aiutandoli , per me (parlo solo della mia esperienza personale) era un modo per non guardare me stessa, chiaramente lo facevo senza accorgermene, pensavo di donare tantissimo agli altri, e che non pensare mai a me fosse una forma grande di altruismo. Ma se quello che possiamo dare è "sporco" , o come minimo condizionato dal ritorno che inconsciamente cerchiamo. Su di me posso farti l'esempio che aiutavo tutti , ero disponibile con tutti perchè speravo inconsciamente che in questo modo le persone avrebbero continuato a starmi vicine, ad essermi amiche e a vedermi come "la buona", in quel modo l'unica cosa che ottenevo era di essere continuamente senza forze, scarica, stavo sempre male. Finchè si fa in questo modo, e in giro ne vedo tante di manifestazioni simili alla mia, ci si potrà illudere di essere "puri e buoni" quanto si vuole.. ma appunto è illusione. Solo aiutando sè stessi prima di tutto, facendo in modo di ripulirsi un po', e di cominciare a stare bene con sè stessi (cosa che detta così sembra la più semplice del mondo, tutti credo ci illudiamo di stare bene con noi stessi, poi basta scavare quel poco per cominciare a vedere che non è così), si puo' sperare di poter poi amare gli altri, provare affetto sincero, un po' per volta.. e chissà arrivare davvero a dare una mano, ad amare diversamente di come crediamo di poter fare... :C: |
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Ecco secondo me sono queste due le parole chiavi. Molto spesso mi sono scontrato con chi seguiva una corrente "satanista" perchè diceva che anche se ero libero dai condizionamenti e facevo il volontariato, l'avrerlo fatto per la gioia che si prova nell'aiutare l'altro è già di per se un atto egoistico. Io non sono daccordo, perchè un conto è che il mio fine è provare quella gioia, un conto che sia la conseguenza di un aiuto disinteressato. Ho notato che a volte può essere utile prima di aiutare qualcuno, il chiedersi il perchè lo si fa. Magari non ho nessun tornaconto, ma mi sento obbligato, condizionato a farlo da qualcosa di esterno. Certo poi se qualcuno si sta affogando in un fiume, forse è meglio prima aiutarlo se ne siamo in grado e poi chiedersi il perchè dopo.:H |
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e questo cosa c'entra con la frase iniziale? questa è "base" per il resto. se un comandamento è " ama il prossimo tuo COME te stesso" è chiaro che se non ti ami mai potrai amare un altro. ma significa anche che una volta che ami te stesso ami tutti gli altri come te. quindi è quella una delle più alte forme di amore per quanto mi concerne. che poi non si sia capaci di farlo è un altro paio di maniche. |
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Ecco ora non chiamarmi "satanista" icon_mrgr: ma io sono d'accordo che se non "facciamo e basta", se proviamo comunque piacere, nel ritorno che ci viene nel vedere la contentezza altrui, un ritorno inconsciamente lo stiamo cercando lo stesso.. L'aiuto sarà disinteressato nel momento in cui saremo in grado di fare e basta senza riempirci del fatto di aver fatto icon_mrgr:.. con questo, è bello che tu facessi volontariato,e comunque se tutti facessimo dei piccoli o grandi gesti di altruismo, per quanto non "puro", già le cose migliorerebbero tanto.. Citazione:
A volte non mi andava di fare, ma dicevo di sì e poi erano tutti affari miei icon_mrgr:, una volta detto si non si torna indietro.. così da una parte gli altri si approfittano e tu alla fine sei a pezzi, dall'altra si nutre lo stesso quella parte che si gratifica in quel modo etcetc.. Citazione:
:C: |
Quello che intendevo io Red, è la differenza tra chi fa volontariato perchè cerca gratificazione ( quindi come fine) e la differenza invece tra chi avendo fatto qualcosa di buono, la coscienza ti fa sentire una gioia interiore ( che è una conseguenza non è ricercata).
Perchè non dovrei gioire di qualcosa di buono per esempio il fatto che un animale non è andato sotto la macchina, o qualcuno è stato aiutato, è necessariamente egoistico questo? Dopotutto se quando pecchiamo ci sono cose che ci portanto all'inferno e viviamo sentimenti molto bassi, se facciamo le cose per il verso giusto, non dovremmo sentire gioia? Poi sono daccordo la gratificazione personale è un altro discorso: se quella persona è aiutata da un altro ed io soffro, allora forse non è gioia, è ego perchè non posso interpretare il ruolo di salvatore. Per gioia intendo, quella data dal bene finale, non quella data dal fatto che qualcuno riconosca che sei bravo o che sei utile, perchè in questo caso anche io sono daccordo che c'è sotto sotto sempre l'ego. Un po' come una mamma gioisce non perchè è stata brava, ma perchè ha educato bene i suoi bambini ed ora è felici di vederli cosi.:H ---- Tornando al tuo discorso, sul sentirsi obbligati aiutare, succedeva anche a me, non riuscivo a dire di no, e a volte succede anche oggi, e penso che sia data anche da un ipersensibilità agli stimoli esterni. |
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Però forse, partendo da quello che ho sottolineato, c'è sì il manifestare gioia in entrambi i casi, solo che se ne modifica l'oggetto: c'è sempre un " bene finale ". Nel senso, quel sentimento che si sente, che derivi da una o dall'altra situazione, è sempre indotto, appunto come dici te, dal bene finale. Altra cosa invece quella per la quale" fai " e non ti aspetti nulla. Non dico, ripeto che quelle forme mediante le quali si riesce a sentire gioa siano sbagliate o che. Anzi queste comunque sono una forma di amore, rispetto al fatto di avere ottenuto qualcosa di positivo ( da ciò quindi il sentirsi, come dire, bene, per aver salvato il gatto o dato a Tizio una possibilità ). Dico solo che è ben altra cosa " affermare " una Forma di Amore all'interno della quale, o meglio non so come dire ( probabilmente ) " Sei" quella forma di Amore, per cui fai al meglio delle tue possibilità ed il risultato ( positivo o negativo, sempre relativo al punto di vista soggettivo ovviamente ) ha un senso non per specificare, e quindi come " causa " di, una gioia ma in quanto tale, in se e per se. Poi se Tizio riesce a prendere quella possibilità, per esempio,ciò non dovrebbe, a quella Forma di Amore a quell'Essere, suscitare alcunchè se non l'aver fatto il possibile per Tizio. Tutto ciò se ho capito qualcosa, naturalmente :C: |
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Sai perchè di solito si mette l'amore per agli altri come forma più alta? Perchè quella si può vedere esternamente e si può pure mostrare, fingendo o meno. L'amore per te stesso non puoi mostrarlo, puoi mostrarti narciso, ma quello non è amore per te stesso, puoi mostrarti sicuro ma neanche questo è amore per te stesso.. l'amore per te stesso non si può mostrare pubblicamente, solo qualcuno è in grado di vederlo in altri..... poi tutti possono vedere il secondo atto quando dopo che ti ami sei in grado di amare gli altri, quando farai questa cosa realmente. |
rimane il fatto che nel momento in cui realizzi pienamente il "prima ami te stesso" e "poi ami gli altri" manifesti a mio avviso la forma più alta di amore.
quindi a mio avviso quella frase rimane "vera" a prescindere dalle nostre o meno capacità. che poi alcuni la utilizzino nel modo da te indicato è vero. ma se ben vogliamo guardare la stessa "non capacità" di lettura del fatto che una persona stia "amando se stessa" la si può riscontrare nel "sta amando gli altri" quella capacità di lettura che un pò è dote naturale (a mio parere) un pò dipende da un continuo lavoro introspettivo che porta alla conoscenza piena di "te" e di rimando "degli altri" |
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A questo punto se sei veramente convinto di quello che hai scritto è evidente che hai un concetto di "più alta" errato. Più alta è uguale a prima, come nella scrittura come in tutto... quindi se amare gli altri viene dopo non puoi dire che siano alla stessa altezza, amare gli altri sarà più alto che amare una macchina sportiva, ma sempre più basso di amare se stessi. |
come vedi non c'è bisogno di forzarlo il gioco ma è già esistente nel forum :)
per il resto dipende cosa intendi per "te stesso". sino a che vedi un te stesso separato dal resto allora hai ragione piena. quando allarghi il concetto di te stesso i due elementi si riuniscono. e pertanto non essendoci nessun "altro" manifesti appieno l'Amore. questo a mio parere si intende |
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Se non prendiamo coscienza di quel se stesso, se vogliamo saltare il passaggio dell'Individualtà potremmo parlare di cose sperimentate da altri, ma non da noi. |
nel momento in cui ho parlato ho detto "quella frase è vera in senso puro".
il resto del 3d a mio avviso ha solo evidenziato i limiti di tutti nel comprendere appieno cosa significa. (e in un post ho anche detto che se si è "qui" non si può comprendere appieno "la") quindi che dire rimango della mia opinione (dato che siamo perfettibili e non perfetti) per inciso è di quel "se stesso" che a mio avviso Gesù parlava quando disse quella frase:))) (ama il prossimo tuo come te stesso) |
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Certo chi fa qualcosa senza tornaconto, lo fa indipendentemente dal bene finale, ma cosi si perde anche lo scopo. Se io combatto per la pace, non posso fermari a dire che ci ho provato, indipendentemente dal risultato, se è un principio in cui credo gioirò in maggior misura al risultato ottenuto, ma non per me, ma perchè la cosa segue un ordine universale. |
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principio in cui "credi" o che vivi e senti "vero"? le cose sono diverse a mio avviso. se ci si limita a "credere" si vive una parzialità |
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