Rinnovi reali e di fuga
Qual'è la differenza?
Sinteticamente un rinnovo reale è quasi impercettibile ai più esteriormente, forse i più attenti scorgeranno una luce diversa... qualcuno che è già passato per quelle fasi forse comprenderà (forse perchè in certi casi si tende a dimenticare, stiamo parlando di psicologia in generale anche se con spunti extra). Il "cambiamento" fuga è invece quello che ci fa cambiare una situazione perchè per noi insostenibile, nell'ambiente dove siamo i nostri difetti sono conosciuti e non lo tolleriamo... nel primo stadio del disagio si cerca incosciamente di cambiare qualcosa di esteriore, la pettinatura, il vestire... ma soprattutto il modo di atteggiarsi.. gli interessi che si esternano, poi con il tempo a volte si cambia ambiente anche se poi si ricasca nella stessa dinamica... per forza se non si è cambiati ma si cambia l'ambiente ni siamo sempre quelli e quindi ci ricacceremo nelle stesse situazioni... cambiano solo gli interlocutori. Internet è particolare in questo senso, dato che cambiare ambiente fa male, vuoi perchè ci si affeziona alle sistuazioni, vuoi perchè dove conosci ti sembra di avere un controllo sulla situazione, vuoi mettere far la fatica di reiniziare a conoscere? Quindi un cambio di nick ed il gioco è fatto Ma non voglio parlare di internet in particolare, era solo un esempio reale, di fondo la dinamica è: io non voglio cambiare, deve cambiare l'ambiente o cambio l'ambiente dove sto. Il fatto è che se non cambiare perchè preda di bisogni esterni è buona cosa, non è altrettanto buona cosa rimanere inchiodati e non avere un'interna iniziativa di sperimentare nuove cose e quindi muoversi volendo. Se cambia l'ambiente o cambio l'ambiente alla fine sperimento sempre le stesse cose. mi fermo |
Un rinnovo reale soggettivamente parlando, è difficile da vedere fino a quando non si è usciti.. Nel soggettivo viene visto più come un "sprofondare" invece che un rinnovare. Anche perchè se per salire bisogna scendere, per forza di cose ci sembra di sprofondare. Ma quanto di questo sprofondare è necessario?
Possiamo avere l'iniziativa di voler cambiare, ma non ci rendiamo conto che invece stiamo solo cambiamo ambiente? Come si riesce a distinguere soggettivamente questo? |
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Se vado a casa di una persona che vive a piedi nudi, e non voglio togliermi le scarpe perchè sono abituata a vivere diversamente, in qualche modo pretendo che sia questa persona a cambiare , ad adattarsi a me.. ma se io sono a casa sua.. sarò io a dovermi adeguare, se voglio entrare.. altrimenti resto fuori, e mi precludo di poter conoscere qualcosa di nuovo... fiori.gif |
be visto che il mondo non lo puoi cambiare in base
ai tuoi gusti...comodi...problemi....ecc..ecc...dovrai necessariamente cambiare te stesso....anche se per molti è fatica...(infatti se vuoi cambiare gli altri è perchè tu ti credi perfetto).... ora....ma perchè deve andare tutto per il verso giusto a me? e gli altri non contano? quindi... come Red prendo in considerazione il rispetto per l' altro.... ma il lavoro maggiore lo devi fare su di te....se ti da fastidio la pioggia....non puoi pretendere che non piova più....nemmeno evitare di bagnarti se vai a zonzo.... quello che puoi fare è indossare un impermeabile... sintetizzando....quello che puoi fare è capire cosa ti infastidisce....se è roba tua si lavori....se non è roba tua ci lavori il doppio...perchè più che mai ti appartiene.... fuga? è non uscire perchè piove rinnovi? è capire che oltre il sole c'è anche la pioggia... |
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se si....sai cosa succede.... se no...te lo dico io.... scopa >>>> spolverini >>>> strofinacci >>>> caos >>>> ragnatele >>> topi morti diavolo.g: >>> polverone >>>> poi finalmente tutto in ordine.... fiori.gif bacini.gif |
Una considerazione mi è venuta al volo...
Se io cambio... ho visto che cambia anche l'ambiente che mi sta attorno. Ma se io non cambio ma cambio l'ambiente la mia presenza dovrebbe essere sufficente a riportarlo ad essere inagibile per me... Fuggire è cambiare l'ambiente, ma non risolvere i problemi. Cambiare è risolvere i problemi ed in automatico modificare l'ambiente.... Non so se sono riuscita ad esprimere bene il concetto che ho in mente....nonso.gif |
è sicuramente molto più facile apportare modifiche all'esteriorità che prendesi la briga di guardarsi dentro, affrontare i propri limiti, paure, difetti, mancanze, errori, problemi irrisoliti, capire da cosa derivano, accettarli, e superarli...
la "fortuna" è che la vita a volte fa in modo che tu non abbia scelta... |
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Per esempio pensavo, se chi mi sta intorno è abituato al fatto che io dica sempre di sì, se poi comincio a dire di no... per un po' continueranno a chiedere, poi sapranno che non dico sempre di sì e ci penseranno un po' meglio prima di chiedere sempre.. questo è modificare l'ambiente? Sono d'accordo sul fatto che se non cambio io, posso anche cambiare d'ambiente, ma dopo poco mi ritroverò di fronte gli stessi problemi, anche se con soggetti diversi.. Non sono certa che sia automatico che l'ambiente cambi con me.. potrei anche cambiare io, e per assurdo l'ambiente restare lo stesso.. a quel punto, potrei sfruttarlo per osservare ed imparare... come se io diventassi "invisibile"... ps mentre postavo non avevo visto il post di Moon |
E' possibile accorgersi del nostro combiamento attraverso gli occhi degli altri? Ovvero io non mi sento cambiata ma chi mi sta accanto mi fa rilevare di esserlo, inoltre l'ambiente cambia attorno a noi, anche le persone con cui entriamo in contatto casualmente sono diverse?
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Basterebbe solo cambiare il modo di vedere le cose, e a quel punto sarebbe inutile cambiare il resto, però c'è chi cambia tutto, e per varie situazioni le cose gli vanno bene ed è sicuro di essere cambiato.
Nella mia esperienza ho notato i cambiamenti solo a distanza di tempo, quando questi erano più dati dalle esperienze che dalla ragione, Parliamo sempre di sofferenza nelle situazioni che vogliamo cambiare, e questa (credo) che non è nientaltro che il prezzo che siamo disposti a pagare per avere in cambio dell'altro , ci concentriamo sulla parte spiacevole e ci dimentichiamo che accettiamo la situazione per non mollare quello che ci offre di piacevole, purtroppo non possiamo cambiare senza rinuncie |
Io penso che si può cambiare veramente solo se la propria realtà e di conseguenza l'ambiente circostante diventano insostenibili....
Però qualche volta è vero anche il contrario, cioè che l'ambiente porta ad avere un problema... per cui per risolverlo basta semplicemente "cambiare ambiente...." se è l'ambiente ad essere malato.... E' anche vero che per avere un vero cambiamento bisogna prima toccare il fondo... perchè se non c'è un malessere reale perchè mai si dovrebbe cambiare qualcosa ??? I cambiamenti costano fatica.... E poi è anche vero che qualche volta l'ambiente non è pronto ad accettare un cambiamento... come più sopra ha scritto RedWitch, se una persona che vive con me è abituata a sentirmi dire sempre di sì e ad un certo punto comincio a dire "no" questa persona penserà non solo che sono cambiata ma che è cambiato qualcosa nel rapporto interpersonale e andrà in crisi.... a questo punto se accetta il cambiamento il rapporto potrà solo arricchirsi ed essere più genuino... Comunque ogni cambiamento è preceduto da una crisi... qualcosa insomma che fa mettere in discussione il come si è e è l'ambiente in cui si vive. La fuga avviene quando ci si rifiuta di mettersi in discussione, ma non si può sfuggire da se stessi.... come cambiare un vestito.... |
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Se osserviamo l'ambiente in cui viviamo ci accorgiamo che questo è fatto per lo più di malsane abitudini (abiti-vestiti). Si è abituati a muoversi in una certa maniera, a rispondere a certi stimoli, a reagire a certe sollecitazioni. Come noi così gli altri. Nel momento in cui io cambio stimolo verso il mio abituale interlocutore, l'altro si trova spiazzato e si vede costretto a riabituarsi.. cambia, si muove verso il mio nuovo vestito. Quindi possiamo con un atto volitivo cambiare. Questo comporta una serie di dinamiche a volte dolorose, a volte divertenti. |
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si dice che le cose "avvengono".....
un motivo sempre c'è....se ci si trova in un ambiente ostile...le varianti possono essere diverse lo sento io astile..... lo sento ostile perchè io sono ostile..... è ostile! in un caso o nell' altro.....dovrei guardare me.... interrogare me....è l' ostilità... mi sa che capirei diverse cosucce..... |
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mmm mi sono intortolata? Volevo dire, la differenza che c'è nel percepire l'ambiente modificato perché si è cambiati (una modifica percepita solo da me) e l'ambiente modificato di conseguenza al cambiamento (una modifica percepita anche da altri). Sottile sottile e non confutabile forse, la percezione è soggettiva di conseguenza potrei influenzare questa mia idea di modifica dell'ambiente trainando altri a vedere e pensare come me che l'ambiente è modificato... Se entro in un'ambiente, cupo, triste, tetro... con un super sorriso raggiante che sprizzo felicità da tutti i pori lo stesso viene modificato dal mio stato d'animo; ma è l'ambiente che viene modificato.. o sono io che raggiante non vedo più le facce cupe???? (Ossignor! E chi le ferma più ora.... Cibo buono buonoicon_mrgr: , le rotelle girano che è un piacere...) In automatico se entro ostile, arrabbiata, incattivita in un'ambiente raggiante non vedo le facce felici... e l'ambiente mi risulta malsano. ... dipende tutto da noi... booh.gif |
Dipende quanta forza hai nel proiettare nell'ambiente la tua gioia... la tua rabbia etc etc.... e dipende quanto grande è l'ambiente.
Se l'ambiente è una sola persona e tu hai una personalità forte incontrandola e facendo un bel sorriso allieterai questa persona... se entri in un riunione di pessimisti cosmici a meno che non sei radiosa come il sole o qualche artificio ponga l'attenzione generale su di te, non cambierai di un millimetro l'ambiente... però l'artificio, che potrebbe essere per esempio uno spettacolo e tu un'attrice comica o che interpreti una commedia leggera, lo stesso necessita di un sufficiente carisma da parte tua. Al contrario un ambiente se lo accettiamo può influenzarci più facilmente nel bene o nel male... rendersi impermeabili sempre per evitare rischi non è una buona cosa ci impedisce di vivere esperienze... ci fa vegetare. Bisognerebbe cercare di discernere ciò che ci fa crescere e conoscere da ciò che ci fa dormire o prova a fare questo, purtroppo finchè e quando si dorme non è facile scegliere.. si possono solo fare tentativi osservandosi... tentativi che devono essere sinceri e per un periodo abbastanza lungo, lungo da poter riconoscersi prima e dopo... allora si può decidere realmente ed autonomamente se quell'ambiente ci aiuta o ci demolisce. Ci sono delle fasi in cui è bene rendersi impermeabili, ma esulano dal thread... magari in un'altro. |
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Quando diamo agli altri, se davvero diamo, non dovremmo aspettarci in cambio un premio e nemmeno un sorriso neppure un grazie. Così in una situazione che comincia a star stretta o che ci stride creando sofferenza, nn bisognerebbe aspettarsi nulla. Son d'accordo con te quando dici delle rinuncie. Ma queste rinuncie le vorrei approfondire. Non si tratta poi tanto di rinunciare a qualcosa o qualcuno ma a noi stessi.. o meglio.. ad una parte di noi che ci costringe ad agire in quella direzione, in quella situazione. una sorta di magnete opposto al nostro vero desiderio di stare bene. Abitudini, vizi capitali.. hanno tanti nomi, la rinuncia sta proprio nel riconoscere in noi stessi tutto questo e cercare, provare, tentare.. tendere.. sforzarsi.. di rinunciare ad esse. Come rinunciare? Accettando che quella roba fa parte di noi. Ri-nunciare deriva dalla particella "re" che è negativa con il verbo nunciare/far sapere. La rinuncia sembra essere un trattenere che crea tensione. |
Riprendo questo post per rispondere alla domanda iniziale...
Rinnovi reali e di fuga... qual'e' la differenza? Mi e' capitato di vivere una esperienza di fuga proprio alcuni giorni fa'... riporto la dinamica cosi' come l'ho vissuta... Ero con il gruppo di amici e si parlava di errori che si compiono nella vita... non entro nella discussione di quella sera... ad un certo punto una mia amica mi ha fatto una domanda che io ho interpretato (solo ora lo posso dire) come un giudizio nei miei confronti. Quella domanda e' stata percepita da me come un giudizio... mi faceva male come una puntura... il corpo ha reagito istantaneamente come se fisicamente fossi stato punto sul braccio... sono scattato come una molla... la ragione si era annebbiata... l'adrenalina correva... i battiti si erano accelerati... il primo pensiero era la fuga... fuggire aggrappandosi ai vetri... cercare giustificazioni piu' o meno coerenti... Mi fece presente che lei aveva fatto una domanda e non dato un giudizio... mi sentivo offeso eppure comprendevo la veridicita' della sua affermazione... non riuscivo in un primo tempo ad accettare che il giudizio e' una mia pecca... un mio nodo grande da affrontare... Quindi la fuga cercando di giustificarmi con teorie e frasi fatte di comodo... L'amica mi ha messo alle strette... non mi ha permesso la fuga facile... mi ha trattenuto un attimo e dopo un po' ho compreso questa dinamica... ho permesso che lei mi trattenesse quel tempo sufficente perche' riprendessi il controllo di me... Non so' se e' accaduto un piccolo rinnovo reale nel vedere questa mia pecca sul giudizio (grosso nodo da sciogliere) ma per quanto riguarda la fuga ne ho avuto una esperienza forte... La fuga e' sempre un allontanarsi da una situazione dolorosa (immaginata o reale che sia). Rimanere costa dolore... ma fuggire costa fatica... troppa... L'arrampicarsi sugli specchi di quella sera mi costava molta fatica... troppa... ad un certo punto ho visto l'assudita' del mio arrampicarmi sugli specchi... ho mollato... mi sono arreso... ho accettato che questa pecca (il giudizio) fa' parte di me. |
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