La verità
La verità è una cosa meravigliosa e terribile, e per questo va trattata con molta cautela.
(Prof. Albus Percifal Wulfric Brian Silente., Ordine di Merlino (Prima Classe), Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Supremo Pezzo Grosso della Confederazione Internazionale dei Maghi, Stregone Capo del Wizengamot) Mi si potrebbe dire che, come autore della frase, avrei dovuto citare la creatrice del personaggio letterario che la prununcia, ma che volete, per me è molto più reale lui di lei. Inoltre molti personaggi letterari, usciti dalla penna e dall'anima di altrettanti artisti, sono a mio avviso assai più reali di molti di coloro che leggono le loro avventure. Per non dire del fatto che molti scrittori sostengono di essere dei tramiti tra i loro personaggi e il nostro mondo... A parte questo, la frase mi è sembrata estremamente saggia (come tutto ciò che dice Silente). Trovate anche voi che la verità possa essere terribile? Io si. Nonostante questo Silente non dice che va evitata anzi, ma che la si deve trattare con cautela. Un po' come deve fare il riccio quado cerca di riprodursi. Con cautela vuol dire un po' alla volta... PS: per queli che han vissuto su Marte gli ultimi dieci anni, Silente è il preside della scuola di Harry Potter. |
"La verità è una cosa meravigliosa e terribile, e per questo va trattata con molta cautela."
A me è capitato di trovare una verità e posso dire di averla sentita scottare tra le dita tanto da volerla rigettare istintivamente da dove era pervenuta, una difesa di protezione dell'istinto di conservazione. La verità ha un suo grado di calore e per poterla prendere bisogna aver sviluppato la capacità di sopportare quella temperatura altrimenti ci brucia. Allo stesso modo va data anche agli altri con cautela altrimenti vale la stessa cosa se l'altro non è in grado di accettarla di sopportarla si fa un danno enorme, molto meglio metterli sul sentiero che può condurli alla verità. Una verità ci può aiutare, ci può liberare oppure al contrario ci può rendere prigionieri sovrastare e sotterrare. Quindi direi che in cerca della verità bisogna andarci con molta cautela. P.S. Volevo dire che vivo su marte ma che ho visto H.P. e conosco Silenteicon_mrgr: Poi quando hai tempo mi spieghi del riccio diavolo.g: (certo che se non esistessi bisognerebbe inventarti.icon_mrgr:)abbraccio: |
Che strano. Prorpio in questo periodo sto pensando con continuità allo stesso concetto. E cioè che la verità va amministrata con estrema cautela.
Provate a dire ad un bimbo piccolo che Babbo Natale è una favola! Ne otterrete solo un danno. Eppure soffro come un cane per la mia ignoranza! Non dico che vorrei la verità tutta intera ma.......almeno qualche scampolo................. Sarebbe per me di enorme, immensa consolazione il conoscere, almeno in parte, i misteri della vita. Comunque bando alla tristezza e vediamo quale può essere, a mio avviso, l'unica strada che può avvicinare alla verità. Due elementi devono essere contestualmente presenti: la nostra intelligenza che sospetta con sempre maggior forza che le cose non stanno come sembra e una struttura emotivo-morale in grado di non essere schiacciata dal peso della verità. Sempre per stare a Babbo Natale (vosto il periodo e il fatto che si presta molto bene ai fini del mio ragionamento) il mio bimbo di oltre 7 anni non è ancora pronto per la verità: la sua intelligenza comincia a nutrire forti e fondati sospetti sull' esistenza di Babo Natale ma.......la sua struttura emotivo-morale non è ancora matura per la verità. La sua emotività ne risentirebbe negativamente in quanto ha ancora bisogno di appoggiarsi a questa favola. E anche la sua moralità trae maggiori benefici da questa credenza. E così, verosimilmente, accade a me e a tutti coloro che non hanno la fortuna di (poter) conoscere la verità. L'unica differenza tra me e il mio bimbo è che lui prova gioia a credere alle favole mentre io estremo dolore. Non è una differenza da poco. |
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Ancora oggi mi piace credere alle favole perchè mi piacerebbe un mondo da favola, so che non esiste, ma sono testarda.icon_mrgr: Diciamo che allietano la vita.:) Poi ci sono persone che neppure davanti alla verità più palese riescono a vederla, manco a sparargliela in vena la sentono come se fossero allergiche alla verità. Forse e se e quando gli si palesa davanti, forse, e se si sono decise che è importante, che gli serve, e che magari è utile, forse, la prendono in considerazione ma solo con molta molta ma molta cautela pure loro. icon_mrgr: :C: |
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PS: la faccenda del riccio te la spiego quando sarai maggiorenne. |
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Con mia figlia è successa la stessa cosa, si trattava di San Nicolò ma è lo stesso, ha scoperto che non esisteva e ne ha sofferto. La mia spiegazione è stata la seguente: è vero che i regali li portiamo noi genitori, ma non è vero che San Nicolò non esiste. Egli esiste eccome, come tutti i Santi, solo che essendo in Spirito non porta fisicamente i regali, tuttavia infonde nei genitori lo spirito della festa e lascia a loro l'incomebenza di portare i regali per conto suo. Ma è il suo spirito che spinge la gente a fare regali. Il fatto che le avevamo raccontato una verità più semplice dipendeva dall'altro fatto che da piccina aveva difficoltà a capire la faccenda degli spiriti. Chi può sostenere che questa non è la verità? E se essa invece lo è, com'è che l'altra non lo è? Il discorso che volevo fare è relativo ai gradi di verità assimilabili, a volte dall'intelletto, a volte dal nostro psichismo che per difesa si racconta un sacco di balle (anche se l'accettazione di una verità più ampia su noi stessi libera energia). |
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Adesso non vorrei fare l'esempio della tizia/o che scopre una verità insopportabile per lei/lui e si toglie la vita, ma si è sentito no? Beh qui la libertà raggiunta è quella dal corpo fisico. :@@ Per il riccio quando diventerò maggiorenne (chissà quando) ce lo saprò da sola ecco.nonono.gif |
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Le balle che ci raccontiamo secondo me sono solo perchè non reggiamo ancora la verità, quando iniziamo a reggerla essa si spienge un poco di più e poi ancora di più. Ma poi è come siamo costruiti che è un limite all'assimilazione della verità. Se siamo convinti che quella cosa non possiamo sopportarla vai a convicerlo uno del contrario. A me un giorno, penso un anno e mezzo fa, è stata detta una verità....allora non sapevo fosse una verità, anzi non mi è neppure stata detta tutta, ma solo un accenno. Per me chi lo fece era fuori di melone e oltre tutto parlava a vanvera.....beh con il tempo alla verità ci sono arrivata da me e solo così l'ho vista e l'ho accettata, mica nemmeno tanto volentieri, nel senso che poi nascono dietro una serie di : ma no, non è possibile, ma sarà vero? avrò visto bene? Oh alla verità non ce credi subito mentre alle balle è più facile a sapere perchè, forse perchè le balle ti lasciano al caldo mentre la verità ti sbatte col culo per terra a volte, libera si ma in mutande magari in pieno inverno. :C: |
Certamente la verità va trattata con cautela e detta solo a chi è pronto ad accettarla, come ai bambini che stanno crescendo, un pezzettino alla volta, sino ad arrivare alla verità tutta intera senza choc o strappi emotivi.
Anche io da piccola ero convinta che i doni li portava Babbo Natale, e anche di altre cose su come nascono i bambini. Crescendo poi ci si rende conto anche da soli che quella non può essere le verità e si iniziano a fare tante domande per indagare, nel frattempo si sta maturando, anzi mi ricordo che quando ho saputo queste verità "esistenziali" ho pensato di aver fatto un passaggio, di essere diventata grande. Ci sono altre verità che a qualsiasi età non si sa se dirle o non dirle, perciò penso che di volta in volta bisognerebbe capire se la persona a cui viene detta la verità sia pronta e forte abbastanza da accettarla.... La verità può fare molto male, per questo va trattata con cautela. Comunque c'è un'altra affermazione del Mago Silente: "E' mia convinzione, tuttavia, che la verità sia generalmente preferibile alle menzogne..." e un'altra frase che secondo me calza su questo discorso: "Due cose vengono sempre a galla, l'olio e la verità" infatti prima o poi si arriva sempre alla verità, ma quando essa viene cercata bisognerebbe essere pronti ad accettarla anche se non piace o ci si aspettava qualcosa di diverso. |
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quando si cerca la verità l'interlocutore dovrebbe dare risposte sincere...certo con cautela quando si tratta di vita di coppia,mai andare a dire cose che si sanno sui fatti privati di un amico/a per il solo gusto di dire la verità, l'interessato potrebbe non voler sapere niente, incosciamente potrebbe essere in grado di aver compreso e preferisce ignorare... se di contro insistesse, alla lunga si potrebbe indurlo a capire la verità anche se spiacevole! importante è dire la verità quando si tratta di ragazzi che sappiamo drogarsi o prendere cattive strade, certo sempre con la delicatezza dovuta e sempre accertandosi che le cose dette siano realmente vere e non frutto di mpettegolezzi spiacevoli...insomma dire la verità cum grano salis! |
Non si dovrebbe mai mentire, anche se non si dice tutta la verità. L'esempio di Ray è un esempio ottimo.
La verità è come l'amore, bisogna essere in grado di sopportarla, se io sparo una verità a chi non la sopporta gli faccio del male, posso arrivare anche ad ucciderlo (anche in senso fisico, per esempio un infarto e simili) |
Una persona a me vicina è solita dire che " della verità basta un pezzetto ".
Mi chiedevo se l' essere sinceri e il dire la verità siano coincidenti .... vedo la sincerità più riferita ad un rapporto interno , con se stessi. Se parte della verità viene sottaciuta o meglio , come detto da Uno , non la si dice tutta... pur evitando di mentire , si può ancora parlare di sincerità ? |
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In ogni caso, anche se ragionare su quelle due forme aiuta parecchio, si, dire solo la verità che l'altro può accettare non nega la sincerità. Sia chiaro che con "accettare" intendo proprio che non lo danneggia realmente, non quello che per porci comodi suoi non vuole sentire. |
Intuisco che c'è una differenza tra il tacere e non dire anche se , per ora , vedo solo un comune denominatore che è il silenzio icon_mrgr: ...ma ci sto pensando .
Verità che va trattata con molta cautela , detta un po' per volta come ha detto Ray , indispensabile la capacità della persona che sa la verità nel riconoscere il grado di sopportazione di chi dovrebbe concoscerla , in modo da poter sapientemente dosare la quantità per non creare danni anche gravisssimi e inutili sofferenze ... saper dosare , saper reggere ....non è cosa da poco , quasi come se questo "dire/sentirsi dire la verità" fosse prerogativa di poche persone . |
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Ed allora la sincerita' non e' un valore assoluto , come del resto per tutte le cose di questo mondo . Omettere di dire e' equivalente a mentire . Il punto e' che omettere di dire non e' sempre male si puo' dover mentire . Si sguazza nel relativo , ci si barcamena tra mezze verita' o mezze menzogne . L' importante e' che il fine sia buono. |
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Secondo me la Verità per gli esseri umani è relativa, nel senso che bisognerebbe sempre fidarsi della parola dell'altro, ma se l'altro mentiva o parlava per sentito dire...? Un pò come con la Realtà, nel momento in cui la osserviamo la modifichiamo quindi posso aver vissuto un evento e raccontarlo nel modo più veritiero possibile però lo comunicherò a mio modo valutando una serie di fattori, in primis l'interlocutore.
Credo che la Verità sia un qualcosa tra due o più persone, più che un qualcosa credo sia la chiarezza d'intenti e la qualità della comunicazione tra due o più persone. Maggiore è limpido questo legame e meno inquinato di falsità sarà il rapporto. Per questo ognuno ha la sua verità/realtà soggettiva e quindi relativa a se stesso e al suo vissuto, mentre per quanto riguarda quella oggettiva se il foglio è bianco, è vero per tutti. :-D |
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Ci sono evidentemente vari gradi di verità, l'esempio di babbo natale lo dimostra, e quindi non mi riferisco a sono venuto a sapere che tuo marito/moglie ti cornifica e non so se dirtelo. Anche se, pur sembrando banale, è un ottimo esempio del problema che ci si trova a trattare quando si conosce una verità. In questo caso, credo che quasi sempre la persona in questione appartenga alla categoria del somanonvogliosapere, quindi il non accettare fa parte dei porci comodi di cui parlava Uno e non della mancanza di tenuta della struttura e quindi un reale pericolo fisico. Sofferenza a parte. Ma se sopravvivi, quale sofferenza può dirsi inutile? Dicevo che ognuno conosce/può conoscere il grado di verità corrispondente al grado di essere. Resta la questione: questo da automaticamente la capacità di discernere la tenuta reale altrui e quindi la capacità di dispensare? Se no, come credo, quale un buon sistema? Quell'un po' alla volta potrebbe introdurre un qualcosa tipo: ecco un pezzetto, vedo se reggi, se reggi cambi, ecco un altro pezzetto... |
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A me fa piacere pensare che mentire puo' starci e che non sia male , per altri puo' essere meglio pensare che non dire e' come dire ma in altro modo . In realta' si tratta della stessa cosa se il fine e' buono. Anche non dire e' male se alla fine si risolve in un assecondare . |
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___________ Quando si ritiene di dire una verità, qualunque essa sia non lo si fa per noi stessi ma per l'altro e questo comporta che si comunica con l'altro non solo a livello fisico, ad un certo punto si sente fin dove può accettare e sopportare o tollerare. Finchè non possiamo dire di conoscere noi stessi sarà ben difficile dire che conosciamo gli altri per cui la verità va messa a piccole porzioni, qualsiasi essa sia. Citazione:
In questo senso penso che la verità possa fare impazzire chi non può accoglierla, chi non ha una struttura in grado di sopportare il peso. Per struttura bisogna intendere anche il corpo. Pensiamo ad un esempio semplice, quando mi danno una notizia che non mi aspettavo affatto, mi dicono una verità che fa cadere le mie idee precedenti ma mi constringe a formarmene altre, mi genera tensione e anche ansia e questo viene psicosomatizzato subito nel corpo con tensioni muscolari ecc ecc . La struttura del corpo perciò deve essere capace insieme alla psiche di sopportare i pesi, devono andare di pari passo. . |
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Se in un discorso mi astengo da dire tutto ma dico in qualche modo avvio ad altre domande che possono preparare l'altro ad accogliere l'altro pezzettino, ma tacendo non concedo neppure questa possibilità che poi sarebbe una crescita. Il tacere è un tenere per me e la comunicazione non essendo solo verbale è come se non comunicassi sinceramente con l'altro, nel non dire invece comunico e metto il tarlo. |
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Dovrebbe considerarsi per questo anche, e soprattutto, il non detto? Con il " detto " insomma, preparo chi riceve ad accogliere o meglio faccio in modo di innescare un processo col quale, e grazie al quale, posso successivamente integrare quel che ho detto precedentemente. Il " non detto" è in potenza presente ma solo dopo potrà prendere forma. Da questo punto di vista, posso essere l'artefice di una trasformazione conscio che essendo la verità allo stesso tempo meravigliosa e terribile può far gioire o distruggere. Anche qua, allora, dipende da chi dispensa cosa e quanto poiché dovrà rendersi conto di quanto il ricevente potrà sopportare/accettare. Citazione:
Se per esempio mi rendo conto che Tizio ha la capacità di accettare, per quel momento, 60 e gli do i 60 dipende da lui accettarli tutti in quanto potrebbe trovare in ciò che gli ho dato qualcosa che non gli va giu e la quantità data diverrebbe minore ad esempio la metà? |
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