Le parole che non ti ho detto
Le parole che non diciamo, come le cose che non facciamo, ma che sono presenti nella nostra testa...che fine fanno?
Scompaiono,prima o poi si smaterializzano? Tutte? O qualcosa resta, lì, impresso o immagazzinato...? Poi dipende daklle cose, ci sono parole che avremmo voluto dire e che abbiamo deciso di non tirar fuori. Quelle secondo me spariscono dopo la scelta. Ci sono cose che avremmo voluto dire e che poi abbiamo taciuto perchè poco importanti..le dimentichiamo. Ci sono cose invece che avremmo davvero voluto/dovuto dire. Taciute ma non diomenticate e ancora molto presenti, almeno nei ricordi. E che nei ricordi ciucciano tantissima energia comincio a sospettare. Ma il ricordo di un fatto accaduto è davvero più "forte" del ricordo di una cosa che avremmo voluto fare? Nel senso, se espressa nel mondo fisico una parola o un'azione rimane per più tempo nei ricordi rispetto a un pensiero, un'idea? O invece è più facile dimenticare un fatto che ha avuto una sua espressione piuttosto di un pensiero? (che ha comuinque una sua consistenza) Perchè a me questi "avrei dovuto dire/fare" cominciano a sembrare più pericolosi, più potenti rispetto a "non dovevo dire/fare quella cosa". Su un fatto accaduto possiamo rassegnarci ed accettare ma su un avrei dovuto.... Le cose che ti ho detto posso accettarle, fartele accettare, negarle ecc ma per le cose che avrei voluto dirti..che ti spiego? Dove le metto? Perchè se non riesco ad eliminarle da qualche parte sono e una certa bella forza hanno...leggo.gif |
se non le hai eliminate lavorano nel "sottosuolo"
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Citazione:
Fondamentale è qualcosa che ha e fa fondamenta, cioè che serve per mantenere in piedi ciò che c'è o per aver un punto di appoggio per basare altro che sia statico o dinamico. Tutto il resto nell'ambito del discorso qui non ti/ci interessa. Importante potrebbe sembrare che significhi la stessa cosa, invece l'importanza è determinata da ciò che percepisci al momento. Il fondamento invece è sempre uguale sia che le pareti sopra siano bellissime o mezze marce. Se qualcosa che non dici è fondamentale continuerà a lavorare per sempre finchè non lo dici/fai, se non è fondamentale svanirà con il tempo come il colore di una parete. Il non fondamentale se sei cosciente e non lo dici/fai smette di lavorare e ti libera energia. Se non sei cosciente, in termini psicologici, reprimi e in un certo senso è come se sostituissi parti di fondamenta con parti non fondamentali. Indebolisci tutta la struttura. Il fondamentale invece te ne fa consumare di più (energia) se non lo esprimi al momento giusto. |
vero che importante e fondamentale sono diversi, peccato che quando vivo una cosa importante sembra sempre fondamentale e solo la distanza nel tempo mi fa capire che non era così fondamentale...
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Citazione:
A distanza di 25 anni percepisco che questo non detto lavora ancora dandomi un senso di frustrazione (anche perchè si è poi riprodotto in altro, ma bon) Subito mi verrebbe da dire che è un pensiero fondamentale visto che è a tutt'oggi presente ma c'è anche la condizione dell'importante represso che indebolisce la struttura. Allora posso pensare che il fatto in sè, cioè le specifiche parole che dovevano uscire, siano importanti mentre fondamentale sarebbe il riuscire ad esprimere il proprio dissenso anche di fronte a persone che ci incutono timore (esempio). Le parole di allora non dette sono importanti ma se anche adesso le dicessi non sarebbero a fondamento di nulla mentre sarebbe un fondamento per il mio essere riuscire a dire quello che sento nelle occasioni simili che oggi mi accadono. Si? |
Soltanto da poco ho letto questo post. Mi pongo un interrogativo che mi sta particolarmente a cuore: e se le parole che non ho detto, non possono più essere pronunciate perchè l'interlocutore è morto, come si fa a superare l'empasse, il senso devastante di un dialogo interrotto per sempre?
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Citazione:
Per la persona esterna, interlocutore andato prima di sentire il suo, si vede che gli doveva andare così. |
Citazione:
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Citazione:
Dici che il dialogo è interrotto per sempre per via della morte dell'interlocutore. Io dico che non è proprio così, non del tutto. Potresti convenirne? (intanto questo) |
Ne convengo un po' istintivamente. Non saprei darti la precisa ragione del mio convenire purtroppo.
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Citazione:
D'altra parte, se siamo rimasti con cose non dette, l'esigenza è nostra... come nostra è l'impronta dell'altro in noi... |
Grazie Ray, il tuo modo sintetico e stavolta per niente oscuro ha centrato il bersaglio. Adesso credo di aver capito qualcosa in più, ma e te lo confesso spudoratamente quanto mi piacerebbe che tu continuassi a parlare, ad espandere ciò che stavi dicendo.
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L'altro lascia un'impronta in noi e con questa impronta ci relazioniamo. Anche con l'altro ci relazioniamo, ma egli lascia la sua impronta su una parte di noi prima disattivata e che, grazie alla vivificazione, chiede di essere integrata.
Ciò non può avvenire finchè abbiamo qualcosa in sospeso con quella parte, anche se noi percepiamo che il sospeso è con l'altro. Cosa che può anche essere ma con la sua dipartita quel sospeso si sposta e diventa altro. Resta il sospeso con l'impronta che può essere compensato in qualsiasi momento, anche se poi alla fine è sempre a tempo debito. Compensato, è libero all'integrazione. E il sospeso con l'altro si sposta e lo ritroverai. Insomma, in sintesi, i sospesi sono due. "Pronunciando" le parole non dette puoi sistemarne uno, l'altro arriverà in altra forma. E puoi comunque seppellire. |
Grazie Ray, adesso credo di aver compreso.
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