Ancorarsi alla realtà
Sembra una della cose più difficili del mondo soprattutto quando la realtà è molto difficile. Quando abbiamo parlato della fiammiferaia ne abbiamo esplorato alcuni aspetti e vorrei iniziare ad approfondirli soprattutto per quello che riguarda l'ancoraggio e ciò che esso vuol dire o ciò che per conseguenza deriva da esso.
In questi ultimissimi giorni ho dovuto fare i conti, non ho finito di contare ho appena appena iniziato, con i sogni dell'adolescente che ero ed osservando tutto ciò ho dovuto capitolare sul fatto che i sogni non integrati e/o non risolti continuano a succhiare energia come e quanto i bisogni di ogni giorno e forse (anche senza forse) tali bisogni da essi derivano. Questa osservazione mi ha portato anche a rilevare che le illusioni sono fatte di aria, svolazzano di qua e di là e ci trasportano intorno a piacimento. Infatti mentre sognamo ad occhi aperti o cerchiamo di vivere qualche altra cosa anche senza rendercene conto, i nostri occhi è come se non vedessero più ciò che abbiamo intorno, lo avrete sperimentato tutti... sparisce la realtà. Sparisce il panorama, il divano davanti la tv, la realtà sparisce a favore del pensiero, della fantasia. In una totale completa dissoluzione in esso. A che costo però. Anceh se pensiamo di non farlo.. ciò che eravamo continua a farlo se non viene integrato. Tutto ciò detto, io credo che ci sia un'intima profonda connessione tra la realtà e la materia, credo che ancorandosi sempre più alla realtà si abbia abbastanza energia da affondare le radici nella terra. Intanto questo.. avrei voluto aprirlo in esoterismo ma vediamo ceh piega prende.. purtroppo non ricordo dove parlavamo già di ancoraggio a terra, se voleste suggerirmelo potremmo anche spostarci li e chiedere questo. |
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Forse sarebbe bello aprire un thread sulla materia.. |
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Ma come ancorarsi ad essa ??? Mi sembra che se ne parli nella discussione Sacro fuoco alla pag. 5, è un discorso che non ho approfondito con la dovuta attenzione, ma se serve a incanalare l'energia alla realtà ossia alla terra, può ritornare utile riprenderlo. :C: |
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Il principio di realtà è il parametro principe per stabilire il nostro equilibrio psichico e c'è una parte di noi che sa sempre cosa è vero e cosa no, almeno finchè manteniamo un contatto seppur flebile. Avete parlato della tendenza a fuggire la realtà e a costruirsi fantasie (tanto tempo fa c'era un tread che si intitolava il paese delle banane...) ma non direi che lo facciamo solo quando la realtà è difficilissima o quasi intollerabile. Direi che lo facciamo continuamente... anzi, paradossalmente se la realtà è davvero terribile facciamo più fatica a farlo, perchè il pericolo ci tiene svegli. Ma da cosa fuggiamo allora? Una risposta potrebbe essere il dolore, dove per dolore di solito intendiamo anche la più piccola insoddisfazione... un'altra potrebbe essere la ricerca del piacere facile, senza disturbarsi ad alzarsi dal divano. Ma in realtà più che altro fuggiamo fatica e responsabilità... |
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La parolina magica sembra sempre essere accettazione di ciò che immaginiamo e proiettiamo di noi all'esterno... e di come questa immagine nutre se stessa e prosciuga noi. Una delle cose che maggiormente mi turba ultimamente è come sia semplice abbattere le resistenze ma terribilmente difficile. |
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La realtà non è volatile come la fantasia, è fatta di materia (si, anche la fantasia è fatta di materia ma non è ciò che tocchiamo), e se pensiamo che la Madre, la Terra è la materia per eccellenza ecco che il tutto torna.. in questo senso il discorso stava meglio in Eso.. volevo esplorarne entrambi gli aspetti ma non volevo nemmeno chiuderlo. |
Certo sarebbe da definire meglio cosa sia realtà.
E' chiaro che per chi tende a vivere con la mente, a pensare le cose ma sostanzialmente a non viverle, allora prendere contatto con la materia, l'azione, il dolore fisico della fatica, è ciò che può risanare lo sbilanciamento. Ma è vero anche che ci sono persone troppo attaccate alla materia, alla fisicità, che trovano che vivere sia solo stare in azione con il corpo(non in assoluto ovviamente), e che non hanno un minimo di fantasia e di poesia. Mi pare di capire che stare a contatto con la realtà significa essere persone integrate nello spirito e nel corpo e capaci di interagire sia con l'ambiente, o ecosistema ,che con gli altri. L'attività ideativa, la fantasia, che valore hanno nella vita reale dal momento che ne siamo dotati, quasi quasi mi chiedo? Personalmente sono stata spostata verso la ricerca del piacere , della armonia ad ogni costo, e alienarmi attraverso la fantasia mi ha aiutata a restare in un mondo che a un certo punto mi sembrato esageratamente pesante. Ma credo ci siano altri che si saranno mossi nella tendenza opposta. |
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Nel corso degli anni, magari durante l'adolescenza più o meno volontariamente ci costruiamo un'immagine di noi e poi man mano che il tempo passa e questa immagine si allontana da ciò che siamo veramente aumentano i dolori e quando si realizza definitivamente che in quel modo non cio potremmo mai più essere ci si ritrova bloccati, spesso senza avere un "piano di riserva". Inoltre caduta un modalità esistenziale che ci eravamo immaginati il rischio è di ripetere lo stesso errore ri-immaginandone subito un'altra, cosa troopo difficile, ci sono troppe variabili interne ed esterne da considerare, però accettarsi e concentrarsi solo sul presente sto vedendo che è una cosa molto difficile, il passato ed il futuro fanno sempre capolino. |
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Se dovessi dirti che in Sicilia si gela per te non sarebbe realtà, ma al tempo delle ultime glaciazioni nessuno avrebbe avuto niente da ridire. Questa sinergia fra spazio (qui) e tempo (ora) determina ciò che esiste, tanto più ci si allontana dal punto d'intersezione delle due assi tanto più ci si allontana dalla realtà, anche se ci si muovesse su un'asse soltanto restando nella giusta posizione sull'altra. Se fossimo in esoterismo direi che la realtà è il "cuore" della croce. |
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La funzione più elevata comunque è ideare. Ma per diventare davvero in grado di farlo, anche se può sembrare paradossale, è necessario non solo essere ben ancorati alla realtà, ma soprattutto non perdere quell'ancoraggio quando usiamo la fantasia. Insomma una parte di noi deve sempre sapere cosa sta facendo. Il guaio è che non lo sappiamo mai... quando usiamo la fantasia ci dimentichiamo di noi... e smettiamo di usarla da subito. E quando smettiamo di usarla, lei usa noi. |
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Cosa vuol dire compensatorio? Significa che sgorgano dal subconscio a compensare delle esigenze che in qualche modo restano inespresse o insoddisfatte. Vediamo degli esempi. Mettiamo che sono un politico e che sono onesto, e quindi non sono disponibile a determinati compromessi con la mia coscienza per ottenere privilegi personali e inoltre, ad un certo punto della mia carriera, mi rendo conto che senza quei compromessi più di tanto non combino, che il sistema è fatto così. Mettiamo che nonostante ciò resto onesto. Significa di fatto rinunciare a determinati obiettivi, che magari erano vividi quando ho iniziato. Quando ho iniziato, ero spinto, oltre che da sani intenti di servizio, anche da ambizini personali e desiderio di potere e ricchezza. Ma ovviamente, questi ultimi erano per lo più inconsapevoli, e viaggiavano nascosti sotto le ali delle buone intenzioni, pur presenti. In questo caso è probabile che sgorghino fantasie di denaro e potere, magari la classica fiaba di vincere al superenalotto e coi soldi buttare in rovina quelli che mi impediscono di procedere senza venire a compromessi con loro. Chiaro che coltivare questa fantasia è dispendioso dal punto di vista energetico, e inoltre non risolve la frustrazione ma la nutre. Tuttavia è anche indicativa... la sua analisi mi può permettere di riscontrare in me delle frustrazioni e sotto di esse dei desideri di potere e ricchezza non risolti del tutto e ancora quindi operanti. Inoltre, sapendo cosa sto facendo, la fantasia entro un certo limite può essermi utile proprio a controllare quegli impulsi, fermo restando che ci devo lavorare per integrarli. Fantasie sessuali, di potere, di ricchezza e simili sono, in certe misure, presenti in quasi tutti e lo sono state in tutti. Perchè c'è sempre un certo grado di insoddisfazione, dovuto a scelte consapevoli, a rinunce inconsapevoli e magari un po' vigliacche, a mancanza di possibilità e/o capacità. Tutta roba da lavorare e che può emergere anche grazie ad un consapevole lasciar fluire delle fantasie... stando attenti a nutrirle il meno possibile (si nutrono andando loro dietro, alimentandole emotivamente, godendone, ripetendole ecc.). Bon, come forse intuite, il discorso può avere risvolti parecchio interessanti ed è passibile di enormi espansioni. |
Quando ero adolescente e mia madre non mi parlava per settimane, e non riuscivo più ad emergere, immaginavo di morire e che lei così soffrisse e si sentisse in colpa. Immaginavo il suo disperarsi, e ripetevo la scena tante e tante volte. Oppure nutrivo fantasie come il progetto di avere una grande tenuta in America, con tutti i contadini(tipo negri) che erano alle mie dipendenze, che io guidavo con abilità, riuscendo a creare delle immense coltivazioni modello, con intere pianure e anche colline verdeggianti, o con filari perfettamente in linea e curati, che avrebbero dato dei felici raccolti. Realizzavo tante cose insieme, il desiderio di essere unica, e nello stesso tempo l'ideale della donna capace, rispettata, pur senza dovere esercitare forza e tirannia.
Poi passava di lì un uomo, buono intelligente e disposto ad aiutarmi e un giorno a sposarmi assumendo però il ruolo del compagno della reggente. Oggi quando ho una qualche difficoltà, per esempio nel lavoro, subito ho bisogno di pensare a tutta una serie di iniziative che potrei intraprendere, vivendole nei particolari, e con tutte le varianti possibili e realistiche. Ciò mi placa subito e mi impedisce di perdere la calma; poi realizzo solo una parte di ciò che ho pensato, ma il momento è superato. Per il resto in effetti non ho più fantasie, ma idee, e tante, che sostengono il mio entusiasmo, che nella routine tende a calare. Ma che differenza c'è tra fantasie e idee? forse le ultime sono sempre legate al reale. |
Siamo parecchio lontani dalle intenzioni con cui ho aperto il thread ma non fa niente andiamo avanti che magari prima o poi torna il momento.
Ray suggerisce di analizzare la fantasia e quindi lasciarla andare osservandola, per quanto trovo questo parecchio rischioso se non si è ancorati alla realtà è purtroppo l'unico mezzo per venirne fuori. Infatti osservandola, facendola vivere pur ricordandoci di noi è poi possibile andare ad indagare cosa la muove e come. Però, nonostante l'osservazione e la cautela un certo grado di energia andrà nel cassonetto.. inevitabile se non si è ancorati. Si arriverà fino quasi a nausearsi della ripetitività dell'osservato. Da qualche parte è uscita la domanda su come ci si ancora e se questo è un buon modo per andare ad indagare le cause possono essercene degli altri che ci ricaricano e preparano ad andare verso la ricerca del movente come appunto iniziare a ricordarsi di se, osservarsi durante il giorno, muoversi sapendo di muoversi, cose così.. che fanno si che si acquissita una maggiore consapevolezza di noi e di ciò che realmente ci circonda. |
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Non ti preoccupare, ho detto che non importa che in un modo o nell'altro ci si potrà tornare sopra, magari anche non in questo thread.
Possiamo andare avanti così che mi pare comunque interessante per tutti. |
Il fatto, secondo me, è che se la realtà non è piacevolissima, è naturale far volare un pò la fantasia, magari tra tante ipotesi fantasiose una un pò più realizzabile si trova.
Personalmente le fantasie che mi hanno coinvolto di più non sono state , che sò, diventare un attore famoso un calciatore o un miliardario (anzi no quest ultimo non l'ho avuto mai come sogno), sono state su cose che ritenevo possibili, magari poi non era così erano altrettanto irrealizzabili come le altre, però se qulacosa hanno tirato su sono state comunque utili. |
La mia impressione invece è che se la realtà è dura allora è più facile rimanerci, parliamo sempre del generale.
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Ma il succo è come restare ancorati. Un sistema utile per capire di che si tratta è proprio la sensazione corporea costante, fattore acquisibile ad esempio col trainig dopo un po' di tempo che è fatto bene e con costanza. Un altro, più psicologico, è l'esame di realtà appunto. Ossia non perdere di vista quale è la situazionbe vera e quindi, anche se ci lasciamo andare a qualche volo, sapere poi essere critici rispetto ad esso, ricordarsi che si stava solo esplorando situazioni magari possibili, quale più quale meno, ma non manifeste nella linea in cui ci troviamo (qui però finiamo in un discorso più esoterico, ma d'altra parte se vogliamo capire bene la questione fantasie dobbiamo finirci) che è l'unica reale. Cosa vuol dire l'unica reale, dato che anche le altre hanno una certa componente di realtà? E' l'unica in cui possiamo muoverci. Questo alla fin fine è il concetto importante, il resto è accademia, seppur interessante. La linea in cui esistiamo è l'unica che ci permette modifiche. Le altre, passate, presenti alternative, future, non lo sono. Possono rappresentare degli obiettivi da raggiungere e quindi magari darci delle coordinate, ma se poi non sappiamo dove siamo è come avere un navigatore che non ci rileva. |
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Essere dentro la realtà e il punto di vista del dentro la realtà parte da un osservatore di essa. Il controllo costante del proprio posto nella materia... con il training.. fa si che la realtà sia osservabile, ci si sprofonda dentro. Per questa ragione che non so bene ancora espandere dico che la materia e la realtà sono profondamente connesse se non addirittura si mischiano si intrecciano. Questo agglomerato di materia che siamo ci rende manifesti all'interno di una sfera che è essa stessa un agglomerato di materia... e noi siamo esattamente in questo momento in essa ed è l'unica realtà certa conoscibile quotidiamente e sperimentabile quotidianamente con i nostri normali sensi. Ciò vuol dire che ancorarsi alla realtà equivale ancorarsi alla materia. Con il training facciamo entrambe le cose. Concetrandoci sull'ammasso di materia che siamo siamo presenti nel momento e anche siamo ancorati alla realtà, è qualcosa che viaggia a doppio filo.. Questo mi fa pensare alla meditazione, non c'è meditazione reale se non c'è ancoraggio alla terra/materia e inizio a dire realtà. p.s. Uno perfavore puoi spostare in Esoterismo, vorrei approfondire questi aspetti. |
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